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Saul Costa – Tra cielo e terra
Cuore dell’esposizione, che comprende opere di grande formato e carte dipinte, è la torre di Babele e le sue varie declinazioni.
Comunicato stampa
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Lo studio di Saul Costa è grande e luminoso, pieno di tele, tavole, disegni, colori ed attrezzi del mestiere; sulle pareti si affollano locandine, ricordi di viaggio e immagini le più diverse, quelle che per ragioni sentimentali o formali seducono la sua fantasia creativa. In questo luogo prendono forma le sue opere, quelle più grandi che richiedono un gesto deciso e risoluto, e le più piccole carte dipinte che si configurano come momento di preparazione o di successiva riflessione su un tema. Ogni centimetro di questo spazio fisico che è anche spazio mentale, trasmette energia e passione, amore per una pittura autentica che, pur in una costante ricerca, non dimentica gli insegnamenti della tradizione.
Tra cielo e terra, questo è il titolo dell’esposizione di Saul Costa presso la Pescheria Vecchia di Este, raccoglie la produzione più recente dell’artista e comprende opere di grande formato e carte dipinte.
Figure ed emblemi ispirati al tema del sacrificio ci riportano a quella misteriosa ritualità che nei tempi antichi collegava l’uomo a Dio e ci introducono, in un’atmosfera sospesa tra concretezza materica e vibrazione emozionale, alle variazioni sul tema della Torre di Babele.
Con il tentativo di innalzare una torre alta fino al cielo si concretizza il desiderio di conoscenza e di sapere che anima l’uomo, il suo tentativo superbo di eguagliare Dio, destinato a fallire e scontato con la condanna perenne al caos e all’incomunicabilità.
In Etemenanki, omaggio alla famosa Grande Torre di Bruegel il Vecchio, la torre si erge come una montagna, immensa e solenne nella sua sacralità, alla cui sommità risiede il divino, collocato nel punto di contatto tra il cielo e la terra. La solidità di questa montagna è resa mediante una pasta cromatica densa e terrosa, di un caldo ocra quasi cangiante nelle sue stratificazioni, in contrasto con le più sottili striature verdi-azzurre che ne avvolgono la base.
Babele architettonica è un’interessante interpretazione del tema della torre: la costruzione dell’immagine è affidata ad un segno bianco che, frutto di un gesto rapido e scattante, si distribuisce sulla superficie dando luogo ad un incastro ritmico di forme cubiche che non concedono spazio né all’uomo, né alla natura. Babele in questo caso è simbolo della città informe, casuale, senza principio né fine, della costante frizione tra il desiderio di un ordine razionale e geometrico della realtà e il caos pulviscolare che la sottende, della “tensione tra razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane” di cui parla Calvino in una delle sue Lezioni Americane.
A volte, come in La città continua, il desiderio di costruzione da parte dell’uomo sembra voler procedere all’infinito, in un vertiginoso gioco combinatorio di arcate sovrapposte, esaltato dallo sviluppo della composizione nel senso dell’altezza.
La visione della torre di Babele si fa, invece, inquietante e torva in Dies Irae dove gialle lumeggiature si infilano come lame nel corpo della pittura e accendono un rogo in cui pare bruciare un futuro senza scampo.
La figurazione resta per Saul Costa una scelta imprescindibile, un territorio dal tracciato ben conosciuto entro il quale muoversi con assoluta libertà di scelte formali e materiche, rendendo così l’esperienza pittorica molto fisica, a tratti edonistica. L’artista, infatti, interviene sulla materia utilizzando la spatola o colpendo direttamente il colore con una tavoletta di legno, uno straccio e talvolta un rastrello: l’utilizzo di questi strumenti comporta una gestualità energica ma controllata che scandisce la pasta cromatica dando luogo a costruzioni ritmiche di grande intensità.
Decisamente più composta e silenziosa è la drammaticità delle creature pronte ad immolarsi in Sacrificale, Custode delle due verità e Mito arcaico. Queste opere trasmettono un’autentica spiritualità e svelano il segreto di una natura-divinità che è stadio primario e condizione stessa dell’esistenza.
Il tema del sacrificio, indagato dall’artista nel suo significato etimologico di rendere sacro, ci parla di un universo misterioso e primordiale in cui gli animali, dipinti nella loro forma essenziale, si collocano in uno spazio contemporaneamente arcaico e attuale, in una cornice temporale sospesa in cui la dimensione simbolica affiora dai contrasti cromatici.
Quel che colpisce nell’opera di Saul Costa è la sua capacità di pensare per immagini, di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi, senza cadere in un labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in forme inequivocabili ed icastiche.
Tra cielo e terra, questo è il titolo dell’esposizione di Saul Costa presso la Pescheria Vecchia di Este, raccoglie la produzione più recente dell’artista e comprende opere di grande formato e carte dipinte.
Figure ed emblemi ispirati al tema del sacrificio ci riportano a quella misteriosa ritualità che nei tempi antichi collegava l’uomo a Dio e ci introducono, in un’atmosfera sospesa tra concretezza materica e vibrazione emozionale, alle variazioni sul tema della Torre di Babele.
Con il tentativo di innalzare una torre alta fino al cielo si concretizza il desiderio di conoscenza e di sapere che anima l’uomo, il suo tentativo superbo di eguagliare Dio, destinato a fallire e scontato con la condanna perenne al caos e all’incomunicabilità.
In Etemenanki, omaggio alla famosa Grande Torre di Bruegel il Vecchio, la torre si erge come una montagna, immensa e solenne nella sua sacralità, alla cui sommità risiede il divino, collocato nel punto di contatto tra il cielo e la terra. La solidità di questa montagna è resa mediante una pasta cromatica densa e terrosa, di un caldo ocra quasi cangiante nelle sue stratificazioni, in contrasto con le più sottili striature verdi-azzurre che ne avvolgono la base.
Babele architettonica è un’interessante interpretazione del tema della torre: la costruzione dell’immagine è affidata ad un segno bianco che, frutto di un gesto rapido e scattante, si distribuisce sulla superficie dando luogo ad un incastro ritmico di forme cubiche che non concedono spazio né all’uomo, né alla natura. Babele in questo caso è simbolo della città informe, casuale, senza principio né fine, della costante frizione tra il desiderio di un ordine razionale e geometrico della realtà e il caos pulviscolare che la sottende, della “tensione tra razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane” di cui parla Calvino in una delle sue Lezioni Americane.
A volte, come in La città continua, il desiderio di costruzione da parte dell’uomo sembra voler procedere all’infinito, in un vertiginoso gioco combinatorio di arcate sovrapposte, esaltato dallo sviluppo della composizione nel senso dell’altezza.
La visione della torre di Babele si fa, invece, inquietante e torva in Dies Irae dove gialle lumeggiature si infilano come lame nel corpo della pittura e accendono un rogo in cui pare bruciare un futuro senza scampo.
La figurazione resta per Saul Costa una scelta imprescindibile, un territorio dal tracciato ben conosciuto entro il quale muoversi con assoluta libertà di scelte formali e materiche, rendendo così l’esperienza pittorica molto fisica, a tratti edonistica. L’artista, infatti, interviene sulla materia utilizzando la spatola o colpendo direttamente il colore con una tavoletta di legno, uno straccio e talvolta un rastrello: l’utilizzo di questi strumenti comporta una gestualità energica ma controllata che scandisce la pasta cromatica dando luogo a costruzioni ritmiche di grande intensità.
Decisamente più composta e silenziosa è la drammaticità delle creature pronte ad immolarsi in Sacrificale, Custode delle due verità e Mito arcaico. Queste opere trasmettono un’autentica spiritualità e svelano il segreto di una natura-divinità che è stadio primario e condizione stessa dell’esistenza.
Il tema del sacrificio, indagato dall’artista nel suo significato etimologico di rendere sacro, ci parla di un universo misterioso e primordiale in cui gli animali, dipinti nella loro forma essenziale, si collocano in uno spazio contemporaneamente arcaico e attuale, in una cornice temporale sospesa in cui la dimensione simbolica affiora dai contrasti cromatici.
Quel che colpisce nell’opera di Saul Costa è la sua capacità di pensare per immagini, di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi, senza cadere in un labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in forme inequivocabili ed icastiche.
27
marzo 2011
Saul Costa – Tra cielo e terra
Dal 27 marzo al 10 aprile 2011
arte contemporanea
Location
PESCHERIA VECCHIA
Este, Via Massimo D'azeglio, 11, (Padova)
Este, Via Massimo D'azeglio, 11, (Padova)
Orario di apertura
mar. – ven. 16.00-19.00
sab. – dom. 10.00-12.00 / 15.00-19.00 lunedì chiuso
Sito web
www.saulcosta.it
Autore
Curatore