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Giuseppe Ciccia – SpaziAzione
I nuovi lavori dell’artista rivelano un progetto costruttivo che non imprigiona il segno, ma lo governa con limpida lucidità
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nell’ambito della V^ Edizione della manifestazione “Caffeina
Cultura 2011” il Direttore della Galleria Chigi Arte
Contemporanea Dott Silvio Merlani, propone il nuovo appuntamento
espositivo “SpaziAzione” del Maestro Giuseppe Ciccia, reduce
dall’importante esposizione a Firenze in Palazzo Medici Riccardi, ove
ha riscosso notevoli consensi di pubblico e di critica.
L’attività di Giuseppe Ciccia prende le mosse nel 1963, quando per
la prima volta appare su quotidiani.
Partecipa ai grandi Movimenti dell’Arte Contemporanea, dalla
Pop-Art all’Arte Povera e alle svariate sue performance che
coinvolgono il pubblico in quanto diviene, oltre che spettatore,
parte integrante dell’opera. Nel 1975 fonda il Movimento
Artistico “ASSURGENTISMO”, con il chiaro intento di riportare
l’arte al centro delle vita, alla sua condizione naturale intesa
come evoluzione dello spirito. Aderisce alla X Quadriennale di
Roma “La Nuova Generazione” e dal 1983 al 1987 interviene
alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con delle
Immagini/Azioni “Postcards”, scelte appositamente per evidenziare
un messaggio attraverso un segno pubblicitario estrapolato
dall’architettura della Laguna, evento che l’artista ripete per il
Centenario della Biennale di Venezia.
Le opere di Giuseppe Ciccia vengono presentate a livello
internazionale con esposizioni a Londra, Cannes, Basilea, Dallas,
Madrid, Malta, New York, Boston, Chicago, Miami, Tokio e
all’interno della “State University” del Colorado e del “Sharjah Art
Museum” negli emirati Arabi, Shanghai, Pechino, Dubai.
Per quanto percorsi da un’intensa vibrazione energetica, i
recenti lavori di Giuseppe Ciccia non possono dirsi il risultato di
un’immediatezza convulsa ed irrequieta, di una gestualità legata
alla dimensione corporale. Essi rivelano, piuttosto, un progetto
costruttivo che non imprigiona il segno, ma lo governa con limpida
lucidità, come se all’enfasi gestuale dei lavori precedenti, l’artista
volesse adesso contrapporre una nuova fase della sua ricerca
pittorica, ispirata dalla necessità di un contatto più profondo e
introspettivo non soltanto con se stesso, ma con il proprio essere
nel mondo.
La sintesi degli elementi formali, ottenuta mediante una
pulitura della tavolozza limitata al nero e ai colori primari, indica
che è in atto una riduzione volta ad astrarre dalla precedente
esuberanza una visione più composta, e ad epurare la materia da
ogni eccesso vitalistico per renderla più sobria, per spiritualizzarla.
Superata la concezione dello spazio come “arena” entro cui si
gioca la sfida esistenziale, l’artista predilige, quindi, una matericità
pensosa e controllata, una regia vigile del segno, che non copre
tutta la superficie, ma si limita alla zona centrale, quasi ad evocare
la forza espressiva di una fenditura che si apre in una superficie
altrimenti votata all’uniformità. Sarebbe errato, tuttavia, confondere
quest’esigenza di un controllo formale con l’assenza di una tensione
dialettica di opposti, cui è affidata la resa di un preciso contenuto
esistenziale: la netta predominanza del nero esprime, infatti, un
senso lacerante del presente, un sonno della ragione che spinge
l’uomo contemporaneo nel vortice dell’autodistruzione. Non si
tratta, però, di un abisso senza ritorno, ma di un nero che lascia
affiorare improvvisi bagliori: il colore che incide il vuoto è una
musica che sbriciola il silenzio e che apre un varco di speranza nel
cuore del mondo.
Nelle installazioni, il piano di lettura si arricchisce, invece,
di forti accentuazioni simboliche e spaziali. Oltre alla varietà dei
materiali impiegati, quel che conta è soprattutto la relazione che si
stabilisce tra l’opera e l’ambiente: lo specchio dipinto, in particolare,
rivela le forze latenti nello spazio e si configura come generatore
di segni enigmatici. Forma e colore diventano perciò strumenti
attraverso cui dilatare la percezione dello spettatore, mostrandogli,
nella pluralità della visione, l’insanabile frammentazione della nostra
civiltà interiore.
Daniela Pronestì
Cultura 2011” il Direttore della Galleria Chigi Arte
Contemporanea Dott Silvio Merlani, propone il nuovo appuntamento
espositivo “SpaziAzione” del Maestro Giuseppe Ciccia, reduce
dall’importante esposizione a Firenze in Palazzo Medici Riccardi, ove
ha riscosso notevoli consensi di pubblico e di critica.
L’attività di Giuseppe Ciccia prende le mosse nel 1963, quando per
la prima volta appare su quotidiani.
Partecipa ai grandi Movimenti dell’Arte Contemporanea, dalla
Pop-Art all’Arte Povera e alle svariate sue performance che
coinvolgono il pubblico in quanto diviene, oltre che spettatore,
parte integrante dell’opera. Nel 1975 fonda il Movimento
Artistico “ASSURGENTISMO”, con il chiaro intento di riportare
l’arte al centro delle vita, alla sua condizione naturale intesa
come evoluzione dello spirito. Aderisce alla X Quadriennale di
Roma “La Nuova Generazione” e dal 1983 al 1987 interviene
alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con delle
Immagini/Azioni “Postcards”, scelte appositamente per evidenziare
un messaggio attraverso un segno pubblicitario estrapolato
dall’architettura della Laguna, evento che l’artista ripete per il
Centenario della Biennale di Venezia.
Le opere di Giuseppe Ciccia vengono presentate a livello
internazionale con esposizioni a Londra, Cannes, Basilea, Dallas,
Madrid, Malta, New York, Boston, Chicago, Miami, Tokio e
all’interno della “State University” del Colorado e del “Sharjah Art
Museum” negli emirati Arabi, Shanghai, Pechino, Dubai.
Per quanto percorsi da un’intensa vibrazione energetica, i
recenti lavori di Giuseppe Ciccia non possono dirsi il risultato di
un’immediatezza convulsa ed irrequieta, di una gestualità legata
alla dimensione corporale. Essi rivelano, piuttosto, un progetto
costruttivo che non imprigiona il segno, ma lo governa con limpida
lucidità, come se all’enfasi gestuale dei lavori precedenti, l’artista
volesse adesso contrapporre una nuova fase della sua ricerca
pittorica, ispirata dalla necessità di un contatto più profondo e
introspettivo non soltanto con se stesso, ma con il proprio essere
nel mondo.
La sintesi degli elementi formali, ottenuta mediante una
pulitura della tavolozza limitata al nero e ai colori primari, indica
che è in atto una riduzione volta ad astrarre dalla precedente
esuberanza una visione più composta, e ad epurare la materia da
ogni eccesso vitalistico per renderla più sobria, per spiritualizzarla.
Superata la concezione dello spazio come “arena” entro cui si
gioca la sfida esistenziale, l’artista predilige, quindi, una matericità
pensosa e controllata, una regia vigile del segno, che non copre
tutta la superficie, ma si limita alla zona centrale, quasi ad evocare
la forza espressiva di una fenditura che si apre in una superficie
altrimenti votata all’uniformità. Sarebbe errato, tuttavia, confondere
quest’esigenza di un controllo formale con l’assenza di una tensione
dialettica di opposti, cui è affidata la resa di un preciso contenuto
esistenziale: la netta predominanza del nero esprime, infatti, un
senso lacerante del presente, un sonno della ragione che spinge
l’uomo contemporaneo nel vortice dell’autodistruzione. Non si
tratta, però, di un abisso senza ritorno, ma di un nero che lascia
affiorare improvvisi bagliori: il colore che incide il vuoto è una
musica che sbriciola il silenzio e che apre un varco di speranza nel
cuore del mondo.
Nelle installazioni, il piano di lettura si arricchisce, invece,
di forti accentuazioni simboliche e spaziali. Oltre alla varietà dei
materiali impiegati, quel che conta è soprattutto la relazione che si
stabilisce tra l’opera e l’ambiente: lo specchio dipinto, in particolare,
rivela le forze latenti nello spazio e si configura come generatore
di segni enigmatici. Forma e colore diventano perciò strumenti
attraverso cui dilatare la percezione dello spettatore, mostrandogli,
nella pluralità della visione, l’insanabile frammentazione della nostra
civiltà interiore.
Daniela Pronestì
28
giugno 2011
Giuseppe Ciccia – SpaziAzione
Dal 28 giugno al 07 agosto 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA CHIGI
Viterbo, Via Chigi, 11, (Viterbo)
Viterbo, Via Chigi, 11, (Viterbo)
Orario di apertura
10-12/17-20
Vernissage
28 Giugno 2011, ore 21
Autore