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Prato echi preziosi. Donatello Lippi e capolavori del Sacro
L’esposizione presenta opere di arte sacra di notevole qualità, recentemente restaurate, alcune appartenenti al patrimonio artistico pratese, altre frutto di coraggiose acquisizioni di enti e istituzioni cittadine.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Prato, echi preziosi - Donatello, Lippi e capolavori del Sacro” è il titolo della mostra in programma dal 15 aprile al 15 settembre 2011 a Prato, negli spazi del Museo dell'Opera del Duomo e del Museo di Pittura Murale. Inaugurazione giovedì 14 aprile alle 17 alla presenza della Soprintendente per il Polo Museale di Firenze, Cristina Acidini, e della Soprintendente ai Beni Architettonici e Artistici delle Province di Firenze, Pistoia e Prato, Alessandra Marino. Fino a domenica 17 aprile si può accedere gratuitamente, nell'ambito della XIII Settimana della Cultura.
Promossa da Diocesi di Prato, Comune di Prato e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, in collaborazione con la Soprintendenza di Firenze, Pistoia e Prato, l'esposizione presenta opere di arte sacra di notevole qualità, recentemente restaurate, alcune appartenenti al patrimonio artistico pratese, altre frutto di coraggiose acquisizioni di enti e istituzioni cittadine.
Nel Museo dell'Opera del Duomo, a fianco della Cattedrale, sarà presentato, dopo il capillare restauro condotto dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il capitello in bronzo, su disegno di Donatello e Michelozzo - fuso nel 1433 da Maso di Bartolomeo e dallo stesso Michelozzo - posto alla base dell'originale pulpito esterno della Cattedrale e definito da Cristina Acidini "il più bel capitello del mondo".
Al Museo di Pittura Murale saranno esposti l’imponente polittico eseguito da Mariotto di Nardo (1424) per la Cappella Serristori in San Francesco, a Figline Valdarno, opera acquisita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, ed il prezioso Crocifisso dipinto da Filippino Lippi (figlio pratese del celeberrimo Filippo e di Lucrezia Buti), tavola recentemente acquistata dal Comune di Prato.
Completa la mostra l’importante e rarissimo complesso di venti stendardi dipinti su seta, attribuiti a Gregorio Pagani, pittore allievo di Santi di Tito tra i maggiori attivi a Firenze sullo scorcio del Cinquecento. Gli stendardi dipinti, i cosiddetti “setini”, presentati dopo un
lungo e delicato intervento di restauro – finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato - e custoditi nel convento di San Clemente a Prato, furono commissionati intorno al 1595 per la chiesa benedettina di San Michele dalla famiglia pratese dei Rocchi, come apparato decorativo in occasione di particolari festività.
Con lo stesso biglietto della mostra sarà possibile visitare inoltre gli affreschi di Filippo Lippi nella cappella maggiore del Duomo, il notissimo ciclo di “Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista” realizzato tra il 1452 e il 1465, che il Vasari definì “la più eccellente di tutte le cose sue”, ed in cui è possibile scorgere l’autoritratto dell’artista, nel personaggio di un anziano frate a fianco di Papa Pio II.
All’inaugurazione di giovedì 14 aprile, ore 17, al Museo di Pittura Murale saranno presenti Cristina Acidini, Soprintendente al Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze (e, ad interim, dell'Opificio delle Pietre Dure), e Alessandra Marino, Soprintendente per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoatropologici per le Province di Firenze, Pistoia e Prato.
Donatello (Donato di Niccolò, Firenze, ca. 1386-1466)
Michelozzo di Bartolomeo (Firenze, 1396-1472)
Capitello del pulpito esterno (1433)
Bronzo fuso parzialmente dorato, rifinito a bulino e cesello (cm 96,8x144,2x50,6)
Prato, Museo dell’Opera del Duomo
Provenienza: Cattedrale di Santo Stefano; dal 2011 nel Museo dell’Opera del Duomo di Prato
Il prezioso capitello in bronzo, fuso nel 1433 da Michelozzo e Maso di Bartolomeo, ricollega genialmente le forme convesse del pulpito per l’ostensione della Sacra Cintola al pilastro angolare della Cattedrale, sul fronte principale (lo doveva completare un secondo lato simile – mai realizzato – sull’altra faccia del pilastro). Spetta a Donatello il disegno e parte del modellato del geniale capitello, caratterizzato dall’esuberante invenzione di motivi che rielaborano liberamente spunti classici, ricavati dai viaggi a Roma dell’artista.
Gli elementi architettonici (che richiamano ai cosiddetti capitelli adrianei, del II secolo d. C.), sembrano germinare grumi di foglie e fiori, e si popolano di piccole, vitali figure alate, mentre il ritmo sembra placarsi nei tre “spiritelli” principali: il primo sporge curioso dalla concavità dell’abaco, a sostenere le soprastanti cornici del pulpito, gli altri reggono un festone, mollemente sdraiati alla base del capitello.
Il recente, complesso restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze oltre a evidenziare la notevole finezza del modellato ha riportato in luce estesi frammenti della foglia d’oro (applicata “a missione” nel 1438). La scarsa coesione di questa doratura ha reso necessari metodi complementari di pulitura, fra cui quella con ablazione laser, dopo l’assottigliamento delle incrostazioni superficiali (con bisturi e resine a scambio ionico).
Per l’impossibilità di ricollocare il delicato capolavoro all’esterno, è stata decisa la sua sostituzione con una copia. Per ottenerla, l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR di Pisa ha eseguito una articolata acquisizione tridimensionale con scanner laser di precisione, che ha portato a produrre un modello 3D completo, dal quale sarà realizzata la copia fedele, fusa in bronzo a cera persa.
Filippino Lippi (Prato 1457-Firenze 1504)
Cristo crocifisso (1500-1504)
Olio e oro su tavola, (cm 31,2x23,5, superficie dipinta cm 29,7x22)
Prato, Museo Civico
Provenienza: Berlino, Fritz Rothmann, nel 1928; Zantpoort e Berlino, Vitale Bloch; Firenze, Alessandro Contini-Bonacossi; acquistato nel 1933 da Simon Guggenheim e sua moglie; donato nel 1955 al Denver Museum of Art, Simon Guggenheim Memorial Collection, n. 1955.108; venduto a New York, Christie’s, il 27 gennaio 2010, lotto 2; acquistato dal Comune di Prato per inserirlo nelle collezioni del Museo Civico
Piccola e preziosa, questa tavola del pittore pratese Filippino Lippi - figlio del celebre Filippo Lippi e di Lucrezia Buti, monaca nel convento di Santa Margherita di Prato - è stata acquistata dal Comune di Prato il 27 gennaio 2010, durante l’asta Christie’s a New York.
L’opera, dipinta probabilmente per la devozione privata e domestica di un fedele del Savonarola, replica in formato ridotto la figura centrale della Pala Valori, dipinta dallo stesso Filippino nel 1498-1500 per la cappella di Francesco Valori nella chiesa di San Procolo a Firenze. Il pannello centrale della pala, raffigurante la Crocifissione con la Vergine e san Francesco, pervenuto al Kaiser Friederich Museum di Berlino, andò distrutto nel 1945.
Il Cristo Crocifisso del dipinto di Prato, raffigurato con gli occhi ormai chiusi dopo avere superato ogni sofferenza, è un prezioso documento della maturità di Filippino, quando l’artista si avvicina al pensiero del Savonarola. Nella concezione del predicatore infatti la croce rappresenta l’unico vero “libro” per il fedele, e il sangue che sgorga inesorabile e copioso è la più grande e perfetta rivelazione: la sua effusione è fonte di redenzione per ogni uomo, peccatore.
La delicata stesura del piccolo dipinto insieme a diversi dettagli virtuosistici - quali lo scorcio dell’aureola, le ciocche di capelli che ricadono sulle spalle, o le pieghe della pelle sul piede sinistro, schiacciato dal soprastante - rivelano la mano dell’artista; anche certe mancanze di realismo, che puntano a enfatizzare la sofferenza di Cristo, confermano l’autografia dell’opera.
Con l’intervento di restauro, curato da Gianna Nunziati, sono stati tolti i residui di vernici tarde, ossidate; il colore è stato fermato, rimuovendo vecchi restauri e colmando le lacune fino a restituire all’intera superficie un aspetto omogeneo, che permette di leggere in modo armonico l’opera nel suo complesso e di indugiare su particolari di rara intensità pittorica.
Mariotto di Nardo (Firenze, notizie 1389-90-1424)
Polittico Serristori 1424 (datato)
Madonna col Bambino e sei angeli (scomparto centrale); San Giacomo Maggiore e san Giovanni Battista (scomparto sinistro); Re David (quadrilobo in alto); Sant’Andrea e san Bernardo (scomparto destro); Mosè (quadrilobo superiore); Angelo annunciante (cuspide sinistra); l’Eterno benedicente (cuspide centrale); Madonna annunciata (cuspide destra). Nella predella, da sinistra: Donatore (Bernardo di Tommaso Serristori) inginocchiato; Decapitazione di san Giacomo, Battesimo di Cristo; Adorazione dei Magi; Martirio di sant’Andrea; Visione di san Bernardo; Donatrice inginocchiata.
Tempera, oro su tavola, cm 315x275 (trittico), cm 28x278 (predella)
Prato, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Iscrizione sotto lo scomparto centrale: «questa tavola ha fatto fare / bernardo di tomm aso di seristorio / perimedio /delanima sua / e de suoi anticesori / anno domini mcccc xxiiii di dicembre».
Provenienza: Cappella Serristori, chiesa di San Francesco a Figline Valdarno; Casagrande Serristori a Figline (1808 circa); Palazzo Serristori a Firenze (1880 circa-1977); asta Sotheby’s 1977 tenuta a Firenze a Palazzo Capponi; asta Semenzato del 1988 tenuta a Roma; collezione Gualtieri; asta Sotheby’s 2007 tenuta a Firenze a Palazzo Serristori dove è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato; ospitato dal 2007 al 2009 nella Galleria del Palazzo degli Alberti a Prato; dal marzo 2011 depositato nel Museo di Pittura Murale in San Domenico, Prato
Il maestoso polittico firmato nel 1424 da Mariotto di Nardo è una vera e propria “macchina d'altare” su più registri (trittico, cuspidi, gradino e predella), prodigiosamente conservata, anche se apparati decorativi, pilastri e pinnacoli vennero rifatti nel 1880, mentre la predella fu integrata e completata da Luigi Cavenaghi nel 1904 (rifacendo la donatrice, a destra).
Il polittico era stato commissionato da Bernardo Serristori, ritratto a sinistra della predella, per la cappella di famiglia in S. Francesco a Figline Valdarno. Tornato ai Serristori dopo la soppressione della chiesa (1808) e passato nel Novecento ad altri proprietari, è stato infine acquistato nel 2007 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Mariotto di Nardo, che si era formato nella celebre bottega del padre e degli zii Andrea - detto l’Orcagna - e Jacopo, fu poi attratto dall'elegante arte internazionale dello Starnina e di Lorenzo Monaco. Le suggestioni tardogotiche coesistono nella sua fase estrema - quella del polittico Serristori - col recupero di un equilibrio compositivo e di una severità neo-giottesca, come nei santi intorno alla Vergine, vivacizzati però dalla gamma cromatica sfavillante, con audaci accostamenti, e dalla profusione dell'oro. Più aggiornata sul gusto internazionale è invece l’efficace predella.
Il sapiente restauro condotto da Daniele Piacenti ha portato, dopo il consolidamento di struttura, colore e oro, e la rimozione di sgrondature stratificate di vernici oleo-resinose, a una lettura più coerente dell'insieme, recuperando ampi brani originali sotto le notevoli ridipinture, e mantenendo un corretto equilibrio tra la pittura di Mariotto e gli irreversibili interventi integrativi dell’Otto-Novecento, ricalibrati dopo la pulitura.
Gregorio Pagani (Firenze 1558-1605)
Stendardi da apparato (1595 circa)
Raffiguranti: Trinità; Visitazione; San Giovanni Gualberto; San Pietro Celestino; San Roberto; San Guglielmo da Vercelli; San Bernardo Tolomeo; San Romualdo; Santa Caterina d’Alessandria; Santa Maria Maddalena; Santa Prassede; San Ciliano; Sant’Ildefonso; San Lotario; San Pietro Cardinale; San Pietro Damiano; San Pietro Igneo; Sant’Umberto; Beato Casimiro; Beato Urbano II.
Tempera e oro su seta, cm 146x46 (Santa Maria Maddalena e Visitazione cm 52x46)
Prato, Monastero di San Clemente
Provenienza: Monastero di San Michele a Prato; dal 1849 nel Monastero di San Clemente a Prato
Prato vanta una lunga tradizione di stendardi dipinti, quasi mai giunti fino a noi per la fragilità del supporto e per l’uso. La rarissima serie qui esposta fu commissionata, come apparato decorativo per la chiesa benedettina di San Michele (attuale Misericordia), dalla famiglia pratese dei Rocchi, il cui stemma è alla base della Trinità.
Dopo il trasferimento del monastero in San Clemente (1849) i “setini”, assai danneggiati dall’uso, furono tagliati in forma ogivale e applicati con pasta d’amido su tele imitanti nicchie neogotiche, aggravandone il degrado. Il recente restauro (di tipo sperimentale per la scarsità di studi nel settore) è stato condotto da Lucia Biondi e Lucia Nucci con un finanziamento statale e l’ampio contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Il telo applicato nell’Ottocento è stato rimosso per eliminare l’amido, causa di contrazioni e nuove rotture sulla seta dipinta, e sfruttando la trasparenza del supporto in “velo di Lione” sul quale è stata consolidata la seta, le numerose lacune sono state visivamente colmate, nel pieno rispetto dell’opera, dipingendo con campiture di colore un sottostante strato di seta moderna, indipendente dall’originale.
Gli stendardi, dipinti a tempera su seta bianca (con balza rossa ornata dal cartiglio col nome del santo) raffigurano soprattutto i fondatori di Ordini sotto la regola benedettina e i santi più venerati nel monastero pratese. Nelle solenni figure, che si stagliano sull’omogeneo fondo oro, si evidenzia una raffinata ricerca per introdurre elementi di varietà nell’uniforme serie di santi (molti in vesti monacali), con attenti studi per le mani e, in alcune figure, con vivaci brani cromatici che suggeriscono la consistenza di stoffe e ornamenti preziosi.
L'attribuzione a Gregorio Pagani, tra i maggiori pittori fiorentini della fine del Cinquecento, è confermata soprattutto dal confronto con vari disegni dell’artista e con i santi affrescati nell’oratorio di Urbana, presso Montespertoli (1595 circa). Il Pagani fu allievo di Santi di Tito (dal quale riprese lo stile ispirato alla chiarezza e al decoro, la gestualità contenuta e la cura nella resa delle materie), e condivise col Cigoli l’attenzione al disegno dal vero e alla contemporanea pittura veneta e emiliana.
Promossa da Diocesi di Prato, Comune di Prato e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, in collaborazione con la Soprintendenza di Firenze, Pistoia e Prato, l'esposizione presenta opere di arte sacra di notevole qualità, recentemente restaurate, alcune appartenenti al patrimonio artistico pratese, altre frutto di coraggiose acquisizioni di enti e istituzioni cittadine.
Nel Museo dell'Opera del Duomo, a fianco della Cattedrale, sarà presentato, dopo il capillare restauro condotto dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il capitello in bronzo, su disegno di Donatello e Michelozzo - fuso nel 1433 da Maso di Bartolomeo e dallo stesso Michelozzo - posto alla base dell'originale pulpito esterno della Cattedrale e definito da Cristina Acidini "il più bel capitello del mondo".
Al Museo di Pittura Murale saranno esposti l’imponente polittico eseguito da Mariotto di Nardo (1424) per la Cappella Serristori in San Francesco, a Figline Valdarno, opera acquisita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, ed il prezioso Crocifisso dipinto da Filippino Lippi (figlio pratese del celeberrimo Filippo e di Lucrezia Buti), tavola recentemente acquistata dal Comune di Prato.
Completa la mostra l’importante e rarissimo complesso di venti stendardi dipinti su seta, attribuiti a Gregorio Pagani, pittore allievo di Santi di Tito tra i maggiori attivi a Firenze sullo scorcio del Cinquecento. Gli stendardi dipinti, i cosiddetti “setini”, presentati dopo un
lungo e delicato intervento di restauro – finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato - e custoditi nel convento di San Clemente a Prato, furono commissionati intorno al 1595 per la chiesa benedettina di San Michele dalla famiglia pratese dei Rocchi, come apparato decorativo in occasione di particolari festività.
Con lo stesso biglietto della mostra sarà possibile visitare inoltre gli affreschi di Filippo Lippi nella cappella maggiore del Duomo, il notissimo ciclo di “Storie di santo Stefano e san Giovanni Battista” realizzato tra il 1452 e il 1465, che il Vasari definì “la più eccellente di tutte le cose sue”, ed in cui è possibile scorgere l’autoritratto dell’artista, nel personaggio di un anziano frate a fianco di Papa Pio II.
All’inaugurazione di giovedì 14 aprile, ore 17, al Museo di Pittura Murale saranno presenti Cristina Acidini, Soprintendente al Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze (e, ad interim, dell'Opificio delle Pietre Dure), e Alessandra Marino, Soprintendente per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoatropologici per le Province di Firenze, Pistoia e Prato.
Donatello (Donato di Niccolò, Firenze, ca. 1386-1466)
Michelozzo di Bartolomeo (Firenze, 1396-1472)
Capitello del pulpito esterno (1433)
Bronzo fuso parzialmente dorato, rifinito a bulino e cesello (cm 96,8x144,2x50,6)
Prato, Museo dell’Opera del Duomo
Provenienza: Cattedrale di Santo Stefano; dal 2011 nel Museo dell’Opera del Duomo di Prato
Il prezioso capitello in bronzo, fuso nel 1433 da Michelozzo e Maso di Bartolomeo, ricollega genialmente le forme convesse del pulpito per l’ostensione della Sacra Cintola al pilastro angolare della Cattedrale, sul fronte principale (lo doveva completare un secondo lato simile – mai realizzato – sull’altra faccia del pilastro). Spetta a Donatello il disegno e parte del modellato del geniale capitello, caratterizzato dall’esuberante invenzione di motivi che rielaborano liberamente spunti classici, ricavati dai viaggi a Roma dell’artista.
Gli elementi architettonici (che richiamano ai cosiddetti capitelli adrianei, del II secolo d. C.), sembrano germinare grumi di foglie e fiori, e si popolano di piccole, vitali figure alate, mentre il ritmo sembra placarsi nei tre “spiritelli” principali: il primo sporge curioso dalla concavità dell’abaco, a sostenere le soprastanti cornici del pulpito, gli altri reggono un festone, mollemente sdraiati alla base del capitello.
Il recente, complesso restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze oltre a evidenziare la notevole finezza del modellato ha riportato in luce estesi frammenti della foglia d’oro (applicata “a missione” nel 1438). La scarsa coesione di questa doratura ha reso necessari metodi complementari di pulitura, fra cui quella con ablazione laser, dopo l’assottigliamento delle incrostazioni superficiali (con bisturi e resine a scambio ionico).
Per l’impossibilità di ricollocare il delicato capolavoro all’esterno, è stata decisa la sua sostituzione con una copia. Per ottenerla, l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR di Pisa ha eseguito una articolata acquisizione tridimensionale con scanner laser di precisione, che ha portato a produrre un modello 3D completo, dal quale sarà realizzata la copia fedele, fusa in bronzo a cera persa.
Filippino Lippi (Prato 1457-Firenze 1504)
Cristo crocifisso (1500-1504)
Olio e oro su tavola, (cm 31,2x23,5, superficie dipinta cm 29,7x22)
Prato, Museo Civico
Provenienza: Berlino, Fritz Rothmann, nel 1928; Zantpoort e Berlino, Vitale Bloch; Firenze, Alessandro Contini-Bonacossi; acquistato nel 1933 da Simon Guggenheim e sua moglie; donato nel 1955 al Denver Museum of Art, Simon Guggenheim Memorial Collection, n. 1955.108; venduto a New York, Christie’s, il 27 gennaio 2010, lotto 2; acquistato dal Comune di Prato per inserirlo nelle collezioni del Museo Civico
Piccola e preziosa, questa tavola del pittore pratese Filippino Lippi - figlio del celebre Filippo Lippi e di Lucrezia Buti, monaca nel convento di Santa Margherita di Prato - è stata acquistata dal Comune di Prato il 27 gennaio 2010, durante l’asta Christie’s a New York.
L’opera, dipinta probabilmente per la devozione privata e domestica di un fedele del Savonarola, replica in formato ridotto la figura centrale della Pala Valori, dipinta dallo stesso Filippino nel 1498-1500 per la cappella di Francesco Valori nella chiesa di San Procolo a Firenze. Il pannello centrale della pala, raffigurante la Crocifissione con la Vergine e san Francesco, pervenuto al Kaiser Friederich Museum di Berlino, andò distrutto nel 1945.
Il Cristo Crocifisso del dipinto di Prato, raffigurato con gli occhi ormai chiusi dopo avere superato ogni sofferenza, è un prezioso documento della maturità di Filippino, quando l’artista si avvicina al pensiero del Savonarola. Nella concezione del predicatore infatti la croce rappresenta l’unico vero “libro” per il fedele, e il sangue che sgorga inesorabile e copioso è la più grande e perfetta rivelazione: la sua effusione è fonte di redenzione per ogni uomo, peccatore.
La delicata stesura del piccolo dipinto insieme a diversi dettagli virtuosistici - quali lo scorcio dell’aureola, le ciocche di capelli che ricadono sulle spalle, o le pieghe della pelle sul piede sinistro, schiacciato dal soprastante - rivelano la mano dell’artista; anche certe mancanze di realismo, che puntano a enfatizzare la sofferenza di Cristo, confermano l’autografia dell’opera.
Con l’intervento di restauro, curato da Gianna Nunziati, sono stati tolti i residui di vernici tarde, ossidate; il colore è stato fermato, rimuovendo vecchi restauri e colmando le lacune fino a restituire all’intera superficie un aspetto omogeneo, che permette di leggere in modo armonico l’opera nel suo complesso e di indugiare su particolari di rara intensità pittorica.
Mariotto di Nardo (Firenze, notizie 1389-90-1424)
Polittico Serristori 1424 (datato)
Madonna col Bambino e sei angeli (scomparto centrale); San Giacomo Maggiore e san Giovanni Battista (scomparto sinistro); Re David (quadrilobo in alto); Sant’Andrea e san Bernardo (scomparto destro); Mosè (quadrilobo superiore); Angelo annunciante (cuspide sinistra); l’Eterno benedicente (cuspide centrale); Madonna annunciata (cuspide destra). Nella predella, da sinistra: Donatore (Bernardo di Tommaso Serristori) inginocchiato; Decapitazione di san Giacomo, Battesimo di Cristo; Adorazione dei Magi; Martirio di sant’Andrea; Visione di san Bernardo; Donatrice inginocchiata.
Tempera, oro su tavola, cm 315x275 (trittico), cm 28x278 (predella)
Prato, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato
Iscrizione sotto lo scomparto centrale: «questa tavola ha fatto fare / bernardo di tomm aso di seristorio / perimedio /delanima sua / e de suoi anticesori / anno domini mcccc xxiiii di dicembre».
Provenienza: Cappella Serristori, chiesa di San Francesco a Figline Valdarno; Casagrande Serristori a Figline (1808 circa); Palazzo Serristori a Firenze (1880 circa-1977); asta Sotheby’s 1977 tenuta a Firenze a Palazzo Capponi; asta Semenzato del 1988 tenuta a Roma; collezione Gualtieri; asta Sotheby’s 2007 tenuta a Firenze a Palazzo Serristori dove è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato; ospitato dal 2007 al 2009 nella Galleria del Palazzo degli Alberti a Prato; dal marzo 2011 depositato nel Museo di Pittura Murale in San Domenico, Prato
Il maestoso polittico firmato nel 1424 da Mariotto di Nardo è una vera e propria “macchina d'altare” su più registri (trittico, cuspidi, gradino e predella), prodigiosamente conservata, anche se apparati decorativi, pilastri e pinnacoli vennero rifatti nel 1880, mentre la predella fu integrata e completata da Luigi Cavenaghi nel 1904 (rifacendo la donatrice, a destra).
Il polittico era stato commissionato da Bernardo Serristori, ritratto a sinistra della predella, per la cappella di famiglia in S. Francesco a Figline Valdarno. Tornato ai Serristori dopo la soppressione della chiesa (1808) e passato nel Novecento ad altri proprietari, è stato infine acquistato nel 2007 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Mariotto di Nardo, che si era formato nella celebre bottega del padre e degli zii Andrea - detto l’Orcagna - e Jacopo, fu poi attratto dall'elegante arte internazionale dello Starnina e di Lorenzo Monaco. Le suggestioni tardogotiche coesistono nella sua fase estrema - quella del polittico Serristori - col recupero di un equilibrio compositivo e di una severità neo-giottesca, come nei santi intorno alla Vergine, vivacizzati però dalla gamma cromatica sfavillante, con audaci accostamenti, e dalla profusione dell'oro. Più aggiornata sul gusto internazionale è invece l’efficace predella.
Il sapiente restauro condotto da Daniele Piacenti ha portato, dopo il consolidamento di struttura, colore e oro, e la rimozione di sgrondature stratificate di vernici oleo-resinose, a una lettura più coerente dell'insieme, recuperando ampi brani originali sotto le notevoli ridipinture, e mantenendo un corretto equilibrio tra la pittura di Mariotto e gli irreversibili interventi integrativi dell’Otto-Novecento, ricalibrati dopo la pulitura.
Gregorio Pagani (Firenze 1558-1605)
Stendardi da apparato (1595 circa)
Raffiguranti: Trinità; Visitazione; San Giovanni Gualberto; San Pietro Celestino; San Roberto; San Guglielmo da Vercelli; San Bernardo Tolomeo; San Romualdo; Santa Caterina d’Alessandria; Santa Maria Maddalena; Santa Prassede; San Ciliano; Sant’Ildefonso; San Lotario; San Pietro Cardinale; San Pietro Damiano; San Pietro Igneo; Sant’Umberto; Beato Casimiro; Beato Urbano II.
Tempera e oro su seta, cm 146x46 (Santa Maria Maddalena e Visitazione cm 52x46)
Prato, Monastero di San Clemente
Provenienza: Monastero di San Michele a Prato; dal 1849 nel Monastero di San Clemente a Prato
Prato vanta una lunga tradizione di stendardi dipinti, quasi mai giunti fino a noi per la fragilità del supporto e per l’uso. La rarissima serie qui esposta fu commissionata, come apparato decorativo per la chiesa benedettina di San Michele (attuale Misericordia), dalla famiglia pratese dei Rocchi, il cui stemma è alla base della Trinità.
Dopo il trasferimento del monastero in San Clemente (1849) i “setini”, assai danneggiati dall’uso, furono tagliati in forma ogivale e applicati con pasta d’amido su tele imitanti nicchie neogotiche, aggravandone il degrado. Il recente restauro (di tipo sperimentale per la scarsità di studi nel settore) è stato condotto da Lucia Biondi e Lucia Nucci con un finanziamento statale e l’ampio contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Il telo applicato nell’Ottocento è stato rimosso per eliminare l’amido, causa di contrazioni e nuove rotture sulla seta dipinta, e sfruttando la trasparenza del supporto in “velo di Lione” sul quale è stata consolidata la seta, le numerose lacune sono state visivamente colmate, nel pieno rispetto dell’opera, dipingendo con campiture di colore un sottostante strato di seta moderna, indipendente dall’originale.
Gli stendardi, dipinti a tempera su seta bianca (con balza rossa ornata dal cartiglio col nome del santo) raffigurano soprattutto i fondatori di Ordini sotto la regola benedettina e i santi più venerati nel monastero pratese. Nelle solenni figure, che si stagliano sull’omogeneo fondo oro, si evidenzia una raffinata ricerca per introdurre elementi di varietà nell’uniforme serie di santi (molti in vesti monacali), con attenti studi per le mani e, in alcune figure, con vivaci brani cromatici che suggeriscono la consistenza di stoffe e ornamenti preziosi.
L'attribuzione a Gregorio Pagani, tra i maggiori pittori fiorentini della fine del Cinquecento, è confermata soprattutto dal confronto con vari disegni dell’artista e con i santi affrescati nell’oratorio di Urbana, presso Montespertoli (1595 circa). Il Pagani fu allievo di Santi di Tito (dal quale riprese lo stile ispirato alla chiarezza e al decoro, la gestualità contenuta e la cura nella resa delle materie), e condivise col Cigoli l’attenzione al disegno dal vero e alla contemporanea pittura veneta e emiliana.
14
aprile 2011
Prato echi preziosi. Donatello Lippi e capolavori del Sacro
Dal 14 aprile al 15 settembre 2011
arte antica
Location
MUSEO DI PITTURA MURALE
Prato, Piazza San Domenico, 8, (Prato)
Prato, Piazza San Domenico, 8, (Prato)
Biglietti
10 euro (il biglietto è comprensivo della visita
agli affreschi di Filippo Lippi nella Cattedrale)
Orario di apertura
lunedì, giovedì e venerdì: 9/13 - 14,30/18;
mercoledì: 9/13; sabato: 10/13 - 14,30/18,30; domenica: 10/13 Aperture straordinarie: 17 aprile (gratuito), 8 e 15 maggio (orario 15,30/18,30)
Vernissage
14 Aprile 2011, ore 17
Sito web
www.portalecultura.comune.prato.it
Autore