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Enrico Eraldo Bisso – La stagione del colore e della materia
Scopo dell’artista è quello di ricercare un rapporto nuovo con la realtà che lo circonda, proporre un’arte elementare e ricca di energia, dove il colore è ridotto alle sue forme più semplici ed immediate, e forte è l’uso del colore assieme a frammenti di tessuto, vecchia
tele, legno, gesso, plastica combusta
Comunicato stampa
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Enrico Eraldo Bisso
La stagione del colore e della materia
di Franco Dioli
Che il pittore Bisso sia poliedrico e sperimentatore per chi lo conosce non può stupire,
come non sorprende la sua creatività e l’amore per l’arte ed il bello; ma non può non
meravigliare la sua innovazione riconducibile a questa nuova stagione artistica, che già
dall’ultima mostra collettiva tenutasi nella Sala Polivalente di Recco nella primavera di
quest’anno, ha trovato ampi consensi suscitando particolare interesse .
Teso verso la continua ricerca, usa tutto per creare: legno, pietra, terra, vegetali, stracci,
plastiche, scarti industriali, cose vissute e piene di impronte diventano racconti di vita su
superfici animate, manipolate ed istoriate.
Egli non si accontenta di rielaborare ciò che già esiste, ma rinnova lo stato originario degli
oggetti, che raccontano così nuove ed interminabili storie.
Nelle sue costruzioni pittoscultoree elaborate psichicamente dall’artista, degli esili
ramoscelli applicati alla tela diventano imponenti tronchi atti a raffigurare una superba e
consistente nevicata, e la neve stessa ottiene la sua sofficità mediante il sapiente uso di
finissime sabbie che raggiungono egregiamente il risultato al quale il pittore ha teso.
Quindi, è quanto mai evidente, come un elemento naturale si fonda armoniosamente con
un altro, e la rappresentazione, più che mai verista, assuma una valenza ottico - figurativa
di estrema peculiarità.
L’aderenza alla realtà, per il pittore, non comporta unicamente la rivoluzione dei soggetti,
ma la coscienza d’una diversa significazione del linguaggio – colore - materia - luce -
come luogo di riconoscimento delle valenze psicologiche, sensoriali, insomma conoscitive,
del reale.
Ecco come un vecchio grembiule blu diventa, con inusitata inventiva, il supporto pittorico
per la raffigurazione di un fondale marino, e per la rappresentazione del movimento
vengono a sussidio dell’artista foglie ora d’oro, ora d’argento, o ancora di bronzo, spruzzi
di colore il tutto amalgamato ora con sapienti dosaggi, ora con arditi passaggi tonali.
La bella rappresentazione della spiaggia di Cavi trova i suoi presupposti nell’uso di
vecchie tele per costituire la materia “vera” degli ombrelloni e delle sedie a sdraio, mentre
l’attigua staccionata non poteva essere che riprodotta mediante esili listelli di legno.
Il vero, la materia, le forme prendono possesso della mente del pittore che con sapienza
e garbo vengono calibrate nell’impianto descrittivo del quadro raggiungendo un valore
plastico tridimensionale.
In questa particolare fase artistica Bisso rifugge in generale i mezzi espressivi tradizionali.
Come abbiano detto privilegia l’impiego, di materiali “non artistici”, “poveri” appunto, sia
naturali e organici sia industriali, assunti nella loro espressività primaria e immediatezza
sensoriale, in stretto rapporto con l’ambiente e con l’azione dell’artista.
Non si può tuttavia affermare che quella di Bisso sia arte povera tout court o perlomeno
non quella intesa dal suo primo e principale teorico, Germano Celant, per il quale
quest’arte consisteva essenzialmente “nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni,
per ridurli ai loro archetipi”.
Si può però affermare che nelle combustioni e fusioni del polistirolo, della plastica, del
piombo, nell’uso del sacco di juta, Bisso sia stato influenzato da Alberto Burri (Città di
Castello 1915 -.Nizza 1995), nelle colature del colore è innegabile l’occhieggiamento a
Paul Jackson Pollock (Cody 1912 - Long Island 1956) o ancora nelle sabbie cangianti a
Giulio Turcato (Mantova, 1912 - Roma, 1995.)
Ma è altrettanto giusto affermare che Bisso, mutua questi insegnamenti facendoli propri,
e proponendo un “nuovo stile” nel quel la pietra vera di Promontorio ricopre la casa dei
nonni, o vecchi listelli di legno diventano un tavolaccio della vecchia osteria.
Scopo dell’artista è quello di ricercare un rapporto nuovo con la realtà che lo circonda,
proporre un’arte elementare e ricca di energia, dove il colore è ridotto alle sue forme più
semplici ed immediate, e forte è l’uso del colore assieme a frammenti di tessuto, vecchia
tele, legno, gesso, plastica combusta.
Nelle colature e gocciolature di colore, spesso cangianti secondo l’intensità e l’angolazione
della luce, scaturisce un emblematico rapporto con la cosiddetta action painting.
Con personale approccio informale l’artista tratta la tela con ampi e violenti movimenti del
pennello, attraverso “azioni” appunto di forte dinamismo.
I quadri di questa nuova stagione pittorica di Bisso emanano un’energia positiva che non
può lasciare indifferente l’osservatore acuto e sensibile, poiché l’artista ha ormai raggiunta
una dimensione unica ed sinceramente originale.
La stagione del colore e della materia
di Franco Dioli
Che il pittore Bisso sia poliedrico e sperimentatore per chi lo conosce non può stupire,
come non sorprende la sua creatività e l’amore per l’arte ed il bello; ma non può non
meravigliare la sua innovazione riconducibile a questa nuova stagione artistica, che già
dall’ultima mostra collettiva tenutasi nella Sala Polivalente di Recco nella primavera di
quest’anno, ha trovato ampi consensi suscitando particolare interesse .
Teso verso la continua ricerca, usa tutto per creare: legno, pietra, terra, vegetali, stracci,
plastiche, scarti industriali, cose vissute e piene di impronte diventano racconti di vita su
superfici animate, manipolate ed istoriate.
Egli non si accontenta di rielaborare ciò che già esiste, ma rinnova lo stato originario degli
oggetti, che raccontano così nuove ed interminabili storie.
Nelle sue costruzioni pittoscultoree elaborate psichicamente dall’artista, degli esili
ramoscelli applicati alla tela diventano imponenti tronchi atti a raffigurare una superba e
consistente nevicata, e la neve stessa ottiene la sua sofficità mediante il sapiente uso di
finissime sabbie che raggiungono egregiamente il risultato al quale il pittore ha teso.
Quindi, è quanto mai evidente, come un elemento naturale si fonda armoniosamente con
un altro, e la rappresentazione, più che mai verista, assuma una valenza ottico - figurativa
di estrema peculiarità.
L’aderenza alla realtà, per il pittore, non comporta unicamente la rivoluzione dei soggetti,
ma la coscienza d’una diversa significazione del linguaggio – colore - materia - luce -
come luogo di riconoscimento delle valenze psicologiche, sensoriali, insomma conoscitive,
del reale.
Ecco come un vecchio grembiule blu diventa, con inusitata inventiva, il supporto pittorico
per la raffigurazione di un fondale marino, e per la rappresentazione del movimento
vengono a sussidio dell’artista foglie ora d’oro, ora d’argento, o ancora di bronzo, spruzzi
di colore il tutto amalgamato ora con sapienti dosaggi, ora con arditi passaggi tonali.
La bella rappresentazione della spiaggia di Cavi trova i suoi presupposti nell’uso di
vecchie tele per costituire la materia “vera” degli ombrelloni e delle sedie a sdraio, mentre
l’attigua staccionata non poteva essere che riprodotta mediante esili listelli di legno.
Il vero, la materia, le forme prendono possesso della mente del pittore che con sapienza
e garbo vengono calibrate nell’impianto descrittivo del quadro raggiungendo un valore
plastico tridimensionale.
In questa particolare fase artistica Bisso rifugge in generale i mezzi espressivi tradizionali.
Come abbiano detto privilegia l’impiego, di materiali “non artistici”, “poveri” appunto, sia
naturali e organici sia industriali, assunti nella loro espressività primaria e immediatezza
sensoriale, in stretto rapporto con l’ambiente e con l’azione dell’artista.
Non si può tuttavia affermare che quella di Bisso sia arte povera tout court o perlomeno
non quella intesa dal suo primo e principale teorico, Germano Celant, per il quale
quest’arte consisteva essenzialmente “nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni,
per ridurli ai loro archetipi”.
Si può però affermare che nelle combustioni e fusioni del polistirolo, della plastica, del
piombo, nell’uso del sacco di juta, Bisso sia stato influenzato da Alberto Burri (Città di
Castello 1915 -.Nizza 1995), nelle colature del colore è innegabile l’occhieggiamento a
Paul Jackson Pollock (Cody 1912 - Long Island 1956) o ancora nelle sabbie cangianti a
Giulio Turcato (Mantova, 1912 - Roma, 1995.)
Ma è altrettanto giusto affermare che Bisso, mutua questi insegnamenti facendoli propri,
e proponendo un “nuovo stile” nel quel la pietra vera di Promontorio ricopre la casa dei
nonni, o vecchi listelli di legno diventano un tavolaccio della vecchia osteria.
Scopo dell’artista è quello di ricercare un rapporto nuovo con la realtà che lo circonda,
proporre un’arte elementare e ricca di energia, dove il colore è ridotto alle sue forme più
semplici ed immediate, e forte è l’uso del colore assieme a frammenti di tessuto, vecchia
tele, legno, gesso, plastica combusta.
Nelle colature e gocciolature di colore, spesso cangianti secondo l’intensità e l’angolazione
della luce, scaturisce un emblematico rapporto con la cosiddetta action painting.
Con personale approccio informale l’artista tratta la tela con ampi e violenti movimenti del
pennello, attraverso “azioni” appunto di forte dinamismo.
I quadri di questa nuova stagione pittorica di Bisso emanano un’energia positiva che non
può lasciare indifferente l’osservatore acuto e sensibile, poiché l’artista ha ormai raggiunta
una dimensione unica ed sinceramente originale.
17
settembre 2011
Enrico Eraldo Bisso – La stagione del colore e della materia
Dal 17 al 25 settembre 2011
arte contemporanea
Location
SALA POLIVALENTE DEL COMUNE DI RECCO
Recco, Via Ippolito D'aste, 2b, (Genova)
Recco, Via Ippolito D'aste, 2b, (Genova)
Orario di apertura
10-12.30 / 14-19.30
Vernissage
17 Settembre 2011, ore 17.30
Autore