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Vedere: il senso dello sguardo #4
Quarta conferenza del ciclo
Comunicato stampa
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Vedere, il senso dello sguardo
a cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Nel quinquennio 2010 - 2015 gli incontri presso la Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea si ispireranno ai cinque sensi, indagando sui linguaggi caratterizzati dal coinvolgimento sensoriale e dalle implicazioni legate alla vista, al tatto, al gusto, all’udito e all’olfatto. L’arte contemporanea mai infatti ha rinunciato a un’espressione che consideri i sensi come componente imprescindibile della morfologia espressiva.
Il ciclo di conferenze 2010/2011 è dedicato alla “vista”, all’enigma dello sguardo, un tema trasversale che riflette sul significato del vedere nell’arte contemporanea.
Rappresentare l’invisibile è una delle tante sfide che emergono come continuità o come reazione alla razionalizzazione del fenomeno percettivo avvenuto in ambito positivista ed appare uno dei temi affrontati dalle avanguardie storiche. Strettamente correlata alla rappresentazione dell’invisibile è la meccanica della visione che implica una riflessione sulla restituzione dell’oggetto, legata al visibile e concernente le note tematiche della Gestalt e della percezione visiva.
L’atto stesso del guardare, come approccio primo all’opera, in una accezione estranea alla meccanica della visione è invece oggetto delle indagini concettuali, in ambito italiano, da Pistoletto a Paolini a Fabro.
Altro filone problematico è lo sguardo sulla realtà: l’occhio sulla realtà che ci circonda e sui fenomeni sociali del nostro tempo implica la possibilità di esprimere un giudizio sulla società in cui l’artista vive e opera attraverso il proprio personale impegno estetico.
Il déjà vu, la poetica della citazione e dell’arte sull’arte o, in taluni casi, il cosiddetto d’apres, è un tema che si intreccia a quelli già delineati: non sempre vedere significa creare il nuovo. L’artista esprime la propria educazione visiva che è fatta degli emblemi della storia dell’arte: la novità è legata alla scelta del ricordo o all’immagine del già visto. Oggetto dell’arte non è il meccanismo della visione quanto l’intenzionale atto di citazione, il riferimento all’immagine comune, a volte banale, spesso in antitesi alle tendenze culturalmente più sofisticate.
Poetiche dell’invisibilità grave
Tommaso Trini (scrittore e critico d’arte)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea - Palazzo Panella – Via Matteotti, 53 –Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 17 marzo 2011 ore 21,00
L’invisibile agisce su di noi, anche se non lo vediamo, e noi agiamo sull’invisibile. Il tramite è la condizione di gravità in cui siamo immersi tutti noi: sculture, pitture, musiche e rituali compresi. La gravitazione universale, la prima legge nata col Big Bang, è un magnete vuoi dei corpi celesti, vuoi delle più umane espressioni creative, come dimostra un crescendo di oggetti d’arte moderne e contemporanee sulla cui “gravità” conviene attirare l’attenzione.
La costante gravitazionale dei linguaggi plastici e visivi si esprime basilarmente in tre fasi: l’attrazione del peso e del vuoto, la liberazione nel volo e nella levitazione e lo stato medio di fluttuazione e microgravità. Le pitture di sabbia e i mandala tibetani sono rituali sacri in cui la geometria figurativa riporta la caduta dei gravi ai tempi millenari delle rocce; invece, il collage dada e il “dripping” rovesciano l’ordine in disordine; e la caduta ha influito anche su tecniche extrapittoriche d’avanguardia quali l’assemblage e il “rayogramme”. In genere, oltre al ricorrere dell’archetipo dell’umano volo dedalico, l’arte successiva alle conquiste dei voli spaziali ha privilegiato scenari di caduta libera, fluttuazione. Capire che la caduta libera è lo stato naturale nell’universo e che il fluttuare senza punti di repere è come stare fermi, furono del resto fra le intuizioni più care al genio di Einstein.
Cresce l’attenzione teorica per le interazioni dei linguaggi umani con la gravità quale forma dell’invisibile. In una mostra di pochi anni fa (“Pesante come il Paradiso”, Graz 2003) molti scenari diffusi nelle religioni più praticate sono stati accomunati a rappresentazioni di peso o caduta libera (gli angeli ribelli, la prima coppia), di fluttuazione (conversioni e levitazioni di santi), di equilibrio o rotazione (illuminazione, resurrezione, ascensione). Si moltiplicano i tentativi di dare vita a forme d’arte a-gravitazionali, non solo metaforiche ma anche reali in condizioni di microgravità. La dialettica gravitazionale emerge nell’immaginario come un potente rivelatore fisico di ciò che non vediamo, non sappiamo. La scienza si è avviata alla revisione di ipotesi cosmologiche in una rivoluzione lenta, nata dalla scoperta della energia oscura e dalla materia oscura. Per scoprire e studiare i pianeti di altri sistemi solari esterni, gli astronomi si affidano ai disturbi orbitali che gli oscuri esopianeti a noi invisibili inducono nelle loro visibili stelle. Non molto diversamente, le opere d’arte innovative generano nessi di attrazione o repulsione con le opere del passato per rendersi visibili e poi affermarsi.
Biografia
Scrittore e critico d'arte, Tommaso Trini C. è nato a Sanremo nel 1937. E’ stato docente di storia dell'arte moderna e contemporanea all'Accademia di Brera a Milano fino al 2007. Vi ha insegnato in particolare le relazioni fra le arti visive e le tecnoscienze. A Brera ha aperto inoltre un master in Arti terapie (1998), l’unico nelle accademie italiane, diventato poi un biennio di specializzazione in “Terapeutica artistica” presso il quale insegna tuttora storia delle arti performative. Come critico, ha collaborato a lungo con Domus, Il Corriere della Sera e L’Espresso, partecipando alle vicende iniziali degli artisti dell’Arte Povera. Nel 1972 ha fondato la rivista “Data”, che ha pubblicato per sette anni. Nel 1975 ha organizzato a Milano la prima rassegna italiana di videoarte internazionale. La Biennale di Venezia lo ha incaricato più volte di curare mostre sulle innovazioni – il ciclo di performance "Attivo" (’76), la rassegna internazionale "Aperto" (’82), un Laboratorio di arte e tecnologia (‘86). E’ stato anche commissario presso la Biennale de Jeunes di Parigi, la Biennale di Sydney, la Biennale di San Paolo, e membro del direttivo della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove ha organizzato “Magnetica” (’83), laboratorio di videoarte. Oltre a saggi sugli artisti Rothko, Duchamp, Nigro, Fontana, Pistoletto, Gilardi, Chiari, Agnetti, Marisa Merz, ha pubblicato l’ultima Intervista con Fontana (’68), la prima monografia su Mimmo Rotella (’73), l’Intervista sulla fabbrica dell’arte con Giulio Carlo Argan (’80), e la raccolta dei testi di Roman Opalka, tradotti e introdotti nel 2010.
Giovedì 14 aprile 2011
Visioni acustiche
Michela Garda (Facoltà di Musicologia di Cremona - Università di Pavia)
Giovedì 12 maggio 2011
Conversazione con Salvo
Salvo (artista)
a cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Nel quinquennio 2010 - 2015 gli incontri presso la Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea si ispireranno ai cinque sensi, indagando sui linguaggi caratterizzati dal coinvolgimento sensoriale e dalle implicazioni legate alla vista, al tatto, al gusto, all’udito e all’olfatto. L’arte contemporanea mai infatti ha rinunciato a un’espressione che consideri i sensi come componente imprescindibile della morfologia espressiva.
Il ciclo di conferenze 2010/2011 è dedicato alla “vista”, all’enigma dello sguardo, un tema trasversale che riflette sul significato del vedere nell’arte contemporanea.
Rappresentare l’invisibile è una delle tante sfide che emergono come continuità o come reazione alla razionalizzazione del fenomeno percettivo avvenuto in ambito positivista ed appare uno dei temi affrontati dalle avanguardie storiche. Strettamente correlata alla rappresentazione dell’invisibile è la meccanica della visione che implica una riflessione sulla restituzione dell’oggetto, legata al visibile e concernente le note tematiche della Gestalt e della percezione visiva.
L’atto stesso del guardare, come approccio primo all’opera, in una accezione estranea alla meccanica della visione è invece oggetto delle indagini concettuali, in ambito italiano, da Pistoletto a Paolini a Fabro.
Altro filone problematico è lo sguardo sulla realtà: l’occhio sulla realtà che ci circonda e sui fenomeni sociali del nostro tempo implica la possibilità di esprimere un giudizio sulla società in cui l’artista vive e opera attraverso il proprio personale impegno estetico.
Il déjà vu, la poetica della citazione e dell’arte sull’arte o, in taluni casi, il cosiddetto d’apres, è un tema che si intreccia a quelli già delineati: non sempre vedere significa creare il nuovo. L’artista esprime la propria educazione visiva che è fatta degli emblemi della storia dell’arte: la novità è legata alla scelta del ricordo o all’immagine del già visto. Oggetto dell’arte non è il meccanismo della visione quanto l’intenzionale atto di citazione, il riferimento all’immagine comune, a volte banale, spesso in antitesi alle tendenze culturalmente più sofisticate.
Poetiche dell’invisibilità grave
Tommaso Trini (scrittore e critico d’arte)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea - Palazzo Panella – Via Matteotti, 53 –Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 17 marzo 2011 ore 21,00
L’invisibile agisce su di noi, anche se non lo vediamo, e noi agiamo sull’invisibile. Il tramite è la condizione di gravità in cui siamo immersi tutti noi: sculture, pitture, musiche e rituali compresi. La gravitazione universale, la prima legge nata col Big Bang, è un magnete vuoi dei corpi celesti, vuoi delle più umane espressioni creative, come dimostra un crescendo di oggetti d’arte moderne e contemporanee sulla cui “gravità” conviene attirare l’attenzione.
La costante gravitazionale dei linguaggi plastici e visivi si esprime basilarmente in tre fasi: l’attrazione del peso e del vuoto, la liberazione nel volo e nella levitazione e lo stato medio di fluttuazione e microgravità. Le pitture di sabbia e i mandala tibetani sono rituali sacri in cui la geometria figurativa riporta la caduta dei gravi ai tempi millenari delle rocce; invece, il collage dada e il “dripping” rovesciano l’ordine in disordine; e la caduta ha influito anche su tecniche extrapittoriche d’avanguardia quali l’assemblage e il “rayogramme”. In genere, oltre al ricorrere dell’archetipo dell’umano volo dedalico, l’arte successiva alle conquiste dei voli spaziali ha privilegiato scenari di caduta libera, fluttuazione. Capire che la caduta libera è lo stato naturale nell’universo e che il fluttuare senza punti di repere è come stare fermi, furono del resto fra le intuizioni più care al genio di Einstein.
Cresce l’attenzione teorica per le interazioni dei linguaggi umani con la gravità quale forma dell’invisibile. In una mostra di pochi anni fa (“Pesante come il Paradiso”, Graz 2003) molti scenari diffusi nelle religioni più praticate sono stati accomunati a rappresentazioni di peso o caduta libera (gli angeli ribelli, la prima coppia), di fluttuazione (conversioni e levitazioni di santi), di equilibrio o rotazione (illuminazione, resurrezione, ascensione). Si moltiplicano i tentativi di dare vita a forme d’arte a-gravitazionali, non solo metaforiche ma anche reali in condizioni di microgravità. La dialettica gravitazionale emerge nell’immaginario come un potente rivelatore fisico di ciò che non vediamo, non sappiamo. La scienza si è avviata alla revisione di ipotesi cosmologiche in una rivoluzione lenta, nata dalla scoperta della energia oscura e dalla materia oscura. Per scoprire e studiare i pianeti di altri sistemi solari esterni, gli astronomi si affidano ai disturbi orbitali che gli oscuri esopianeti a noi invisibili inducono nelle loro visibili stelle. Non molto diversamente, le opere d’arte innovative generano nessi di attrazione o repulsione con le opere del passato per rendersi visibili e poi affermarsi.
Biografia
Scrittore e critico d'arte, Tommaso Trini C. è nato a Sanremo nel 1937. E’ stato docente di storia dell'arte moderna e contemporanea all'Accademia di Brera a Milano fino al 2007. Vi ha insegnato in particolare le relazioni fra le arti visive e le tecnoscienze. A Brera ha aperto inoltre un master in Arti terapie (1998), l’unico nelle accademie italiane, diventato poi un biennio di specializzazione in “Terapeutica artistica” presso il quale insegna tuttora storia delle arti performative. Come critico, ha collaborato a lungo con Domus, Il Corriere della Sera e L’Espresso, partecipando alle vicende iniziali degli artisti dell’Arte Povera. Nel 1972 ha fondato la rivista “Data”, che ha pubblicato per sette anni. Nel 1975 ha organizzato a Milano la prima rassegna italiana di videoarte internazionale. La Biennale di Venezia lo ha incaricato più volte di curare mostre sulle innovazioni – il ciclo di performance "Attivo" (’76), la rassegna internazionale "Aperto" (’82), un Laboratorio di arte e tecnologia (‘86). E’ stato anche commissario presso la Biennale de Jeunes di Parigi, la Biennale di Sydney, la Biennale di San Paolo, e membro del direttivo della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove ha organizzato “Magnetica” (’83), laboratorio di videoarte. Oltre a saggi sugli artisti Rothko, Duchamp, Nigro, Fontana, Pistoletto, Gilardi, Chiari, Agnetti, Marisa Merz, ha pubblicato l’ultima Intervista con Fontana (’68), la prima monografia su Mimmo Rotella (’73), l’Intervista sulla fabbrica dell’arte con Giulio Carlo Argan (’80), e la raccolta dei testi di Roman Opalka, tradotti e introdotti nel 2010.
Giovedì 14 aprile 2011
Visioni acustiche
Michela Garda (Facoltà di Musicologia di Cremona - Università di Pavia)
Giovedì 12 maggio 2011
Conversazione con Salvo
Salvo (artista)
17
marzo 2011
Vedere: il senso dello sguardo #4
17 marzo 2011
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Vernissage
17 Marzo 2011, ore 21
Autore
Curatore