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fino al 15.V.2010 Lucia Marcucci Firenze, Galleria Frittelli
toscana
Poesia di immagini strappate alla grafosfera dominante del paesaggio urbano. Divelti gli stendardi delle griffe modaiole e ritagliate le pagine di annate assolutamente Wired, l’arte ricompone nuovi claim...
Le grammatiche ipertestuali sperimentate dalla
visionarietà dell’arte dadaista e futurista continuano a essere depredate da
ogni brava coppia di copywriter e art director per impaginare l’ennesima campagna
pubblicitaria e “rinnovare” l’aspetto grafico delle
testate di tendenza.
Lucia Marcucci (Firenze, 1933), protagonista del
Gruppo ‘70 ed esponente tra le più rappresentative della Poesia Visiva,
riprende in mano i suppellettili dell’immaginario mediatico per restituire, con
forza eversiva, tutta la poesia tolta. Sotto il suo sguardo destrutturante,
anche l’immagine pubblicitaria più inflazionata sa rivelare un messaggio
inatteso, più o meno occulto.
Il risultato: collage digitalizzati e stampati su tele
in pvc
o su lastre acriliche debitamente retroilluminate, con la stessa
sfacciataggine che illumina le insegne di qualsiasi
quartiere. Il progetto site specific che campeggia sulla parte di
fondo della sala centrale appartiene al recente ciclo di opere Digital poems: cronache di un’era digitale date alla stampa sulle pagine di Wired all’insegna di una nuova articolazione di parole e immagini. Frame di
tipografie futuribili e di avveniristiche iconografie cyborg, che ricompongono
una lettura tutt’altro che rassicurante del presunto progresso in arrivo.
Stesso registro gridato e invadente che pervade l’attuale paesaggio urbano,
tappezzato di affissioni commerciali resistenti agli agenti atmosferici come
alla nostra assuefazione.
Ecco allora la serie Città Larga, autentici stendardi
pubblicitari manipolati ad arte per strizzare l’occhio alla coscienza. Anche
questa volta basta un piccolo segno, una pennellata a coprire oppure una
frase-sentenza, per contaminare l’immagine e rompere l’incanto: il sorriso
smagliante appare un ghigno, l’accattivante diventa sulfureo, il glamour si
rivela inquietante. Fit magna caedes è la citazione tratta dal De
bello gallico
e stampigliata sull’omonima tela che reca la stampa fotografica di alcuni
birilli da bowling decapitati. A cadere inesorabilmente a terra in questo
violento strike fatto di decontestualizzazioni e giustapposizioni sono infatti
tutti gli stereotipi e le figure retoriche del linguaggio parlato da media e
new media. Una sequenza folle di spot in cui la campagna pubblicitaria Too
Much del
marchio Sisley diventa annuncio di corruzione (Corruptissima) e modelle da copertina
sono le ignare testimonial di avvertimenti antichi (Agere, Cythera choros ducit).
L’effetto di straniamento si fa totale nelle
opere appartenenti al recentissimo ciclo Poesia dislessica, espressioni di una sintassi affatto sequenziale e logica. Stralci di
parole, enunciati materici strappati alla carta e alla stoffa stampata e poi
assemblati sulle tele, con interventi vergati in colori
acrilici. Come nella migliore tradizione della poetessa visiva, il segno
verbale si fa immagine e il segno visivo si fa discorso. Comunicazione
proteiforme che, dopo aver fagocitato loghi, centrifugato icone e lavato via il
già detto, fa mostra in pubblico di un bucato tirato fuori dall’oblò ancora
orgogliosamente macchiato di poesia.
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di parola alla Biennale 2009
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mostra visitata il 27 aprile 2010
dal 19 marzo al 15
maggio 2010
Lucia
Marcucci – Supervisiva
Frittelli Arte
Contemporanea
Via Val di Marina, 15 (zona Mercato di Novoli) – 50127 Firenze
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 15.30-19.30; festivi su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo Carlo Cambi
Info: tel. +39 055410153; fax +39 0554377359; info@frittelliarte.it; www.frittelliarte.it
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