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07
luglio 2010
Sbuca improvviso tra la fiancata
di Santa Caterina e uno scorcio del fiume. Palazzo Blu è inconfondibile e
splendido. Si specchia sull’Arno pisano, ma in questo periodo racchiude il
corso di un altro lontano fiume: il Nilo.
L’allestimento suggestivo indica
il percorso da seguire attraverso una scia di neon azzurro inserita nel
pavimento. Fa da guida fra circa 200 reperti, disegni ed epistolari del viaggio
che Ippolito Rosellini e il suo maestro Champollion riportarono dalla
spedizione franco-toscana del 1828-29 in Egitto, dalle foci del fiume ad Abu
Simbel.
Esplorazione storica che oggi
l’esposizione pisana pone in luce sia per la qualità che per la quantità di
testimonianze. Documenti che gli scienziati acquisirono con scrupolosa
attenzione in situ
e che riportarono in patria catalogandoli con zelante e diligente impegno.
Manoscritti inediti, acquerelli originali, diario di viaggio ed epistolario,
utensili e canopi si susseguono nel percorso accompagnati dalla voce narrante
brani del diario dell’egittologo toscano. Sono frasi colme di meraviglia e
soddisfazione, spesso dettate dallo stupore di una scoperta tanto anelata
quanto improvvisa.
L’emozione passa nel visitatore
grazie alla perizia ricostruttiva dei siti archeologici e alle meraviglie
esposte. Il Rilievo con gli Scribi della XVIII dinastia prepara alla visita. La teca di
cristallo spalanca un mondo appassionante di cultura e tradizioni avvincenti.
Subito a seguire, sulle pareti della prima sala, i rossi, i gialli, i blu degli
acquerelli dipinti da Rosellini stesso e dai numerosi artisti facenti parte della
spedizione.
Appaiono così perfetti e nitidi
che sembrano appena dipinti. La realizzazione puntuale di particolari, del
movimento, del colore è stupefacente. La tecnica era quella del ricalco dalla
proiezione rovesciata bidimensionale dell’immagine riflessa su un piano trasparente di camera
oscura. L’Aratura dei campi, proveniente da Giza, gli Animali fantastici come Il Grifone, e La Barca Funeraria dipinta da Alessandro Ricci.
L’apice si trova entrando nella
sala che custodisce la più bella scoperta della spedizione: la Tomba di Kheti
nella necropoli tebana. Accompagnati dal sonoro in sottofondo, sembra ripetersi
lo stupore e l’incanto di coloro che entrarono per primi. Arrivare nella sala
funeraria fu un’impresa, perché il cunicolo era chiuso dalla sabbia del deserto
che continuamente crollava sugli scienziati che tentavano di aprirsi un varco.
Caldo soffocante e il respiro che manca per paura ed emozione. Finalmente,
quando l’occhio si abitua all’oscurità del pertugio, ecco una tomba intatta.
Sarcofago, canopi e l’intero corredo funerario.
È la sepoltura della nutrice della
figlia del faraone Taharqa. Incredibile a dirsi, accanto al sarcofago un piccolo
contenitore di collirio: una piccolezza che conferma ancora la grandiosità
della civiltà egizia.
di Santa Caterina e uno scorcio del fiume. Palazzo Blu è inconfondibile e
splendido. Si specchia sull’Arno pisano, ma in questo periodo racchiude il
corso di un altro lontano fiume: il Nilo.
L’allestimento suggestivo indica
il percorso da seguire attraverso una scia di neon azzurro inserita nel
pavimento. Fa da guida fra circa 200 reperti, disegni ed epistolari del viaggio
che Ippolito Rosellini e il suo maestro Champollion riportarono dalla
spedizione franco-toscana del 1828-29 in Egitto, dalle foci del fiume ad Abu
Simbel.
Esplorazione storica che oggi
l’esposizione pisana pone in luce sia per la qualità che per la quantità di
testimonianze. Documenti che gli scienziati acquisirono con scrupolosa
attenzione in situ
e che riportarono in patria catalogandoli con zelante e diligente impegno.
Manoscritti inediti, acquerelli originali, diario di viaggio ed epistolario,
utensili e canopi si susseguono nel percorso accompagnati dalla voce narrante
brani del diario dell’egittologo toscano. Sono frasi colme di meraviglia e
soddisfazione, spesso dettate dallo stupore di una scoperta tanto anelata
quanto improvvisa.
L’emozione passa nel visitatore
grazie alla perizia ricostruttiva dei siti archeologici e alle meraviglie
esposte. Il Rilievo con gli Scribi della XVIII dinastia prepara alla visita. La teca di
cristallo spalanca un mondo appassionante di cultura e tradizioni avvincenti.
Subito a seguire, sulle pareti della prima sala, i rossi, i gialli, i blu degli
acquerelli dipinti da Rosellini stesso e dai numerosi artisti facenti parte della
spedizione.
Appaiono così perfetti e nitidi
che sembrano appena dipinti. La realizzazione puntuale di particolari, del
movimento, del colore è stupefacente. La tecnica era quella del ricalco dalla
proiezione rovesciata bidimensionale dell’immagine riflessa su un piano trasparente di camera
oscura. L’Aratura dei campi, proveniente da Giza, gli Animali fantastici come Il Grifone, e La Barca Funeraria dipinta da Alessandro Ricci.
L’apice si trova entrando nella
sala che custodisce la più bella scoperta della spedizione: la Tomba di Kheti
nella necropoli tebana. Accompagnati dal sonoro in sottofondo, sembra ripetersi
lo stupore e l’incanto di coloro che entrarono per primi. Arrivare nella sala
funeraria fu un’impresa, perché il cunicolo era chiuso dalla sabbia del deserto
che continuamente crollava sugli scienziati che tentavano di aprirsi un varco.
Caldo soffocante e il respiro che manca per paura ed emozione. Finalmente,
quando l’occhio si abitua all’oscurità del pertugio, ecco una tomba intatta.
Sarcofago, canopi e l’intero corredo funerario.
È la sepoltura della nutrice della
figlia del faraone Taharqa. Incredibile a dirsi, accanto al sarcofago un piccolo
contenitore di collirio: una piccolezza che conferma ancora la grandiosità
della civiltà egizia.
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dal 28 aprile al 25
luglio 2010
Lungo
il Nilo. Ippolito Rosellini e la spedizione Franco-Toscana in Egitto (1828-1829)
a
cura di Marilina Betrò
Blu Palazzo d’Arte
e Cultura
Via Toselli,
29 – 56125 Pisa
Orario: da
martedì a domenica ore 10-20
Ingresso:
intero € 8; ridotto € 6,50
Catalogo
Giunti
Info: tel.
199285141 / +39 050500197; fax +39 050916988; info@fondazionecaripisa.it; www.mostraegittopisa.it
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