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Johanna Grawunder – Primum Non Nocere
Antonella Villanova è lieta di presentare, in collaborazione con la Galleria O. di Roma: Primum Non Nocere, la nuova e preziosa collezione di arredi (mobili e lampade), in edizione limitata, disegnata dalla designer americana Johanna Grawunder, appositamente per la galleria.
Comunicato stampa
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Antonella Villanova è lieta di presentare, nel suo spazio fiorentino di Via della Spada 36/r, in collaborazione con la Galleria O. di Roma: Primum Non Nocere, la nuova e preziosa collezione di arredi (mobili e lampade), in edizione limitata, disegnata dalla designer americana Johanna Grawunder, appositamente per la galleria.
La collezione utilizza materiali classici, quali il bronzo, l’acciaio, l’alluminio, che si contraddistinguono per resistenza e longevità e che, affidati alla tradizionale abilità e alla precisione tecnica di artigiani esperti, si vedono trasformati in elementi di arredo di altissimo livello qualitativo e in grado di incarnare egregiamente ogni piccolo dettaglio formale ed esigenza estetica dell’idea progettuale.
Il lusso, inteso come “good living”, è un vizio a cui Johanna Grawunder non sa e non intende rinunciare.
La sua ricerca, da sempre, individua come traguardo la creazione di oggetti che possano migliorare la qualità della vita di chi li possiede.
Progettati in modo che generino cambiamenti di prospettiva, lievi spostamenti visivi e inedite vibrazioni cromatiche e luministiche, i lavori della Grawunder nascono per inscrivere nuovi segni alle architetture dei luoghi del vivere quotidiano (la casa, l’ufficio) o a quelli eletti ad oasi temporanee (il bar, il ristorante, l’hotel, le aree verdi).
Un carattere che sigla ogni singolo pezzo di questa collezione e lo rende immediatamente riconducibile al metodo progettuale firmato Grawunder è, infatti, il netto distacco dall’idea obsoleta di autoreferenzialità dell’oggetto di design e, di contro, la propensione ad instaurare un dialogo con lo spazio destinato ad accoglierlo.
Le lampade cercando porzioni di parete su cui proiettare l’emanazione luminosa del proprio disegno, i tavoli componendosi di volumi diversamente orientati e rifiniti, a creare infinite possibilità di posizionamento nell’ambiente e visioni prospettiche sempre nuove.
Il modus operandi della Grawunder deriva da una presa di posizione etico-professionale precisa, che si esplica nell’osservare costantemente la realtà attraverso uno sguardo incrociato che le permette di tenere d’occhio simultaneamente l’evoluzione della propria ricerca e il termometro della società - a cui il suo lavoro necessariamente si rivolge e da cui trae ispirazione - in modo da studiarne le più attuali esigenze e ipotizzarne le future.
Una lettura del presente lucida ed operata attraverso una lente bifocale aperta su due versanti, quello individuale e quello della collettività, che vengono a confronto nel momento più delicato della creazione, quando cioè il progetto da disegno si tramuta in oggetto, e chiede di assumere precisa identità attraverso l’essenza del materiale di cui sarà costituito.
Passaggio determinante che, nel momento storico attuale, assume un'importanza ancora più cruciale.
Metabolizzata l’urgenza, non soltanto nell’ambito del design, di ricorrere a materiali ecologici, riciclabili, non inquinanti, e assodata la necessità di modificare, dal punto di vista “eticologico”, comportamenti e azioni legati al consumo, la riflessione del designer sul materiale da utilizzare nei propri progetti non è, ormai, più unicamente una questione di scelta estetica e/o funzionale, ma assume, nel presente, i termini di responsabilità culturale.
A far fronte alla cultura del consumismo bulimico, dell’usa e getta, in cui il post-moderno ha tradotto, fraintendendola, l’idea di progresso e su cui ha costruito una effimera visione ottimistica della vita, sopraggiunge oggi un nuovo atteggiamento che mira a riaffermare il valore di qualità delle cose e del vivere, ed aspira a scongiurare il virus dell’ossessione all’accumulo e le sue pericolose conseguenze, prima fra tutte la produzione di scarti.
La Grawunder appartiene a una generazione di designers che lavora a sostegno di questo tipo di atteggiamento “ecologico” e che ha fatto sua la cultura del (quantomeno) non nuocere, assumendo un approccio responsabile rispetto a come e a cosa oggi sia doveroso progettare e produrre che abbia realmente un senso e che realmente migliori la qualità dell’esistenza quotidiana.
Primo, quindi, non nuocere; secondo, arginare la sovrapproduzione di design strategico e transitorio; terzo, divenire consumatori coscienziosi e lungimiranti, privilegiando l’acquisto di oggetti molto speciali e, pertanto, waste-free.
I fattori di “nobiltà”, longevità, classicità, che contraddistinguono i materiali impiegati per questa sua ultima collezione, costituiscono una possibile e valida rosa di valori che, aggiunti al progetto, contribuiscono a determinare la produzione di un bene reale, da tramandare di padre in figlio, da “riciclare” di generazione in generazione. Un prodotto di lusso, pregno di storia, di tradizione, da conservare, collezionare, restaurare, e che, grazie alla qualità della sua forma e della sua essenza, si rivaluti con il passare del tempo, anzichè invecchiare e deprezzarsi.
La scelta della Grawunder di conferire a questi arredi forme essenziali, linee rigorose e tonalità cromatiche sobrie, abbandonando temporaneamente le tinte forti e fluorescenti cui solitamente si associa il suo lavoro, sembra voler sottolineare l’urgenza attuale di tornare a formulare progetti con l’intenzione di derivarne oggetti immortali, iconici. Nuovi segni in grado di parlare una lingua eterna e in grado di riassumere in se la genialità dell’innovazione contemporanea e le tracce del sapere, e del saper fare, tradizionale.
Questa collezione in molti sensi è preziosa, poiché si esprime a sostegno di un’economia della cultura, quella sana, solida, intramontabile, a favore dell’utilizzo - al meglio - di materie primarie presto non più estraibili, a salvaguardia dell’esperienza di eccellenze artigianali a rischio di sparizione, e a tutela del disegno d’autore.
Johanna Grawunder è architetto e designer vive e lavora a Milano e San Francisco. Le sue opere interessano una vasta gamma di progetti e dimensioni, dagli impianti pubblici all’architettura, dalla progettazione di interni all’edizione limitata di mobili e luci per gallerie d’arte e design negli Stati Uniti e in Europa. Collabora come designer con importanti compagnie come Flos, Boffi, B&B, and GlasItalia. I suoi lavori sono stati esposti e sono inclusi nelle collezioni di molti musei, fra cui, recentemente presso il Los Angeles County Museum of art (LACMA), il FNAC e l’High Museum di Atlanta. Ha lavorato con Sottsass Associati dal 1985 al 2001, divenendone nel 1989 partner. Con Ettore Sottsass ha firmato molti fra i più prestigiosi progetti dello studio. Nel 2001 ha aperto il suo studio a San Francisco.
La collezione utilizza materiali classici, quali il bronzo, l’acciaio, l’alluminio, che si contraddistinguono per resistenza e longevità e che, affidati alla tradizionale abilità e alla precisione tecnica di artigiani esperti, si vedono trasformati in elementi di arredo di altissimo livello qualitativo e in grado di incarnare egregiamente ogni piccolo dettaglio formale ed esigenza estetica dell’idea progettuale.
Il lusso, inteso come “good living”, è un vizio a cui Johanna Grawunder non sa e non intende rinunciare.
La sua ricerca, da sempre, individua come traguardo la creazione di oggetti che possano migliorare la qualità della vita di chi li possiede.
Progettati in modo che generino cambiamenti di prospettiva, lievi spostamenti visivi e inedite vibrazioni cromatiche e luministiche, i lavori della Grawunder nascono per inscrivere nuovi segni alle architetture dei luoghi del vivere quotidiano (la casa, l’ufficio) o a quelli eletti ad oasi temporanee (il bar, il ristorante, l’hotel, le aree verdi).
Un carattere che sigla ogni singolo pezzo di questa collezione e lo rende immediatamente riconducibile al metodo progettuale firmato Grawunder è, infatti, il netto distacco dall’idea obsoleta di autoreferenzialità dell’oggetto di design e, di contro, la propensione ad instaurare un dialogo con lo spazio destinato ad accoglierlo.
Le lampade cercando porzioni di parete su cui proiettare l’emanazione luminosa del proprio disegno, i tavoli componendosi di volumi diversamente orientati e rifiniti, a creare infinite possibilità di posizionamento nell’ambiente e visioni prospettiche sempre nuove.
Il modus operandi della Grawunder deriva da una presa di posizione etico-professionale precisa, che si esplica nell’osservare costantemente la realtà attraverso uno sguardo incrociato che le permette di tenere d’occhio simultaneamente l’evoluzione della propria ricerca e il termometro della società - a cui il suo lavoro necessariamente si rivolge e da cui trae ispirazione - in modo da studiarne le più attuali esigenze e ipotizzarne le future.
Una lettura del presente lucida ed operata attraverso una lente bifocale aperta su due versanti, quello individuale e quello della collettività, che vengono a confronto nel momento più delicato della creazione, quando cioè il progetto da disegno si tramuta in oggetto, e chiede di assumere precisa identità attraverso l’essenza del materiale di cui sarà costituito.
Passaggio determinante che, nel momento storico attuale, assume un'importanza ancora più cruciale.
Metabolizzata l’urgenza, non soltanto nell’ambito del design, di ricorrere a materiali ecologici, riciclabili, non inquinanti, e assodata la necessità di modificare, dal punto di vista “eticologico”, comportamenti e azioni legati al consumo, la riflessione del designer sul materiale da utilizzare nei propri progetti non è, ormai, più unicamente una questione di scelta estetica e/o funzionale, ma assume, nel presente, i termini di responsabilità culturale.
A far fronte alla cultura del consumismo bulimico, dell’usa e getta, in cui il post-moderno ha tradotto, fraintendendola, l’idea di progresso e su cui ha costruito una effimera visione ottimistica della vita, sopraggiunge oggi un nuovo atteggiamento che mira a riaffermare il valore di qualità delle cose e del vivere, ed aspira a scongiurare il virus dell’ossessione all’accumulo e le sue pericolose conseguenze, prima fra tutte la produzione di scarti.
La Grawunder appartiene a una generazione di designers che lavora a sostegno di questo tipo di atteggiamento “ecologico” e che ha fatto sua la cultura del (quantomeno) non nuocere, assumendo un approccio responsabile rispetto a come e a cosa oggi sia doveroso progettare e produrre che abbia realmente un senso e che realmente migliori la qualità dell’esistenza quotidiana.
Primo, quindi, non nuocere; secondo, arginare la sovrapproduzione di design strategico e transitorio; terzo, divenire consumatori coscienziosi e lungimiranti, privilegiando l’acquisto di oggetti molto speciali e, pertanto, waste-free.
I fattori di “nobiltà”, longevità, classicità, che contraddistinguono i materiali impiegati per questa sua ultima collezione, costituiscono una possibile e valida rosa di valori che, aggiunti al progetto, contribuiscono a determinare la produzione di un bene reale, da tramandare di padre in figlio, da “riciclare” di generazione in generazione. Un prodotto di lusso, pregno di storia, di tradizione, da conservare, collezionare, restaurare, e che, grazie alla qualità della sua forma e della sua essenza, si rivaluti con il passare del tempo, anzichè invecchiare e deprezzarsi.
La scelta della Grawunder di conferire a questi arredi forme essenziali, linee rigorose e tonalità cromatiche sobrie, abbandonando temporaneamente le tinte forti e fluorescenti cui solitamente si associa il suo lavoro, sembra voler sottolineare l’urgenza attuale di tornare a formulare progetti con l’intenzione di derivarne oggetti immortali, iconici. Nuovi segni in grado di parlare una lingua eterna e in grado di riassumere in se la genialità dell’innovazione contemporanea e le tracce del sapere, e del saper fare, tradizionale.
Questa collezione in molti sensi è preziosa, poiché si esprime a sostegno di un’economia della cultura, quella sana, solida, intramontabile, a favore dell’utilizzo - al meglio - di materie primarie presto non più estraibili, a salvaguardia dell’esperienza di eccellenze artigianali a rischio di sparizione, e a tutela del disegno d’autore.
Johanna Grawunder è architetto e designer vive e lavora a Milano e San Francisco. Le sue opere interessano una vasta gamma di progetti e dimensioni, dagli impianti pubblici all’architettura, dalla progettazione di interni all’edizione limitata di mobili e luci per gallerie d’arte e design negli Stati Uniti e in Europa. Collabora come designer con importanti compagnie come Flos, Boffi, B&B, and GlasItalia. I suoi lavori sono stati esposti e sono inclusi nelle collezioni di molti musei, fra cui, recentemente presso il Los Angeles County Museum of art (LACMA), il FNAC e l’High Museum di Atlanta. Ha lavorato con Sottsass Associati dal 1985 al 2001, divenendone nel 1989 partner. Con Ettore Sottsass ha firmato molti fra i più prestigiosi progetti dello studio. Nel 2001 ha aperto il suo studio a San Francisco.
30
aprile 2011
Johanna Grawunder – Primum Non Nocere
Dal 30 aprile al 30 maggio 2011
design
Location
ANTONELLAVILLANOVA
Firenze, via della Spada, 36r, (Firenze)
Firenze, via della Spada, 36r, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-19
Vernissage
30 Aprile 2011, ore 18.30
Autore