Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Riccardo Tonti – Segnali di luce
L’incisione si pensa, cerca un’integrazione spaziale, sembra fiorire dalla stessa radice di necessità che la nutre. Segnali luminosi sconosciuti chiedono di esistere, misteriosi segnali che dicono di trasparenti spessori, di riconfigurazione e tensione di segni, di rivelazione di materie, di ritmi segreti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Siamo lieti di segnalare la mostra personale SEGNALI DI LUCE del giovane artista emergente Riccardo Tonti che inaugurerà
Sabato 22 ottobre 2011 alle ore 18.30 all’ex Chiesa San Michele a Fano. La mostra, presentata dal testo del Prof. Bruno Ceci,
sarà in programma dal 22 ottobre al 3 novembre ed aperta al pubblico dalle 18 alle 20 dal martedì al sabato.
L’INCISIONE LO SPAZIO | Bruno Ceci
In una lettera del 1907, Rilke, alle soglie di quella svolta radicale che caratterizzerà il suo lavoro poetico, preparata e verificata attraverso l’attenta lettura delle opere di Cézanne, così parla dell’esperienza artistica: “ Tanto più
si va avanti, tanto più una esperienza diventa particolare, personale, unica, e l’oggetto d’arte è finalmente la pronuncia necessaria, irreprimibile, quanto più possibile definitiva di tale unicità (…) Noi siamo dunque tenuti per certo a misurarci e a provarci con l’Estremo, ma altresì probabilmente vincolati a non pronunciare questo Estremo prima del suo passaggio nell’opera d’arte, a non dividerlo, a non comunicarlo: come unicum che nessun altro capirebbe né potrebbe capire, come delirio personale, per così dire, esso deve entrare nell’opera per acquistare validità nel suo interno e indicarne la legge, come un disegno innato che diventa visibile soltanto nella trasparenza del fatto artistico “.
Quanto sia necessario per un giovane artista, nel trovare se stesso, rimanere all’interno del proprio lavoro, essere animato da un senso autentico dell’operare, entrare nel cuore di un’esperienza, tentata giorno per giorno fino in fondo, lo testimonia la vicenda incisoria di Riccardo Tonti.
Questo suo progetto espositivo nell’ex chiesa di San Michele, se lasciato parlare, ci dice delle cose significative. Intanto il titolo, Segnali di Luce, se da un lato rimanda ad un racconto per immagini dislocato nello spazio, dall’altro questi richiami luminosi, nel condurci con stupore nel cuore stesso del lavoro, sottolineano come ogni opera, benché abbia una propria misura e una propria logica interna, si raccordi spazialmente con le altre opere, e come questo problematico dialogo animi lo spazio stesso, aprendo al tempo altro di un’ unità riconquistata.
In questa unità riconquistata l’incisione, lo spazio, l’osservatore, il mondo, la vita divengono situazioni d’energia, ed il compito dell’artista è quello di non cristallizzarle, bensì mantenerle aperte e vive.
È in questi momenti che “il pensiero del dono si risveglia”, come sottolinea Starobinskj, e l’immagine incisa, desituata da uno slancio inaugurale che ne scuote gli assetti e la sradica dall’originario vincolo alla pagina, propaga una realtà d’essere sconosciuta.
Ciò che colpisce in questa ricerca, al di là del rigore e della serietà, è la convinzione di compiere atti densi di significato, dalla duplice valenza di vocazione fabrile e di dimensione mentale.
Per l’artista la sfida, ma forse è meglio dire necessità, è sottrarsi ad ogni asseverazione, di dare corpo ad un sogno: immaginare un altrove per le proprie incisioni, facendole abitare poeticamente in uno spazio, concepito non più come rappresentazione, ma come ambiente atti-
vo, espresso come realtà.
In questa realtà, immagini artistiche ed osservatore si approssimano in un tempo della riflessione e nello spazio di un incontro, ove s’intesse un essenziale dialogo proteso a toccare una verità. Entro questo orizzonte mentale fatto di tensione esplorativa ed assoluta dedizione, di ritrovati segni e meditati svolgimenti, di inedite materie e segrete rispondenze è
riconducibile un’avventura pensata e vissuta non segretamente come sola organizzazione di forme, di luci ed ombre, ma entro la totalità in movimento di una ricerca incisoria che interagisce con l’ambiente, lo connota con
le sue valenze ed impellenze segniche, plastiche e luminose.
Pur rimandando ad un immaginario personale, questa
ricerca ha la peculiarità di qualificarsi come esperienza aperta. Allora le vie dell’espressione si fanno trasparenti, interrogano la trasparenza, suscitano echi verso il passato e verso l’avvenire, riprendendo e rilanciando, ad ogni
nuovo lavoro, l’intera impresa di un linguaggio che può configurarsi come rischiosa scommessa.
In questa via, in quest’apertura inscritta sul filo di una differenza, un destino si scava.
L’incisione si pensa, cerca un’integrazione spaziale, sembra fiorire dalla stessa radice di necessità che la nutre.
Segnali luminosi sconosciuti chiedono di esistere, misteriosi segnali che dicono di trasparenti spessori, di riconfigurazione e tensione di segni, di rivelazione di materie,
di ritmi segreti. Nell’essere mistero che dà investitura, l’incisione è trasparenza che cerca il suo abisso d’ombra, anima di parola
autentica che cerca l’essenziale, ferita che si fa dono.
Raramente in questi anni essa ha parlato con tanta profondità e con così lucido azzardo, forse nessuno come il nostro artista ha saputo ripensare e vivere questo linguaggio come la passione stessa della ricerca. È questa
l’autentica ragione che ci spinge a pensare, a cospetto di queste incisioni installate, che tutto cambia, perché con esse tutto ricomincia.
“Non vi è passato cui si debba guardare con nostalgia, vi è soltanto un eterno rinnovarsi che si attua sugli elementi del passato arricchiti dal presente, e la vera nostalgia deve essere sempre produttiva, deve cioè creare qualcosa
di nuovo e migliore”.
A questo nuovo e migliore, come lo esigeva Goethe, ci è dato accedere grazie alle opere di Riccardo Tonti. È alla loro promessa ed all’alto significato del loro compito se la vera incisione può ancora continuare a parlare.
Sabato 22 ottobre 2011 alle ore 18.30 all’ex Chiesa San Michele a Fano. La mostra, presentata dal testo del Prof. Bruno Ceci,
sarà in programma dal 22 ottobre al 3 novembre ed aperta al pubblico dalle 18 alle 20 dal martedì al sabato.
L’INCISIONE LO SPAZIO | Bruno Ceci
In una lettera del 1907, Rilke, alle soglie di quella svolta radicale che caratterizzerà il suo lavoro poetico, preparata e verificata attraverso l’attenta lettura delle opere di Cézanne, così parla dell’esperienza artistica: “ Tanto più
si va avanti, tanto più una esperienza diventa particolare, personale, unica, e l’oggetto d’arte è finalmente la pronuncia necessaria, irreprimibile, quanto più possibile definitiva di tale unicità (…) Noi siamo dunque tenuti per certo a misurarci e a provarci con l’Estremo, ma altresì probabilmente vincolati a non pronunciare questo Estremo prima del suo passaggio nell’opera d’arte, a non dividerlo, a non comunicarlo: come unicum che nessun altro capirebbe né potrebbe capire, come delirio personale, per così dire, esso deve entrare nell’opera per acquistare validità nel suo interno e indicarne la legge, come un disegno innato che diventa visibile soltanto nella trasparenza del fatto artistico “.
Quanto sia necessario per un giovane artista, nel trovare se stesso, rimanere all’interno del proprio lavoro, essere animato da un senso autentico dell’operare, entrare nel cuore di un’esperienza, tentata giorno per giorno fino in fondo, lo testimonia la vicenda incisoria di Riccardo Tonti.
Questo suo progetto espositivo nell’ex chiesa di San Michele, se lasciato parlare, ci dice delle cose significative. Intanto il titolo, Segnali di Luce, se da un lato rimanda ad un racconto per immagini dislocato nello spazio, dall’altro questi richiami luminosi, nel condurci con stupore nel cuore stesso del lavoro, sottolineano come ogni opera, benché abbia una propria misura e una propria logica interna, si raccordi spazialmente con le altre opere, e come questo problematico dialogo animi lo spazio stesso, aprendo al tempo altro di un’ unità riconquistata.
In questa unità riconquistata l’incisione, lo spazio, l’osservatore, il mondo, la vita divengono situazioni d’energia, ed il compito dell’artista è quello di non cristallizzarle, bensì mantenerle aperte e vive.
È in questi momenti che “il pensiero del dono si risveglia”, come sottolinea Starobinskj, e l’immagine incisa, desituata da uno slancio inaugurale che ne scuote gli assetti e la sradica dall’originario vincolo alla pagina, propaga una realtà d’essere sconosciuta.
Ciò che colpisce in questa ricerca, al di là del rigore e della serietà, è la convinzione di compiere atti densi di significato, dalla duplice valenza di vocazione fabrile e di dimensione mentale.
Per l’artista la sfida, ma forse è meglio dire necessità, è sottrarsi ad ogni asseverazione, di dare corpo ad un sogno: immaginare un altrove per le proprie incisioni, facendole abitare poeticamente in uno spazio, concepito non più come rappresentazione, ma come ambiente atti-
vo, espresso come realtà.
In questa realtà, immagini artistiche ed osservatore si approssimano in un tempo della riflessione e nello spazio di un incontro, ove s’intesse un essenziale dialogo proteso a toccare una verità. Entro questo orizzonte mentale fatto di tensione esplorativa ed assoluta dedizione, di ritrovati segni e meditati svolgimenti, di inedite materie e segrete rispondenze è
riconducibile un’avventura pensata e vissuta non segretamente come sola organizzazione di forme, di luci ed ombre, ma entro la totalità in movimento di una ricerca incisoria che interagisce con l’ambiente, lo connota con
le sue valenze ed impellenze segniche, plastiche e luminose.
Pur rimandando ad un immaginario personale, questa
ricerca ha la peculiarità di qualificarsi come esperienza aperta. Allora le vie dell’espressione si fanno trasparenti, interrogano la trasparenza, suscitano echi verso il passato e verso l’avvenire, riprendendo e rilanciando, ad ogni
nuovo lavoro, l’intera impresa di un linguaggio che può configurarsi come rischiosa scommessa.
In questa via, in quest’apertura inscritta sul filo di una differenza, un destino si scava.
L’incisione si pensa, cerca un’integrazione spaziale, sembra fiorire dalla stessa radice di necessità che la nutre.
Segnali luminosi sconosciuti chiedono di esistere, misteriosi segnali che dicono di trasparenti spessori, di riconfigurazione e tensione di segni, di rivelazione di materie,
di ritmi segreti. Nell’essere mistero che dà investitura, l’incisione è trasparenza che cerca il suo abisso d’ombra, anima di parola
autentica che cerca l’essenziale, ferita che si fa dono.
Raramente in questi anni essa ha parlato con tanta profondità e con così lucido azzardo, forse nessuno come il nostro artista ha saputo ripensare e vivere questo linguaggio come la passione stessa della ricerca. È questa
l’autentica ragione che ci spinge a pensare, a cospetto di queste incisioni installate, che tutto cambia, perché con esse tutto ricomincia.
“Non vi è passato cui si debba guardare con nostalgia, vi è soltanto un eterno rinnovarsi che si attua sugli elementi del passato arricchiti dal presente, e la vera nostalgia deve essere sempre produttiva, deve cioè creare qualcosa
di nuovo e migliore”.
A questo nuovo e migliore, come lo esigeva Goethe, ci è dato accedere grazie alle opere di Riccardo Tonti. È alla loro promessa ed all’alto significato del loro compito se la vera incisione può ancora continuare a parlare.
22
ottobre 2011
Riccardo Tonti – Segnali di luce
Dal 22 ottobre al 03 novembre 2011
disegno e grafica
Location
EX CHIESA SAN MICHELE
Fano, Via Arco D'augusto, (Pesaro E Urbino)
Fano, Via Arco D'augusto, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
dalle 18 alle 20 dal martedì al sabato
Vernissage
22 Ottobre 2011, h 18.30
Autore