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Cerimonia conclusiva dei lavori di restauro
I lavori di restauro, iniziati nel 2007, vengono presentati con questa cerimonia conclusiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 22 settembre, ore 10.00
Monastero di Santa Chiara (sede ISIA)
Cerimonia conclusiva dei lavori di restauro
Interverranno:
- Giorgio Londei – Presidente Isia
- Michele Felici – Paolo Rocchi – Gianluca Gostoli – Tecnica del Restauro
- Saluto delle Istituzioni:
Franco Corbucci - Sindaco di Urbino
Matteo Ricci - Presidente Provincia PU
Vittoriano Solazzi - Presidente Consiglio Regionale Marche
- Prof. Roberto Pieracini – Direttore Isia Urbino
- Paolo Scarpellini – Direttore Regionale Beni Culturali e Paesaggistici – Marche
- Giorgio Cozzolino - Architetto S.B.A.P. Marche Ancona
- Dott.ssa Maria Rosaria Valazzi - S.B.S.A.E. Marche Urbino
- Dott. Giorgio Bruno Civello - Direttore Generale Afam – Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca.
Seguirà:
- Presentazione dei volumi sul restauro e sulle ceramiche
- Visita al Monastero
- Visita alla Mostra di reperti ceramici
La cittadinanza è invitata a partecipare.
Il complesso dell’ ex convento di Santa Chiara
La storia del complesso architettonico dell’ex Monastero di Santa Chiara di Urbino è legata
alla famiglia dei Montefeltro in virtù della sepoltura delle due mogli del Duca Federico – Gentile
Brancaleoni e Battista Sforza - e della clausura di sua figlia Elisabetta, rimasta vedova di
Roberto Malatesta. In seguito il casato dei della Rovere adibì la chiesa annessa al convento
a Mausoleo di Famiglia. Il Monastero fu fondato per volere di Federico da Montefeltro nel 1445
(come riportato da testimoni attendibili quali Bernardino Baldi e Vespasiano da Bisticci).
Prima vi era un Conservatorio Di Donne Nobile Vedove che nel 1456 ricevettero la regola
dell’osservanza di Santa Chiara Probabilmente il progetto di ristrutturazione fu affidato
all’architetto senese Francesco di Giorgio Martini. Tale attribuzione troverebbe conferma nelle
tecniche costruttive adottate nel monastero.
La prima attribuzione del progetto a Francesco di Giorgio Martini è dovuta al conte Giacomo
Ubaldini discendente della famiglia ducale. In data 29 giugno 1862 il conte indirizza una lettera
al Governo con la raccomandazione che il monastero fosse rispettato come monumento in quanto
“disegnato e diretto da Francesco di Giorgio Martini senese e Baccio Pontelli fiorentino”. Baccio
Pontelli era un abile intarsiatore e maestro del legno. La collaborazione dei due architetti durò fino
alla morte del Duca Federico avvenuta nel 1482. Sappiamo anche che nel 1494 Elisabetta da
Montefeltro, quando entrò in convento con il nome di suor Chiara, impegnò la sua dote che permise
l’ampliamento del Monastero. Nel 1502, con l’ascesa nel ducato di Urbino di Cesare Borgia, i lavori
si arrestarono e non si hanno più notizie fino al 1538, anno della morte di Francesco Maria I della
Rovere sepolto nella annessa chiesa conventuale. Le suore clarisse occuparono l’edificio fino al
1864, anno in cui furono allontanate definitivamente dal monastero e l’edificio passò di proprietà
al Comune di Urbino che vi collocò prima l’Istituto di Educazione Femminile, poi nel 1904 l’ospedale
civile fino al 1974, da allora ospita la sede dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA).
Durante i lavori di ristrutturazione del cortile interno eseguiti nel 1993 si è rinvenuto un interessante
sistema di approvvigionamento idrico e di aereazione, molto simile a quello del Palazzo Ducale,
che conferma la genialità dell’architetto senese. Attualmente è in corso un nuovo progetto di restauro
e recupero dell’ex Convento di Santa Chiara. Oggi più che mai, l’ex Monastero rimane il monumento
architettonico urbinate più importante dopo il Palazzo Ducale.
I lavori di restauro, iniziati nel 2007, si concludono e vengono presentati oggi, 22 settembre 2011,
con questa cerimonia conclusiva.
Presentazioni dei lavori di restauro
Siamo giunti al giorno tanto atteso: il Monastero di Santa Chiara torna, dopo circa quattro anni di restauri,
al suo antico splendore. A noi spetta un compito non semplice, ringraziare tutti coloro che hanno permesso
di conseguire tale obiettivo senza, possibilmente, dimenticare alcuno a cominciare dall’opinione pubblica
che ha seguito con partecipazione e passione i lavori. Lavori che sarebbe stato difficile realizzare se il Dott.
Michele Felici, allora responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Urbino, non avesse avuto pronto un
progetto di restauro del Monastero. Nello stesso tempo, efficace e di qualità è il lavoro degli architetti Mara
Mandolini e Gianluca Gostoli coordinato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio
delle Marche nella Persona dell’architetto Biagio De Martinis, insieme alla insostituibile regia della Dott.ssa
Agnese Vastano della Soprintendenza urbinate.
Di grande spessore culturale è la consulenza artistica ed architettonica dello Studio Paolo Rocchi di Roma.
Intendo ringraziare gli studenti, i Professori, il Direttore della scuola Prof. Roberto Pieracini ed il Direttore
Amministrativo Dott. Giuseppe Cuccaro e tutti i dipendenti dell’Isia per la pazienza e la grande collaborazione
offerta per rendere più bella, più accogliente e funzionale la scuola.
Ringrazio, altresì, tutti gli studiosi che con le loro ricerche hanno reso possibile la pubblicazione di questo
volume che, tra l’altro, contiene un fondamentale saggio del Prof. Pasquale Rotondi a cui il Consiglio
Comunale diede - insieme ai Consigli Comunali di Sassocorvaro e Carpegna – la cittadinanza onoraria
per la sua straordinaria attività nel salvare le opere d’arte italiane dai pericoli della II Guerra Mondiale.
Colgo l’occasione, anche, per dare atto al Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica di avere
esaudito la nostra richiesta avanzata al Ministro Mussi e, poi, al Ministro Gelmini di concederci finanziamenti
per il restauro del Convento ove, precedentemente, vi erano stati interventi dell’Amministrazione Provinciale
e Comunale; non posso non ricordare l’azione svolta dal Sen. Palmiro Ucchielli, ex presidente della Provincia,
dall’attuale Presidente della Provincia Dott. Matteo Ricci e dal Sindaco di Urbino Dott. Franco Corbucci che
ci è stato sempre vicino, nonchè dal Consigliere Provinciale Dott. Giuseppe Magnanelli.
Ringrazio ancora i Soprintendenti che si sono avvicendati nel corso dei lavori e il Direttore Regionale
Arch. Paolo Scarpellini. Parimenti un caloroso riconoscimento va al Direttore Generale del settore Afam
Dott. Bruno Civello ed al Dirigente dello stesso settore Dott. Gianfranco Minisola per la grande collaborazione.
Altresì intendo ringraziare gli On.Massimo Vannucci e Oriano Giovannelli perché ci sono sempre stati vicini,
sia per il restauro che per la scuola.
È doveroso, inoltre, da parte nostra un grato riconoscimento ai miei apprezzati predecessori nelle persone
dei Proff.Walter Fontana e Brunello Palma.
Infine, vorrei dal profondo del mio cuore tributare una speciale menzione a tutti i tecnici ed a tutti gli operai
che hanno lavorato e, in particolare, a Roberto Galvani, Maestro, per noi, di cultura del restauro.
Giorgio Londei
Presidente ISIA
Il Monastero di Santa Chiara
Dopo un forzato oblio il Monastero di Santa Chiara a Urbino torna a far parlare di sé, della sua storia,
della sua magnificenza attraverso i capolavori che ancora. Oggi sono la testimonianza, non solo
dell’indiscusso pregio architettonico, ma di una ricchezza, già narrata dalle fonti storiche, che si
concretizza, diviene tattile attraverso il linguaggio di opere celate dall’abbraccio della terra.
Se già in parte è noto il patrimonio in dipinti allora ospitato presso le mura claustrali, come la famosissima
e ormai conosciutissima “Città ideale”, (oggi presso la Galleria Nazionale delle Marche) o la tavola del
Maestro dell’Incoronazione di Urbino, o ancora le tele di Giovanni Santi e di Barocci, sino al discusso
Raffaello, raffigurante “La Madonna con il bambino”, “che fu compro da Elisabetta da Gubbio, sorella di
Guidubaldo duca d’Urbino, e già monaca del suddetto convento”, (P. Gherardi in Il Raffaello, Anno IX, 20
e 30 gennaio 1877, nn. 2-3), sono i vetri, sono le ceramiche, sono le piccole sculture in terracotta, riemerse
durante i lavori presso il complesso monumentale a riaprire gli studi, a riaccendere il dibattito su quanto
fosse prezioso ed evoluto il cosmo culturale rotante attorno alla realtà del monastero e a quello della città
di Urbino, tanto da suggerire, in un prossimo futuro, supportati da più accurate indagini archeologiche, di
riscrivere la storia dell’arte ceramica quattrocentesca della città ducale.
L’impronta del carattere eccezionale dei beni dell’antica fabbrica prende forma, si materializza con i reperti
recuperati, tasselli di un puzzle, che saldandosi l’un, l’altro hanno dato volto e voce ad un idioma che
coniuga la purezza dei volumi dell’opera di Francesco di Giorgio con una produzione derivata dalla raffinata
corte ducale ed al suo colto classicismo.
La straordinaria qualità materica e formale delle ceramiche provenienti dal Monastero di Santa Chiara, già
oggetto di un primo studio pubblicato lo scorso (A.A.V.V., Il Monastero di Battista, 2010), si riconferma con
l’inaspettato valore dei nuovi rinvenimenti, ribadendo e riconfermando per Urbino il ruolo prioritario che ha
fatto della città e del suo Ducato, la culla della maiolica rinascimentale.
Il grande ed inedito boccale è l’affermazione di ciò, un unicum, senza corrispondenza nel vasto panorama
ceramico.
I raffinatissimi motivi ornamentali ascrivibili ad una tipologia di tardo quattrocento, tipicamente urbinate, non
trovano confronto con i prodotti coevi di ambito pesarese e fanese, attualmente noti.
Interessante e ricca di fascino interpretativo la maiuscola “G”, a carattere gotico che primeggia sul boccale,
motivo di argomentazione sul significato intrinseco di questo cosiddetto “segnale”. Degni di nota anche i due
piattelli ornati da un policromo festone, solitamente riferito a Casteldurante,ma con tutta probabilità riconducibile
anch’esso ad una produzione urbinate del secondo quarto del secolo XVI. Ben rappresentata è la Bottega
dei Patanazzi nel piccolo frammento di ciotola con l’effige di “San Girolamo”, così come nell’acquasantiera,
che seppur incompleta, è da considerarsi una particolare tipologia di produzione plastica, di largo uso e
notoriamente in voga anche presso la famiglia ducale.
Altrettanto eccezionali, sono i ritrovamenti di preziosi e rari vetri, particolarmente significativi proprio per
il ridotto numero di scoperte di questo tipo di manufatto che normalmente veniva rifuso per la creazione di
nuove suppellettili.
La ricercatezza e l’impareggiabile finezza di quanto salvatosi di ampolle, vasi e calici, importati direttamente
da Venezia, sono la prova di una committenza facoltosa e l’esempio del vasto repertorio
muranese del XVI secolo.
Agnese Vastano
22
settembre 2011
Cerimonia conclusiva dei lavori di restauro
22 settembre 2011
presentazione
Location
EX CONVENTO DI SANTA CHIARA – ISIA
Urbino, Via Santa Chiara, 36, (Pesaro E Urbino)
Urbino, Via Santa Chiara, 36, (Pesaro E Urbino)
Vernissage
22 Settembre 2011, ore 10