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Az.Namusn.Art – Anarcheology
Mediante l’arte Az.Namusn.Art propone un risveglio delle coscienze. Però non è mai una sveglia cordiale, amichevole
Comunicato stampa
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SOPRA E CONTROL’ARCHEOLOGIA
Il titolo di questa ulteriore iniziativanata dallo sdegno civile di Az.Namusn.Art, si presta a numerose letture. Ilprefisso “ana”, in greco può significare tanto “sopra”, che “contro”. Credopure che abbia a che fare anche con l’anarchia. Insomma, ci stiano tutte leinterpretazioni. Stavolta, però, gli artisti turritani hanno davvero toccato diversinervi scoperti. E provocato un cortocircuito cittadino che non risparmianessuno.
Dal 2006 le loro attività siconcentrano su temi sociali. Spesso prendonospunto dagli enormi spazi abbandonati della zona industriale di Porto Torres, ancorain attesa di bonifica. Questa poco romantica ispirazione, negli anni, ha dato vitaa numerose “derive” in quella sorta di noman’s land, che si estende su un’area di circa tre volte quella abitata.Qui, tra i danni ambientali del recente collasso industriale sardo e la listanera delle morti per tumore, è maturato il disgusto per le istituzioni locali,incapaci di gestire il fallimento di quell’utopia produttiva impostadall’esterno. Non solo. Sotto la scure della loro indignazione, è caduta anchela diffusa cultura del fatalismo, soprattutto giovanile, condivisa dallamaggior parte della popolazione.
Ecco che, tra aree dismesse –tutt’oggi non bonificate –, fatiscenti capannoni abbandonati, pomeriggi passatial bar, l’identità dei cittadini viene inghiottita in una quotidianità logora,rancorosa, priva di prospettive. Un nichilismo immoto. Il rifiuto radicaledella speranza, uccisa dall’apatia.
Mediante l’arte, invece,Az.Namusn.Art propone un risveglio delle coscienze. Però non è mai una svegliacordiale, amichevole. Infatti, non è più tempo per tortuosi panegirici o soffusesollecitazioni culturali. Con il maglio della frustrazione di una cittadinanzaintera a dettare il ritmo, Az.Namusn.Art fa esplodere tutta la sua rabbiosacreatività. Sideralmente lontani dall’ovvietà delle scuole d’arte locali,imprendibili, incorruttibili, abusivi per necessità antropologica, gliAz.Namusn.Art avanzano modelli di riflessione, non soluzioni rassicuranti.
Questa volta, con lacollaborazione di due giovani archeologi disoccupati, e aggirando i numerosidivieti d’accesso, si sono introdotti in uno degli stabili più decrepiti dellazona. Hanno individuato la bocca di un vecchio forno per fondere il ferro, e lìhanno allestito un vero e proprio cantiere di scavo. Nel pieno rispetto dellepratiche archeologiche, questo mostro ecologico è stato trattato con ladelicatezza che si dedica ai ritrovamenti delle più antiche civiltà sepolte.Hanno infine portato in luce una miriade di reperti, che testimoniano la vitadell’intera ferriera. I vari materiali raccolti, accuratamente catalogati dagliarcheologi, infine andranno ad aggiungersi clandestinamente alla vasta collezionedi reperti della città di TurrisLibisonis, risalenti al II secolo,conservati nel museo AntiquariumTurritano di Porto Torres.
Anarcheology, quindi, è il pugno chiuso della contro-archeologia,che si abbatte sull’ignavia della popolazione. È il sinistro risuonare di unacontro-scienza implacabile nello svelare l’ipocrisia della classe dirigente. Èil martellante richiamo di un contro-turismo da imporre ad una visione comunqueedulcorata (che sia barbarica o balneare, poco importa) di una terra ancoratroppo amara, per essere amata semplicemente per quello che è.
Maurizio Coccia
Il titolo di questa ulteriore iniziativanata dallo sdegno civile di Az.Namusn.Art, si presta a numerose letture. Ilprefisso “ana”, in greco può significare tanto “sopra”, che “contro”. Credopure che abbia a che fare anche con l’anarchia. Insomma, ci stiano tutte leinterpretazioni. Stavolta, però, gli artisti turritani hanno davvero toccato diversinervi scoperti. E provocato un cortocircuito cittadino che non risparmianessuno.
Dal 2006 le loro attività siconcentrano su temi sociali. Spesso prendonospunto dagli enormi spazi abbandonati della zona industriale di Porto Torres, ancorain attesa di bonifica. Questa poco romantica ispirazione, negli anni, ha dato vitaa numerose “derive” in quella sorta di noman’s land, che si estende su un’area di circa tre volte quella abitata.Qui, tra i danni ambientali del recente collasso industriale sardo e la listanera delle morti per tumore, è maturato il disgusto per le istituzioni locali,incapaci di gestire il fallimento di quell’utopia produttiva impostadall’esterno. Non solo. Sotto la scure della loro indignazione, è caduta anchela diffusa cultura del fatalismo, soprattutto giovanile, condivisa dallamaggior parte della popolazione.
Ecco che, tra aree dismesse –tutt’oggi non bonificate –, fatiscenti capannoni abbandonati, pomeriggi passatial bar, l’identità dei cittadini viene inghiottita in una quotidianità logora,rancorosa, priva di prospettive. Un nichilismo immoto. Il rifiuto radicaledella speranza, uccisa dall’apatia.
Mediante l’arte, invece,Az.Namusn.Art propone un risveglio delle coscienze. Però non è mai una svegliacordiale, amichevole. Infatti, non è più tempo per tortuosi panegirici o soffusesollecitazioni culturali. Con il maglio della frustrazione di una cittadinanzaintera a dettare il ritmo, Az.Namusn.Art fa esplodere tutta la sua rabbiosacreatività. Sideralmente lontani dall’ovvietà delle scuole d’arte locali,imprendibili, incorruttibili, abusivi per necessità antropologica, gliAz.Namusn.Art avanzano modelli di riflessione, non soluzioni rassicuranti.
Questa volta, con lacollaborazione di due giovani archeologi disoccupati, e aggirando i numerosidivieti d’accesso, si sono introdotti in uno degli stabili più decrepiti dellazona. Hanno individuato la bocca di un vecchio forno per fondere il ferro, e lìhanno allestito un vero e proprio cantiere di scavo. Nel pieno rispetto dellepratiche archeologiche, questo mostro ecologico è stato trattato con ladelicatezza che si dedica ai ritrovamenti delle più antiche civiltà sepolte.Hanno infine portato in luce una miriade di reperti, che testimoniano la vitadell’intera ferriera. I vari materiali raccolti, accuratamente catalogati dagliarcheologi, infine andranno ad aggiungersi clandestinamente alla vasta collezionedi reperti della città di TurrisLibisonis, risalenti al II secolo,conservati nel museo AntiquariumTurritano di Porto Torres.
Anarcheology, quindi, è il pugno chiuso della contro-archeologia,che si abbatte sull’ignavia della popolazione. È il sinistro risuonare di unacontro-scienza implacabile nello svelare l’ipocrisia della classe dirigente. Èil martellante richiamo di un contro-turismo da imporre ad una visione comunqueedulcorata (che sia barbarica o balneare, poco importa) di una terra ancoratroppo amara, per essere amata semplicemente per quello che è.
Maurizio Coccia
28
maggio 2011
Az.Namusn.Art – Anarcheology
Dal 28 maggio al 24 giugno 2011
arte contemporanea
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO – ANTIQUARIUM TURRITANO
Porto Torres, Via Ponte Romano, 97, (Sassari)
Porto Torres, Via Ponte Romano, 97, (Sassari)
Vernissage
28 Maggio 2011, ore 18
Sito web
www.aznamusnart.org
Autore