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Il testo di Peter Robb sorprende il lettore, sin dalle prime pagine, dichiarandosi come una delle più originali interpretazioni della vita e delle opere di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
L’autore, che pure non è uno storico dell’arte, dimostra di avere indagato a fondo la più autorevole letteratura critica, come testimoniano la scrupolosa ricostruzione storica e la conoscenza puntuale delle date e delle attribuzioni delle opere. Tuttavia, nel suo personalissimo approccio all’enigma Caravaggio, Robb si libera con disinvoltura dei metodi legati all’esegesi tradizionale per risalire alle origini del mistero e mettere in discussione tutto, persino il nome dell’artista (che per distrazione dei cronisti o per capricci linguistici si muta, di volta in volta, in Amerigi, Merigi, Morisi e ancora in Narigi, Moriggia, Marresi…). Da qui la scelta di usare un’unica lettera, M, (che sta per Michele, Michelangelo, Michelagnolo) per identificare il pittore di Caravaggio nel titolo e nelle pagine del libro.
Robb, per avvicinarsi ad M alleggerito dalle troppe interpretazioni fuorvianti che tentano di ricondurre la sua vicenda artistica a schemi più rassicuranti, fa riferimento solo alle fonti di prima mano: quelle dirette (gli atti del processo per diffamazione intentato da Giovanni Baglione, la registrazione dei pagamenti nei libri contabili dei committenti) e quelle indirette (le tre biografie di Mancini, Baglione e Bellori). In questo modo Robb si cala in prima persona nella straordinaria avventura di M uomo e artista, si innamora del personaggio e tenta di formulare delle ipotesi osservando gli eventi e le opere attraverso gli occhi di chi conobbe, stimò e detestò l’artista.
Il saggio scorre facilmente, gradevolissimo nella lettura e sempre rigoroso nei dati storici riportati. Questi conducono il lettore a conoscere da vicino il mondo che fece da scenario alla vita di M: la Roma di Clemente VIII e Paolo V, Napoli, bigotta e picaresca a un tempo, Malta, le città siciliane…
Il grande merito di Robb risiede nell’appassionato interrogarsi sulla personalità e i dati biografici di M, dalla giovinezza in terra di Lombardia all’ingresso nel mondo fatto di porpora e arte del cardinale Del Monte, dai tafferugli nei vicoli romani fino alla morte (febbri malariche? Accidente? Assassinio premeditato per vendicare un indicibile misfatto compiuto ai danni di qualche potente?).
Come pochi altri, Robb evidenzia il contrasto tra le testimonianze sulla vita di M e le sue opere immortali. Come può l’efferato assassino della tradizione, aver realizzato tele complesse come la Vocazione o il Martirio di S. Matteo? Come far combaciare l’uomo descritto “di sozzi costumi” alla grazia del Concerto di giovani o alla tenerezza ineffabile della Madonna dei Pellegrini? La risposta è nella guerra fredda combattuta tra una società spietata, in cui imperava, con la Controriforma, anche la censura dei pensieri e degli intenti, e la sensibilità estenuata di un uomo che ha intrapreso una solitaria esplorazione del modo di vedere la realtà: una percettività talmente acuta da degenerare in dolore. Un equivoco si trova alla radice dell’enigma Caravaggio, quello di non aver mai risolto il dissidio tra la visione che i suoi contemporanei ebbero di lui e quello che M effettivamente fu, nella realtà quotidiana.
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M. L’enigma Caravaggio, Peter Robb, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2001, Titolo originale: M, Traduzione di Doriana Comerlati e Massimo Parizzi, 590 pagine, 16 tavole a colori, cm 14,5x22x4,5, L. 39.000, Euro 20.14, ISBN 9 788804 495727, www.mondadori.com/libri
[exibart]
Sei arrivato tardi amico mio!!
io l”ho letto appena uscito!
aiaiiai perdi colpi:)
un saluto da un ex collega!
a presto
dan
A mio parere il libro di Peter Robb è a dir poco sensazionale, ricco di emozione e voglia di riscatto per un artista a lungo contestato. Vuole dimostrare che cosa accadde realmente al signor Michelangelo Merisi, nato a Caravaggio nel 1571 e morto su una spiaggia di Porto Ercole nel 1610 a causa di un attacco di malaria. Per rivalutarlo umanamente non si ferma alle fonti conosciute, ma induce ipotesi e si affida alla sequenza cronologica delle opere. La temporalità stessa del testo è scandita dalla data delle opere del genio caravaggesco. In Inghilterra il testo ha scatenato le ire di critici e studiosi, che hanno gridato allo scandalo, a me pare invece, un libro autentico che colpisce per l’aderenza storiografica e la sagace analisi stilistica delle opere di M che l’autore porta in rassegna. Emerge dal testo come Caravaggio, con la sua storia personale e artistica, liberò l’arte dalle catene dell’ideologia e dipinse la realtà che lo circondava in modo brutale e sconvolgente. Robb sottolinea l’attenzione dell’artista per il reale, la sua capacità, tutta autentica, di trasfondere nei suoi dipinti di historie, la povera gente. Non più, quindi, arte aulica, idillica, trasfigurazioni ieratiche, ma il divino diventa nelle sue tele un uomo come tanti, che sente il dolore come tanti, che si sente spaesato e oppresso dalle vicende di ogni giorno. Robb usa a tal proposito la Flagellazione, che, come sottolinea Longhi, “è un’immaginazione singolare; il Cristo non è affatto in aria e passa camminando attraverso le guardie, il che dà un’impressione bassa e lo fa somigliare a un colpevole che scappa ai suoi guardiani. D’altronde il modello è di un uomo magro e che ha sofferto”. Peter Robb sottolinea, inoltre, come un elemento caratterizzante delle opere dell’artista sia “la tenerezza e la simpatia per i vecchi, sempre presenti nelle sue opere, l’amorevole spigliatezza con cui l’artista riproduceva i vissuti carapaci dei vecchi lavoratori e la distruzione scevra da ogni sentimentalismo, se non addirittura la connotazione sensuale, che egli poteva trovare in un cranio calvo, in una fronte rugosa, in un piede calloso, nel movimento incerto, in occhi che non vedono molto chiaramente facevano pensare che da bambino avesse trascorso parecchio tempo in compagnia di persone anziane. La sua affettuosa attenzione era rivolta ai vecchi di entrambi i sessi”. Il passo citato ci sembra non essere una pura concezione dell’autore, ma trova conferma nei dipinti dell’artista, sovraffollati di figure anziane nelle quali si esplicita il realismo del Caravaggio che non è mai esplicitamente negativo nei confronti della vecchiaia, la bruttezza e la deformità, ma un’espressione di povertà dei suoi modelli.
“Prima dello stile, prima della tecnica, veniva un modo di vedere, una franchezza, un’immediatezza senza impedimenti della visione che coglieva la persona – o la cosa – in, come e per se stessa”.
Un libro entusiasmante, quindi, da leggere e assaporare tutto d’un fiato per individuare “la qualità dello sguardo” del maestro Michelangelo Merisi.