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Matteo Pavi – In Silenzio
Mostra personale dell’artista Matteo Pavi, che per l’occasione esporra non solo sculture, ma anche oggetti di design e gioielli creati da lui, pezzi unici, vere e proprie opere d’arte.
Comunicato stampa
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MATTEO PAVI – IN SILENZIO – COMUNICATO STAMPA
Il silenzio è parte integrante del mondo dei suoni, anche se questa affermazione può apparire paradossale. Un cinico potrebbe subito obiettare: “Il suono è presenza di vibrazioni, il silenzio è non-suono, cioè assenza di vibrazioni (o onde)”. Molto spesso viene quindi associato alla parola “silenzio” il significato di un’assenza, di una “non-vita”. Per contro, i suoni rappresentano la vita, l’azione. Niente di più sbagliato. Anche il silenzio è una presenza, esso è parte integrante della vita e quindi ha sempre un significato e un valore.
Jean Paul Sartre ha scritto: “Si stia pure fermi e muti come sassi, la nostra stessa passività sarà un’azione”.
In realtà, non sappiamo nemmeno se il silenzio assoluto esista.
Il lavoro di Pavi sembra quasi voler dire:” Che il mio silenzio ti parli di quello che provo”.
Un silenzio sincero, consapevole dei propri confini di uomo, che con il lavoro duro della materia, l’umiltà e la purezza delle cose semplici riesce a rendere illimitato, riflettendo ogni momento sul proprio vissuto.
Riflessione che ha origine nel blocco di marmo dove Pavi, facendo tabula rasa, toglie il superfluo e aiuta la materia a tirar fuori quello che in realtà è già circoscritto in lei: “Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un marmo solo in sé non circoscriva col suo cuperchio” (Michelangelo).
E cosa succede quando l’artista si accorge di aver scavato a sufficienza? Trova l’Acqua.
L'acqua è strettamente legata all'origine stessa dell'esistenza, al corso della vita e della morte.
Simbolo dell’inconscio, elemento femminile, persistente e mutevole, evoca forze umane nascoste, semplici, semplificanti.
Sotto le immagini superficiali dell’acqua ne appaiono altre più profonde e tenaci, è come se all’immaginazione delle forme facesse eco quella della sostanza, una sostanza vivificante, strutturante.
Da sempre l’acqua rappresenta per l’uomo uno dei maggiori e costanti simboli materni, della madre e del suo latte, della creatura-cibo che lo ha nutrito con la sua stessa sostanza.
Le acque naturali, le acque dei fiumi, dei laghi, dei mari, assumono sembianze lattiginose, diventano metafore lattee. L’acqua diviene materna, nutriente e densa, abbondante e salvifica, il latte di Madre Natura.
Questo elemento ci permette inoltre di sognare, di viaggiare e di vedere le cose in modo originale: una pozza è stata, infatti, il primo specchio in cui l’uomo ha osservato tutto all’inverso. Il riflesso è un fattore di rovesciamento: “Vediamo il cielo nel fondo di un lago e gli uccelli del cielo potrebbero essere i pesci del lago” (G. Durand).
Così, le tenebre della morte si capovolgono nella luce della vera vita. Guardando il riverbero sulla superficie di un lago, potremmo vedere il mondo come lo vede Dio e accorgerci che la più autentica ascesi è, in realtà, una discesa, forse una discesa nel profondo dell'acqua.
Non solo negli archetipi mitici o nei segni sacramentali, ma anche nell'esperienza delle civiltà agricole, l'acqua può recare sia la vita sia la morte. Senza le piene dei fiumi o le piogge monsoniche, la terra, disseccata, perde la sua fertilità; ma il liquido vitale può rivelarsi un terrificante apportatore di morte.
L'immersione nel profondo delle acque (come può essere per i cristiani il battesimo) e l'inondazione che sommerge ogni cosa rigenerano in quanto purificano l'uomo o la natura dalla corruzione. Il liquido purificatore è, per eccellenza, quello che zampilla dalle sorgenti.
Gocce che scivolano sopra il marmo, che trasformano la materia dura, solida e compatta in qualcosa di fluido, leggero, malleabile.
Nel lavoro di Pavi si ritrova, oltre all’acqua, un altro elemento: il fuoco.
Nelle saldature di chiodi vecchi (quelli di una volta, fatti a mano, quadrati), e nel far bruciare una sfera di ferro c’è tutto il fascino di questo elemento. Prima di tutto la sua vitalità: esso cambia e si muove continuamente, eppure in esso vi è stabilità; rimane sempre lo stesso pur senza essere lo stesso. Dà una sensazione di potenza, di energia, ma anche di grazia e di leggerezza, è come se danzasse e racchiudesse in sé un’inesauribile sorgente di energia.
Dario Brivio
Il silenzio è parte integrante del mondo dei suoni, anche se questa affermazione può apparire paradossale. Un cinico potrebbe subito obiettare: “Il suono è presenza di vibrazioni, il silenzio è non-suono, cioè assenza di vibrazioni (o onde)”. Molto spesso viene quindi associato alla parola “silenzio” il significato di un’assenza, di una “non-vita”. Per contro, i suoni rappresentano la vita, l’azione. Niente di più sbagliato. Anche il silenzio è una presenza, esso è parte integrante della vita e quindi ha sempre un significato e un valore.
Jean Paul Sartre ha scritto: “Si stia pure fermi e muti come sassi, la nostra stessa passività sarà un’azione”.
In realtà, non sappiamo nemmeno se il silenzio assoluto esista.
Il lavoro di Pavi sembra quasi voler dire:” Che il mio silenzio ti parli di quello che provo”.
Un silenzio sincero, consapevole dei propri confini di uomo, che con il lavoro duro della materia, l’umiltà e la purezza delle cose semplici riesce a rendere illimitato, riflettendo ogni momento sul proprio vissuto.
Riflessione che ha origine nel blocco di marmo dove Pavi, facendo tabula rasa, toglie il superfluo e aiuta la materia a tirar fuori quello che in realtà è già circoscritto in lei: “Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un marmo solo in sé non circoscriva col suo cuperchio” (Michelangelo).
E cosa succede quando l’artista si accorge di aver scavato a sufficienza? Trova l’Acqua.
L'acqua è strettamente legata all'origine stessa dell'esistenza, al corso della vita e della morte.
Simbolo dell’inconscio, elemento femminile, persistente e mutevole, evoca forze umane nascoste, semplici, semplificanti.
Sotto le immagini superficiali dell’acqua ne appaiono altre più profonde e tenaci, è come se all’immaginazione delle forme facesse eco quella della sostanza, una sostanza vivificante, strutturante.
Da sempre l’acqua rappresenta per l’uomo uno dei maggiori e costanti simboli materni, della madre e del suo latte, della creatura-cibo che lo ha nutrito con la sua stessa sostanza.
Le acque naturali, le acque dei fiumi, dei laghi, dei mari, assumono sembianze lattiginose, diventano metafore lattee. L’acqua diviene materna, nutriente e densa, abbondante e salvifica, il latte di Madre Natura.
Questo elemento ci permette inoltre di sognare, di viaggiare e di vedere le cose in modo originale: una pozza è stata, infatti, il primo specchio in cui l’uomo ha osservato tutto all’inverso. Il riflesso è un fattore di rovesciamento: “Vediamo il cielo nel fondo di un lago e gli uccelli del cielo potrebbero essere i pesci del lago” (G. Durand).
Così, le tenebre della morte si capovolgono nella luce della vera vita. Guardando il riverbero sulla superficie di un lago, potremmo vedere il mondo come lo vede Dio e accorgerci che la più autentica ascesi è, in realtà, una discesa, forse una discesa nel profondo dell'acqua.
Non solo negli archetipi mitici o nei segni sacramentali, ma anche nell'esperienza delle civiltà agricole, l'acqua può recare sia la vita sia la morte. Senza le piene dei fiumi o le piogge monsoniche, la terra, disseccata, perde la sua fertilità; ma il liquido vitale può rivelarsi un terrificante apportatore di morte.
L'immersione nel profondo delle acque (come può essere per i cristiani il battesimo) e l'inondazione che sommerge ogni cosa rigenerano in quanto purificano l'uomo o la natura dalla corruzione. Il liquido purificatore è, per eccellenza, quello che zampilla dalle sorgenti.
Gocce che scivolano sopra il marmo, che trasformano la materia dura, solida e compatta in qualcosa di fluido, leggero, malleabile.
Nel lavoro di Pavi si ritrova, oltre all’acqua, un altro elemento: il fuoco.
Nelle saldature di chiodi vecchi (quelli di una volta, fatti a mano, quadrati), e nel far bruciare una sfera di ferro c’è tutto il fascino di questo elemento. Prima di tutto la sua vitalità: esso cambia e si muove continuamente, eppure in esso vi è stabilità; rimane sempre lo stesso pur senza essere lo stesso. Dà una sensazione di potenza, di energia, ma anche di grazia e di leggerezza, è come se danzasse e racchiudesse in sé un’inesauribile sorgente di energia.
Dario Brivio
27
febbraio 2011
Matteo Pavi – In Silenzio
Dal 27 febbraio al 10 aprile 2011
arte contemporanea
Location
APEIRON
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 16.30 - 20.00
Vernissage
27 Febbraio 2011, ore 18.30
Autore