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Mostra collettiva di primavera
mostra collettiva
Comunicato stampa
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6° Senso Art Gallery è lieta di invitarvi giovedì 14 Aprile 2011 all’inaugurazione della mostra collettiva dei maestri Antonio Tamburro, Marco Tamburro, Giorgio Celiberti, Raffaello Ossola, Irene Petrafesa, Francoise Nielly, Manovella, Nag Arnoldi, Vanni Saltarelli, Alberto Sughi, Ennio Calabria, Mario Schifano. Gli artisti, già trattati dalla galleria in mostre precedenti, appartengono a stili pittorici molto diversi. Il percorso espositivo sarà quindi estremamente vario.
Le tele di Antonio Tamburro si caratterizzano per le ampie campiture di colore, energiche e dirompenti. Nelle opere più recenti emerge il tema della città metropolitane, del caos, della musica e di tutto ciò che è contemporaneo. Un ruolo fondamentale viene rivestito dalle figure femminile sempre raffigurate con estrema sensualità.
Il segno e il movimento sono protagonisti della pittura di Marco Tamburro. Egli rappresenta le metropoli-macchina, i cartelloni pubblicitari, le strade affollate e le figure anonime, quasi nevrotiche. Questi sono tutti gli elementi del caotico mondo contemporaneo che lui “denuncia” e da cui si discosta. Le tele sono dipinte con segni larghi, incisivi ed energici, con una caratteristica bicromia (bianco e nero) che viene a volte spezzata dall’emergere del colore rosso.
Quella di Giorgio Celiberti è una pittura per segni e testimonianze. Le sue opere vogliono raccontare storie drammatiche, di reclusione e di supplizio, quelle dei lager di Terezin e Aschwitz che visitò personalmente: possiamo definire le sue tele delle “finestre dell’anima”. L’artista si occupa anche di scultura. Inizialmente realizza opere in bronzo, pietra e ceramica dedicate ai temi monumentali dei cavalli, dei cavalieri, e della fauna; poi, in affinità con le tematiche “archeologiche” della pittura, nascono le Schegge, le Stele, i Bassorilievi.
I vividi colori acrilici sono invece i protagonisti delle tele di Raffaello Ossola: cieli arancioni, rossi, verdi appartenenti a scenari surreali, a spazi senza confini. I suoi sono panorami arcani, riconducibili ad uno spazio onirico, dove tutto può non essere ciò che sembra. Le finestre e le porte sono delle presenze ricorrenti nelle sue opere, così come gli alberi e le montagne all’orizzonte che ci riportano per qualche istante nel mondo reale. Velature di colore delicate e “graffi” del segno sono le caratteristiche delle tele astratte di Irene Petrafesa, nelle quali intende evocare l’anima della realtà, la dimensione più oscura della vita, e la magia delle cose, con una tecnica pittorica che contraddice la realtà della prospettiva e della forma. L’artista vuole trasmettere a chi osserva le sue opere il senso di solitudine e di caducità dell’uomo, il senso di speranza ed il desiderio di purezza. La pittura di Francoise Nielly è molto espressiva, mostra una forza brutale e un’energia vitale affascinante. Utilizza il coltello per scolpire le sue immagini, rendendole così incisive e taglienti, carnali e sensuali. Dipinge enormi ritratti di donne e uomini dagli zigomi alti e dalle labbra carnose, con una bellezza quasi esotica. I suoi colori “fluo” sono “liberi”, esuberanti, sorprendenti, abbaglianti, a volte anche esplosivi.
Una pittura quasi vera, quasi un sogno è invece quella di Manovella. Egli ha creato con originalità un proprio linguaggio artistico, nel quale sono presenti due dimensioni, quella del sogno e quella della realtà, che apparentemente sono distanti tra loro. E’ proprio in queste due dimensioni che l’artista dice di riuscire a spogliare se stesso e a cogliere le cose vere. Nag Arnoldi esprime pienamente se stesso e la sua drammaticità nella scultura che si caratterizza per i contrasti delle forme: dalla libera espansione all’improvvisa contrazione, dalla levigatezza dei piani alle asprezze materiche. I suoi sono soggetti ricorrenti: il mondo del circo (maschere, arlecchini, acrobati, clowns), l’uomo e la sua storia (guerrieri, armigeri, astati, cavalli, cavalieri, vita e morte) e il sacro nella configurazione sia religiosa che arcana.
Lo spazio di Vanni Saltarelli è estremamente dinamico tra l’astratto e il figurativo, con rappresentazioni che sembrano avviluppate da un vortice di forze. Il corpo, fatto di rotondità femminili, domina sempre la scena. Nella sua pittura si coglie il sentimento disperato di precarietà, l’effimera consistenza delle percezioni e la fragilità della dimensione umana.
Alberto Sughi è il protagonista di una particolare area pittorica figurativa, quella del realismo esistenziale. L’artista dipinge, con obbiettività e con punte di espressionismo formale, opere ispirate alla vita metropolitana. Quasi come una sequenza cinematografica, la sua ricerca procede per cicli tematici: le “pitture verdi”, la “cena”, “immaginazione e memoria della famiglia”, “la sera o della riflessione”, “notturno”.
La pittura di Ennio Calabria è pervasa dal tema dell’alta velocità degli scambi sociali dei nostri tempi e dal continuo metamorfismo dell’essere, che fa quindi emergere un’immagine antropomorfa, quasi”accidentale”, che afferma e nel contempo nega se stessa. In un contesto in cui luce e ombra si contrastano, la materia si trasforma, ed è proprio in questo “habitat” che l’uomo e la donna si confrontano con l’universo e con gli elementi naturali.
Molti dei lavori di Mario Schifano sono vicini alla cultura pop, e sono dei monocromi, dove uno o due colori sono applicati su carta da imballaggio in seguito incollata sulla tela. L’artista realizza delle serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca Cola, Esso), alle biciclette, ai fiori (omaggi a Andy Warhol) e alla natura. Studia con passione le tecniche pittoriche e fu tra i primi ad elaborare immagini dal computer e a riportarle su tela.
Le tele di Antonio Tamburro si caratterizzano per le ampie campiture di colore, energiche e dirompenti. Nelle opere più recenti emerge il tema della città metropolitane, del caos, della musica e di tutto ciò che è contemporaneo. Un ruolo fondamentale viene rivestito dalle figure femminile sempre raffigurate con estrema sensualità.
Il segno e il movimento sono protagonisti della pittura di Marco Tamburro. Egli rappresenta le metropoli-macchina, i cartelloni pubblicitari, le strade affollate e le figure anonime, quasi nevrotiche. Questi sono tutti gli elementi del caotico mondo contemporaneo che lui “denuncia” e da cui si discosta. Le tele sono dipinte con segni larghi, incisivi ed energici, con una caratteristica bicromia (bianco e nero) che viene a volte spezzata dall’emergere del colore rosso.
Quella di Giorgio Celiberti è una pittura per segni e testimonianze. Le sue opere vogliono raccontare storie drammatiche, di reclusione e di supplizio, quelle dei lager di Terezin e Aschwitz che visitò personalmente: possiamo definire le sue tele delle “finestre dell’anima”. L’artista si occupa anche di scultura. Inizialmente realizza opere in bronzo, pietra e ceramica dedicate ai temi monumentali dei cavalli, dei cavalieri, e della fauna; poi, in affinità con le tematiche “archeologiche” della pittura, nascono le Schegge, le Stele, i Bassorilievi.
I vividi colori acrilici sono invece i protagonisti delle tele di Raffaello Ossola: cieli arancioni, rossi, verdi appartenenti a scenari surreali, a spazi senza confini. I suoi sono panorami arcani, riconducibili ad uno spazio onirico, dove tutto può non essere ciò che sembra. Le finestre e le porte sono delle presenze ricorrenti nelle sue opere, così come gli alberi e le montagne all’orizzonte che ci riportano per qualche istante nel mondo reale. Velature di colore delicate e “graffi” del segno sono le caratteristiche delle tele astratte di Irene Petrafesa, nelle quali intende evocare l’anima della realtà, la dimensione più oscura della vita, e la magia delle cose, con una tecnica pittorica che contraddice la realtà della prospettiva e della forma. L’artista vuole trasmettere a chi osserva le sue opere il senso di solitudine e di caducità dell’uomo, il senso di speranza ed il desiderio di purezza. La pittura di Francoise Nielly è molto espressiva, mostra una forza brutale e un’energia vitale affascinante. Utilizza il coltello per scolpire le sue immagini, rendendole così incisive e taglienti, carnali e sensuali. Dipinge enormi ritratti di donne e uomini dagli zigomi alti e dalle labbra carnose, con una bellezza quasi esotica. I suoi colori “fluo” sono “liberi”, esuberanti, sorprendenti, abbaglianti, a volte anche esplosivi.
Una pittura quasi vera, quasi un sogno è invece quella di Manovella. Egli ha creato con originalità un proprio linguaggio artistico, nel quale sono presenti due dimensioni, quella del sogno e quella della realtà, che apparentemente sono distanti tra loro. E’ proprio in queste due dimensioni che l’artista dice di riuscire a spogliare se stesso e a cogliere le cose vere. Nag Arnoldi esprime pienamente se stesso e la sua drammaticità nella scultura che si caratterizza per i contrasti delle forme: dalla libera espansione all’improvvisa contrazione, dalla levigatezza dei piani alle asprezze materiche. I suoi sono soggetti ricorrenti: il mondo del circo (maschere, arlecchini, acrobati, clowns), l’uomo e la sua storia (guerrieri, armigeri, astati, cavalli, cavalieri, vita e morte) e il sacro nella configurazione sia religiosa che arcana.
Lo spazio di Vanni Saltarelli è estremamente dinamico tra l’astratto e il figurativo, con rappresentazioni che sembrano avviluppate da un vortice di forze. Il corpo, fatto di rotondità femminili, domina sempre la scena. Nella sua pittura si coglie il sentimento disperato di precarietà, l’effimera consistenza delle percezioni e la fragilità della dimensione umana.
Alberto Sughi è il protagonista di una particolare area pittorica figurativa, quella del realismo esistenziale. L’artista dipinge, con obbiettività e con punte di espressionismo formale, opere ispirate alla vita metropolitana. Quasi come una sequenza cinematografica, la sua ricerca procede per cicli tematici: le “pitture verdi”, la “cena”, “immaginazione e memoria della famiglia”, “la sera o della riflessione”, “notturno”.
La pittura di Ennio Calabria è pervasa dal tema dell’alta velocità degli scambi sociali dei nostri tempi e dal continuo metamorfismo dell’essere, che fa quindi emergere un’immagine antropomorfa, quasi”accidentale”, che afferma e nel contempo nega se stessa. In un contesto in cui luce e ombra si contrastano, la materia si trasforma, ed è proprio in questo “habitat” che l’uomo e la donna si confrontano con l’universo e con gli elementi naturali.
Molti dei lavori di Mario Schifano sono vicini alla cultura pop, e sono dei monocromi, dove uno o due colori sono applicati su carta da imballaggio in seguito incollata sulla tela. L’artista realizza delle serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca Cola, Esso), alle biciclette, ai fiori (omaggi a Andy Warhol) e alla natura. Studia con passione le tecniche pittoriche e fu tra i primi ad elaborare immagini dal computer e a riportarle su tela.
14
aprile 2011
Mostra collettiva di primavera
Dal 14 aprile al 03 maggio 2011
arte contemporanea
Location
6° SENSO ART GALLERY
Roma, Via Margutta, 43, (Roma)
Roma, Via Margutta, 43, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 11.00 - 19.00
domenica su appuntamento
Vernissage
14 Aprile 2011, ore 18.30
Autore
Curatore