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Fausto Melotti – Il gioco è libertà ma la libertà non è un gioco
La mostra nata da un progetto dell’Associazione L.. I. Art con la collaborazione della Fondazione Archivio Afro e della Scaletta, propone il profilo meno conosciuto di Fausto Melotti, quello del “poeta” dei segni rarefatti ed eterei in grado di orchestrare vere e proprie “melodie” su carta.
Comunicato stampa
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La mostra nata da un progetto dell’Associazione L.. I. Art con la collaborazione della Fondazione Archivio Afro e della Scaletta, propone il profilo meno conosciuto di Fausto Melotti, quello del “poeta” dei segni rarefatti ed eterei in grado di orchestrare vere e proprie “melodie” su carta.
Una ventina di disegni e alcune sculture tracciano un percorso che dagli esordi, in cui agli influssi del conterraneo Depero si associano le riflessioni del cugino Carlo Belli, principale teorico italiano dell’astrattismo, giunge alle ultime prove cariche di quella stratificazione di esperienze che ne fanno un artista poliedrico di fama indiscussa.
Il diploma in scultura all’Accademia di Brera dopo la laurea in ingegneria e il diploma in pianoforte costituiscono i primi strumenti, eterogenei ma efficaci, per un’indagine diretta a sondare le potenzialità dello spazio e le sue implicazioni armoniche e mentali. Versatilità e curiosità lo porteranno poi all’utilizzo di differenti tecniche e materiali che condurranno ai “Teatrini” in terracotta o in ceramica, alle sottili sculture in fil di ferro fino alle opere in ottone e acciaio.
I primi lavori, dalla valenza simbolica e mitologica, risentono degli influssi del gruppo degli astrattisti che anima la galleria del Milione. Il cenacolo milanese, fulcro d’attrazione di quegli artisti che intorno agli anni ’30 rifiutano la via “del ritorno all’ordine”, prosegue la sperimentazione sul linguaggio visivo, sui nuovi media e sullo spazio avviata dalle Avanguardie. Al Milione ha luogo la sua prima personale nel cui “Bollettino” Melotti definisce l’arte “stato d’animo angelico, geometrico” a prova di come il suo sia un percorso personale segnato dalla dualità di artista ed ingegnere che riesce a coniugare in creazioni di mondi multidimensionali in grado di abbracciare razionalità e intuizione.
Se l’esperienza della guerra segna un momento di stasi nella sua attività, dagli anni ’50 la sua ricerca riprende nel segno di una maggior soggettività e prosegue poi negli anni ’70 verso una ulteriore riduzione e leggerezza. Nascono pagine animate da un immaginario fantastico ricco di suggestioni surreali in bilico tra il gioco e l’ironia e sempre sostenute da quel intuito musicale che unisce tutta la sua produzione e che rende inscindibile il legame fra le attività a cui si dedica, dalla scultura al disegno, dalla pittura alla poesia.
Cenni biografici
Fausto Melotti nasce a Rovereto nel 1901. Si laurea in ingegneria nel 1924 al Politecnico di Milano, nel frattempo porta a termine gli studi musicali, conseguendo il diploma in pianoforte e intraprende lo studio della scultura, a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Si iscrive poi all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1935 aderisce al movimento "Abstraction-Création", fondato a Parigi nel 1931 con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi; sempre nello stesso anno partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino mentre alla Galleria del Milione ha luogo la sua prima personale. Nel dopoguerra la sua attività si apre ad ulteriori ambiti, nel 1944 viene pubblicato un suo libro di poesie e aforismi intitolato Il Minotauro triste, inizia la collaborazione con alcuni architetti, tra cui Ponti, Bega e Borsani insieme ai quali realizza la decorazione di numerose residenze sia in Italia sia all'estero; nel ’56 ha luogo alla galleria Annunciata di Milano la presentazione di alcune sue opere pittoriche. Negli anni Sessanta la produzione scultorea si arricchisce di nuovi materiali, nascono i lavori in filo d'ottone, con frammenti di tessuto colorato o con qualche residuo di terracotta. Nel 1974 viene pubblicato Linee, raccolta di scritti e poesie dell'artista (da cui è tratto il titolo della mostra) cui seguirà nel 1978 Linee secondo quaderno. Nello stesso anno gli viene conferito il Premio Feltrinelli per la scultura e nel 1979 il Palazzo Reale di Milano ospita una sua antologica. Mostre personali e collettive si succedono sia in Italia che all’estero così come le numerose pubblicazioni che testimoniano un riconoscimento internazionale alla sua opera. Si spegne a Milano nel 1986.
*Linee, Fausto Melotti, Adelphi Edizioni, Milano 1981
Una ventina di disegni e alcune sculture tracciano un percorso che dagli esordi, in cui agli influssi del conterraneo Depero si associano le riflessioni del cugino Carlo Belli, principale teorico italiano dell’astrattismo, giunge alle ultime prove cariche di quella stratificazione di esperienze che ne fanno un artista poliedrico di fama indiscussa.
Il diploma in scultura all’Accademia di Brera dopo la laurea in ingegneria e il diploma in pianoforte costituiscono i primi strumenti, eterogenei ma efficaci, per un’indagine diretta a sondare le potenzialità dello spazio e le sue implicazioni armoniche e mentali. Versatilità e curiosità lo porteranno poi all’utilizzo di differenti tecniche e materiali che condurranno ai “Teatrini” in terracotta o in ceramica, alle sottili sculture in fil di ferro fino alle opere in ottone e acciaio.
I primi lavori, dalla valenza simbolica e mitologica, risentono degli influssi del gruppo degli astrattisti che anima la galleria del Milione. Il cenacolo milanese, fulcro d’attrazione di quegli artisti che intorno agli anni ’30 rifiutano la via “del ritorno all’ordine”, prosegue la sperimentazione sul linguaggio visivo, sui nuovi media e sullo spazio avviata dalle Avanguardie. Al Milione ha luogo la sua prima personale nel cui “Bollettino” Melotti definisce l’arte “stato d’animo angelico, geometrico” a prova di come il suo sia un percorso personale segnato dalla dualità di artista ed ingegnere che riesce a coniugare in creazioni di mondi multidimensionali in grado di abbracciare razionalità e intuizione.
Se l’esperienza della guerra segna un momento di stasi nella sua attività, dagli anni ’50 la sua ricerca riprende nel segno di una maggior soggettività e prosegue poi negli anni ’70 verso una ulteriore riduzione e leggerezza. Nascono pagine animate da un immaginario fantastico ricco di suggestioni surreali in bilico tra il gioco e l’ironia e sempre sostenute da quel intuito musicale che unisce tutta la sua produzione e che rende inscindibile il legame fra le attività a cui si dedica, dalla scultura al disegno, dalla pittura alla poesia.
Cenni biografici
Fausto Melotti nasce a Rovereto nel 1901. Si laurea in ingegneria nel 1924 al Politecnico di Milano, nel frattempo porta a termine gli studi musicali, conseguendo il diploma in pianoforte e intraprende lo studio della scultura, a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Si iscrive poi all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1935 aderisce al movimento "Abstraction-Création", fondato a Parigi nel 1931 con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi; sempre nello stesso anno partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino mentre alla Galleria del Milione ha luogo la sua prima personale. Nel dopoguerra la sua attività si apre ad ulteriori ambiti, nel 1944 viene pubblicato un suo libro di poesie e aforismi intitolato Il Minotauro triste, inizia la collaborazione con alcuni architetti, tra cui Ponti, Bega e Borsani insieme ai quali realizza la decorazione di numerose residenze sia in Italia sia all'estero; nel ’56 ha luogo alla galleria Annunciata di Milano la presentazione di alcune sue opere pittoriche. Negli anni Sessanta la produzione scultorea si arricchisce di nuovi materiali, nascono i lavori in filo d'ottone, con frammenti di tessuto colorato o con qualche residuo di terracotta. Nel 1974 viene pubblicato Linee, raccolta di scritti e poesie dell'artista (da cui è tratto il titolo della mostra) cui seguirà nel 1978 Linee secondo quaderno. Nello stesso anno gli viene conferito il Premio Feltrinelli per la scultura e nel 1979 il Palazzo Reale di Milano ospita una sua antologica. Mostre personali e collettive si succedono sia in Italia che all’estero così come le numerose pubblicazioni che testimoniano un riconoscimento internazionale alla sua opera. Si spegne a Milano nel 1986.
*Linee, Fausto Melotti, Adelphi Edizioni, Milano 1981
06
maggio 2011
Fausto Melotti – Il gioco è libertà ma la libertà non è un gioco
Dal 06 maggio al 10 giugno 2011
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CASINA GIUSTINIANI – L.I.ART
Roma, Viale David Lubin, 4, (Roma)
Roma, Viale David Lubin, 4, (Roma)
Orario di apertura
Lun - Ven dalle 16 alle 19 - La mattina su appuntamento - Sabato e Domenica chiuso
Vernissage
6 Maggio 2011, ore 18
Autore