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Gino Ruggeri
mostra di pittura
Comunicato stampa
Segnala l'evento
*Gino Ruggeri* nasce a Roma nel 1974.
Dopo aver frequentato la Facolta' di Architettura e quella di Ingegneria
presso l'Università' la Sapienza di Roma, l'Istituto Superiore di
Fotografia e Comunicazione Integrata, inizia la collaborazione come
assistente di fotografi e pittori entrando in contatto con l'ambiente
artistico romano.
Attraverso le differenti tecniche pittoriche, l'uso della fotografia e del
video, delinea la sua passione per l'arte e la comunicazione con la
continua ricerca del mezzo espressivo piu' efficace.
Superando la soggettività' della lettura di un opera, esprime concetti
socio-culturali mediandosi come narratore tra simboli classici e tecniche
contemporanee.
*Mostre Pittura*
2011
Personale
Sala Spazio Cerere, Fondazione Cerere
Roma
Personale
Galleria d'Arte Il Marzocco
Roma
2010
Personale
Les Jours de France á Rome
Laboratorio 51
Roma
Personale
10a Semaine Italienne
Antichambre, Marie du 13o
Parigi
2008
Esposizione e studio
Kunsthaus Tacheles
Berlino
2007
Personale
Maud Art
Roma
2004/2005
Personale
"Notte Bianca" di Roma
Studio 101
Roma
Collettiva
Contemporary Gallery
Pescara.
Collettiva
Rome Art&Showcase
Roma
*Mostre Fotografia*
2010
Collettiva
TakeAwayGallery
Roma
2009
Collettiva
Galleria Hofficina d'Arte
Roima
2008
Esposizione e studio
Kunsthaus Tacheles
Berlino
2007
Collettiva
Comune di Bolsena
A cura IFCI
Bolsena (VT)
2006
Collettiva
"Rome Jazz Festival"
Roma
Collettiva
"Cavalcata Sarda"
Sassari
Personale
"Jazz in Festival"
Ronciglione (VT)
2005
Personale
Complesso Industriale
Avezzano
2004
Collettiva
Art & Showcase
Roma
*Programma mostra Spazio Cerere:*
10/5
ore 18.00-21.00
Vernissage.
11/5-12/5
ore 18.00-21.00
Mostra a porte aperte.
13/5
ore 18.00-24.00
Finissage con piccolo bar.
MUSIC by EDPORTH.
14/5
ore 18.00-21.00
Porte aperte per la chiusura.
*Introduzione alle opere:*
*
*
La matrice è espressionista.
Nell’opera di Gino Ruggeri l’oggettivazione del linguaggio è
contrapposizione alla soggettività dell’immagine mediata che l’artista
persegue non con atonici stilismi personalistici, ma facendo elaborare la
realtà dalla sua coscienza soggettiva. Una critica presa d’atto che sfocia
nella ribellione dello spirito sulla materia e che permette all’autore di
conseguire proprio quella base che caratterizza la poetica espressionista.
Chiaramente di un nuovo espressionismo con l’evidenziazione delle istanze
sociali e la contrapposizione della vita reale alla edulcorata vita virtuale
dei media omologati.
Via quindi i pescecani d’industria, i generali, mutilati, i deracinè
sfessati di George Groz, i manichini manierati di Ernst Ludwig Kirchner, o
gli evangelici di Nolde (archetipi emergenti dell’Espressionismo storico;
Germania 1905- 1925), per archetipi sociali fermati nell’emergere delle
nuove istanze, addomesticati (cito quanto ha scritto lo stesso Gino Ruggeri,
in un suo accenno di poetica) nella “sottomissione degli istinti dell’uomo
contemporaneo".
Un rimando e un contrappunto di episodi con valenze che sconfinano nella
“cieca difesa dell’istinto”, costringendo l’osservatore a spostare la sua
angolazione di lettura, dal fiabesco reame alla cruda, e volutamente negata,
attualità.
In ogni quadro di Gino Ruggeri, consciamente o inconsciamente, si enuclea
l’istinto della razza che non ammette inutili giri di parole e, di fronte
alle barbarie e ai rigurgiti razzisti della quotidianità, prende posizione
e denuncia il sopruso con inaudita severità critica. Nel procedere del
discorso deve però, giocoforza, mutare anche il ruolo intermedio
dell’artista, il quale non è più il cantore di un mieloso sentimentalismo,
ma l’artefice solitario di idee chiave per indispensabili soluzioni sociali;
ci riesce esternando il suo “grido sulla tela”, ottenuto con grumi di
materia, rapide pennellate, uso, più o meno corposo, di paste gessose.
Anche i colori concorrono al ruolo. Quasi sempre bigi o B. e N.
fotografico.
Raramente accesi da tonalità agre (verde prato, giallo, bianco) scelti per
annullare il piacere, quasi edonistico, dell’Happy end finale.
In un certo senso quella di Gino Ruggeri è una corrente di comunicazione
formale in cui lo spettatore, per capirla e amarla, deve apprezzare il
simbolismo di un soggetto sottinteso o semplicemente accennato. Si ha così
un approccio scientifico per la frattura che in esso avviene tra gli
esternisti dell’arte sempre a caccia di continua visibilità e i
propugnatori di un pensiero profondo che sconfina quasi in una fede di
politica sociale.
D’altronde, per capirla, basta scorrere i Temi. Sottomissione, Difesa,
Differenze, Pietà, Resistenza, Anything Beyond the line, Hat into the ring,
Cloudy noodes, tutte opere di grande dimensioni in cui Gino Ruggeri esterna
il suo credo di “Arte per pochi”, ossia di arte per iniziati con la
ricostruzione di una nuova figurazione critico- sociale. E’ il
conseguimento di una politica comunicativa basata sulla rilettura d’eventi
popolari in chiave grottesca, permettendosi soltanto il narcisistico vezzo
di porsi, al centro, come critico osservatore; regista, capocomico di un
nuovo caravanserraglio, deus ex machina di storie, soltanto
apparentemente, inesistenti.
Ecco allora materializzarsi la fila di bambini occhieggianti al
di là della linea in un solitario rimando, le gambe penzolanti di cloudy
noodles. O ancora la sinopia dei volti riportata con la forza gestuale
della pennellata smussata, e ovattata dalla pastosità dell’acrilico. Il
tutto per la necessità di un confronto globale dove le differenze si
evincono nel lumeggiare la bellezza della vita. Poiché, al di là di tutto,
nei quadri di
Gino Ruggeri, c’è sempre il pregio “dell’elevazione personale”, con
“l’anarchia” dell’artista solitario che è il vero coibente dell’essere e del
creare.
Pierluigi Albertoni, Storico dell'Arte.
Dopo aver frequentato la Facolta' di Architettura e quella di Ingegneria
presso l'Università' la Sapienza di Roma, l'Istituto Superiore di
Fotografia e Comunicazione Integrata, inizia la collaborazione come
assistente di fotografi e pittori entrando in contatto con l'ambiente
artistico romano.
Attraverso le differenti tecniche pittoriche, l'uso della fotografia e del
video, delinea la sua passione per l'arte e la comunicazione con la
continua ricerca del mezzo espressivo piu' efficace.
Superando la soggettività' della lettura di un opera, esprime concetti
socio-culturali mediandosi come narratore tra simboli classici e tecniche
contemporanee.
*Mostre Pittura*
2011
Personale
Sala Spazio Cerere, Fondazione Cerere
Roma
Personale
Galleria d'Arte Il Marzocco
Roma
2010
Personale
Les Jours de France á Rome
Laboratorio 51
Roma
Personale
10a Semaine Italienne
Antichambre, Marie du 13o
Parigi
2008
Esposizione e studio
Kunsthaus Tacheles
Berlino
2007
Personale
Maud Art
Roma
2004/2005
Personale
"Notte Bianca" di Roma
Studio 101
Roma
Collettiva
Contemporary Gallery
Pescara.
Collettiva
Rome Art&Showcase
Roma
*Mostre Fotografia*
2010
Collettiva
TakeAwayGallery
Roma
2009
Collettiva
Galleria Hofficina d'Arte
Roima
2008
Esposizione e studio
Kunsthaus Tacheles
Berlino
2007
Collettiva
Comune di Bolsena
A cura IFCI
Bolsena (VT)
2006
Collettiva
"Rome Jazz Festival"
Roma
Collettiva
"Cavalcata Sarda"
Sassari
Personale
"Jazz in Festival"
Ronciglione (VT)
2005
Personale
Complesso Industriale
Avezzano
2004
Collettiva
Art & Showcase
Roma
*Programma mostra Spazio Cerere:*
10/5
ore 18.00-21.00
Vernissage.
11/5-12/5
ore 18.00-21.00
Mostra a porte aperte.
13/5
ore 18.00-24.00
Finissage con piccolo bar.
MUSIC by EDPORTH.
14/5
ore 18.00-21.00
Porte aperte per la chiusura.
*Introduzione alle opere:*
*
*
La matrice è espressionista.
Nell’opera di Gino Ruggeri l’oggettivazione del linguaggio è
contrapposizione alla soggettività dell’immagine mediata che l’artista
persegue non con atonici stilismi personalistici, ma facendo elaborare la
realtà dalla sua coscienza soggettiva. Una critica presa d’atto che sfocia
nella ribellione dello spirito sulla materia e che permette all’autore di
conseguire proprio quella base che caratterizza la poetica espressionista.
Chiaramente di un nuovo espressionismo con l’evidenziazione delle istanze
sociali e la contrapposizione della vita reale alla edulcorata vita virtuale
dei media omologati.
Via quindi i pescecani d’industria, i generali, mutilati, i deracinè
sfessati di George Groz, i manichini manierati di Ernst Ludwig Kirchner, o
gli evangelici di Nolde (archetipi emergenti dell’Espressionismo storico;
Germania 1905- 1925), per archetipi sociali fermati nell’emergere delle
nuove istanze, addomesticati (cito quanto ha scritto lo stesso Gino Ruggeri,
in un suo accenno di poetica) nella “sottomissione degli istinti dell’uomo
contemporaneo".
Un rimando e un contrappunto di episodi con valenze che sconfinano nella
“cieca difesa dell’istinto”, costringendo l’osservatore a spostare la sua
angolazione di lettura, dal fiabesco reame alla cruda, e volutamente negata,
attualità.
In ogni quadro di Gino Ruggeri, consciamente o inconsciamente, si enuclea
l’istinto della razza che non ammette inutili giri di parole e, di fronte
alle barbarie e ai rigurgiti razzisti della quotidianità, prende posizione
e denuncia il sopruso con inaudita severità critica. Nel procedere del
discorso deve però, giocoforza, mutare anche il ruolo intermedio
dell’artista, il quale non è più il cantore di un mieloso sentimentalismo,
ma l’artefice solitario di idee chiave per indispensabili soluzioni sociali;
ci riesce esternando il suo “grido sulla tela”, ottenuto con grumi di
materia, rapide pennellate, uso, più o meno corposo, di paste gessose.
Anche i colori concorrono al ruolo. Quasi sempre bigi o B. e N.
fotografico.
Raramente accesi da tonalità agre (verde prato, giallo, bianco) scelti per
annullare il piacere, quasi edonistico, dell’Happy end finale.
In un certo senso quella di Gino Ruggeri è una corrente di comunicazione
formale in cui lo spettatore, per capirla e amarla, deve apprezzare il
simbolismo di un soggetto sottinteso o semplicemente accennato. Si ha così
un approccio scientifico per la frattura che in esso avviene tra gli
esternisti dell’arte sempre a caccia di continua visibilità e i
propugnatori di un pensiero profondo che sconfina quasi in una fede di
politica sociale.
D’altronde, per capirla, basta scorrere i Temi. Sottomissione, Difesa,
Differenze, Pietà, Resistenza, Anything Beyond the line, Hat into the ring,
Cloudy noodes, tutte opere di grande dimensioni in cui Gino Ruggeri esterna
il suo credo di “Arte per pochi”, ossia di arte per iniziati con la
ricostruzione di una nuova figurazione critico- sociale. E’ il
conseguimento di una politica comunicativa basata sulla rilettura d’eventi
popolari in chiave grottesca, permettendosi soltanto il narcisistico vezzo
di porsi, al centro, come critico osservatore; regista, capocomico di un
nuovo caravanserraglio, deus ex machina di storie, soltanto
apparentemente, inesistenti.
Ecco allora materializzarsi la fila di bambini occhieggianti al
di là della linea in un solitario rimando, le gambe penzolanti di cloudy
noodles. O ancora la sinopia dei volti riportata con la forza gestuale
della pennellata smussata, e ovattata dalla pastosità dell’acrilico. Il
tutto per la necessità di un confronto globale dove le differenze si
evincono nel lumeggiare la bellezza della vita. Poiché, al di là di tutto,
nei quadri di
Gino Ruggeri, c’è sempre il pregio “dell’elevazione personale”, con
“l’anarchia” dell’artista solitario che è il vero coibente dell’essere e del
creare.
Pierluigi Albertoni, Storico dell'Arte.
10
maggio 2011
Gino Ruggeri
Dal 10 al 14 maggio 2011
giovane arte
Location
SPAZIO CERERE
Roma, Via Degli Ausoni, 1/3, (Roma)
Roma, Via Degli Ausoni, 1/3, (Roma)
Autore