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Alessandro Sammarra – Le regard
una rassegna fotografica sullo sguardo in cui l’artista esplora i meandri della fotografia concettuale.
Comunicato stampa
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“Fermiamo gli occhi per vedere”. L’atto di accettazione “di essere ciechi prima di poter guardare meglio” rappresenta il superamento dell’antinomia di kantiana memoria tra ragione e realtà, essere e dover essere.
Si tratta di “Le Regard”, il journal intime di Alessandro Sammarra, una rassegna fotografica sullo sguardo in cui l’artista esplora i meandri della fotografia concettuale.
La mostra, che annovera sequenze fotografiche in progressione, è stata inaugurata a Parigi, nello spazio espositivo messo a disposizione dal poliedrico Achour Selmoun, proprietario del ristorante Le Catrina. Un perfetto elisir/connubio tra arte figurativa e culinaria che vanta un passato di storia e tradizioni franco-portoghesi-algerine.
Le Regard di Alessandro Sammarra
L’umano sentire, catturato nello sguardo, si dipana in un processo biunivoco che rimanda all’introspezione e all’interiorità.
Dieci passi, le opere dell’artista, per varcare la soglia dell’anima.
Protagonista indiscusso “Le regard”, invisibile che splende nel nero più totale e assurge a punto di luce.
La ricerca dell’artista nasce dalla necessità di riesaminare e ridefinire il ruolo e la centralità della fotografia nella contemporaneità al fine di sublimare la realtà. A tal fine, le opere di Alessandro Sammarra permettono di cercare verità universali in un presente tormentato e conflittuale.
Nessun elemento è lasciato al caso e, nella studiata ricerca e nell'uso sofisticato delle luci, esse si presentano prive di alcuna alterazione digitale e lontane, altresì, da effetti naturalistici. L’ambiance si configura come un iperrealismo senza tempo, carico di simbolismo e sensualità come si evince dall’audace teatralità delle pose.
Spiccano le influenze artistiche dell’artista, dalla mitologia e dalla storia dell'arte - divinità e allegorie greche e romane, storie e personaggi biblici, pittura di Caravaggio, Rembrandt, Cimabue, Antonello da Messina- nonché celebri icone della storia della fotografia e fotografie storiche, quali la tradizione della fotografia in bianco e nero degli anni Quaranta e Cinquanta.
Sammarra sperimenta con la luce per scoprire le sfumature più delicate dello sguardo e pone in rilievo il problema del modo attraverso cui la fonte luminosa illumina in maniera sempre diversa le differenti parti del corpo, la materia.
Protagonista, rifulge lo sguardo, in un approccio psicoanalitico che permette di rapportarsi all’arte attraverso una chiave di lettura legata alle emozioni e all’inconscio.
Eros/thanatos, vita/morte, virtù/vizio, gioia/depressione i termini oppositivi della psicoanalisi trasposta nelle opere dell’artista.
La luce, l’ombra e il chiaroscuro narrano di istanti cristallizzati, movimenti fermati, dinamici e sospesi. Gli occhi assurgono a materia senza gravità.
L’artista indaga lo sguardo abbracciando, con volo pindarico, i grandi interrogativi dell’arte.
Il legame tra la luce e la fotografia - come rivela la vera essenza dell’etimo foto (phos) e grafia (graphis) ovvero scrivere con la luce - è posto in evidenza anche quando la medesima fonte luminosa rappresenta strumento di dissoluzione dell’immagine, e non già sua esaltazione.
Il bianco e nero e le diverse tonalità misurano e delineano la diversità delle forme, la densità della materia. Talvolta, la luce disvela i particolari, talaltra lascia fluttuare le forme, quasi a mo’ di concessione dell’osservato all’osservante.
Dunque, lo sguardo allo sguardo. Le ombre ora si ingrigiscono, ora guizzano di bianco, più sfumate della stessa luce che, attraverso fugaci intuizioni baluginanti, incornicia, accarezza il contorno del viso, i tratti della silhoutte.
Emblematica “Rayons”, in cui l’artista accorda alla luce un ruolo centrale e ai suoi raggi il compito di colpire e definire l’oggetto.
Intensità eloquente ne “La traversée de la Passion”, in cui il fascio di luce percorre la materia con forte intensità.
In “Conversation”, in cui si scorge il tocco di luce di Antonello da Messina, il volto è inserito in uno sfondo scuro e accompagnato da una lieve torsione dello sguardo e del capo.
La luce che cattura e accompagna lo sguardo del mannequin e dell’osservante spinge a indagare il contorno, e in particolar modo il lato sinistro che resta in ombra quasi a voler instaurare un contatto con l’invisibile, l’ineffabile.
Nelle opere di Sammarra la luce assurge a unica materia, impalpabile, fonte di vita e di morte in cui le forme vacillano tra l’evanescenza e la materialità.
Le opere dell’artista sono suscettibili di molteplici piani di lettura. L’approccio, fisico e artistico, rivela ed esalta sino ad esacerbare il ruolo centrale della luce nel procedere dalla visione delle immagini più cupe a quelle più enfatizzate.
Sul versante psicologico, si coglie nel netto contrasto tra luce e ombra l’ambiguità della natura umana, il dualismo fra la realtà corporea e il mondo delle idee.
Si scorge, in tal guisa, un significato filosofico e metafisico: lo sguardo, punto di approdo ai meandri della psiche umana è equiparabile alla fonte luminosa che investe le idee platoniche, “luce che si accende dallo scoccare di una scintilla, che nasce dall'anima e da se stessa si alimenta.”
Sguardo, dunque, che affida a chi l’osserva l’arduo compito se decifrarlo o ammirarlo nella bellezza del suo mistero.
Si tratta di “Le Regard”, il journal intime di Alessandro Sammarra, una rassegna fotografica sullo sguardo in cui l’artista esplora i meandri della fotografia concettuale.
La mostra, che annovera sequenze fotografiche in progressione, è stata inaugurata a Parigi, nello spazio espositivo messo a disposizione dal poliedrico Achour Selmoun, proprietario del ristorante Le Catrina. Un perfetto elisir/connubio tra arte figurativa e culinaria che vanta un passato di storia e tradizioni franco-portoghesi-algerine.
Le Regard di Alessandro Sammarra
L’umano sentire, catturato nello sguardo, si dipana in un processo biunivoco che rimanda all’introspezione e all’interiorità.
Dieci passi, le opere dell’artista, per varcare la soglia dell’anima.
Protagonista indiscusso “Le regard”, invisibile che splende nel nero più totale e assurge a punto di luce.
La ricerca dell’artista nasce dalla necessità di riesaminare e ridefinire il ruolo e la centralità della fotografia nella contemporaneità al fine di sublimare la realtà. A tal fine, le opere di Alessandro Sammarra permettono di cercare verità universali in un presente tormentato e conflittuale.
Nessun elemento è lasciato al caso e, nella studiata ricerca e nell'uso sofisticato delle luci, esse si presentano prive di alcuna alterazione digitale e lontane, altresì, da effetti naturalistici. L’ambiance si configura come un iperrealismo senza tempo, carico di simbolismo e sensualità come si evince dall’audace teatralità delle pose.
Spiccano le influenze artistiche dell’artista, dalla mitologia e dalla storia dell'arte - divinità e allegorie greche e romane, storie e personaggi biblici, pittura di Caravaggio, Rembrandt, Cimabue, Antonello da Messina- nonché celebri icone della storia della fotografia e fotografie storiche, quali la tradizione della fotografia in bianco e nero degli anni Quaranta e Cinquanta.
Sammarra sperimenta con la luce per scoprire le sfumature più delicate dello sguardo e pone in rilievo il problema del modo attraverso cui la fonte luminosa illumina in maniera sempre diversa le differenti parti del corpo, la materia.
Protagonista, rifulge lo sguardo, in un approccio psicoanalitico che permette di rapportarsi all’arte attraverso una chiave di lettura legata alle emozioni e all’inconscio.
Eros/thanatos, vita/morte, virtù/vizio, gioia/depressione i termini oppositivi della psicoanalisi trasposta nelle opere dell’artista.
La luce, l’ombra e il chiaroscuro narrano di istanti cristallizzati, movimenti fermati, dinamici e sospesi. Gli occhi assurgono a materia senza gravità.
L’artista indaga lo sguardo abbracciando, con volo pindarico, i grandi interrogativi dell’arte.
Il legame tra la luce e la fotografia - come rivela la vera essenza dell’etimo foto (phos) e grafia (graphis) ovvero scrivere con la luce - è posto in evidenza anche quando la medesima fonte luminosa rappresenta strumento di dissoluzione dell’immagine, e non già sua esaltazione.
Il bianco e nero e le diverse tonalità misurano e delineano la diversità delle forme, la densità della materia. Talvolta, la luce disvela i particolari, talaltra lascia fluttuare le forme, quasi a mo’ di concessione dell’osservato all’osservante.
Dunque, lo sguardo allo sguardo. Le ombre ora si ingrigiscono, ora guizzano di bianco, più sfumate della stessa luce che, attraverso fugaci intuizioni baluginanti, incornicia, accarezza il contorno del viso, i tratti della silhoutte.
Emblematica “Rayons”, in cui l’artista accorda alla luce un ruolo centrale e ai suoi raggi il compito di colpire e definire l’oggetto.
Intensità eloquente ne “La traversée de la Passion”, in cui il fascio di luce percorre la materia con forte intensità.
In “Conversation”, in cui si scorge il tocco di luce di Antonello da Messina, il volto è inserito in uno sfondo scuro e accompagnato da una lieve torsione dello sguardo e del capo.
La luce che cattura e accompagna lo sguardo del mannequin e dell’osservante spinge a indagare il contorno, e in particolar modo il lato sinistro che resta in ombra quasi a voler instaurare un contatto con l’invisibile, l’ineffabile.
Nelle opere di Sammarra la luce assurge a unica materia, impalpabile, fonte di vita e di morte in cui le forme vacillano tra l’evanescenza e la materialità.
Le opere dell’artista sono suscettibili di molteplici piani di lettura. L’approccio, fisico e artistico, rivela ed esalta sino ad esacerbare il ruolo centrale della luce nel procedere dalla visione delle immagini più cupe a quelle più enfatizzate.
Sul versante psicologico, si coglie nel netto contrasto tra luce e ombra l’ambiguità della natura umana, il dualismo fra la realtà corporea e il mondo delle idee.
Si scorge, in tal guisa, un significato filosofico e metafisico: lo sguardo, punto di approdo ai meandri della psiche umana è equiparabile alla fonte luminosa che investe le idee platoniche, “luce che si accende dallo scoccare di una scintilla, che nasce dall'anima e da se stessa si alimenta.”
Sguardo, dunque, che affida a chi l’osserva l’arduo compito se decifrarlo o ammirarlo nella bellezza del suo mistero.
26
febbraio 2011
Alessandro Sammarra – Le regard
Dal 26 febbraio al 14 marzo 2011
fotografia
Location
CASA DELLE CULTURE
Cosenza, Corso Bernardino Telesio, 98, (Cosenza)
Cosenza, Corso Bernardino Telesio, 98, (Cosenza)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato, dalle 8:00 alle 20:00
Vernissage
26 Febbraio 2011, ore 18
Sito web
www.occhiettineri.it
Autore
Curatore