27 luglio 2010

fino all’11.IX.2010 Tamara Ferioli Milano, Studio Cannaviello

 
Il bianco della carta giapponese. Il rosso dei capelli. Il nero della matita. E poi altalene, castelli, giocattoli, scale, insetti. Fra resina e collage, i disegni animano un mondo di ricordi...

di

L’uso di giocattoli, come le
altalene nelle installazioni e le sorprese Kinder nelle boule de neige non è
nostalgico. L’infanzia è una fase metabolizzata e interiorizzata. Oggi incarna
l’affannosa ricerca di un equilibrio
”. Una cinquantina di altalene completamente bianche,
appese in esterno sui rami degli alberi, formano una serra di stalattiti, una
foresta di mangrovie con le radici sottosopra (siamo all’Acquario e Civica
stazione Idrobiologica, Milano). “Il mio lavoro è un continuo sali e scendi.
Alterno sentimenti di beatitudine a situazioni crepuscolari. Il titolo
originale dell’installazione era Velenosa Stabilità, perché quando la raggiungi
non ti appaga, il bisogno resta sempre insoddisfatto
”. Dopo queste parole comincia il
mondo di Tamara Ferioli (Legnano, Milano, 1982; vive a Milano). L’acquario formale, il bacino
rappresentativo di rifermento di quest’artista è un sistema di tratti lasciati
a matita su carta giapponese.

A seguire, fantasmagoriche,
sfilano anche boule de neige, realizzate con vecchi giocattoli, objet trouvé, capelli a forma di collage e le
installazioni ambientali (in cui altalene e castelli remoti, tanto incantati
quanto inaccessibili, si fanno negatori del terribile disincanto nella
condizione umana). Sotto il titolo di Mekánema, questa personale milanese fa
riferimento ai meccanismi immaginati dal filosofo italiano Carlo
Michelstaedter, macchine volanti che aiutano ad abbandonare il peso del mondo e
giungere all’assoluto. La parte principale dell’esposizione è costituita dai
disegni che, quasi fossero incisioni di acqueforti, raccontano di eden lontani,
paraventi di vittorie e sconfitte dell’artista, sempre presente come comparsa
autoritratta in ciascuno dei lavori.

Alle pareti, in questo periodo eccezionalmente bianche, a
causa del riverbero dovuto alla luce estiva, è possibile distinguere, mano a
mano che ci si avvicina, una fornita galleria di disegni realizzati su carta
intelaiata e un’installazione ambientale sonorizzata da Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò. In questa
nuova serie di progetti visivi, tutti datati 2010, Ferioli e la sua matita
direzionano con nettezza ogni scelta estetica compiuta, liberando dal peso
della verità la veridicità degli universi raffigurati.

In senso allegorico, quel che arricchisce l’ambito
allestitivo di questa personale, fra capelli e riproduzioni zoomorfe, rimane il
corpo dell’artista. Sempre davanti agli occhi. Il corpo insinua la tela, come
un fantasma nudo, assorbendo ogni cosa e restituendola a mo’ di sensi e di
inconscio. Ne è un esempio Tabula rasa che simbolicamente conchiude il percorso
espositivo, dando forma alla tanto cercata liberazione.


Potrebbe essere l’ultima tela della mostra, dopo lo
sfogo. Ogni donna ha una gonna fatta di sassi e su ogni gonna ci sono gli
elementi che corrispondono ad alcuni aspetti della catarsi di ciascuna
”, sostiene l’artista. “Uso i
simboli per facilitare la comunicazione, esprimono le sensazioni che ho
provato. Ogni soggetto rappresentato ha in sé una magia, un doppio e incarna
una diversa metafora a seconda del contesto, ora aiutante ora antagonista
”.

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Ferioli a Bolzano

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dal 10 giugno al 16 settembre
2010

Tamara Ferioli – Mekánema

Studio d’Arte Cannaviello

Via Stoppani, 15 (zona Porta Venezia)
– 20129 Milano

Orario: da martedì a sabato ore
10.30-19.30

Ingresso libero

Info: tel. +39 0220240428; fax +39
0220404645;
info@cannaviello.net; www.cannaviello.net

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