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Sergio Fasciani – Fotograffiti 1996-2008
Un esperimento che ha coinvolto gli artisti del circuito romano quali: Abate, Benassi, Canevari, Ceccobelli, Colazzo, Dessì, Di Stasio, Fumasoni, Gandolfi, Giammarco, Levini, Lim, Limoni, Nunzio, Palmieri, Paparatti, Peill, Pizzicannella, Rainaldi, Salvucci, Sarra, Tirelli, Tranquilli, H. R. Kennedy
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Doozo ha il piacere di presentare Fotograffiti 1996-2008, mostra fotografica di Sergio Fasciani che riporta in vita un periodo storico di effervescenza nel paesaggio artistico romano dei primi anni ’90. Il progetto di Fasciani nasce nel 1995 con l’intenzione di applicare alla fotografia le teorie della luce, della relatività e della fisica quantistica, argomenti particolarmente cari al fotografo romano. Gli artisti coinvolti in questo esperimento fotografico collettivo: Claudio Abate, Betta Benassi, Paolo Canevari, Bruno Ceccobelli, Marco Colazzo, Gianni Dessì, Stefano Di Stasio, Rossella Fumasoni, Paola Gandolfi, Nino Giammarco, Felice Levini, H.H. Lim, Giancarlo Limoni, Nunzio, Claudio Palmieri, Anna Paparatti, Claudia Peill, Piero Pizzicannella, Oliviero Rainaldi, Barbara Salvucci, Sergio Sarra, Marco Tirelli, Adrian Tranquilli, H. Robin Kennedy.
Il titolo Fotograffiti è carico di significato. La parola fotograffito, coniata dallo stesso Fasciani, indica la tecnica con cui ha realizzato i suoi ritratti. A partire dall’etimologia di fotografia nasce una parola composta foto-graffito che fa coincidere due termini intrisi di storia, di arte, di filosofia e di scienza: la luce e il graffito.
Il graffito, il gesto artistico primigenio, l’atto primordiale che dimostra quell’istinto creativo insito nell’essere umano. La luce (e tutta la radiazione elettromagnetica), un evento che per Fasciani è da ricondurre essenzialmente alla scienza.
Ma i fotograffiti di Sergio Fasciani sono sostanzialmente delle vere e proprie fotografie, dei ritratti fotografici che per essere realizzati necessitano di una vera e propria regia e come racconta lo stesso Fasciani “Sono dei piccoli film che danno come risultato un’immagine fissa”. Un’immagine che può racchiudere anche tre ore di lavoro in cui l’artista coinvolto è invitato a disegnare al buio, perdendo così ogni riferimento spaziale, munito solamente di una lampadina tascabile. Solo dopo, in un momento e in un luogo deciso prima dell’azione con il fotografo, viene illuminato per diventare parte dell’opera fotografica. A livello puramente estetico, i fotograffiti di Fasciani ricordano una serie di esperimenti che Picasso mise in pratica nel documentario di Paul Haesaerts Bezoek aan Picasso, il primo dedicato interamente a Pablo Picasso. Iniziato nel 1949 e concluso un anno dopo, l’esperimento consiste nel riprendere l’artista mentre dipinge sul vetro davanti a lui, tecnica utilizzata in seguito in molti documentari sull’arte. L’effetto finale con Picasso dietro lo specchio circondato dal suo disegno, ricorda molto le opere di Fasciani realizzate con gli artisti romani. Come Picasso che propone i suoi animali-simbolo, anche loro scelgono di disegnare i loro soggetti preferiti, le icone che li rappresentano, e vengono anch’essi ritratti con le loro opere. Tecniche e soggetti diversi, Picasso e il cinema di Haesaerts, gli artisti romani degli anni ’90 e la fotografia di Fasciani, ma la stessa voglia di sperimentare e il risultato estetico.
Il titolo Fotograffiti è carico di significato. La parola fotograffito, coniata dallo stesso Fasciani, indica la tecnica con cui ha realizzato i suoi ritratti. A partire dall’etimologia di fotografia nasce una parola composta foto-graffito che fa coincidere due termini intrisi di storia, di arte, di filosofia e di scienza: la luce e il graffito.
Il graffito, il gesto artistico primigenio, l’atto primordiale che dimostra quell’istinto creativo insito nell’essere umano. La luce (e tutta la radiazione elettromagnetica), un evento che per Fasciani è da ricondurre essenzialmente alla scienza.
Ma i fotograffiti di Sergio Fasciani sono sostanzialmente delle vere e proprie fotografie, dei ritratti fotografici che per essere realizzati necessitano di una vera e propria regia e come racconta lo stesso Fasciani “Sono dei piccoli film che danno come risultato un’immagine fissa”. Un’immagine che può racchiudere anche tre ore di lavoro in cui l’artista coinvolto è invitato a disegnare al buio, perdendo così ogni riferimento spaziale, munito solamente di una lampadina tascabile. Solo dopo, in un momento e in un luogo deciso prima dell’azione con il fotografo, viene illuminato per diventare parte dell’opera fotografica. A livello puramente estetico, i fotograffiti di Fasciani ricordano una serie di esperimenti che Picasso mise in pratica nel documentario di Paul Haesaerts Bezoek aan Picasso, il primo dedicato interamente a Pablo Picasso. Iniziato nel 1949 e concluso un anno dopo, l’esperimento consiste nel riprendere l’artista mentre dipinge sul vetro davanti a lui, tecnica utilizzata in seguito in molti documentari sull’arte. L’effetto finale con Picasso dietro lo specchio circondato dal suo disegno, ricorda molto le opere di Fasciani realizzate con gli artisti romani. Come Picasso che propone i suoi animali-simbolo, anche loro scelgono di disegnare i loro soggetti preferiti, le icone che li rappresentano, e vengono anch’essi ritratti con le loro opere. Tecniche e soggetti diversi, Picasso e il cinema di Haesaerts, gli artisti romani degli anni ’90 e la fotografia di Fasciani, ma la stessa voglia di sperimentare e il risultato estetico.
07
aprile 2011
Sergio Fasciani – Fotograffiti 1996-2008
Dal 07 aprile al 05 giugno 2011
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
DOOZO
Roma, Via Palermo, 51, (Roma)
Roma, Via Palermo, 51, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 12-22
Vernissage
7 Aprile 2011, ore 19.00
Autore