Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Massimo Baldari – Fine Art Naples
Ai bei tempi della Polaroid Massimo Baldari diceva che la fotografia ruba l’anima, come sostenevano gli indiani
del Nord America, i quali certamente non erano molto fotogenici. Si trattava di autoreferenziale nichilismo
tecnologico – che però ha fatto scuola – cui il nostro autore ricorreva al fine di spiegare i motivi per i quali non
aveva portato con sé, in quella determinata occasione, la macchina fotografica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Ai bei tempi della Polaroid Massimo Baldari diceva che la fotografia ruba l’anima, come sostenevano gli indiani
del Nord America, i quali certamente non erano molto fotogenici. Si trattava di autoreferenziale nichilismo
tecnologico – che però ha fatto scuola – cui il nostro autore ricorreva al fine di spiegare i motivi per i quali non
aveva portato con sé, in quella determinata occasione, la macchina fotografica. Una scusa così congegnata
risultava il più delle volte convincente: in realtà voleva indurre a immaginare un fotografo di esperienza, che in
certe occasioni aveva il coraggio di rinunciare alla propria ispirazione per motivi, diciamo così, filosofico -
alternativi. Baldari racconta che a quei bei tempi aveva appena toccato l’intima natura della fotografia e già si
sentiva bloccato, quasi folgorato (o intimidito dalla complessità e dalle potenzialità del ciclo scatto-camera oscuraimmagine). Risultato: addio fotografia e diamoci dentro con il mestiere del cronista, che ci pensassero gli altri ad
armeggiare con inquadrature e tempi di posa, io scelgo la parola.
E poi ecco, alle soglie dei sessant’anni, la riscoperta della fotografia dopo la lunga pausa dovuta alla durezza
dell’attività prescelta e alle combinazioni della vita, mettendo però in gioco l’esperienza acquisita nel campo delle
nuove tecnologie per sfruttare al massimo le opportunità offerte dal digitale. È dal 2007 che Baldari ha ripreso in
mano, con una certa costanza, la macchina fotografica, tornando infine, dopo gli iniziali entusiasmi coloristici,
alle atmosfere del bianco e nero sotto la spinta di premesse teoriche e motivazioni personali. La sistematica
sovrapposizione di versioni della stessa immagine a colori e in bianco e nero – che è la caratteristica principale delle
sue produzioni – deriva dalla convinzione che nella maggior parte dei casi solo il bianco e nero può svelare la
coerenza interna di uno scatto e portare alla superficie le linee di forza che fanno vibrare corde assopite
del Nord America, i quali certamente non erano molto fotogenici. Si trattava di autoreferenziale nichilismo
tecnologico – che però ha fatto scuola – cui il nostro autore ricorreva al fine di spiegare i motivi per i quali non
aveva portato con sé, in quella determinata occasione, la macchina fotografica. Una scusa così congegnata
risultava il più delle volte convincente: in realtà voleva indurre a immaginare un fotografo di esperienza, che in
certe occasioni aveva il coraggio di rinunciare alla propria ispirazione per motivi, diciamo così, filosofico -
alternativi. Baldari racconta che a quei bei tempi aveva appena toccato l’intima natura della fotografia e già si
sentiva bloccato, quasi folgorato (o intimidito dalla complessità e dalle potenzialità del ciclo scatto-camera oscuraimmagine). Risultato: addio fotografia e diamoci dentro con il mestiere del cronista, che ci pensassero gli altri ad
armeggiare con inquadrature e tempi di posa, io scelgo la parola.
E poi ecco, alle soglie dei sessant’anni, la riscoperta della fotografia dopo la lunga pausa dovuta alla durezza
dell’attività prescelta e alle combinazioni della vita, mettendo però in gioco l’esperienza acquisita nel campo delle
nuove tecnologie per sfruttare al massimo le opportunità offerte dal digitale. È dal 2007 che Baldari ha ripreso in
mano, con una certa costanza, la macchina fotografica, tornando infine, dopo gli iniziali entusiasmi coloristici,
alle atmosfere del bianco e nero sotto la spinta di premesse teoriche e motivazioni personali. La sistematica
sovrapposizione di versioni della stessa immagine a colori e in bianco e nero – che è la caratteristica principale delle
sue produzioni – deriva dalla convinzione che nella maggior parte dei casi solo il bianco e nero può svelare la
coerenza interna di uno scatto e portare alla superficie le linee di forza che fanno vibrare corde assopite
06
maggio 2011
Massimo Baldari – Fine Art Naples
Dal 06 maggio al 06 giugno 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PICAGALLERY
Napoli, Vico Vetriera, 16, (Napoli)
Napoli, Vico Vetriera, 16, (Napoli)
Orario di apertura
ore 10.30 - 13.00/17.30 – 19.30
Vernissage
6 Maggio 2011, ore 18 no stop
Autore