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Carlo Previtali – Vizi capitali
Carlo Previtali ha lavorato a lungo e in modo pressoché esclusivo a questo ciclo di sculture ceramiche avente a tema i sette vizi capitali. Un quadriennio operoso nel quale l’artista ha messo mano a studi grafici, bozzetti, elaborazioni plastiche che alcune volte sono riuscite di getto, baciate dalla freschezza della prima intenzione, altre volte hanno richiesto varie versioni del medesimo soggetto, in un lavorìo di rifacimenti fino alla soluzione ritenuta più valida.
Comunicato stampa
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Dopo il successo delle esposizioni presso lo storico Teatro Filodrammatici di Milano (12-31 maggio 2009) e presso la Galleria della Biblioteca Angelica di Roma (6-28 novembre 2009), la mostra “Carlo Previtali. Vizi capitali”, a cura di Domenico Montalto, sarà ospitata negli spazi espositivi del Museo Francesco Gonzaga di Mantova, dal 4 al 25 settembre 2011.
“Il Museo – afferma Mons. Roberto Brunelli - insieme con i tanti capolavori ereditati dal glorioso passato di questa città (dipinti e sculture, smalti e avori, armature e oreficerie, arazzi e miniature, tutti d’un livello difficile da uguagliare), ha ritenuto di offrire ai suoi visitatori un’ampia sezione di arte contemporanea, dove sono rappresentati grandi maestri del Novecento italiano e il meglio delle realizzazioni locali. […]. Guardare in questa mostra specificamente i vizi capitali, vedere - magari dietro orpelli ingannatori - tutto l’orrore della loro natura, è un potente stimolo a percepire il male che possono produrre, oggi come ieri. Aiuta per esempio a capire il dramma dei drammi: come è stato possibile che Chi ha cercato solo il bene degli altri, ha insegnato solo cose buone, ha solo sollevato gli altri dalla loro prostrazione, sia poi stato inchiodato a una croce. Previtali aiuta a capire dove sta il male dell’uomo, quanto sia tenace nel non voler essere smascherato, e quali disastri possa spargere intorno a sé […]”.
Carlo Previtali ha lavorato a lungo e in modo pressoché esclusivo a questo ciclo di sculture ceramiche avente a tema i sette vizi capitali. Un quadriennio operoso nel quale l’artista ha messo mano a studi grafici, bozzetti, elaborazioni plastiche che alcune volte sono riuscite di getto, baciate dalla freschezza della prima intenzione, altre volte hanno richiesto varie versioni del medesimo soggetto, in un lavorìo di rifacimenti fino alla soluzione ritenuta più valida.
Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia e, infine, la Vanitas: un piccolo corpus di rara forza espressiva, corredato dai relativi disegni, in cui l’artista rappresenta le maschere di una commedia umana in cui la deformazione fisica si fa specchio della deformazione morale, grazie all’accentuazione grottesca ed espressionistica della figura, tipica del linguaggio scultoreo dell’artista. Oltre alle otto sculture, sono presentati in mostra alcuni disegni preparatori che alzano il sipario sul “dietro le quinte” dell’operare artistico dello scultore.
“[…] Non si è trattato di un progetto a freddo, di un omaggio tematico elaborato a tavolino, freddamente citazionistico, quanto di un “clima” innescato – com’è peculiare del modus operandi di Previtali – da un’iniziale suggestione fantastica e spirituale, suggerita anche da letture e conversazioni, oltre che dal confronto con l’arte del passato. […] Colori, tagli prospettici, scelte dei materiali e delle soluzioni (che vanno dal raku alla ceramica patinata a freddo, dalla ceramica monocroma al “terzo fuoco”) traducono qui, caso per caso, precise ragioni poetiche e addirittura didascaliche, che vengono illustrate, in catalogo […]”. (Brani tratti dal testo di Domenico Montalto in catalogo).
“[…] Il nostro non rinuncia al suo manierismo e barocchismo grottesco, e più in generale a un suo particolare “storicismo”. Che però, si badi, non è mai soltanto “citazionista”, ma criticamente avvertito, consentendo di rileggere, anche in sue specifiche fonti lombarde, elementi di perturbante, espressionista e iperrealista, contemporaneità. […]Insomma, quelle di Carlo Previtali sono delle “mani che pensano”. (Brani tratti dal testo di Enzo Biffi Gentili in catalogo).
“[…] Ogni vizio è stato realizzato in maniera diversa, a seconda delle sue peculiari caratteristiche che debbono riflettersi nella superficie epidermica della scultura. È il caso dell’Avarizia, l’unica lavorata a raku “nudo”, ovvero senza la presenza di smalti colorati: la tonalità spenta, così simile alla pietra, deve infatti richiamare la grettezza e la miseria umana ben evidenti dietro questo peccato. L’Ira invece è una terracotta colorata a freddo: in questo caso, oltre all’importanza del colore rosso, che è caratteristico degli iracondi, è interessante notare lo sgretolarsi della materia che sembra quasi preannunciare l’esplosione della stessa figura. […]”. (Brani tratti dal testo di Andrea D’Agostino in catalogo).
“[…] Carlo Previtali è l'anima che crede e adora; sentiamo, ammirando le sue opere, di entrare in comunione con un grande artista con una grande anima; noi, ammirando le sue opere, in questo caso i sette vizi capitali, non tanto impariamo qualcosa, quanto piuttosto ci nutriamo di una verità, purtroppo dimenticata e resa vana in un'epoca secolarizzata ove il relativismo assurge ad assolutismo, ove sembra che tutto sia lecito, tutto permesso; ci nutriamo di una verità che rende testimonianza di sé nell'esperienza viva dell'artista[…]” (Brani tratti dal testo di Mons. Prof. Americo Ciani in catalogo).
L’ultima di queste opere è la Vanitas: “dove il Re e la Regina - osserva Domenico Montalto - seppur splendenti di platino, sono due scheletri, che guardano sprezzanti le cose di questo mondo. Sapendo già come va a finire”.
Carlo Previtali è nato a Bergamo nel 1947. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano diplomandosi nel 1975 alla scuola di scultura di Alik Cavaliere. Nel 1981 si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. La sua attività d’insegnamento si è concentrata a Bergamo quale docente di discipline plastiche presso l’Istituto d’Arte ‘Andrea Fantoni’, l’Accademia di Belle Arti ‘Carrara’, il Liceo Artistico di Bergamo e poi di Lovere (Bg). La sua attività espositiva ha inizio negli anni sessanta con la partecipazione ad alcuni concorsi a cui seguono mostre collettive e personali sia in spazi pubblici che privati e partecipazioni alle più importanti fiere d’arte d’Italia. Fra le collettive più recenti si ricordano: ‘Tetralogia della natura’, un percorso di più esposizioni dedicato ai quattro elementi della natura presso la Galleria Marieschi di Milano; ‘Il corpo e lo sguardo’ presso lo Young Museum, Centro Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Revere (Mn); ‘Viaggio attraverso la ceramica grottesca’ al Decennale del Premio Internazionale di Vietri sul Mare (Sa); ‘XII Biennale d’Arte Sacra’ organizzata dalla Fondazione Stauros Italiana Onlus a San Gabriele - Isola del Gran Sasso (Te) e ‘La nave dei folli’ presso il complesso dell’Oratorio dei Disciplini di Clusone (Bg). Si segnalano inoltre esposizioni organizzate presso: Galleria ArsMedia di Bergamo, Galleria d’Arte Techne Contemporanea di Montelupo Fiorentino (Fi), Galleria Della Pina Arte Contemporanea di Pietrasanta (Lu), Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Gabriele Cappelletti a Milano. Tra le personali: ‘Il dramma della Passione di Cristo’ interamente dedicata all’arte sacra tenutasi a San Giovanni Bianco (Bg) così come quella allestita nello scurolo della Parrocchiale di Vedeseta (Bg); ‘Il mito e la maschera’ presso la Galleria ArsMedia di Bergamo; ‘Sculture’ alla Galleria Pettinato di Roma; ‘Anime di terra’ allestita presso la Libreria Bocca di Milano e ‘Mondo magico’ tenutasi a Brescia nella sala Ss. Filippo e Giacomo e a Bergamo in sala Manzù con il patrocinio della Provincia , a cura di Fernando Noris. Nel 2002 ha ricevuto il primo premio per la scultura alla II Rassegna di Arte Sacra ‘Pulchra Ecclesia’ di Montichiari (Bs), nel 2006 ha ricevuto il ‘Premio Ulisse’ alla carriera conferito dalla Provincia di Bergamo agli scultori del territorio, nel 2008 ha presentato in sala Viterbi, col Patrocinio della Provincia di Bergamo, il volume monografico “Carlo Previtali sculture” a cura di Domenico Montalto ed edito da Skira. Il 14 maggio 2011 è ufficializzata la donazione della scultura "Christus Patiens" al Museo d'Arte Contemporanea del Duomo di Ravello, posto sotto tutela dell'UNESCO. Le sue opere sono presenti in numerosi spazi museali tra cui la Fondazione Museo Interreligioso di Bertinoro (Fc), il museo della Fondazione Stauros di San Gabriele - Isola del Gran Sasso (Te) e il Museo Diocesano di Mantova. Hanno scritto di lui: Lino Lazzari, Barbara Mazzoleni, Lanfranco Ravelli, Alberto Agazzani, Giovanni Serafini, Orietta Pinessi, Enzo Biffi Gentili, Mauro Corradini, Fernando Noris, Elisabetta Calcaterra, Isabella de Stefano, Marina Panetta, Americo Ciani, Andrea D’Agostino, Claudio Caserta, Francesca Bianucci, Chiara Cinelli, Antonia Abbattista Finocchiaro e Domenico Montalto, critico e curatore di numerose esposizioni dello scultore.
“Il Museo – afferma Mons. Roberto Brunelli - insieme con i tanti capolavori ereditati dal glorioso passato di questa città (dipinti e sculture, smalti e avori, armature e oreficerie, arazzi e miniature, tutti d’un livello difficile da uguagliare), ha ritenuto di offrire ai suoi visitatori un’ampia sezione di arte contemporanea, dove sono rappresentati grandi maestri del Novecento italiano e il meglio delle realizzazioni locali. […]. Guardare in questa mostra specificamente i vizi capitali, vedere - magari dietro orpelli ingannatori - tutto l’orrore della loro natura, è un potente stimolo a percepire il male che possono produrre, oggi come ieri. Aiuta per esempio a capire il dramma dei drammi: come è stato possibile che Chi ha cercato solo il bene degli altri, ha insegnato solo cose buone, ha solo sollevato gli altri dalla loro prostrazione, sia poi stato inchiodato a una croce. Previtali aiuta a capire dove sta il male dell’uomo, quanto sia tenace nel non voler essere smascherato, e quali disastri possa spargere intorno a sé […]”.
Carlo Previtali ha lavorato a lungo e in modo pressoché esclusivo a questo ciclo di sculture ceramiche avente a tema i sette vizi capitali. Un quadriennio operoso nel quale l’artista ha messo mano a studi grafici, bozzetti, elaborazioni plastiche che alcune volte sono riuscite di getto, baciate dalla freschezza della prima intenzione, altre volte hanno richiesto varie versioni del medesimo soggetto, in un lavorìo di rifacimenti fino alla soluzione ritenuta più valida.
Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia e, infine, la Vanitas: un piccolo corpus di rara forza espressiva, corredato dai relativi disegni, in cui l’artista rappresenta le maschere di una commedia umana in cui la deformazione fisica si fa specchio della deformazione morale, grazie all’accentuazione grottesca ed espressionistica della figura, tipica del linguaggio scultoreo dell’artista. Oltre alle otto sculture, sono presentati in mostra alcuni disegni preparatori che alzano il sipario sul “dietro le quinte” dell’operare artistico dello scultore.
“[…] Non si è trattato di un progetto a freddo, di un omaggio tematico elaborato a tavolino, freddamente citazionistico, quanto di un “clima” innescato – com’è peculiare del modus operandi di Previtali – da un’iniziale suggestione fantastica e spirituale, suggerita anche da letture e conversazioni, oltre che dal confronto con l’arte del passato. […] Colori, tagli prospettici, scelte dei materiali e delle soluzioni (che vanno dal raku alla ceramica patinata a freddo, dalla ceramica monocroma al “terzo fuoco”) traducono qui, caso per caso, precise ragioni poetiche e addirittura didascaliche, che vengono illustrate, in catalogo […]”. (Brani tratti dal testo di Domenico Montalto in catalogo).
“[…] Il nostro non rinuncia al suo manierismo e barocchismo grottesco, e più in generale a un suo particolare “storicismo”. Che però, si badi, non è mai soltanto “citazionista”, ma criticamente avvertito, consentendo di rileggere, anche in sue specifiche fonti lombarde, elementi di perturbante, espressionista e iperrealista, contemporaneità. […]Insomma, quelle di Carlo Previtali sono delle “mani che pensano”. (Brani tratti dal testo di Enzo Biffi Gentili in catalogo).
“[…] Ogni vizio è stato realizzato in maniera diversa, a seconda delle sue peculiari caratteristiche che debbono riflettersi nella superficie epidermica della scultura. È il caso dell’Avarizia, l’unica lavorata a raku “nudo”, ovvero senza la presenza di smalti colorati: la tonalità spenta, così simile alla pietra, deve infatti richiamare la grettezza e la miseria umana ben evidenti dietro questo peccato. L’Ira invece è una terracotta colorata a freddo: in questo caso, oltre all’importanza del colore rosso, che è caratteristico degli iracondi, è interessante notare lo sgretolarsi della materia che sembra quasi preannunciare l’esplosione della stessa figura. […]”. (Brani tratti dal testo di Andrea D’Agostino in catalogo).
“[…] Carlo Previtali è l'anima che crede e adora; sentiamo, ammirando le sue opere, di entrare in comunione con un grande artista con una grande anima; noi, ammirando le sue opere, in questo caso i sette vizi capitali, non tanto impariamo qualcosa, quanto piuttosto ci nutriamo di una verità, purtroppo dimenticata e resa vana in un'epoca secolarizzata ove il relativismo assurge ad assolutismo, ove sembra che tutto sia lecito, tutto permesso; ci nutriamo di una verità che rende testimonianza di sé nell'esperienza viva dell'artista[…]” (Brani tratti dal testo di Mons. Prof. Americo Ciani in catalogo).
L’ultima di queste opere è la Vanitas: “dove il Re e la Regina - osserva Domenico Montalto - seppur splendenti di platino, sono due scheletri, che guardano sprezzanti le cose di questo mondo. Sapendo già come va a finire”.
Carlo Previtali è nato a Bergamo nel 1947. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano diplomandosi nel 1975 alla scuola di scultura di Alik Cavaliere. Nel 1981 si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. La sua attività d’insegnamento si è concentrata a Bergamo quale docente di discipline plastiche presso l’Istituto d’Arte ‘Andrea Fantoni’, l’Accademia di Belle Arti ‘Carrara’, il Liceo Artistico di Bergamo e poi di Lovere (Bg). La sua attività espositiva ha inizio negli anni sessanta con la partecipazione ad alcuni concorsi a cui seguono mostre collettive e personali sia in spazi pubblici che privati e partecipazioni alle più importanti fiere d’arte d’Italia. Fra le collettive più recenti si ricordano: ‘Tetralogia della natura’, un percorso di più esposizioni dedicato ai quattro elementi della natura presso la Galleria Marieschi di Milano; ‘Il corpo e lo sguardo’ presso lo Young Museum, Centro Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Revere (Mn); ‘Viaggio attraverso la ceramica grottesca’ al Decennale del Premio Internazionale di Vietri sul Mare (Sa); ‘XII Biennale d’Arte Sacra’ organizzata dalla Fondazione Stauros Italiana Onlus a San Gabriele - Isola del Gran Sasso (Te) e ‘La nave dei folli’ presso il complesso dell’Oratorio dei Disciplini di Clusone (Bg). Si segnalano inoltre esposizioni organizzate presso: Galleria ArsMedia di Bergamo, Galleria d’Arte Techne Contemporanea di Montelupo Fiorentino (Fi), Galleria Della Pina Arte Contemporanea di Pietrasanta (Lu), Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Gabriele Cappelletti a Milano. Tra le personali: ‘Il dramma della Passione di Cristo’ interamente dedicata all’arte sacra tenutasi a San Giovanni Bianco (Bg) così come quella allestita nello scurolo della Parrocchiale di Vedeseta (Bg); ‘Il mito e la maschera’ presso la Galleria ArsMedia di Bergamo; ‘Sculture’ alla Galleria Pettinato di Roma; ‘Anime di terra’ allestita presso la Libreria Bocca di Milano e ‘Mondo magico’ tenutasi a Brescia nella sala Ss. Filippo e Giacomo e a Bergamo in sala Manzù con il patrocinio della Provincia , a cura di Fernando Noris. Nel 2002 ha ricevuto il primo premio per la scultura alla II Rassegna di Arte Sacra ‘Pulchra Ecclesia’ di Montichiari (Bs), nel 2006 ha ricevuto il ‘Premio Ulisse’ alla carriera conferito dalla Provincia di Bergamo agli scultori del territorio, nel 2008 ha presentato in sala Viterbi, col Patrocinio della Provincia di Bergamo, il volume monografico “Carlo Previtali sculture” a cura di Domenico Montalto ed edito da Skira. Il 14 maggio 2011 è ufficializzata la donazione della scultura "Christus Patiens" al Museo d'Arte Contemporanea del Duomo di Ravello, posto sotto tutela dell'UNESCO. Le sue opere sono presenti in numerosi spazi museali tra cui la Fondazione Museo Interreligioso di Bertinoro (Fc), il museo della Fondazione Stauros di San Gabriele - Isola del Gran Sasso (Te) e il Museo Diocesano di Mantova. Hanno scritto di lui: Lino Lazzari, Barbara Mazzoleni, Lanfranco Ravelli, Alberto Agazzani, Giovanni Serafini, Orietta Pinessi, Enzo Biffi Gentili, Mauro Corradini, Fernando Noris, Elisabetta Calcaterra, Isabella de Stefano, Marina Panetta, Americo Ciani, Andrea D’Agostino, Claudio Caserta, Francesca Bianucci, Chiara Cinelli, Antonia Abbattista Finocchiaro e Domenico Montalto, critico e curatore di numerose esposizioni dello scultore.
03
settembre 2011
Carlo Previtali – Vizi capitali
Dal 03 al 25 settembre 2011
arte contemporanea
Location
MUSEO DIOCESANO FRANCESCO GONZAGA
Mantova, Piazza Virgiliana, 55, (Mantova)
Mantova, Piazza Virgiliana, 55, (Mantova)
Biglietti
intero 6,00 - ridotto 4,00
Orario di apertura
mercoledì - domenica: 9.30 – 12.00 / 15.00 – 17.30
lunedì e martedì: aperto solo a gruppi prenotati
Ingresso al Museo intero 6,00 - ridotto 4,00
Vernissage
3 Settembre 2011, h 18
Editore
LUBRINA
Ufficio stampa
Bianucci Cinelli studio Milano
Autore
Curatore