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Mario Ybarra Jr. / Giuseppe Pietroniro
Cardi Black Box presenta la personale dell’artista Mario Ybarra Jr. (Los Angeles, 1973) intitolata “Wilmington Good”, a cura di Art At Work. Mentre il terzo appuntamento di LevelOne# vede protagonista Giuseppe Pietroniro (Toronto – Canada, 1968).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Mario Ybarra Jr. : “Wilmington Good”
Cardi Black Box | Corso di Porta Nuova 38 | Milano
Anteprima per la stampa: giovedì 24 febbraio 2011 ore 11.00 – 13.00
Inaugurazione: giovedì 24 febbraio 2011 ore 19.00
Giovedì 24 febbraio Cardi Black Box presenta la personale dell’artista Mario Ybarra Jr. (Los Angeles,
1973) intitolata Wilmington Good, a cura di Art At Work.
Mario Ybarra Jr. è un artista eclettico: performer, disegnatore, scultore, pittore, attivista ed educatore, capace
di fondere la cultura di strada con la storia dell’arte per produrre quella che lui ha definito “una forma di arte
contemporanea filtrata dalla sua esperienza di Los Angeles come americano d’origine messicana”. Ybarra
appartiene infatti a una generazione di artisti d’origine messicana, che giocano e scherzano con gli stereotipi e
i pregiudizi legati alla loro identità.
Fonte d’ispirazione continua per le installazioni di Ybarra è la complessa e ricca cultura della California del Sud,
in cui un eterogeneo mix di abitanti, di etnie diverse e una storia post-coloniale articolata si fonde con una
cultura rap e di strada unica al mondo. Attraverso i suoi interventi site-specific l’artista svela aspetti
sconosciuti della storia culturale “latina” (termine usato negli USA per etichettare tutto ciò che riguarda le
comunità d’origine Centro e Sud Americane), appropriandosi d’immagini pop e “multi-culti”.
A Milano, con Wilmington Good, Ybarra presenta una mostra in cui analizza e ironizza sul suo quartiere
d’origine, Wilmington, riflettendone la storia e il paesaggio urbano industriale e soffocante attraverso sculture,
fotografie e una grande opera pittorica che rappresenta la visione notturna e onirica di una grande raffineria
petrolifera. Il titolo è tratto dal nome di un rivenditore di auto usate, chiuso per fallimento, vicino a casa
dell’artista e sembra ironizzare su come non ci sia poi molto di buono (good) in un quartiere intossicato dalle
raffinerie, i cui residenti sono occupati quasi interamente nei cantieri portuali.
Ybarra crea un vero e proprio paesaggio tridimensionale con dieci gru di diverse misure e colori disseminate
per lo spazio espositivo; grandi giocattoli per bambini, le sculture sembrano portare in vita lo skyline dei
cantieri portuali della città. Create con materiale di scarto (pezzi di mobili economici importati dalla China via il
porto di Los Angeles), queste gru diventano fragili impalcature, modellini capaci di capovolgere il rapporto tra
l’uomo e la macchina. Sullo sfondo, quasi come un orizzonte reale, si estende una veduta notturna di una
raffineria mentre, senza sosta, sputa fuoco dalle sue ciminiere. Questa grande opera pittorica, intitolata Smoky
City, dallo stile fortemente grafico, rappresenta una mostruosa città futuribile, stile Blade Runner, in cui non
c’è traccia d’essere umano.
Gli abitanti di Wilmington compaiono in sei monumentali fotografie su
sfondo nero; veri e propri tableau vivant che rappresentano con ironia
la storia del conflitto e dell’emancipazione dei lavoratori portuali. Tratte
liberamente da uno storico murales dipinto nei primi anni ’70 a
Wilmington, queste foto traspongono ai giorni d’oggi i conflitti della
comunità latina. Ybarra trasforma la lotta di classe in quella tra gang,
mostrando due giovani bendati che lottano con un coltello a
serramanico e che poi si stringono la mano in segno di pace.
L’aquila, simbolo della libertà americana, che nel murales rompeva le
catene che imprigionavano i lavoratori, resta in queste foto prigioniera
e intrappolata; similmente la madre dell’artista, impiegata al porto di Los Angeles, il più grande porto cargo
degli Stati Uniti, viene ritratta da Ybarra incatenata in un’inesorabile schiavitù lavorativa.
Come sempre il lavoro di Ybarra non parla semplicemente della sua esperienza personale d’artista americomessicano
a Los Angeles, ma racconta l’esperienza dell’ ”essere meticci” o le contaminazioni socio-culturali
ormai presenti in ogni angolo del mondo.
Testo a cura di Ilaria Bonacossa - Art At Work
Come di consueto l’inaugurazione e' accompagnata da un cocktail Grey Goose, la luxury vodka rinomata per
la sua eccellenza qualitativa e partner della Galleria Cardi Black Box.
Mario Ybarra Jr. - Cenni biografici
Mario Ybarra Jr. (Los Angeles, 1973) ha ottenuto un Master in Fine Arts presso l’Università della California,
Irvine, nel 2001.
Le sue opere d’arte sembrano paesaggi urbani, che egli considera come forme di ritratti della società
contemporanea. Fondatore con Karla Diaz del collettivo artistico “Slanguage”, Ybarra trae continua ispirazione
per le sue installazioni multimediali e le sue opere performative dalla complessa e ricca cultura della California
del Sud, in cui un eterogeneo mix di abitanti, di etnie diverse e una storia post-coloniale articolata si fondono
con una cultura rap e di strada unica al mondo.
Esemplare l’installazione Sweeney Tate, presentata alla Tate Modern di Londra nel 2007, in cui Ybarra ricreò in
scala 1:1 un barber-shop, un salone di bellezza per uomini, con tanto di specchi, pavimento a scacchi,
poltroncine da barbiere anni ’40, suppellettili varie e decorazioni a strisce bianche, rosse e blu (i classici colori
dei barbershop americani), animandolo con una fantomatica gara di haircutting tra barbieri di ogni nazionalità.
Tra le sue mostre più importanti la monografica all’Art Institute di Chicago (2008) e al CCA Wattis Institute for
Contemporary Arts a San Francisco (2007), così come la sua partecipazione alla Biennale del Whitney, New
York (2008), alla Biennale di Praga 3 (2007), così come il progetto speciale per la Tate Modern (2007) e la
mostra alla Serpentine Gallery (2006), entrambe a Londra. Dal 2002 dirige a Wilmington Slanguage, un centro
sociale aggregativo ed educativo, uno studio-laboratorio che opera coordinando installazioni e performance,
eventi, residenze e workshop per diffondere l’arte a un pubblico di non addetti ai lavori.
24 febbraio | 26 marzo 2011
LevelOne #3
Giuseppe Pietroniro
Cardi Black Box | Corso di Porta Nuova 38 | Milano
Cardi Black Box prosegue con il percorso rivolto alla promozione dell’arte emergente, cui ha dedicato il primo
piano della galleria, presentando progetti monografici di giovani artisti, invitati a realizzare opere site-specific.
Il terzo appuntamento di LevelOne# vede protagonista Giuseppe Pietroniro (Toronto – Canada, 1968).
Cardi Black Box | Corso di Porta Nuova 38 | Milano
Anteprima per la stampa: giovedì 24 febbraio 2011 ore 11.00 – 13.00
Inaugurazione: giovedì 24 febbraio 2011 ore 19.00
Giovedì 24 febbraio Cardi Black Box presenta la personale dell’artista Mario Ybarra Jr. (Los Angeles,
1973) intitolata Wilmington Good, a cura di Art At Work.
Mario Ybarra Jr. è un artista eclettico: performer, disegnatore, scultore, pittore, attivista ed educatore, capace
di fondere la cultura di strada con la storia dell’arte per produrre quella che lui ha definito “una forma di arte
contemporanea filtrata dalla sua esperienza di Los Angeles come americano d’origine messicana”. Ybarra
appartiene infatti a una generazione di artisti d’origine messicana, che giocano e scherzano con gli stereotipi e
i pregiudizi legati alla loro identità.
Fonte d’ispirazione continua per le installazioni di Ybarra è la complessa e ricca cultura della California del Sud,
in cui un eterogeneo mix di abitanti, di etnie diverse e una storia post-coloniale articolata si fonde con una
cultura rap e di strada unica al mondo. Attraverso i suoi interventi site-specific l’artista svela aspetti
sconosciuti della storia culturale “latina” (termine usato negli USA per etichettare tutto ciò che riguarda le
comunità d’origine Centro e Sud Americane), appropriandosi d’immagini pop e “multi-culti”.
A Milano, con Wilmington Good, Ybarra presenta una mostra in cui analizza e ironizza sul suo quartiere
d’origine, Wilmington, riflettendone la storia e il paesaggio urbano industriale e soffocante attraverso sculture,
fotografie e una grande opera pittorica che rappresenta la visione notturna e onirica di una grande raffineria
petrolifera. Il titolo è tratto dal nome di un rivenditore di auto usate, chiuso per fallimento, vicino a casa
dell’artista e sembra ironizzare su come non ci sia poi molto di buono (good) in un quartiere intossicato dalle
raffinerie, i cui residenti sono occupati quasi interamente nei cantieri portuali.
Ybarra crea un vero e proprio paesaggio tridimensionale con dieci gru di diverse misure e colori disseminate
per lo spazio espositivo; grandi giocattoli per bambini, le sculture sembrano portare in vita lo skyline dei
cantieri portuali della città. Create con materiale di scarto (pezzi di mobili economici importati dalla China via il
porto di Los Angeles), queste gru diventano fragili impalcature, modellini capaci di capovolgere il rapporto tra
l’uomo e la macchina. Sullo sfondo, quasi come un orizzonte reale, si estende una veduta notturna di una
raffineria mentre, senza sosta, sputa fuoco dalle sue ciminiere. Questa grande opera pittorica, intitolata Smoky
City, dallo stile fortemente grafico, rappresenta una mostruosa città futuribile, stile Blade Runner, in cui non
c’è traccia d’essere umano.
Gli abitanti di Wilmington compaiono in sei monumentali fotografie su
sfondo nero; veri e propri tableau vivant che rappresentano con ironia
la storia del conflitto e dell’emancipazione dei lavoratori portuali. Tratte
liberamente da uno storico murales dipinto nei primi anni ’70 a
Wilmington, queste foto traspongono ai giorni d’oggi i conflitti della
comunità latina. Ybarra trasforma la lotta di classe in quella tra gang,
mostrando due giovani bendati che lottano con un coltello a
serramanico e che poi si stringono la mano in segno di pace.
L’aquila, simbolo della libertà americana, che nel murales rompeva le
catene che imprigionavano i lavoratori, resta in queste foto prigioniera
e intrappolata; similmente la madre dell’artista, impiegata al porto di Los Angeles, il più grande porto cargo
degli Stati Uniti, viene ritratta da Ybarra incatenata in un’inesorabile schiavitù lavorativa.
Come sempre il lavoro di Ybarra non parla semplicemente della sua esperienza personale d’artista americomessicano
a Los Angeles, ma racconta l’esperienza dell’ ”essere meticci” o le contaminazioni socio-culturali
ormai presenti in ogni angolo del mondo.
Testo a cura di Ilaria Bonacossa - Art At Work
Come di consueto l’inaugurazione e' accompagnata da un cocktail Grey Goose, la luxury vodka rinomata per
la sua eccellenza qualitativa e partner della Galleria Cardi Black Box.
Mario Ybarra Jr. - Cenni biografici
Mario Ybarra Jr. (Los Angeles, 1973) ha ottenuto un Master in Fine Arts presso l’Università della California,
Irvine, nel 2001.
Le sue opere d’arte sembrano paesaggi urbani, che egli considera come forme di ritratti della società
contemporanea. Fondatore con Karla Diaz del collettivo artistico “Slanguage”, Ybarra trae continua ispirazione
per le sue installazioni multimediali e le sue opere performative dalla complessa e ricca cultura della California
del Sud, in cui un eterogeneo mix di abitanti, di etnie diverse e una storia post-coloniale articolata si fondono
con una cultura rap e di strada unica al mondo.
Esemplare l’installazione Sweeney Tate, presentata alla Tate Modern di Londra nel 2007, in cui Ybarra ricreò in
scala 1:1 un barber-shop, un salone di bellezza per uomini, con tanto di specchi, pavimento a scacchi,
poltroncine da barbiere anni ’40, suppellettili varie e decorazioni a strisce bianche, rosse e blu (i classici colori
dei barbershop americani), animandolo con una fantomatica gara di haircutting tra barbieri di ogni nazionalità.
Tra le sue mostre più importanti la monografica all’Art Institute di Chicago (2008) e al CCA Wattis Institute for
Contemporary Arts a San Francisco (2007), così come la sua partecipazione alla Biennale del Whitney, New
York (2008), alla Biennale di Praga 3 (2007), così come il progetto speciale per la Tate Modern (2007) e la
mostra alla Serpentine Gallery (2006), entrambe a Londra. Dal 2002 dirige a Wilmington Slanguage, un centro
sociale aggregativo ed educativo, uno studio-laboratorio che opera coordinando installazioni e performance,
eventi, residenze e workshop per diffondere l’arte a un pubblico di non addetti ai lavori.
24 febbraio | 26 marzo 2011
LevelOne #3
Giuseppe Pietroniro
Cardi Black Box | Corso di Porta Nuova 38 | Milano
Cardi Black Box prosegue con il percorso rivolto alla promozione dell’arte emergente, cui ha dedicato il primo
piano della galleria, presentando progetti monografici di giovani artisti, invitati a realizzare opere site-specific.
Il terzo appuntamento di LevelOne# vede protagonista Giuseppe Pietroniro (Toronto – Canada, 1968).
24
febbraio 2011
Mario Ybarra Jr. / Giuseppe Pietroniro
Dal 24 febbraio al 26 marzo 2011
arte contemporanea
Location
CARDI GALLERY
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Nuova, 38, (Milano)
Orario di apertura
Da martedì a sabato 10-19. Lunedì chiuso
Vernissage
24 Febbraio 2011, ore 19-21
Ufficio stampa
PAOLA MANFREDI
Autore