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30
giugno 2010
fino al 3.VII.2010 Richard Marquis Venezia, Caterina Tognon
venezia
Un maestro vetraio statunitense torna in laguna. Fra piatti di murrine e collage di canne di vetro. Una grande perizia tecnica, che esplora con ironia episodi storici. Bizzarri e poco noti...
La manualità è un aspetto ormai
trascurato nella valutazione e nella creazione di un’opera d’arte. Tanto che
esistono studi di professionisti in grado di prestar opera per dare forma alle
idee di un artista, e la lavorazione di certi materiali viene lasciata alla
maestria di valenti artigiani. Si tratta di un atteggiamento ormai diffuso e
storicizzato, a cui verso la metà degli anni ‘60 cercò di opporsi un gruppo di
artisti americani, riunitisi attorno a Ron Nagel e Peter Voulkos, interessandosi alla riscoperta
delle tecniche artigiane europee. Tra questi il più noto è Richard Marquis (Bumblebee, Arizona, 1945; vive a
Venezia).
Dopo un primo periodo dedicato
alla ceramica, ottenne una borsa di studio per l’Europa e decise di
approfondire la lavorazione del vetro, riuscendo a farsi ospitare nella celebre
vetreria Venini a Murano. Qui, direttamente in fornace, acquisì le tecniche e
la capacità per la modellazione del vetro, continuando anche in seguito, negli
Stati Uniti, a reinventare motivi tradizionali e innovativi.
In quarant’anni di attività,
Marquis ha sviluppato un ironico e vivace stile postmoderno, che non sembra
azzardato affiancare, soprattutto per i suoi lavori degli anni ‘80, al coevo
immaginario domestico dell’Officina Alessi guidata da Alessandro Mendini o agli interni di Memphis. Del resto, un esplicito
interesse dell’artista americano per la creatività italiana è confermato dalle
sue Marquiscarpa,
che reinterpretano i celebri piatti di murrine disegnati per Venini da Carlo
Scarpa negli anni
‘40. Una di esse è tra le opere in mostra alla Galleria Caterina Tognon.
La accompagnano due nuove serie di
lavori che prendono ispirazione da motivi storici. Il primo è la tecnica del
camouflage utilizzata dalla marina inglese tra il 1917 e l’inizio della Seconda
guerra mondiale, frutto di un’inedita collaborazione tra Royal Army e Royal
College of Arts. Le navi venivano dipinte con colorate fantasie geometriche, a
righe o macchie irregolari, ispirandosi alle avanguardie europee, venendo così
percepite con dimensioni e proporzioni alterate dagli strumenti di rilevazione
della posizione utilizzati in quel periodo. Marquis ha ripreso questi motivi razzle
dazzle per creare
alcuni pannelli e Boats, realizzati secondo una tecnica da lui ideata: dopo aver preparato
piccole canne di vetro, vengono fuse in lastre, risistemate negli stampi,
passate in forno e successivamente riassemblate con la fiamma ossidrica.
L’altra serie di opere si ispira
alle gare di avveniristiche automobili artigianali sul deserto salato del
Bonneville, presentando sculture dal corpo in canna di vetro soffiata a cui
sono state unite ruote di legno. Nonostante l’innegabile perizia tecnica e il
piacevole e ironico gioco dei colori, soltanto la Teapot Cartoon Car sembra emanciparsi da un carattere
forse troppo compiaciuto, facendo partecipare anche lo spettatore della verve
di queste ultime realizzazioni.
trascurato nella valutazione e nella creazione di un’opera d’arte. Tanto che
esistono studi di professionisti in grado di prestar opera per dare forma alle
idee di un artista, e la lavorazione di certi materiali viene lasciata alla
maestria di valenti artigiani. Si tratta di un atteggiamento ormai diffuso e
storicizzato, a cui verso la metà degli anni ‘60 cercò di opporsi un gruppo di
artisti americani, riunitisi attorno a Ron Nagel e Peter Voulkos, interessandosi alla riscoperta
delle tecniche artigiane europee. Tra questi il più noto è Richard Marquis (Bumblebee, Arizona, 1945; vive a
Venezia).
Dopo un primo periodo dedicato
alla ceramica, ottenne una borsa di studio per l’Europa e decise di
approfondire la lavorazione del vetro, riuscendo a farsi ospitare nella celebre
vetreria Venini a Murano. Qui, direttamente in fornace, acquisì le tecniche e
la capacità per la modellazione del vetro, continuando anche in seguito, negli
Stati Uniti, a reinventare motivi tradizionali e innovativi.
In quarant’anni di attività,
Marquis ha sviluppato un ironico e vivace stile postmoderno, che non sembra
azzardato affiancare, soprattutto per i suoi lavori degli anni ‘80, al coevo
immaginario domestico dell’Officina Alessi guidata da Alessandro Mendini o agli interni di Memphis. Del resto, un esplicito
interesse dell’artista americano per la creatività italiana è confermato dalle
sue Marquiscarpa,
che reinterpretano i celebri piatti di murrine disegnati per Venini da Carlo
Scarpa negli anni
‘40. Una di esse è tra le opere in mostra alla Galleria Caterina Tognon.
La accompagnano due nuove serie di
lavori che prendono ispirazione da motivi storici. Il primo è la tecnica del
camouflage utilizzata dalla marina inglese tra il 1917 e l’inizio della Seconda
guerra mondiale, frutto di un’inedita collaborazione tra Royal Army e Royal
College of Arts. Le navi venivano dipinte con colorate fantasie geometriche, a
righe o macchie irregolari, ispirandosi alle avanguardie europee, venendo così
percepite con dimensioni e proporzioni alterate dagli strumenti di rilevazione
della posizione utilizzati in quel periodo. Marquis ha ripreso questi motivi razzle
dazzle per creare
alcuni pannelli e Boats, realizzati secondo una tecnica da lui ideata: dopo aver preparato
piccole canne di vetro, vengono fuse in lastre, risistemate negli stampi,
passate in forno e successivamente riassemblate con la fiamma ossidrica.
L’altra serie di opere si ispira
alle gare di avveniristiche automobili artigianali sul deserto salato del
Bonneville, presentando sculture dal corpo in canna di vetro soffiata a cui
sono state unite ruote di legno. Nonostante l’innegabile perizia tecnica e il
piacevole e ironico gioco dei colori, soltanto la Teapot Cartoon Car sembra emanciparsi da un carattere
forse troppo compiaciuto, facendo partecipare anche lo spettatore della verve
di queste ultime realizzazioni.
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dal 20 marzo al 3
luglio 2010
Richard Marquis – Razzle Dazzle Man
a cura di Grainne
Sweeney
Galleria Caterina Tognon Arte Contemporanea
Calle del Dose
(San Marco 2746 – Accademia) – 30122 Venezia
Orario: da
martedì a sabato ore 10-13 e 15-19.30
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel./fax
+39 0415207859; info@caterinatognon.com;
www.caterinatognon.com
[exibart]