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Danilo Rommel
personale di fotografia nell’ambito di
MESSA A FUOCO Fotografia Contemporanea in Italia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nel corso dei suoi quarant’anni di attività, la roggia ha
dato sempre molto spazio alla fotografia ed ai nuovi
media, sulla linea dell’attenzione alle novità in arte
che, specialmente nel campo della fotografia, sono
state importanti e numerose, in questi decenni.
Negli ultimi due anni, una parte molto ampia del
calendario delle esposizioni nella sede
dell’associazione è stata dedicata per l’appunto ai
linguaggi fotografici, privilegiando soprattutto i
fotografi che operano nella città e nella provincia di
Pordenone, ma senza trascurare le esperienze che si
sono registrate in tutta Italia.
Il quadro che è emerso alla fine è quello di una rassegna
decisamente importante e significativa dello stato
di salute della fotografia, in un momento in cui i mezzi
di espressione visiva sono sicuramente molti, agili e
capaci di acrobazie fino a qualche tempo fa del tutto
impensabili.
Per un problema di coerenza con la linea di ricerca che
l’Associazione privilegia nelle sue scelte artistiche, lo
spazio più interessante è stato dedicato ai fotografi nel
cui lavoro gli elementi concettuali della rappresentazione
prevalgono inevitabilmente sugli aspetti puramente
formali.
Ma proprio questo elemento - che potrebbe apparire
limitante - è risultato alla fine determinante per creare
dei racconti di grande intensità che vanno dalla riflessione
sociale sul mondo circostante a quella più
spicciola sulle realtà del proprio ambiente o territorio;
e, quasi per conseguenza, sono risultati dominanti i
linguaggi che al reale oggettivo fanno riferimento.
Va precisato però che ciascun artista ha presentato il
lavoro esattamente così come nella sua personale
storia lo ha vissuto e realizzato, lasciando che ciascuno
proponesse quello spaccato della realtà che gli è
congeniale, quel modo di accostarsi alle cose che nella
(per tutti) lunga esperienza hanno maturato con intelligenza
ed ottimi risultati.
Il percorso tra i campanelli di Guido Cecere appartiene
a quella sua storica capacità di cogliere la poesia
nelle cose quando nessuno sembra accorgersene e si
muove attraverso la geografia (le immagini provengono
da mezza Europa) e attraverso la storia (i modelli
risalgono alle epoche più disparate) con la sensibilità e
l’attenzione che da sempre ha posto nella sua ricerca
sul quotidiano che gli ha valso tanti meritatissimi
successi.
Allo stesso modo, Salvatore Di Vilio si muove come un
turista incantato (come era il titolo della sua mostra)
attraverso monumenti e quotidianità con personaggi
che sembrano quasi estranei all’ambiente oppure con
altri nei momenti in cui si perde totalmente il senso
della loro dimensione di turisti ed emerge
quell’umanità che ci rende simili o addirittura uguali
in ogni situazione.
Danilo Rommel sembra più ancorato alla realtà intima
del suo territorio, anzi della sua città, che coglie in
certi momenti di surreale astrazione per cui sembra
essere vuota ed oleografica; in realtà, le sue visioni
notturne rendono protagonisti le pietre e le case, gli
spazi e i monumenti, segnalando quello stesso
bisogno di relazioni umane che, nelle sue foto, si
trasforma, in umanità delle cose.
Il lavoro di Teresa Mancini è più teso verso
un’eleganza di soluzioni che mettono in secondo
piano il carico di emozione che si agita nelle figure
rappresentate in forma di ectoplasmi; ma, dopo il
primo sguardo, emerge con forza la sensibilità delle
emozioni che agitano le figure decisamente sfumate
nei contorni ma ricche di un’intensità che nasce da
una resa per tratti, per accenni, per sfumature.
Nel complesso, una rassegna che han esplorati i modi
(spesso abissalmente diversi) di muoversi dentro le
cose con la protesi naturale dell’obiettivo fotografico
davanti agli occhi; e vale bene a spiegare come, in un
momento in cui la tecnologia sembra avere il sopravvento,
è comunque l’occhio umano del fotografo a
cogliere l’intimo sapore poetico della realtà.
Enzo di Grazia
Danilo Rommel nasce nel 1947 a Milano dove vive e
studia fino al 1967.
Appassionato di meccanica e chimica, si accosta alla
fotografia in virtù del fascino dello sviluppo e stampa
del negativo B/N, che impara da autodidatta studiando
su molte pubblicazioni ed in particolare sui testi del
fotografo americano Ansel Adams.
Già giovanissimo trova un proprio personale linguaggio
espressivo che si evolverà negli anni, ricercando
nella pienezza della fotografia bianco e nero l’estetica
assoluta della sua fotografia.
Trasferitosi a Pordenone nel 1970, da parecchi anni è
fotografo professionista operando nel settore del
ritratto, still life, paesaggio urbano e naturale.
Tra i suoi progetti più importanti troviamo quello sulla
Valcellina, cogliendo frammenti e sguardi di una realtà
in via di sparizione.Sue opere sono apparse su:Le Tre
Venezie, La Loggia, il volume Storia di una strada, il
volume Azzano X.Vive e lavora a Pordenone.
dato sempre molto spazio alla fotografia ed ai nuovi
media, sulla linea dell’attenzione alle novità in arte
che, specialmente nel campo della fotografia, sono
state importanti e numerose, in questi decenni.
Negli ultimi due anni, una parte molto ampia del
calendario delle esposizioni nella sede
dell’associazione è stata dedicata per l’appunto ai
linguaggi fotografici, privilegiando soprattutto i
fotografi che operano nella città e nella provincia di
Pordenone, ma senza trascurare le esperienze che si
sono registrate in tutta Italia.
Il quadro che è emerso alla fine è quello di una rassegna
decisamente importante e significativa dello stato
di salute della fotografia, in un momento in cui i mezzi
di espressione visiva sono sicuramente molti, agili e
capaci di acrobazie fino a qualche tempo fa del tutto
impensabili.
Per un problema di coerenza con la linea di ricerca che
l’Associazione privilegia nelle sue scelte artistiche, lo
spazio più interessante è stato dedicato ai fotografi nel
cui lavoro gli elementi concettuali della rappresentazione
prevalgono inevitabilmente sugli aspetti puramente
formali.
Ma proprio questo elemento - che potrebbe apparire
limitante - è risultato alla fine determinante per creare
dei racconti di grande intensità che vanno dalla riflessione
sociale sul mondo circostante a quella più
spicciola sulle realtà del proprio ambiente o territorio;
e, quasi per conseguenza, sono risultati dominanti i
linguaggi che al reale oggettivo fanno riferimento.
Va precisato però che ciascun artista ha presentato il
lavoro esattamente così come nella sua personale
storia lo ha vissuto e realizzato, lasciando che ciascuno
proponesse quello spaccato della realtà che gli è
congeniale, quel modo di accostarsi alle cose che nella
(per tutti) lunga esperienza hanno maturato con intelligenza
ed ottimi risultati.
Il percorso tra i campanelli di Guido Cecere appartiene
a quella sua storica capacità di cogliere la poesia
nelle cose quando nessuno sembra accorgersene e si
muove attraverso la geografia (le immagini provengono
da mezza Europa) e attraverso la storia (i modelli
risalgono alle epoche più disparate) con la sensibilità e
l’attenzione che da sempre ha posto nella sua ricerca
sul quotidiano che gli ha valso tanti meritatissimi
successi.
Allo stesso modo, Salvatore Di Vilio si muove come un
turista incantato (come era il titolo della sua mostra)
attraverso monumenti e quotidianità con personaggi
che sembrano quasi estranei all’ambiente oppure con
altri nei momenti in cui si perde totalmente il senso
della loro dimensione di turisti ed emerge
quell’umanità che ci rende simili o addirittura uguali
in ogni situazione.
Danilo Rommel sembra più ancorato alla realtà intima
del suo territorio, anzi della sua città, che coglie in
certi momenti di surreale astrazione per cui sembra
essere vuota ed oleografica; in realtà, le sue visioni
notturne rendono protagonisti le pietre e le case, gli
spazi e i monumenti, segnalando quello stesso
bisogno di relazioni umane che, nelle sue foto, si
trasforma, in umanità delle cose.
Il lavoro di Teresa Mancini è più teso verso
un’eleganza di soluzioni che mettono in secondo
piano il carico di emozione che si agita nelle figure
rappresentate in forma di ectoplasmi; ma, dopo il
primo sguardo, emerge con forza la sensibilità delle
emozioni che agitano le figure decisamente sfumate
nei contorni ma ricche di un’intensità che nasce da
una resa per tratti, per accenni, per sfumature.
Nel complesso, una rassegna che han esplorati i modi
(spesso abissalmente diversi) di muoversi dentro le
cose con la protesi naturale dell’obiettivo fotografico
davanti agli occhi; e vale bene a spiegare come, in un
momento in cui la tecnologia sembra avere il sopravvento,
è comunque l’occhio umano del fotografo a
cogliere l’intimo sapore poetico della realtà.
Enzo di Grazia
Danilo Rommel nasce nel 1947 a Milano dove vive e
studia fino al 1967.
Appassionato di meccanica e chimica, si accosta alla
fotografia in virtù del fascino dello sviluppo e stampa
del negativo B/N, che impara da autodidatta studiando
su molte pubblicazioni ed in particolare sui testi del
fotografo americano Ansel Adams.
Già giovanissimo trova un proprio personale linguaggio
espressivo che si evolverà negli anni, ricercando
nella pienezza della fotografia bianco e nero l’estetica
assoluta della sua fotografia.
Trasferitosi a Pordenone nel 1970, da parecchi anni è
fotografo professionista operando nel settore del
ritratto, still life, paesaggio urbano e naturale.
Tra i suoi progetti più importanti troviamo quello sulla
Valcellina, cogliendo frammenti e sguardi di una realtà
in via di sparizione.Sue opere sono apparse su:Le Tre
Venezie, La Loggia, il volume Storia di una strada, il
volume Azzano X.Vive e lavora a Pordenone.
07
maggio 2011
Danilo Rommel
Dal 07 al 31 maggio 2011
fotografia
Location
LA ROGGIA
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Orario di apertura
ore 10 - 18
Vernissage
7 Maggio 2011, ore 19
Autore
Curatore