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01
luglio 2010
fino al 3.VII.2010 Walter Bortolossi Udine, Gamud
friuli v. g.
Cinema, musica, moda, politica, fascinazioni orientali ed esoteriche. Messe nel il tritacarne della pittura, capace di mettere a nudo le dinamiche mediatiche che sottendono la vita di ognuno di noi...
La personale Perché dovunque di Walter Bortolossi (Basilea, 1961; vive a Udine) si
colloca all’interno della rassegna Questo l’ho fatto io!, che la Gam di Udine ha voluto
organizzare coinvolgendo, da maggio a novembre, sei artisti contemporanei del
territorio. Per l’occasione sono esposti una ventina di lavori, perlopiù
inediti, realizzati nell’ultimo decennio.
Pochi gradini scendono rispetto al
piano della galleria e conducono allo spazio della mostra; la sensazione di
“underground” è immediata, le grandi tele, e l’horror vacui che le anima, riempiono il luogo
quasi fosse una metropolitana all’ora di punta: rock star e filosofi, biker e
santoni, politici e stilisti; tutti attori di una mise en scène in cui Bortolossi è il regista
assoluto. L’artista, infatti, analizza e ricombina in un vortice di colori
accesi, a volte acidi, tutto ciò che negli ultimi due secoli ha fatto storia ed
è entrato nella nostra cultura: il
cinema, la musica pop e rock, la moda e la politica. L’iconografia delle
opere, a volte di forme irregolari, è di sapore pop e surrealista allo stesso
tempo, un crossover tra un Warhol strutturalista e un Dalí 2.0.
La tela diventa in questo modo una
sorta di ipertesto dalla sintassi misteriosa, in cui ogni elemento è una
citazione. Sta allo spettatore
tracciare un sentiero tra i parallelismi e le affinità elettive che l’artista
fissa sul supporto. I titoli scelti non sono solo la traccia da seguire per
dipanare la matassa dei rimandi, ma possono rivelarsi anche fuorvianti e
rendere più intricata l’analisi. Ed è così che nell’opera intitolata Bruce
Lee – Wild Angels / Mao – Nixon, Bortolossi ripropone l’incontro tra i due presidenti nel
‘72, in un momento che sancisce un accordo di grande importanza per entrambe le
potenze, qui rappresentate anche tramite le rispettive culture
cinematografiche: vengono citati i due famosi attori orientali Lee e Yeoh e il
film cult statunitense del ’66 Wild Angels di Roger Corman. Oppure come in The end of the
fever, in cui la figura di Barack Obama e
quella dell’economista britannico John Maynard Keynes aprono un dialogo sulle
radici all’attuale crisi economica.
Una pittura densa, intrisa di
ironia e rigore, dove è centrale, in un labirinto di simbolismi e intuizioni,
l’eterno gioco dell’essere e della sua rappresentazione. Tra la precaria
eternità del successo e l’anonimato della massa, spesso tutto è deformato e
distorto, quasi – si potrebbe dire – digerito da esigenze di mercato. Contro
cui l’autore reagisce con personalità, esercitando nel contempo il ruolo del
cronista distaccato e del critico tagliente.
colloca all’interno della rassegna Questo l’ho fatto io!, che la Gam di Udine ha voluto
organizzare coinvolgendo, da maggio a novembre, sei artisti contemporanei del
territorio. Per l’occasione sono esposti una ventina di lavori, perlopiù
inediti, realizzati nell’ultimo decennio.
Pochi gradini scendono rispetto al
piano della galleria e conducono allo spazio della mostra; la sensazione di
“underground” è immediata, le grandi tele, e l’horror vacui che le anima, riempiono il luogo
quasi fosse una metropolitana all’ora di punta: rock star e filosofi, biker e
santoni, politici e stilisti; tutti attori di una mise en scène in cui Bortolossi è il regista
assoluto. L’artista, infatti, analizza e ricombina in un vortice di colori
accesi, a volte acidi, tutto ciò che negli ultimi due secoli ha fatto storia ed
è entrato nella nostra cultura: il
cinema, la musica pop e rock, la moda e la politica. L’iconografia delle
opere, a volte di forme irregolari, è di sapore pop e surrealista allo stesso
tempo, un crossover tra un Warhol strutturalista e un Dalí 2.0.
La tela diventa in questo modo una
sorta di ipertesto dalla sintassi misteriosa, in cui ogni elemento è una
citazione. Sta allo spettatore
tracciare un sentiero tra i parallelismi e le affinità elettive che l’artista
fissa sul supporto. I titoli scelti non sono solo la traccia da seguire per
dipanare la matassa dei rimandi, ma possono rivelarsi anche fuorvianti e
rendere più intricata l’analisi. Ed è così che nell’opera intitolata Bruce
Lee – Wild Angels / Mao – Nixon, Bortolossi ripropone l’incontro tra i due presidenti nel
‘72, in un momento che sancisce un accordo di grande importanza per entrambe le
potenze, qui rappresentate anche tramite le rispettive culture
cinematografiche: vengono citati i due famosi attori orientali Lee e Yeoh e il
film cult statunitense del ’66 Wild Angels di Roger Corman. Oppure come in The end of the
fever, in cui la figura di Barack Obama e
quella dell’economista britannico John Maynard Keynes aprono un dialogo sulle
radici all’attuale crisi economica.
Una pittura densa, intrisa di
ironia e rigore, dove è centrale, in un labirinto di simbolismi e intuizioni,
l’eterno gioco dell’essere e della sua rappresentazione. Tra la precaria
eternità del successo e l’anonimato della massa, spesso tutto è deformato e
distorto, quasi – si potrebbe dire – digerito da esigenze di mercato. Contro
cui l’autore reagisce con personalità, esercitando nel contempo il ruolo del
cronista distaccato e del critico tagliente.
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mostra visitata il 20 giugno 2010
dall’undici giugno
al 3 luglio 2010
Walter
Bortolossi – Perché dovunque
GAMUD – Galleria d’Arte Moderna
di Udine
Via Ampezzo, 2
– 33100 Udine
Orario: da
mercoledì a lunedì ore 10.30-19
Ingresso:
intero € 5; ridotto € 2,50
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
0432295891; fax +39 0432504219; gamud@comune.udine.it; www.comune.udine.it/gam
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