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Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni
Un reportage in oltre 100 fotografie a colori e bianco e nero per raccontare il grande balzo in avanti
compiuto dalla Repubblica Popolare Cinese in questi ultimi 30 anni. Dal primo viaggio nel 1981
all’ultimo in Tibet nel 2011, l’autore ha documentato i complessi cambiamenti del paese, colti nella
vita quotidiana.
Comunicato stampa
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Un reportage in oltre 100 fotografie a colori e bianco e nero per raccontare il grande balzo in avanti
compiuto dalla Repubblica Popolare Cinese in questi ultimi 30 anni. Dal primo viaggio nel 1981
all’ultimo in Tibet nel 2011, l’autore ha documentato i complessi cambiamenti del paese, colti nella
vita quotidiana.
La mostra “Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni”, al Chiostro del Museo Nazionale
Romano delle Terme di Diocleziano dal 28 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012 nell’ambito della
Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta, è realizzata e curata da Enrico Rondoni, con
l’allestimento dell’architetto Donata Tchou e con il contributo di Gioco del Lotto, Bologna Fiere,
Yamamay, Carpisa, Cruciani. Il catalgo della mostra è edito da Peliti Associati.
«Tornare nella Repubblica Popolare Cinese dopo 30 anni è stata la fonte ispiratrice di questa mostra.»
spiega Enrico Rondoni, giornalista e autore del reportage «Il paese che avevo visto e fotografato nel
1981 e nel 1983 si rivelava, nel 2010, un altro mondo. Erano passati solo tre decenni, ma sembrava fosse
trascorso un secolo».
La Cina dei primi reportage fotografici e giornalistici di Rondoni usciva da un periodo politico non
semplice: Mao Tse-Tung era morto 5 anni prima, il paese era appena uscito dalla lotta per il potere
tra la cosiddetta Banda dei Quattro e i riformatori di Deng Xiao Ping che avevano avuto la meglio;
era iniziata la grande corsa modernizzatrice, il libero mercato controllato dal partito unico, che ha
portato la Cina ai risultati di oggi.
Un grande balzo, questa volta economico, ha mostrato al mondo tutte le potenzialità della Cina
nella spettacolare organizzazione dell’Expò Universale di Shanghai nel 2010.
Il paese dei primi anni ‘80 (da Pechino a Shanghai, da Xian a Canton, da Chendu a Kunming, da
Hangzhou a Nanchino) era ancora immerso in una civiltà contadina dove le comuni del popolo,
nonostante le 4 modernizzazioni volute da Deng, erano una realtà e uno dei luoghi che venivano
fatti visitare con fierezza.
L’unica differenza rispetto al passato della rivoluzione culturale con le sue tragedie era la
possibilità di coltivare e vendere privatamente una parte di quanto prodotto. Colpiva l’assenza di
macchine agricole e il timore che il lavoro meccanizzato abbassasse la soglia dell’occupazione.
Anche le industrie erano arretrate di almeno cinquant’anni rispetto a quelle occidentali.
Il turismo straniero era quasi inesistente. I cinesi stessi non potevano viaggiare all’interno del loro
paese.
«Quando sono arrivato a Shanghai nel 2010 per l’Expò Universale, con in mente le giunche dalle
vele rosse nel porto e i palazzi sul Bund che ricordavano una New York degli anni ’30» racconta
Enrico Rondoni «lo stupore è stato superiore alle aspettative». Mentre Rondoni era impegnato a
girare un reportage per il TG5, ha ripreso a fotografare - con la stessa macchina usata allora, in
pellicola - gli stessi luoghi di trent’anni prima.
Così è nata l’idea della mostra “Luci cinesi 1981/2011”, un percorso all’indietro nel tempo.
Si parte da come era la Cina di allora: gli sguardi dei bambini nella scuola elementare della
comune; gli anziani sorridenti nelle case di riposo delle comuni del popolo; la novità dei negozi
che espongono vestiti dai colori sgargianti e jeans, in contrasto con le giacche blu tutte uguali; il
faticoso lavoro nei campi; le fabbriche per lavorare la seta; le vecchie case in legno; le centinaia di
migliaia di biciclette.
Il Paese, che nel 1981 contava circa 900 milioni di abitanti (il censimento verrà fatto solo l’anno
dopo), oggi sta per superare il miliardo e quattrocento milioni, con metropoli da oltre 20 milioni di
abitanti, in cui le targhe per le macchine vengono messe all’asta. Dai treni veloci alle dighe, è tutto
un record.
Il reportage fotografico di “Luci cinesi 1981/2011” si gioca tutto sul confronto con un’epoca molto
più lontana di quanto sembri, con ancora vivo il ricordo dell’accoglienza di un tempo e la serenità
nella modestia. Ma ovunque il ritmo frenetico cambia anche le espressioni nei volti. Non a caso le
ultime foto del reportage sono state scattate nel 2011 in Tibet.
“Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni” rientra nel calendario degli appuntamenti
della Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta, realizzata grazie alla sinergia tra il
Ministero degli Affari Esteri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Roma Capitale. La
Biennale ha in programma fino a febbraio 2012, undici mostre - che spaziano dalla storia
all’archeologia, dall’arte contemporanea all’attualità - e un ricco calendario di conferenze ed eventi.
compiuto dalla Repubblica Popolare Cinese in questi ultimi 30 anni. Dal primo viaggio nel 1981
all’ultimo in Tibet nel 2011, l’autore ha documentato i complessi cambiamenti del paese, colti nella
vita quotidiana.
La mostra “Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni”, al Chiostro del Museo Nazionale
Romano delle Terme di Diocleziano dal 28 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012 nell’ambito della
Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta, è realizzata e curata da Enrico Rondoni, con
l’allestimento dell’architetto Donata Tchou e con il contributo di Gioco del Lotto, Bologna Fiere,
Yamamay, Carpisa, Cruciani. Il catalgo della mostra è edito da Peliti Associati.
«Tornare nella Repubblica Popolare Cinese dopo 30 anni è stata la fonte ispiratrice di questa mostra.»
spiega Enrico Rondoni, giornalista e autore del reportage «Il paese che avevo visto e fotografato nel
1981 e nel 1983 si rivelava, nel 2010, un altro mondo. Erano passati solo tre decenni, ma sembrava fosse
trascorso un secolo».
La Cina dei primi reportage fotografici e giornalistici di Rondoni usciva da un periodo politico non
semplice: Mao Tse-Tung era morto 5 anni prima, il paese era appena uscito dalla lotta per il potere
tra la cosiddetta Banda dei Quattro e i riformatori di Deng Xiao Ping che avevano avuto la meglio;
era iniziata la grande corsa modernizzatrice, il libero mercato controllato dal partito unico, che ha
portato la Cina ai risultati di oggi.
Un grande balzo, questa volta economico, ha mostrato al mondo tutte le potenzialità della Cina
nella spettacolare organizzazione dell’Expò Universale di Shanghai nel 2010.
Il paese dei primi anni ‘80 (da Pechino a Shanghai, da Xian a Canton, da Chendu a Kunming, da
Hangzhou a Nanchino) era ancora immerso in una civiltà contadina dove le comuni del popolo,
nonostante le 4 modernizzazioni volute da Deng, erano una realtà e uno dei luoghi che venivano
fatti visitare con fierezza.
L’unica differenza rispetto al passato della rivoluzione culturale con le sue tragedie era la
possibilità di coltivare e vendere privatamente una parte di quanto prodotto. Colpiva l’assenza di
macchine agricole e il timore che il lavoro meccanizzato abbassasse la soglia dell’occupazione.
Anche le industrie erano arretrate di almeno cinquant’anni rispetto a quelle occidentali.
Il turismo straniero era quasi inesistente. I cinesi stessi non potevano viaggiare all’interno del loro
paese.
«Quando sono arrivato a Shanghai nel 2010 per l’Expò Universale, con in mente le giunche dalle
vele rosse nel porto e i palazzi sul Bund che ricordavano una New York degli anni ’30» racconta
Enrico Rondoni «lo stupore è stato superiore alle aspettative». Mentre Rondoni era impegnato a
girare un reportage per il TG5, ha ripreso a fotografare - con la stessa macchina usata allora, in
pellicola - gli stessi luoghi di trent’anni prima.
Così è nata l’idea della mostra “Luci cinesi 1981/2011”, un percorso all’indietro nel tempo.
Si parte da come era la Cina di allora: gli sguardi dei bambini nella scuola elementare della
comune; gli anziani sorridenti nelle case di riposo delle comuni del popolo; la novità dei negozi
che espongono vestiti dai colori sgargianti e jeans, in contrasto con le giacche blu tutte uguali; il
faticoso lavoro nei campi; le fabbriche per lavorare la seta; le vecchie case in legno; le centinaia di
migliaia di biciclette.
Il Paese, che nel 1981 contava circa 900 milioni di abitanti (il censimento verrà fatto solo l’anno
dopo), oggi sta per superare il miliardo e quattrocento milioni, con metropoli da oltre 20 milioni di
abitanti, in cui le targhe per le macchine vengono messe all’asta. Dai treni veloci alle dighe, è tutto
un record.
Il reportage fotografico di “Luci cinesi 1981/2011” si gioca tutto sul confronto con un’epoca molto
più lontana di quanto sembri, con ancora vivo il ricordo dell’accoglienza di un tempo e la serenità
nella modestia. Ma ovunque il ritmo frenetico cambia anche le espressioni nei volti. Non a caso le
ultime foto del reportage sono state scattate nel 2011 in Tibet.
“Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni” rientra nel calendario degli appuntamenti
della Biennale Internazionale di Cultura Vie della Seta, realizzata grazie alla sinergia tra il
Ministero degli Affari Esteri, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Roma Capitale. La
Biennale ha in programma fino a febbraio 2012, undici mostre - che spaziano dalla storia
all’archeologia, dall’arte contemporanea all’attualità - e un ricco calendario di conferenze ed eventi.
27
ottobre 2011
Luci cinesi 1981/2011. Reportage di Enrico Rondoni
Dal 27 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012
fotografia
Location
TERME DI DIOCLEZIANO
Roma, Viale Enrico De Nicola, 79, (Roma)
Roma, Viale Enrico De Nicola, 79, (Roma)
Biglietti
Intero 7 €; ridotto 3,5 € valido 3 giorni per le 4 sedi
Orario di apertura
dalle 9.00 alle 19.45 dal martedì alla domenica
La biglietteria chiude un'ora prima
Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Vernissage
27 Ottobre 2011, ore 17.00
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore