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La via Appia. Laboratorio di mondi possibili tra ferite ancora aperte
L’obiettivo è quello di far conoscere ai cittadini le tappe principali di questa storia che ha visto l’impegno straordinario di personaggi illustri a partire dall’inizio dell’800 (Carlo Fea, Valadier, Canina), per il “ristabilimento” della via e di parte dei suoi monumenti e poi nel secolo successivo per la salvaguardia di questo importante ambito territoriale, affinché non se ne perdessero i caratteri e i valori e perché la strada, con il territorio che attraversa, non si trasformasse in una qualsiasi periferia della città
Comunicato stampa
Segnala l'evento
23 giugno – 11 dicembre 2011
Capo di Bove - Via Appia Antica 222
COMUNICATO STAMPA
Preview stampa mercoledì 22 giugno ore 10.00
“Per tutta la sua lunghezza, per un chilometro e più da una parte e dall’altra la via Appia
era un monumento unico da salvare religiosamente intatto, per la sua storia e per le sue
leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio, per la
vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti…Andava salvata
religiosamente perché da secoli gli uomini di talento di tutto il mondo l’avevano amata,
descritta, dipinta, cantata, trasformandola in realtà fantastica, in momento dello spirito,
creando un’opera d’arte di un’opera d’arte: la Via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di
Atene”
(A. Cederna, da I Gangsters dell’Appia, Il Mondo 8 Settembre 1953).
La mostra fotografica “La via Appia. Laboratorio di mondi possibili” vuole essere un
contributo alla conoscenza della storia recente dell’Appia. È allestita nella sede di Capo
di Bove, sulla Via Appia, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza Speciale per i Beni
Archeologici di Roma per accrescere il patrimonio pubblico dell’Appia e incrementare
la conoscenza di questi luoghi dell’antichità.
molteplici attività: punto di incontri culturali, sosta per la visita dell’antica strada e dei suoi
monumenti, sede dell’archivio di Antonio Cederna e del Sistema Informativo dell’Appia.
Le circa 80 immagini fotografiche presentate sono solo una minima parte del repertorio
ricchissimo che ha interessato l’Appia e si riferiscono a diversi periodi: dall’800 all’ inizio
del ‘900, gli anni tra il 1950 e il 1970 e oggi.
Oggi Capo di Bove è laboratorio di
Si tratta di vedute eseguite per lo più da chi ha frequentato e frequenta l’Appia con
occhio attento per motivi di studio, ricerca, cronaca. In questo arco di tempo il paesaggio
dell’Appia si è radicalmente modificato, a volte in meglio, per lo più in peggio come è
illustrato, se pur in modo parziale, da alcune situazioni. Gli autori delle foto storiche
sono, tra gli altri, John Henry Parker (1806 -1884), Dora e Agnese Bulwer (1890-1930
ca.), Esther Boise Van Deman (1862-1937), James e Domenico Anderson (1813-1877),
Thomas Ashby (1891-1925). Alcune foto esposte fanno parte dell’Archivio Cederna, le più
recenti sono state realizzate da Stefano Castellani.
L’obiettivo è quello di far conoscere ai cittadini le tappe principali di questa storia che ha
visto l’impegno straordinario di personaggi illustri a partire dall’inizio dell’800 (Carlo Fea,
Valadier, Canina), per il “ristabilimento” della via e di parte dei suoi monumenti e poi nel
secolo successivo per la salvaguardia di questo importante ambito territoriale, affinché non
se ne perdessero i caratteri e i valori e perché la strada, con il territorio che attraversa, non
si trasformasse in una qualsiasi periferia della città.
L’Appia rappresenta il simbolo di tante battaglie, di proposte di legge, di iniziative popolari,
di lotta all’abusivismo che qui, purtroppo, ha trovato una delle massime espressioni,
ma non ha perduto completamente il suo fascino dato dai numerosi monumenti, ancora
conservati in una sequenza straordinaria, e dal paesaggio che si è costituito nei secoli
Quello che è diventato pubblico ha costituito un’occasione di crescita per la conoscenza
della storia antica e l’applicazione di metodi di ricerca, restauro e valorizzazione. Quello
che è in proprietà privata, troppo spesso ha subito trasformazioni più o meno gravi,
nell’esclusivo interesse individuale, violando regole indirizzate al rispetto dei valori del
territorio dell’Appia. Per questo motivo è necessario non smettere di sperare in misure per
un progetto in favore dell’Appia che ne sancisca i valori attraverso il reintegro di uno stato
di legalità, con il fine primario di offrire alla comunità il godimento dell’insieme di storia,
archeologia, paesaggio, natura che questo territorio racchiude.
E infatti il sottotitolo della mostra, “Laboratorio di mondi possibili”, vuole significare che
è ancora credibile intervenire, lavorare, per conoscere e far riemergere brani di storia,
attuare metodi di recupero e conservazione del patrimonio e opere per renderlo fruibile
da parte di tutti, come è avvenuto per la Villa dei Quintili, per S. Maria Nova, per Capo di
Bove, secondo l’esempio ottocentesco portato a compimento da Luigi Canina.
Nella trascrizione grafica del titolo VIA APPIA diventa MIA, ossia di ogni cittadino, nel
momento in cui queste azioni di recupero vengono portate a termine.
Attraverso le immagini presentate nella mostra si può conoscere come sia stata e sia
l’Appia di tutti, attraverso le vedute di fotografi dei secoli scorsi, che rimanevano incantati
dall’imponenza dei monumenti nel paesaggio sconfinato. Attraverso le fotografie e le
denunce di personaggi come Antonio Cederna, invece, si osserva la graduale distruzione;
l’obiettivo attento di Stefano Castellani, che documenta tutto il lavoro svolto dalla
Soprintendenza, cattura anche le suggestioni che i monumenti e i luoghi conservano
In alcuni pannelli della mostra sono stati focalizzati punti di estremo interesse nel costante
monitoraggio della salvaguardia del territorio: sono state riassunte le tappe principali della
tutela dell’Appia, raccontata anche con documenti d’archivio e alcuni articoli di giornali.
Fotografie aeree scattate in periodi diversi illustrano come si sia modificato l’agro romano
attraversato dall’asse della Via Appia. E, infine, una esemplificazione di come i dati di
questo immenso patrimonio sono gestiti: un Sistema Informativo che, all’interno di una più
ampia classificazione dell’intero patrimonio della Soprintendenza, si sofferma sull’Appia.
La mostra è accompagnata da una raccolta di saggi nella collana Pesci Rossi edita da
Electa dal titolo La via Appia, il bianco e il nero di un patrimonio italiano.
Capo di Bove - Via Appia Antica 222
COMUNICATO STAMPA
Preview stampa mercoledì 22 giugno ore 10.00
“Per tutta la sua lunghezza, per un chilometro e più da una parte e dall’altra la via Appia
era un monumento unico da salvare religiosamente intatto, per la sua storia e per le sue
leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio, per la
vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti…Andava salvata
religiosamente perché da secoli gli uomini di talento di tutto il mondo l’avevano amata,
descritta, dipinta, cantata, trasformandola in realtà fantastica, in momento dello spirito,
creando un’opera d’arte di un’opera d’arte: la Via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di
Atene”
(A. Cederna, da I Gangsters dell’Appia, Il Mondo 8 Settembre 1953).
La mostra fotografica “La via Appia. Laboratorio di mondi possibili” vuole essere un
contributo alla conoscenza della storia recente dell’Appia. È allestita nella sede di Capo
di Bove, sulla Via Appia, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza Speciale per i Beni
Archeologici di Roma per accrescere il patrimonio pubblico dell’Appia e incrementare
la conoscenza di questi luoghi dell’antichità.
molteplici attività: punto di incontri culturali, sosta per la visita dell’antica strada e dei suoi
monumenti, sede dell’archivio di Antonio Cederna e del Sistema Informativo dell’Appia.
Le circa 80 immagini fotografiche presentate sono solo una minima parte del repertorio
ricchissimo che ha interessato l’Appia e si riferiscono a diversi periodi: dall’800 all’ inizio
del ‘900, gli anni tra il 1950 e il 1970 e oggi.
Oggi Capo di Bove è laboratorio di
Si tratta di vedute eseguite per lo più da chi ha frequentato e frequenta l’Appia con
occhio attento per motivi di studio, ricerca, cronaca. In questo arco di tempo il paesaggio
dell’Appia si è radicalmente modificato, a volte in meglio, per lo più in peggio come è
illustrato, se pur in modo parziale, da alcune situazioni. Gli autori delle foto storiche
sono, tra gli altri, John Henry Parker (1806 -1884), Dora e Agnese Bulwer (1890-1930
ca.), Esther Boise Van Deman (1862-1937), James e Domenico Anderson (1813-1877),
Thomas Ashby (1891-1925). Alcune foto esposte fanno parte dell’Archivio Cederna, le più
recenti sono state realizzate da Stefano Castellani.
L’obiettivo è quello di far conoscere ai cittadini le tappe principali di questa storia che ha
visto l’impegno straordinario di personaggi illustri a partire dall’inizio dell’800 (Carlo Fea,
Valadier, Canina), per il “ristabilimento” della via e di parte dei suoi monumenti e poi nel
secolo successivo per la salvaguardia di questo importante ambito territoriale, affinché non
se ne perdessero i caratteri e i valori e perché la strada, con il territorio che attraversa, non
si trasformasse in una qualsiasi periferia della città.
L’Appia rappresenta il simbolo di tante battaglie, di proposte di legge, di iniziative popolari,
di lotta all’abusivismo che qui, purtroppo, ha trovato una delle massime espressioni,
ma non ha perduto completamente il suo fascino dato dai numerosi monumenti, ancora
conservati in una sequenza straordinaria, e dal paesaggio che si è costituito nei secoli
Quello che è diventato pubblico ha costituito un’occasione di crescita per la conoscenza
della storia antica e l’applicazione di metodi di ricerca, restauro e valorizzazione. Quello
che è in proprietà privata, troppo spesso ha subito trasformazioni più o meno gravi,
nell’esclusivo interesse individuale, violando regole indirizzate al rispetto dei valori del
territorio dell’Appia. Per questo motivo è necessario non smettere di sperare in misure per
un progetto in favore dell’Appia che ne sancisca i valori attraverso il reintegro di uno stato
di legalità, con il fine primario di offrire alla comunità il godimento dell’insieme di storia,
archeologia, paesaggio, natura che questo territorio racchiude.
E infatti il sottotitolo della mostra, “Laboratorio di mondi possibili”, vuole significare che
è ancora credibile intervenire, lavorare, per conoscere e far riemergere brani di storia,
attuare metodi di recupero e conservazione del patrimonio e opere per renderlo fruibile
da parte di tutti, come è avvenuto per la Villa dei Quintili, per S. Maria Nova, per Capo di
Bove, secondo l’esempio ottocentesco portato a compimento da Luigi Canina.
Nella trascrizione grafica del titolo VIA APPIA diventa MIA, ossia di ogni cittadino, nel
momento in cui queste azioni di recupero vengono portate a termine.
Attraverso le immagini presentate nella mostra si può conoscere come sia stata e sia
l’Appia di tutti, attraverso le vedute di fotografi dei secoli scorsi, che rimanevano incantati
dall’imponenza dei monumenti nel paesaggio sconfinato. Attraverso le fotografie e le
denunce di personaggi come Antonio Cederna, invece, si osserva la graduale distruzione;
l’obiettivo attento di Stefano Castellani, che documenta tutto il lavoro svolto dalla
Soprintendenza, cattura anche le suggestioni che i monumenti e i luoghi conservano
In alcuni pannelli della mostra sono stati focalizzati punti di estremo interesse nel costante
monitoraggio della salvaguardia del territorio: sono state riassunte le tappe principali della
tutela dell’Appia, raccontata anche con documenti d’archivio e alcuni articoli di giornali.
Fotografie aeree scattate in periodi diversi illustrano come si sia modificato l’agro romano
attraversato dall’asse della Via Appia. E, infine, una esemplificazione di come i dati di
questo immenso patrimonio sono gestiti: un Sistema Informativo che, all’interno di una più
ampia classificazione dell’intero patrimonio della Soprintendenza, si sofferma sull’Appia.
La mostra è accompagnata da una raccolta di saggi nella collana Pesci Rossi edita da
Electa dal titolo La via Appia, il bianco e il nero di un patrimonio italiano.
23
giugno 2011
La via Appia. Laboratorio di mondi possibili tra ferite ancora aperte
Dal 23 giugno all'undici dicembre 2011
fotografia
Location
CAPO DI BOVE
Roma, Via Appia Antica, 222, (Roma)
Roma, Via Appia Antica, 222, (Roma)
Orario di apertura
dalle 10 alle 16 – domenica dalle 10 alle 18
Editore
ELECTA