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Il corpo come linguaggio. Anni Sessanta e Settanta
Una mostra dedicata al tema del corpo attraverso fotografie di importanti autori italiani e stranieri scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea.
Comunicato stampa
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Una mostra dedicata al tema del corpo attraverso fotografie di importanti autori italiani e stranieri scelte dalle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea. Fotografie di: Gabriele Basilico, David Bailey, Günter Brus, Maurizio Buscarino, Eugenio Carmi, Carla Cerati, Paolo Gioli, Guido Guidi, Les Krims, Paola Mattioli, Floris Neusüss, Christian Vogt.
Tra anni Sessanta e Settanta il corpo diventa un tema assolutamente centrale nell’ambito della società, del costume, della comunicazione, dell’arte. Sono anni di grande cambiamento storico e culturale, gli anni della cultura hippie, del desiderio di pace e libertà, della liberazione sessuale, del movimento femminista, e poi della contestazione studentesca, delle lotte operaie, delle utopie per la costruzione di una nuova società nella quale la sfera del pubblico e quella del privato possano coerentemente coincidere. E’ il tempo dei grandi concerti di Woodstock e dell'Isola di Wight, del living theatre, del teatro di Grotowsky, dell'Odin Teatret. In arte, è la stagione degli happening di Fluxus, della Body Art, della performance, azioni artistiche per le quali la corporeità diventa il territorio privilegiato della ricerca dell'identità, sia sul piano esistenziale che sociale.
Anche nel campo della fotografia le ricerche sul corpo si intensificano, dando il via a una vasta produzione di immagini spesso inedite dal punto di vista linguistico. Il corpo, diventato vero e proprio linguaggio per gli artisti (secondo l’espressione utilizzata da Lea Vergine nel noto libro Body Art e storie simili. Il corpo come linguaggio), per la fotografia funziona da punto di partenza per la nascita di nuovi soluzioni espressive e narrative. La presa di coscienza sul corpo coincide spesso con la presa di coscienza sulle potenzialità della fotografia stessa.
La mostra propone al pubblico dodici artisti italiani e stranieri presenti nelle collezioni del Museo che utilizzano modalità diverse per indagare il tema della soggettività, della fisicità, degli immaginari del corpo sia femminile che maschile.
Günter Brus vive la fotografia come gesto finale che fissa il dramma del corpo coinvolto in azioni fortemente espressive; Maurizio Buscarino racconta e quasi disegna attraverso il mezzo fotografico le performance teatrali di Francisco Copello; Gabriele Basilico, a noi più conosciuto come fotografo di architettura e paesaggio, affronta, non senza ironia e senso del grottesco, il corpo abbronzato come oggetto plastico, quasi finto; Guido Guidi in alcune sue prime poco note ricerche presenta in modo semplice la nudità nell’immediatezza della quotidianità; David Bailey guarda ai tatuaggi non solo come scritture ma come veri e propri mondi che nascono sulla superficie del corpo; per Eugenio Carmi il corpo femminile diventa schermo sul quale proiettare le colorate forme astratte che stanno al centro della sua ricerca pittorica; surreale e onirica è invece la dimensione nella quale si muove Leslie Krims nelle sue piccole messe in scena cariche di stupore pop; Christian Vogt allestisce brevi storie intorno al corpo attraverso dittici e sequenze; Floris Neusüss realizza fotogrammi del corpo a dimensioni naturali, facendo coincidere performance e impressione fotografica; per Paolo Gioli il corpo è terreno di una profonda sperimentazione e di verifica delle caratteristiche materiche del materiale Polaroid; Carla Cerati applica lo sguardo di una donna alle forme del corpo femminile, in contrasto con una tradizione che vuole che la donna sia oggetto dello sguardo maschile; per Paola Mattioli il corpo è luogo ideale per dar vita alla forma dell’autoritratto, momento di coscienza di sé e insieme dell’uso dello strumento fotografico.
Le opere in mostra compongono un universo complesso, molto ricco dal punto di vista delle narrazioni e dei linguaggi. La fotografia si mette alla prova a più livelli, che toccano la dimensione teatrale, letteraria, psicologica, anche sociale, e che rivelano una volta di più quanto la ricerca fotografica tra anni Sessanta e Settanta si colleghi strettamente alle istanze vivacemente portate avanti dalle neoavanguardie, prima fra tutte la Body Art.
"Il Museo di Fotografia Contemporanea prosegue con il programma di valorizzazione delle collezioni presentando una nuova mostra di opere tratte interamente dal proprio archivio -dichiara Daniela Gasparini, Presidente della Fondazione Museo di Fotografia Contemporanea e Sindaco di Cinisello Balsamo- Un patrimonio di inestimabile valore, composto da circa 1 milione e 800 mila immagini, raccolto grazie a donazioni, depositi, acquisizioni e committenze. Negli ultimi anni il Museo si è dedicato in modo particolare all'ideazione di percorsi espositivi che permettessero di rendere fruibili al grande pubblico le sue collezioni, nella convinzione che patrimonio pubblico significhi realmente patrimonio di tutti".
Tra anni Sessanta e Settanta il corpo diventa un tema assolutamente centrale nell’ambito della società, del costume, della comunicazione, dell’arte. Sono anni di grande cambiamento storico e culturale, gli anni della cultura hippie, del desiderio di pace e libertà, della liberazione sessuale, del movimento femminista, e poi della contestazione studentesca, delle lotte operaie, delle utopie per la costruzione di una nuova società nella quale la sfera del pubblico e quella del privato possano coerentemente coincidere. E’ il tempo dei grandi concerti di Woodstock e dell'Isola di Wight, del living theatre, del teatro di Grotowsky, dell'Odin Teatret. In arte, è la stagione degli happening di Fluxus, della Body Art, della performance, azioni artistiche per le quali la corporeità diventa il territorio privilegiato della ricerca dell'identità, sia sul piano esistenziale che sociale.
Anche nel campo della fotografia le ricerche sul corpo si intensificano, dando il via a una vasta produzione di immagini spesso inedite dal punto di vista linguistico. Il corpo, diventato vero e proprio linguaggio per gli artisti (secondo l’espressione utilizzata da Lea Vergine nel noto libro Body Art e storie simili. Il corpo come linguaggio), per la fotografia funziona da punto di partenza per la nascita di nuovi soluzioni espressive e narrative. La presa di coscienza sul corpo coincide spesso con la presa di coscienza sulle potenzialità della fotografia stessa.
La mostra propone al pubblico dodici artisti italiani e stranieri presenti nelle collezioni del Museo che utilizzano modalità diverse per indagare il tema della soggettività, della fisicità, degli immaginari del corpo sia femminile che maschile.
Günter Brus vive la fotografia come gesto finale che fissa il dramma del corpo coinvolto in azioni fortemente espressive; Maurizio Buscarino racconta e quasi disegna attraverso il mezzo fotografico le performance teatrali di Francisco Copello; Gabriele Basilico, a noi più conosciuto come fotografo di architettura e paesaggio, affronta, non senza ironia e senso del grottesco, il corpo abbronzato come oggetto plastico, quasi finto; Guido Guidi in alcune sue prime poco note ricerche presenta in modo semplice la nudità nell’immediatezza della quotidianità; David Bailey guarda ai tatuaggi non solo come scritture ma come veri e propri mondi che nascono sulla superficie del corpo; per Eugenio Carmi il corpo femminile diventa schermo sul quale proiettare le colorate forme astratte che stanno al centro della sua ricerca pittorica; surreale e onirica è invece la dimensione nella quale si muove Leslie Krims nelle sue piccole messe in scena cariche di stupore pop; Christian Vogt allestisce brevi storie intorno al corpo attraverso dittici e sequenze; Floris Neusüss realizza fotogrammi del corpo a dimensioni naturali, facendo coincidere performance e impressione fotografica; per Paolo Gioli il corpo è terreno di una profonda sperimentazione e di verifica delle caratteristiche materiche del materiale Polaroid; Carla Cerati applica lo sguardo di una donna alle forme del corpo femminile, in contrasto con una tradizione che vuole che la donna sia oggetto dello sguardo maschile; per Paola Mattioli il corpo è luogo ideale per dar vita alla forma dell’autoritratto, momento di coscienza di sé e insieme dell’uso dello strumento fotografico.
Le opere in mostra compongono un universo complesso, molto ricco dal punto di vista delle narrazioni e dei linguaggi. La fotografia si mette alla prova a più livelli, che toccano la dimensione teatrale, letteraria, psicologica, anche sociale, e che rivelano una volta di più quanto la ricerca fotografica tra anni Sessanta e Settanta si colleghi strettamente alle istanze vivacemente portate avanti dalle neoavanguardie, prima fra tutte la Body Art.
"Il Museo di Fotografia Contemporanea prosegue con il programma di valorizzazione delle collezioni presentando una nuova mostra di opere tratte interamente dal proprio archivio -dichiara Daniela Gasparini, Presidente della Fondazione Museo di Fotografia Contemporanea e Sindaco di Cinisello Balsamo- Un patrimonio di inestimabile valore, composto da circa 1 milione e 800 mila immagini, raccolto grazie a donazioni, depositi, acquisizioni e committenze. Negli ultimi anni il Museo si è dedicato in modo particolare all'ideazione di percorsi espositivi che permettessero di rendere fruibili al grande pubblico le sue collezioni, nella convinzione che patrimonio pubblico significhi realmente patrimonio di tutti".
26
marzo 2011
Il corpo come linguaggio. Anni Sessanta e Settanta
Dal 26 marzo al 16 ottobre 2011
fotografia
Location
MUFOCO – MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA – VILLA GHIRLANDA
Cinisello Balsamo, Via Giovanni Frova, 10, (Milano)
Cinisello Balsamo, Via Giovanni Frova, 10, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì 15-19; sabato e domenica 11-19. Chiuso lunedì e martedì
Vernissage
26 Marzo 2011, ore 16.30 - presentazione di Elio Grazioli
Autore
Curatore