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Luigi Piciotti
Olii, tempere, collage e disegni del pittore originario di Paderno D’Adda, che ha vissuto gli anni del fermento culturale e artistico milanese del secondo dopoguerra, tra i maestri della pittura italiana contemporanea
Comunicato stampa
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“Che Piciotti partecipi con la sua pittura ai problemi attuali dell’arte ne ho avuto la piena conferma vedendo la sua mostra quest’anno a Milano. Ho discusso con lui delle sue inquietudini, delle sue incertezze, che sono le nostre; però è meraviglioso che mi dica:
credo che le cose avvengano nel mistero, credo nella mia vicenda di uomo e di pittore; nel significato e nella evoluzione profonda delle cose che oggi mi circondano anche se la loro incoerenza mi colloca ora in una invalicabile solitudine”. Così scrive, nel 1959, Lucio
Fontana, nella presentazione del catalogo di una
mostra romana di Luigi Piciotti. Sono parole intense, che ben delineano la figura di un artista complesso, a tratti inquieto, capace di mettersi in discussione, sempre in cerca di nuove strade espressive, nuovi linguaggi formali, nuove emozioni. Nato nel 1929, Luigi Piciotti fa parte di una generazione che ha dato molto all’arte; una generazione che ha reso il quartiere di
Brera quello che purtroppo oggi non è più: un luogo vivace, dinamico, all’avanguardia. Di quella Milano Piciotti, originario di Paderno d’Adda, respira l’atmosfera, condividendone l’entusiasmo, la voglia di sperimentare, di vivere con l’arte e nell’arte. Anche la sua
opera è indubitabilmente figlia del suo tempo, ma
non ne resta schiava, anzi, cerca anno dopo anno la propria indipendenza, trovando una cifra personale, ben riconoscibile. Gli esordi di Piciotti sono sotto il segno di una pittura morlottiana. Opere figurative, dalla tavolozza carica di verdi, di gialli, di colori della
terra. Sono paesaggi della Brianza, ma anche figure e nature morte, risolti con un tratto istintivo e sincero, che lascia già ampiamente intravedere i futuri sviluppi del linguaggio dell’artista. Ecco, infatti, che nel giro di pochi anni la pennellata si carica di materia, il soggetto si sfalda in visioni di più eviden-
te astrazione, la scelta cromatica si spegne, virando ai grigi e ai bruni, l’equilibrio classico
delle prime tele si spezza, per lasciare spazio a una pittura che guarda all’informale, pur
restandone alla giusta distanza. Il punto di partenza, la fonte necessaria di ispirazione è,
L’artista nel suo studio comunque, la realtà, ma una realtà che si trasfigura in una pittura di sentimento ed emozione, che si fa segno, si fa materia. Il gesto di Piciotti è vigoroso, forte, quasi quale quello di “uno scultore comacino”, come ebbe modo di osservare Franco Russoli,
che “squadra brusco e immediato la forma massiccia di un nudo femminile o tenta di bloccare l’incontro di due corpi”. Una tendenza, questa, che prende forma e trova la propria identità nelle opere degli anni Sessanta,
nelle figure costruite per intrecci di pennellate, in un raffinato e al contempo potente gioco di linee; quasi una trama materica che costruisce (o forse de-costruisce) il corpo, spingendolo verso la metamorfosi, portandolo
all’astrazione, alla forma assoluta. Senza dubbio, le tele dipinte alla metà degli anni Sessanta sono le opere che segnano il vertice della produzione di Piciotti: corpi sensuali nella loro monumentalità, inquieti e dinamici, trattenuti a stento dalla rete tracciata dal segno, che pare bloccarli a forza, quasi in una lotta tra istinto e ragione.
Accompagna questa instancabile ricerca una serie notevolissima di disegni. Lungi dall’essere semplici studi preparatori, le carte di Piciotti rivelano a pieno la personalità dell’artista, ne esaltano la tensione espressiva, ne sottolineano la felicità del tratto. In un certo senso più intime, più immerse nella dimensione privata, e quindi più libere, le grafiche rappresentano a
perfezione lo spirito del pittore.
Un artista certamente attuale da riscoprire.
Simona Bartolena
Luigi Piciotti - Biografia
Nato a Paderno d’Adda nel 1929, dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Dal 1956 si
dedica esclusivamente alla pittura, stabilendosi a Milano. Partecipa a molte collettive, tra le quali il Premio San Fedele, e, dal 1958, comincia una vivace attività espositiva in importanti
gallerie italiane e straniere, a Milano si lega in particolare alla Galleria Toninelli e alla Galleria delle Ore. Nel 1963 una sua opera viene riprodotta in sovraccoperta per il libro “Vino e
pane” di Ignazio Silone e nel 1964 gli viene commissionato il bozzetto per un arazzo realizzato per la turbonave “Raffaello”. Nel 1967 espone un gruppo di opere sul tema “il ciclo della vita” alla Galleria il Milione di Milano. L’anno successivo è invitato al Salone delle Esposizioni di Philadelphia. Trasferitosi a Solaro
dà poi inizio allo studio di quadri di grande formato sul tema dell’“uomo fiore”.
Sulla sua opera hanno scritto: Franco Russoli, Raffaele de Grada, Lucio Fontana, Luigi Ferrante e Guido Ballo, che, nel dicembre 1966, gli dedica la poesia “Il grembo”, nel suo libro “Posta per gli amici”.
credo che le cose avvengano nel mistero, credo nella mia vicenda di uomo e di pittore; nel significato e nella evoluzione profonda delle cose che oggi mi circondano anche se la loro incoerenza mi colloca ora in una invalicabile solitudine”. Così scrive, nel 1959, Lucio
Fontana, nella presentazione del catalogo di una
mostra romana di Luigi Piciotti. Sono parole intense, che ben delineano la figura di un artista complesso, a tratti inquieto, capace di mettersi in discussione, sempre in cerca di nuove strade espressive, nuovi linguaggi formali, nuove emozioni. Nato nel 1929, Luigi Piciotti fa parte di una generazione che ha dato molto all’arte; una generazione che ha reso il quartiere di
Brera quello che purtroppo oggi non è più: un luogo vivace, dinamico, all’avanguardia. Di quella Milano Piciotti, originario di Paderno d’Adda, respira l’atmosfera, condividendone l’entusiasmo, la voglia di sperimentare, di vivere con l’arte e nell’arte. Anche la sua
opera è indubitabilmente figlia del suo tempo, ma
non ne resta schiava, anzi, cerca anno dopo anno la propria indipendenza, trovando una cifra personale, ben riconoscibile. Gli esordi di Piciotti sono sotto il segno di una pittura morlottiana. Opere figurative, dalla tavolozza carica di verdi, di gialli, di colori della
terra. Sono paesaggi della Brianza, ma anche figure e nature morte, risolti con un tratto istintivo e sincero, che lascia già ampiamente intravedere i futuri sviluppi del linguaggio dell’artista. Ecco, infatti, che nel giro di pochi anni la pennellata si carica di materia, il soggetto si sfalda in visioni di più eviden-
te astrazione, la scelta cromatica si spegne, virando ai grigi e ai bruni, l’equilibrio classico
delle prime tele si spezza, per lasciare spazio a una pittura che guarda all’informale, pur
restandone alla giusta distanza. Il punto di partenza, la fonte necessaria di ispirazione è,
L’artista nel suo studio comunque, la realtà, ma una realtà che si trasfigura in una pittura di sentimento ed emozione, che si fa segno, si fa materia. Il gesto di Piciotti è vigoroso, forte, quasi quale quello di “uno scultore comacino”, come ebbe modo di osservare Franco Russoli,
che “squadra brusco e immediato la forma massiccia di un nudo femminile o tenta di bloccare l’incontro di due corpi”. Una tendenza, questa, che prende forma e trova la propria identità nelle opere degli anni Sessanta,
nelle figure costruite per intrecci di pennellate, in un raffinato e al contempo potente gioco di linee; quasi una trama materica che costruisce (o forse de-costruisce) il corpo, spingendolo verso la metamorfosi, portandolo
all’astrazione, alla forma assoluta. Senza dubbio, le tele dipinte alla metà degli anni Sessanta sono le opere che segnano il vertice della produzione di Piciotti: corpi sensuali nella loro monumentalità, inquieti e dinamici, trattenuti a stento dalla rete tracciata dal segno, che pare bloccarli a forza, quasi in una lotta tra istinto e ragione.
Accompagna questa instancabile ricerca una serie notevolissima di disegni. Lungi dall’essere semplici studi preparatori, le carte di Piciotti rivelano a pieno la personalità dell’artista, ne esaltano la tensione espressiva, ne sottolineano la felicità del tratto. In un certo senso più intime, più immerse nella dimensione privata, e quindi più libere, le grafiche rappresentano a
perfezione lo spirito del pittore.
Un artista certamente attuale da riscoprire.
Simona Bartolena
Luigi Piciotti - Biografia
Nato a Paderno d’Adda nel 1929, dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Dal 1956 si
dedica esclusivamente alla pittura, stabilendosi a Milano. Partecipa a molte collettive, tra le quali il Premio San Fedele, e, dal 1958, comincia una vivace attività espositiva in importanti
gallerie italiane e straniere, a Milano si lega in particolare alla Galleria Toninelli e alla Galleria delle Ore. Nel 1963 una sua opera viene riprodotta in sovraccoperta per il libro “Vino e
pane” di Ignazio Silone e nel 1964 gli viene commissionato il bozzetto per un arazzo realizzato per la turbonave “Raffaello”. Nel 1967 espone un gruppo di opere sul tema “il ciclo della vita” alla Galleria il Milione di Milano. L’anno successivo è invitato al Salone delle Esposizioni di Philadelphia. Trasferitosi a Solaro
dà poi inizio allo studio di quadri di grande formato sul tema dell’“uomo fiore”.
Sulla sua opera hanno scritto: Franco Russoli, Raffaele de Grada, Lucio Fontana, Luigi Ferrante e Guido Ballo, che, nel dicembre 1966, gli dedica la poesia “Il grembo”, nel suo libro “Posta per gli amici”.
11
novembre 2011
Luigi Piciotti
Dall'undici al 27 novembre 2011
arte contemporanea
Location
CASCINA MARIA
Paderno D'adda, Via Guglielmo Marconi, (Lecco)
Paderno D'adda, Via Guglielmo Marconi, (Lecco)
Orario di apertura
Sabato e Domenica
ore 10.00/12.00 - 15.00/18.00
Vernissage
11 Novembre 2011, ore 20.30, presentazione a cura di Simona Bartolena
Autore