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situazioni più imbarazzanti che può succedere nella vita di tutti i giorni è
non saper cogliere l’ironia del proprio interlocutore. Quando questo succede si
sprofonda in una impasse ebete in cui ci si crogiola nel dubbio del “e se fosse
stata una battuta?” e del “avrei dovuto ridere?”.
Questa impasse
esiste anche nella fruizione artistica ed è ancora più difficile uscirne. La
maggiore difficoltà è dovuta al fatto che, mentre nella comunicazione
interpersonale il codice cinesico (postura, gestualità, mimica facciale) può
dare indizi importanti, di fronte a un’opera d’arte la presenza dell’autore è
mascherata e non esistono indizi utili per cogliere l’ironia nascosta.
Succede spesso,
quindi, di assistere a una mostra e chiedersi se l’artista stia giocando con il
visitatore o, peggio ancora, se lo stia prendendo per i fondelli. Questo gioco
“pericoloso” porta a due sentimenti contrastanti: la meraviglia o il fastidio
(l’indifferenza, in questi casi, non esiste). Un’altalena fra opposti dovuta al
fatto che molti artisti credono che le regole della comicità siano facilmente
applicabili anche nell’arte.
Questa
banalizzazione finisce, però, col renderli sterilmente autoreferenziali: in
pratica fanno ridere solo se stessi, mentre in tutti gli altri generano il
fastidio della mancata comprensione o della presa in giro. Quando, raramente,
c’è qualcuno che azzecca il fuori tempo della battuta perfetta, allora è la
meraviglia a invadere lo spettatore.
Scott Reeder (Milwaukee, 1970; vive a Chicago),
alla sua prima personale europea, non avrà il coraggio di rischiare al “gioco
pericoloso” dell’ironia nascosta, ma ha un merito: quello di render chiaro fin
da subito che il suo obiettivo è far divertire lo spettatore.
Opere come Still Life With Grenades, Stoned
Horse, Sisyphus Ice Cream, Narcissus Cop, la serie
degli Smoking Flowers sono chiaramente ironiche fin
dal titolo. Lo stile poi, un misto tra Philip Guston e bad painting
con colori da pastello a cera di quando si era all’asilo, è in perfetta
simbiosi con la giocosità delle opere dell’artista americano. Una
spensieratezza che però, a ben guardare, assume anche tinte serie, occupandosi
di temi come la guerra, la violenza, le torture.
Insomma, giusto per rimanere in tema comicità spicciola, Reeder fa
reedere, ma coscienziosamente.
Little
Worlds, la collettiva invernale con Reeder
stefano
riba
mostra visitata
il 1° luglio 2010
dal 5 giugno al
24 luglio 2010
Scott Reeder
Luce Gallery
Corso San
Maurizio, 25 (zona Giardino Reale) – 10124 Torino
Orario: da
mercoledì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0118141011; info@lucegallery.com; www.lucegallery.com
[exibart]
gentile redazione,
suppongo siate consapevoli sella cosa, ma vorrei comunque segnalare che pubblicare il 23 luglio una recensione su una mostra che si chiude il 24 è perlomeno un po’ tardi, se non inutile e deleterio.
Vero che l’apertura della mostra sarà stata segnalata al momento giusto a inizio giugno, ma a volte si decide di visitare un evento dopo averne letto il resoconto.
tutto qui.
buon lavoro e complimenti per tutto il resto che, invece, funziona, e bene.
nicola
sarebbe stato meglio evitare non solo la recensione ma pure la mostra… ma rendiamoci conto!