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Elisa Penagini – EP_NY
In esposizione più di duecento immagini rappresentative del progetto che l’artista realizza tra il 20 e il 30 maggio 2011 a New York, all’interno del workshop the “Personal Documentary” in collaborazione con i fotografi Erica Mc Donald e Andrew Sullivan.
Comunicato stampa
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La prima mostra personale della fotografa Elisa Penagini coincide con la prima esposizione che lo Studio Maffei Milano dedica ad un'artista donna.
Il risultato è un diario visivo, un lavoro autoreferenziale, attraverso cui emerge un doppio sguardo su di sé e sulla città, dove l'intimità personale e l'ambiente esterno si mescolano e si riflettono l'una nell'altro. Una documentazione meticolosa, giorno per giorno attraverso l'immagine fotografica che affianca scatti in pellicola in bianco e nero, polaroid, video-bozzetti, istantanee in digitale a colori, a appunti scritti a mano e macchina, cartoline, scontrini di luoghi e posti, testimonianze.
Una grande parte della ricerca dell'artista è focalizzata sull'autoritratto, sul vedere sé stessa attraverso le cose, attraverso l'esperienza filtrata dal contesto culturale e temporale in cui si trova. La fotografia è risultato di una ricerca compositiva e di una posa che si assume pur nella visione più naturale possibile, nella semplicità delle azioni quotidiane: le immagini esercitano una certa seduzione su chi l'osserva, da esse emerge urgenza psicologica, uno stato interiore, determinato dal contesto, dal momento sia in cui le immagini sono realizzate e sia dal tempo e dal luogo in cui in seguito sono lette. La cronaca giornaliera è arricchita sempre più dai dettagli della città; nei tempi lunghi e meditati della fotografia inizia a respirarsi New York nel volti intravisti, nelle ampie vedute, nei particolari architettonici, nei locali notturni.
L'artista osserva e rintraccia una tradizione iconografica antica che si mescola alla contemporaneità rinnovandosi e assumendo nuove simbologie testimoniando come la memoria si appropria e rielabora immagini che trovano una cristallizzazione particolare in un “hic et nunc"; un qui e ora preciso e determinato. Elementi simbolici si susseguono e ritornano: la figura del leone, animale carico di significati letterari e mitologici, è immortalato in una piccola scultura accanto ad una rete metallica, nella t-shirt di un uomo per strada ed infine nella forma di una piscina gonfiabile sul terrazzo. Le celebrazioni di San Gennaro a Little Italy e il culto della Madonna di Guadalupe costituiscono gli elementi più emblematici nel diario newyorchese: santini e preghiere distribuiti per le strade restituiscono le immagini delle effigi sacre delle chiese della Grande Mela che mantengono in vita una tradizione cristiana e cattolica. La promettente fotografa milanese registra le icone religiose riproposte in una cultura in bilico tra folklore, tradizione espressiva e innovazione legata a nuovi mezzi di comunicazione: oggetti trovati ed estrapolati dalla quotidianità diventano feticci, sono conservati, collezionati, classificati, per assumere una nuova specificità all'interno delle fotografie.
Ad introdurre la mostra il video che documenta della realizzazione dell'intero progetto; l'installazione in galleria si dispiega seguendo l'andamento cronologico come uno storyboard; ogni giornata è rappresentata dai relativi provini in medio formato, dall'ingrandimento della fotografia scelta tra questi come la più rappresentativa e circa sessanta polaroid. Oggetti e feticci, parte integrante del diario, sono esposti insieme all'immagine di riferimento per completare la narrazione visiva.
Sopra una mappa della città trovano collocazione numerose foto istantanee: gli scatti in pellicola sono preceduti da registrazioni digitali che assurgono al ruolo di bozzetto, di schizzo preparatorio, di studio per la composizione riportando un'infinita molteplicità di sguardi sul mondo esterno; ma anche su oggetti personali e vicende private che determinano l'opera finale.
Queste istantanee trovano un parallelo in due video che forniscono una lettura della città attraverso il suono. Un fermo immagine sulle sbarre metalliche del ponte è animato dal rumore costante dei treni che passano. Il secondo, molto ironico, inquadra una scultura nel mezzo di una piazza: sullo sfondo una voce parla al telefono e sembra in realtà provenire dal monumento creando l'effetto di un oracolo moderno che la gente di passaggio si volta ad osservare.
testo di Anna Musini
Il risultato è un diario visivo, un lavoro autoreferenziale, attraverso cui emerge un doppio sguardo su di sé e sulla città, dove l'intimità personale e l'ambiente esterno si mescolano e si riflettono l'una nell'altro. Una documentazione meticolosa, giorno per giorno attraverso l'immagine fotografica che affianca scatti in pellicola in bianco e nero, polaroid, video-bozzetti, istantanee in digitale a colori, a appunti scritti a mano e macchina, cartoline, scontrini di luoghi e posti, testimonianze.
Una grande parte della ricerca dell'artista è focalizzata sull'autoritratto, sul vedere sé stessa attraverso le cose, attraverso l'esperienza filtrata dal contesto culturale e temporale in cui si trova. La fotografia è risultato di una ricerca compositiva e di una posa che si assume pur nella visione più naturale possibile, nella semplicità delle azioni quotidiane: le immagini esercitano una certa seduzione su chi l'osserva, da esse emerge urgenza psicologica, uno stato interiore, determinato dal contesto, dal momento sia in cui le immagini sono realizzate e sia dal tempo e dal luogo in cui in seguito sono lette. La cronaca giornaliera è arricchita sempre più dai dettagli della città; nei tempi lunghi e meditati della fotografia inizia a respirarsi New York nel volti intravisti, nelle ampie vedute, nei particolari architettonici, nei locali notturni.
L'artista osserva e rintraccia una tradizione iconografica antica che si mescola alla contemporaneità rinnovandosi e assumendo nuove simbologie testimoniando come la memoria si appropria e rielabora immagini che trovano una cristallizzazione particolare in un “hic et nunc"; un qui e ora preciso e determinato. Elementi simbolici si susseguono e ritornano: la figura del leone, animale carico di significati letterari e mitologici, è immortalato in una piccola scultura accanto ad una rete metallica, nella t-shirt di un uomo per strada ed infine nella forma di una piscina gonfiabile sul terrazzo. Le celebrazioni di San Gennaro a Little Italy e il culto della Madonna di Guadalupe costituiscono gli elementi più emblematici nel diario newyorchese: santini e preghiere distribuiti per le strade restituiscono le immagini delle effigi sacre delle chiese della Grande Mela che mantengono in vita una tradizione cristiana e cattolica. La promettente fotografa milanese registra le icone religiose riproposte in una cultura in bilico tra folklore, tradizione espressiva e innovazione legata a nuovi mezzi di comunicazione: oggetti trovati ed estrapolati dalla quotidianità diventano feticci, sono conservati, collezionati, classificati, per assumere una nuova specificità all'interno delle fotografie.
Ad introdurre la mostra il video che documenta della realizzazione dell'intero progetto; l'installazione in galleria si dispiega seguendo l'andamento cronologico come uno storyboard; ogni giornata è rappresentata dai relativi provini in medio formato, dall'ingrandimento della fotografia scelta tra questi come la più rappresentativa e circa sessanta polaroid. Oggetti e feticci, parte integrante del diario, sono esposti insieme all'immagine di riferimento per completare la narrazione visiva.
Sopra una mappa della città trovano collocazione numerose foto istantanee: gli scatti in pellicola sono preceduti da registrazioni digitali che assurgono al ruolo di bozzetto, di schizzo preparatorio, di studio per la composizione riportando un'infinita molteplicità di sguardi sul mondo esterno; ma anche su oggetti personali e vicende private che determinano l'opera finale.
Queste istantanee trovano un parallelo in due video che forniscono una lettura della città attraverso il suono. Un fermo immagine sulle sbarre metalliche del ponte è animato dal rumore costante dei treni che passano. Il secondo, molto ironico, inquadra una scultura nel mezzo di una piazza: sullo sfondo una voce parla al telefono e sembra in realtà provenire dal monumento creando l'effetto di un oracolo moderno che la gente di passaggio si volta ad osservare.
testo di Anna Musini
24
ottobre 2011
Elisa Penagini – EP_NY
Dal 24 ottobre al 20 novembre 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STUDIO MAFFEI MILANO
Milano, Viale Bligny, 39, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 39, (Milano)
Orario di apertura
19-21
Vernissage
24 Ottobre 2011, ore 19
Autore