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Diego Iaia – Anti-age
Anti-age è il titolo che l’artista ha pensato per la sua seconda personale presso The Gallery Apart, una mostra
concepita come un momento di rallentamento e sfasamento temporale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
English text below
Anti-age è il titolo che Diego Iaia ha pensato per la sua seconda personale presso The Gallery Apart, una mostra concepita come un momento di rallentamento e sfasamento temporale caratterizzato dalla contraddizione tra tempi di esecuzione e risultato estetico finale, tra furto, duplicazione e camuffamento.
Modalità e tempi del fare artistico, rapporto tra arte e rappresentazione del corpo, ineludibilità della correlazione tra artista e falsificazione sono i temi che Iaia declina mediante un corpus di opere che attraversano i vari media a disposizione di un pittore del XXI secolo. E' dunque l’esigenza di chiarire il ruolo e la metodologia operativa dell’artista oggi la molla che ha spinto Iaia nella sua ricerca. Se entra in crisi la chiave di lettura con cui il postmodernismo ha centrifugato e messo in discussione valori e modelli di riferimento, l’arte può tornare ad interrogarsi sulla propria funzione? Ci può essere spazio per una fruizione e, prima ancora, per una produzione artistica che necessiti di un tempo di riflessione? Diego Iaia risponde di sì, e si è preso il tempo per riflettere sul rapporto tra opera e autore, tra autore e autore, tra processo e prodotto.
Emblematica da tale punto di vista è l’opera Ralenti, un dripping monocromo di Jackson Pollock, pedissequamente ricalcato su una tavola di legno attraverso la tecnica dell’incisione con sgorbia, scalpello e trapano elettrico. Lavoro di mesi per riprodurre le forme di un dipinto le cui peculiarità sono il ritmo e l’immediatezza di esecuzione. Il procedimento della sgocciolatura viene rallentato e quasi paralizzato dalla materia spigolosa del legno e dalla pittura nero-lucida stesa su tutta la tavola, che fa intravedere le forme solo attraverso il rilievo. Un goffo tentativo di furto dell’inconscio-subconscio di Pollock? Identità, inconscio-subconscio duplicati e serializzati?
Identità, duplicazione e concezione epidermica della pittura sono i temi affrontati con il quadro intitolato La carne realizzato interamente con fondotinta sciolto, raggrumato e sgretolato su una tavola. Un’opera che si colloca nel solco della ricerca che Iaia conduce da tempo sul ritratto e sulle infinite possibilità di rappresentazione della figura umana. La simulazione della carne è l'obiettivo che Iaia raggiunge attraverso il contenuto di centinaia di confezioni di un prodotto con cui milioni di persone ogni giorno dipingono il profilo con cui intendono presentarsi al mondo, milioni di autoritratti realizzati allo specchio per copiare se stessi o gli altri. E' l'evocazione di un fare artistico diffuso che Iaia rende ancora più esplicito nel video L’artista, realizzato con il regista Frank Malone, in cui una donna con il volto segnato dal tempo si cosparge il viso di crema e fondotinta, fino a ringiovanire nel giro di pochi secondi, salvo poi inesorabilmente e altrettanto rapidamente subire il riaffiorare dei segni; e si ricomincia in un loop infinito accompagnato dalla musica di David Bowie, il grande maestro del travestimento e del trucco.
Un’ulteriore contraddizione tra effetto visivo finale e tempo di esecuzione è evidenziata attraverso la simulazione di collage dipinti a olio, Untitled. Il collage, una pratica spesso immediata e veloce, viene in questo caso rallentata con la tecnica ad olio. Questi dipinti sono dei ritratti composti da frammenti di volti diversi, che tentano di affermare la propria identità, annullata però dalla superfetazione dei tratti somatici.
Simulazione e ripetizione tornano con ancora più veemenza nell'opera Il manuale del falsario, una composizione di immagini fotografiche di uomini e donne che sottopongono i loro visi a trattamenti cosmetici cui Iaia affianca fedeli riproduzioni di falsi disegni del ‘500 venduti (come autentici) da Eric Hebborn, uno dei più ‘celebrati’ falsari del ‘900, ai principali musei del mondo. Iaia copia perfettamente il falso e produce l’effetto di invecchiamento della carta grazie alle accurate indicazioni fornite dallo stesso Hebborn nel libro ‘Manuale del falsario’. La dinamica originale-falso-imitazione del falso innesca dunque una spirale che teoricamente potrebbe continuare all’infinito.
Chiude il progetto una scultura di una testa poggiata su un plinto, Eterno presente. Plinto e scultura sono rovesciati in modo che la testa sfiori una base costituita da uno specchio. Avvicinandosi alla scultura si ottiene una visione raddrizzata dell'opera che sprofonda nel pavimento sospesa nel vuoto costituito dal riflesso dello spazio tra il plinto ed il soffitto. In questo caso il gioco tra realtà e finzione sconfina dalla mera percezione visuale mettendo in discussione il punto di vista e l'equilibrio dello spettatore.
Diego Iaia
Nel 1969 nasce a Roma dove vive e lavora.
Attivo fin dai primi anni ’90 nella scena off e underground romana, ha lavorato in particolare nel campo del fumetto e dell’illustrazione autoprodotti, collaborando alla rivista ‘fatta a mano’ Circus Comics, fondata da Stefano Latini, Maurizio Ceccato e Veronica Valeri. Nell’ambito di tale esperienza, ha creato fumetti e illustrazioni spesso finemente dipinte ad olio su tavola e successivamente stampate con fotocopiatrici di bassissima qualità. Tutti i numeri della rivista venivano stampati in fotocopia e poi ritoccati, eccetto per la copertina, che veniva realizzata interamente a mano.
Nel 1997 ha contribuito alla pubblicazione del fascicolo della serie Millelire/Stampa Alternativa ‘Una matita a serramanico’, a cura di Giuseppe Marano e Michele Mordente. Si trattava di un tributo, a dieci anni dalla sua scomparsa, a Stefano Tamburini, fumettista innovativo e saccheggiatissimo grafico, cofondatore di riviste come ‘Cannibale’ e ‘Frigidaire’, ma soprattutto creatore di Ranxerox.
Ha inoltre partecipato alla mostra itinerante ‘Unauthorized’ contro la censura, seguita al sequestro della casa editrice di fumetti ‘Topolin Edizioni’, partita nel 1999 dal Centro Sociale romano Forte Prenestino e conclusasi nel 2001 a Bruxelles, passando per Napoli, Bologna e Milano. Tale manifestazione ha accolto la partecipazione dei più importanti disegnatori indipendenti europei.
Ancora nel 1999, è stato selezionato per la ‘Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo’ tenutasi a Roma, dove ha esposto 10 tavole già pubblicate su ‘Circus Comics’.
Ha poi collaborato al progetto ‘Hermann Landi Experience’, con produzioni che variano dall’installazione alla documentazione di illustrazione dal carattere inespressivo, tesa ad evidenziare pulsioni vitali all’interno della grafica didattico-istituzionale. Il progetto viene esposto ogni anno con minime varianti narrative e formali, un appuntamento fisso e ossessivo nell’ambito della manifestazione “Crack”, che si tiene all’interno del Centro Sociale Forte Prenestino. Nello specifico del progetto, viene svelata la manomissione per motivi sindacali, da parte del fantomatico ‘illustratore inespressivo’ Hermann Landi, dei disegni didattici del Manuale di Primo Soccorso della Croce Rossa Italiana.
Pur avendo realizzato nel tempo progetti più strettamente legati alle arti visuali, soltanto nel 2009 ha deciso di esporre il proprio lavoro all’interno del circuito ufficiale delle gallerie d’arte contemporanea.
STUDI E CORSI
Diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti in Roma
MOSTRE PERSONALI
2010 Le quinte di Otello, Associazione Progettarte3D, Viterbo
2009 Le Brigate Rosse hanno ucciso Alighiero Noschese, The Gallery Apart, Roma
MOSTRE COLLETTIVE
2010 Summery 2010, The Gallery Apart, Roma
Ente Comunale di Consumo, curated by Claudio Libero Pisano, CIAC – Castello Colonna di Genazzano, Rome
DIEGO IAIA
Anti-age
The Gallery Apart - Via di Monserrato, 40, Roma
opening: dicember 2, 2011, 6,30 pm
Anti-age is the title that Diego Iaia has chosen for his second solo art exhibition hosted by The Gallery Apart, conceived as a moment of slowed-down and lagged time characterised by the contradiction between the performance time and the aesthetic final result, between theft, duplication and faking.
The methods and times of the art-making process, the relationship between art and the representation of the body, the ineluctable correlation between artist and falsification are the themes that Iaia describes through a series of works that exploit the several media accessible to a 21th century artist. Thus, the need to clarify the modern artist’s role and modus operandi is also the driving force behind Iaia’s artistic research. If the interpretative framework through which post-modernism has centrifuged and challenged values and reference models falls into crisis, will art still be able to reconsider its meaning and role? Can a space for art fruition be possible and, most of all, for an artistic production that needs a period of reflection? Diego Iaia thinks it is possible, so he took the time to reflect about the connection between artwork and artist, between artist and artist, between creative process and product. In this respect, the work Ralenti is emblematic, a monochromatic paint drip by Jackson Pollock, faithfully scratched on a wood panel through the engraving technique, using gouge, chisel and electric drill. A long and challenging work to reproduce the shapes of a painting whose main features are its rhythm and immediacy of execution. The drip painting process is slowed down and almost paralysed by the bold wooden matter and by the black-gloss enamel paint splattered all over the panel, which lets us catch sight of the forms only through the relief. A clumsy attempt to steal Pollock’s unconscious-subconscious? Duplicated and serialized identity, unconscious-subconscious?
Identity, duplication and ‘skin-deep’ view of painting are the themes addressed by the picture entitled La carne, entirely realized with melted cosmetic foundation, then clotted and crumbled on a panel. A work that follows the artistic research which Iaia has been carrying out for a long time on the portrait and on the endless possibilities to represent the human body. The simulation of the flesh is the objective that Iaia reaches through the content of hundreds of packets of a product with which everyday millions of people paint their profile and present themselves to the world, millions of self-portrayals realized in front of the mirror to copy themselves or the others. It is the evocation of a spread art-making process that Iaia makes even more explicit in the video L’artista, realized with the director Frank Malone, where a woman, her face wrinkled by time, covers her face with cream and foundation, which in a few minutes make her look younger, until when inexorably and with an equally rapid way, she sees those same wrinkles reappear on her face; and so the video goes into an endless loop featuring David Bowie’s songs, the great master of disguise and make-up.
A further contradiction between the final visual effect and time of performance is highlighted by the imitation of oil-painted collages, Untitled. The collage, an often immediate and fast art practice, is here slowed down by the oil painting technique. These paintings are portraits made from an assemblage of several different faces, which try to claim their own identity, though made void by the superfetation of the facial features. Imitation and repetition come back with even more vehemence in the artwork Il manuale del falsario, a composition of photographs of men and women undergoing cosmetic facial treatments, and to whose side Iaia has placed faithful reproductions of fake16th century master drawings sold (as original) to the world’s major museums by Eric Hebborn, one of the most ‘celebrated’ art forger of the 20th century. Iaia makes perfect copies of the fake drawings and obtains the aging effect of the paper by following the precise instructions provided by Hebborn himself in his ‘The Art Forger’s Handbook’. The dynamics original-falsification-imitation of the fake triggers a spiral that theoretically could go on indefinitely. To close the project is a sculpture of a head placed on a plinth, entitled Eterno presente. The plinth and the sculpture are turned upside down so that the head gently rests on a base made from a mirror. Approaching the sculpture, we get a straightened view of the artwork that sinks down to the floor dangling over the empty space, which consists of the reflection of the gap between the plinth and the ceiling. In this case, the game between reality and fiction strays from the mere visual perception, thus challenging the onlooker’s point of view and balance.
Anti-age è il titolo che Diego Iaia ha pensato per la sua seconda personale presso The Gallery Apart, una mostra concepita come un momento di rallentamento e sfasamento temporale caratterizzato dalla contraddizione tra tempi di esecuzione e risultato estetico finale, tra furto, duplicazione e camuffamento.
Modalità e tempi del fare artistico, rapporto tra arte e rappresentazione del corpo, ineludibilità della correlazione tra artista e falsificazione sono i temi che Iaia declina mediante un corpus di opere che attraversano i vari media a disposizione di un pittore del XXI secolo. E' dunque l’esigenza di chiarire il ruolo e la metodologia operativa dell’artista oggi la molla che ha spinto Iaia nella sua ricerca. Se entra in crisi la chiave di lettura con cui il postmodernismo ha centrifugato e messo in discussione valori e modelli di riferimento, l’arte può tornare ad interrogarsi sulla propria funzione? Ci può essere spazio per una fruizione e, prima ancora, per una produzione artistica che necessiti di un tempo di riflessione? Diego Iaia risponde di sì, e si è preso il tempo per riflettere sul rapporto tra opera e autore, tra autore e autore, tra processo e prodotto.
Emblematica da tale punto di vista è l’opera Ralenti, un dripping monocromo di Jackson Pollock, pedissequamente ricalcato su una tavola di legno attraverso la tecnica dell’incisione con sgorbia, scalpello e trapano elettrico. Lavoro di mesi per riprodurre le forme di un dipinto le cui peculiarità sono il ritmo e l’immediatezza di esecuzione. Il procedimento della sgocciolatura viene rallentato e quasi paralizzato dalla materia spigolosa del legno e dalla pittura nero-lucida stesa su tutta la tavola, che fa intravedere le forme solo attraverso il rilievo. Un goffo tentativo di furto dell’inconscio-subconscio di Pollock? Identità, inconscio-subconscio duplicati e serializzati?
Identità, duplicazione e concezione epidermica della pittura sono i temi affrontati con il quadro intitolato La carne realizzato interamente con fondotinta sciolto, raggrumato e sgretolato su una tavola. Un’opera che si colloca nel solco della ricerca che Iaia conduce da tempo sul ritratto e sulle infinite possibilità di rappresentazione della figura umana. La simulazione della carne è l'obiettivo che Iaia raggiunge attraverso il contenuto di centinaia di confezioni di un prodotto con cui milioni di persone ogni giorno dipingono il profilo con cui intendono presentarsi al mondo, milioni di autoritratti realizzati allo specchio per copiare se stessi o gli altri. E' l'evocazione di un fare artistico diffuso che Iaia rende ancora più esplicito nel video L’artista, realizzato con il regista Frank Malone, in cui una donna con il volto segnato dal tempo si cosparge il viso di crema e fondotinta, fino a ringiovanire nel giro di pochi secondi, salvo poi inesorabilmente e altrettanto rapidamente subire il riaffiorare dei segni; e si ricomincia in un loop infinito accompagnato dalla musica di David Bowie, il grande maestro del travestimento e del trucco.
Un’ulteriore contraddizione tra effetto visivo finale e tempo di esecuzione è evidenziata attraverso la simulazione di collage dipinti a olio, Untitled. Il collage, una pratica spesso immediata e veloce, viene in questo caso rallentata con la tecnica ad olio. Questi dipinti sono dei ritratti composti da frammenti di volti diversi, che tentano di affermare la propria identità, annullata però dalla superfetazione dei tratti somatici.
Simulazione e ripetizione tornano con ancora più veemenza nell'opera Il manuale del falsario, una composizione di immagini fotografiche di uomini e donne che sottopongono i loro visi a trattamenti cosmetici cui Iaia affianca fedeli riproduzioni di falsi disegni del ‘500 venduti (come autentici) da Eric Hebborn, uno dei più ‘celebrati’ falsari del ‘900, ai principali musei del mondo. Iaia copia perfettamente il falso e produce l’effetto di invecchiamento della carta grazie alle accurate indicazioni fornite dallo stesso Hebborn nel libro ‘Manuale del falsario’. La dinamica originale-falso-imitazione del falso innesca dunque una spirale che teoricamente potrebbe continuare all’infinito.
Chiude il progetto una scultura di una testa poggiata su un plinto, Eterno presente. Plinto e scultura sono rovesciati in modo che la testa sfiori una base costituita da uno specchio. Avvicinandosi alla scultura si ottiene una visione raddrizzata dell'opera che sprofonda nel pavimento sospesa nel vuoto costituito dal riflesso dello spazio tra il plinto ed il soffitto. In questo caso il gioco tra realtà e finzione sconfina dalla mera percezione visuale mettendo in discussione il punto di vista e l'equilibrio dello spettatore.
Diego Iaia
Nel 1969 nasce a Roma dove vive e lavora.
Attivo fin dai primi anni ’90 nella scena off e underground romana, ha lavorato in particolare nel campo del fumetto e dell’illustrazione autoprodotti, collaborando alla rivista ‘fatta a mano’ Circus Comics, fondata da Stefano Latini, Maurizio Ceccato e Veronica Valeri. Nell’ambito di tale esperienza, ha creato fumetti e illustrazioni spesso finemente dipinte ad olio su tavola e successivamente stampate con fotocopiatrici di bassissima qualità. Tutti i numeri della rivista venivano stampati in fotocopia e poi ritoccati, eccetto per la copertina, che veniva realizzata interamente a mano.
Nel 1997 ha contribuito alla pubblicazione del fascicolo della serie Millelire/Stampa Alternativa ‘Una matita a serramanico’, a cura di Giuseppe Marano e Michele Mordente. Si trattava di un tributo, a dieci anni dalla sua scomparsa, a Stefano Tamburini, fumettista innovativo e saccheggiatissimo grafico, cofondatore di riviste come ‘Cannibale’ e ‘Frigidaire’, ma soprattutto creatore di Ranxerox.
Ha inoltre partecipato alla mostra itinerante ‘Unauthorized’ contro la censura, seguita al sequestro della casa editrice di fumetti ‘Topolin Edizioni’, partita nel 1999 dal Centro Sociale romano Forte Prenestino e conclusasi nel 2001 a Bruxelles, passando per Napoli, Bologna e Milano. Tale manifestazione ha accolto la partecipazione dei più importanti disegnatori indipendenti europei.
Ancora nel 1999, è stato selezionato per la ‘Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo’ tenutasi a Roma, dove ha esposto 10 tavole già pubblicate su ‘Circus Comics’.
Ha poi collaborato al progetto ‘Hermann Landi Experience’, con produzioni che variano dall’installazione alla documentazione di illustrazione dal carattere inespressivo, tesa ad evidenziare pulsioni vitali all’interno della grafica didattico-istituzionale. Il progetto viene esposto ogni anno con minime varianti narrative e formali, un appuntamento fisso e ossessivo nell’ambito della manifestazione “Crack”, che si tiene all’interno del Centro Sociale Forte Prenestino. Nello specifico del progetto, viene svelata la manomissione per motivi sindacali, da parte del fantomatico ‘illustratore inespressivo’ Hermann Landi, dei disegni didattici del Manuale di Primo Soccorso della Croce Rossa Italiana.
Pur avendo realizzato nel tempo progetti più strettamente legati alle arti visuali, soltanto nel 2009 ha deciso di esporre il proprio lavoro all’interno del circuito ufficiale delle gallerie d’arte contemporanea.
STUDI E CORSI
Diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti in Roma
MOSTRE PERSONALI
2010 Le quinte di Otello, Associazione Progettarte3D, Viterbo
2009 Le Brigate Rosse hanno ucciso Alighiero Noschese, The Gallery Apart, Roma
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2010 Summery 2010, The Gallery Apart, Roma
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DIEGO IAIA
Anti-age
The Gallery Apart - Via di Monserrato, 40, Roma
opening: dicember 2, 2011, 6,30 pm
Anti-age is the title that Diego Iaia has chosen for his second solo art exhibition hosted by The Gallery Apart, conceived as a moment of slowed-down and lagged time characterised by the contradiction between the performance time and the aesthetic final result, between theft, duplication and faking.
The methods and times of the art-making process, the relationship between art and the representation of the body, the ineluctable correlation between artist and falsification are the themes that Iaia describes through a series of works that exploit the several media accessible to a 21th century artist. Thus, the need to clarify the modern artist’s role and modus operandi is also the driving force behind Iaia’s artistic research. If the interpretative framework through which post-modernism has centrifuged and challenged values and reference models falls into crisis, will art still be able to reconsider its meaning and role? Can a space for art fruition be possible and, most of all, for an artistic production that needs a period of reflection? Diego Iaia thinks it is possible, so he took the time to reflect about the connection between artwork and artist, between artist and artist, between creative process and product. In this respect, the work Ralenti is emblematic, a monochromatic paint drip by Jackson Pollock, faithfully scratched on a wood panel through the engraving technique, using gouge, chisel and electric drill. A long and challenging work to reproduce the shapes of a painting whose main features are its rhythm and immediacy of execution. The drip painting process is slowed down and almost paralysed by the bold wooden matter and by the black-gloss enamel paint splattered all over the panel, which lets us catch sight of the forms only through the relief. A clumsy attempt to steal Pollock’s unconscious-subconscious? Duplicated and serialized identity, unconscious-subconscious?
Identity, duplication and ‘skin-deep’ view of painting are the themes addressed by the picture entitled La carne, entirely realized with melted cosmetic foundation, then clotted and crumbled on a panel. A work that follows the artistic research which Iaia has been carrying out for a long time on the portrait and on the endless possibilities to represent the human body. The simulation of the flesh is the objective that Iaia reaches through the content of hundreds of packets of a product with which everyday millions of people paint their profile and present themselves to the world, millions of self-portrayals realized in front of the mirror to copy themselves or the others. It is the evocation of a spread art-making process that Iaia makes even more explicit in the video L’artista, realized with the director Frank Malone, where a woman, her face wrinkled by time, covers her face with cream and foundation, which in a few minutes make her look younger, until when inexorably and with an equally rapid way, she sees those same wrinkles reappear on her face; and so the video goes into an endless loop featuring David Bowie’s songs, the great master of disguise and make-up.
A further contradiction between the final visual effect and time of performance is highlighted by the imitation of oil-painted collages, Untitled. The collage, an often immediate and fast art practice, is here slowed down by the oil painting technique. These paintings are portraits made from an assemblage of several different faces, which try to claim their own identity, though made void by the superfetation of the facial features. Imitation and repetition come back with even more vehemence in the artwork Il manuale del falsario, a composition of photographs of men and women undergoing cosmetic facial treatments, and to whose side Iaia has placed faithful reproductions of fake16th century master drawings sold (as original) to the world’s major museums by Eric Hebborn, one of the most ‘celebrated’ art forger of the 20th century. Iaia makes perfect copies of the fake drawings and obtains the aging effect of the paper by following the precise instructions provided by Hebborn himself in his ‘The Art Forger’s Handbook’. The dynamics original-falsification-imitation of the fake triggers a spiral that theoretically could go on indefinitely. To close the project is a sculpture of a head placed on a plinth, entitled Eterno presente. The plinth and the sculpture are turned upside down so that the head gently rests on a base made from a mirror. Approaching the sculpture, we get a straightened view of the artwork that sinks down to the floor dangling over the empty space, which consists of the reflection of the gap between the plinth and the ceiling. In this case, the game between reality and fiction strays from the mere visual perception, thus challenging the onlooker’s point of view and balance.
02
dicembre 2011
Diego Iaia – Anti-age
Dal 02 dicembre 2011 al 04 febbraio 2012
arte contemporanea
Location
THE GALLERY APART
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Roma, Via Francesco Negri, 43, (Roma)
Orario di apertura
Da martedì a sabato - ore 16.00 - 20.00
Vernissage
2 Dicembre 2011, ore 18.30
Autore