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Giovanna Giannakoulas – Due da Uno Tre da Due
L’atto di creare Due da Uno e Tre da Due è una facoltà divina che Giannakoulas la compie con pochi, sapienti tagli della sua lama lucente. Quella che era una superficie incolore, piatta, opaca, ora diventa un nuovo universo.
Comunicato stampa
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In occasione della Giornata Internazionale della Donna, la Galleria SPAZIOSEI di Monopoli (Bari) promuove negli spazi espositivi di via Sant’Anna n. 6, il quarto appuntamento “ARTEDONNA” con la mostra personale dell’artista Giovanna GIANNAKOULAS:
DUE DA UNO TRE DA DUE
Giovanna Giannakoulas nasce a Roma. Pur praticando il disegno e la pittura con passione, frequenta il liceo classico e poi la facoltà di Scienze Politiche, mentre lavora per un’agenzia internazionale che si occupa di profughi e rifugiati, la HIAS International. Nel 1977 si trasferisce a Londra, dove incanala la sua predisposizione per l’arte in un nuovo corso di studi al Camden Art Center. A questi anni risale la sua formazione professionale vera e propria. Nel 1985 torna a Roma, si occupa di grafica editoriale (copertine, illustrazioni, posters) e diventa Art director della Robin Edizioni. Frequenta diversi ateliers e seminari d’arte individuali e di gruppo. Oltre la pittura e l’acquerello, lavora anche con il collage e le tecniche miste. La sua produzione più recente consiste soprattutto nelle “sculture nomadi”, opere su carta, anche modulari. A partire dal 1991, l’attività artistica ed espositiva della Giannakoulas ha fatto sì che le sue opere fossero conosciute in tutto il territorio nazionale, riscuotendo un costante e crescente apprezzamento da parte della critica più raffinata. Inoltre, la fecondità della sua produzione è testimoniata dalla partecipazione alle più prestigiose rassegne d’arte internazionale. Della sua arte si sono interessati: Germano Beringheli, Anna Cochetti, Pia De Silvestris, Santa Fizzarotti Selvaggi, Tiziana Leopizzi, Graziella Magherini, Antonella Micaletti, Marilena Piccinini, Paolo Sabbatini, Lucia Spadano.
La mostra, curata da Mina TARANTINO, è presentata dal critico d’arte Lucia SPADANO, che in catalogo scrive: «Vedute prospettiche che prendono vita come per incanto, ombre che sono ad un tempo personaggi e ambiente, volumi ricondotti alla pura superficie, ma agitati da una sorta di tensione segreta, dai moti di un racconto interno che si fa via via più serrato, innocente e terribile come tutte le storie che si chiamano fuori dalla Storia.
Queste le evidenze più caratteristiche e qualificanti degli ultimi lavori di Giovanna Giannakoulas. Un risultato cui l’artista perviene a partire dalla bidimensionalità palese ed ostentata di un semplice foglio di carta, di una concreta porzione d’infinito intagliata con chirurgica precisione, rinunciando per programma all’ausilio del disegno. Viene subito alla mente il precedente illustre di un Matisse e dei suoi “découpages”, ma salta anche all’occhio la diversità di registro libidico: se il maestro francese ci mette di fronte alla soddisfazione di un bisogno manipolatorio quasi infantile, quello di disegnare direttamente con le forbici per non tradire il colore, la Giannakoulas da invece ascolto ad una tensione collettiva senza soggetto e senza tempo, ad un desiderio giunto a noi attraverso il succedersi delle generazioni e la deriva delle civiltà: quello di ricongiungersi alle radici dell’epos scavalcando la forma chiusa del mito e abbassando lo scudo inibitorio della ritualità.
Siamo di fronte, in altre parole, ad un vero e proprio tentativo di esplorazione volutamente disarmata dei principi fondativi della stessa coesistenza umana, un tentativo che rinuncia alla superba ambizione della scrittura storica e abbraccia semmai la via di una drammatizzazione ancora in fieri, di una mitopoiesi rivissuta alla luce dell’introspezione non tanto del personaggio quanto dell’individuo, non tanto dell’eroe quanto del soggetto pensante e senziente.
Il narrare attraverso un materiale così semplice, animato non dall'impiego fastoso dei colori o da altri artifici seduttivi, ma solo dalla luce fredda di un Led, assume una dimensione che si distacca dal principio della narrazione per aderire all’ideale del racconto, dell’evento che nel coincidere con il proprio apparire compie anche una scelta, individua ed accetta un mondo e la correlativa modalità epocale di disvelamento dell’essere. La sacralità del tempio che si fa cornice dell’agire, tempio che si fa cornice dell’agire, l'affastellamento dei paesaggi e delle cose rappresentate, l'intercambiabilità dei protagonisti, l'indugiare sulla descrizione a scapito della trama, ma soprattutto le bizzarrie della forma, che, da nota diviene misteriosa e viceversa, denunciano una forza che viene dal profondo, da quell'intimo che è centralità, convergenza dell'attenzione, ansia che si attenua e si dispone alla sorpresa, qualunque sia il prezzo da pagare al nostro bisogno di verità».
DUE DA UNO TRE DA DUE
Giovanna Giannakoulas nasce a Roma. Pur praticando il disegno e la pittura con passione, frequenta il liceo classico e poi la facoltà di Scienze Politiche, mentre lavora per un’agenzia internazionale che si occupa di profughi e rifugiati, la HIAS International. Nel 1977 si trasferisce a Londra, dove incanala la sua predisposizione per l’arte in un nuovo corso di studi al Camden Art Center. A questi anni risale la sua formazione professionale vera e propria. Nel 1985 torna a Roma, si occupa di grafica editoriale (copertine, illustrazioni, posters) e diventa Art director della Robin Edizioni. Frequenta diversi ateliers e seminari d’arte individuali e di gruppo. Oltre la pittura e l’acquerello, lavora anche con il collage e le tecniche miste. La sua produzione più recente consiste soprattutto nelle “sculture nomadi”, opere su carta, anche modulari. A partire dal 1991, l’attività artistica ed espositiva della Giannakoulas ha fatto sì che le sue opere fossero conosciute in tutto il territorio nazionale, riscuotendo un costante e crescente apprezzamento da parte della critica più raffinata. Inoltre, la fecondità della sua produzione è testimoniata dalla partecipazione alle più prestigiose rassegne d’arte internazionale. Della sua arte si sono interessati: Germano Beringheli, Anna Cochetti, Pia De Silvestris, Santa Fizzarotti Selvaggi, Tiziana Leopizzi, Graziella Magherini, Antonella Micaletti, Marilena Piccinini, Paolo Sabbatini, Lucia Spadano.
La mostra, curata da Mina TARANTINO, è presentata dal critico d’arte Lucia SPADANO, che in catalogo scrive: «Vedute prospettiche che prendono vita come per incanto, ombre che sono ad un tempo personaggi e ambiente, volumi ricondotti alla pura superficie, ma agitati da una sorta di tensione segreta, dai moti di un racconto interno che si fa via via più serrato, innocente e terribile come tutte le storie che si chiamano fuori dalla Storia.
Queste le evidenze più caratteristiche e qualificanti degli ultimi lavori di Giovanna Giannakoulas. Un risultato cui l’artista perviene a partire dalla bidimensionalità palese ed ostentata di un semplice foglio di carta, di una concreta porzione d’infinito intagliata con chirurgica precisione, rinunciando per programma all’ausilio del disegno. Viene subito alla mente il precedente illustre di un Matisse e dei suoi “découpages”, ma salta anche all’occhio la diversità di registro libidico: se il maestro francese ci mette di fronte alla soddisfazione di un bisogno manipolatorio quasi infantile, quello di disegnare direttamente con le forbici per non tradire il colore, la Giannakoulas da invece ascolto ad una tensione collettiva senza soggetto e senza tempo, ad un desiderio giunto a noi attraverso il succedersi delle generazioni e la deriva delle civiltà: quello di ricongiungersi alle radici dell’epos scavalcando la forma chiusa del mito e abbassando lo scudo inibitorio della ritualità.
Siamo di fronte, in altre parole, ad un vero e proprio tentativo di esplorazione volutamente disarmata dei principi fondativi della stessa coesistenza umana, un tentativo che rinuncia alla superba ambizione della scrittura storica e abbraccia semmai la via di una drammatizzazione ancora in fieri, di una mitopoiesi rivissuta alla luce dell’introspezione non tanto del personaggio quanto dell’individuo, non tanto dell’eroe quanto del soggetto pensante e senziente.
Il narrare attraverso un materiale così semplice, animato non dall'impiego fastoso dei colori o da altri artifici seduttivi, ma solo dalla luce fredda di un Led, assume una dimensione che si distacca dal principio della narrazione per aderire all’ideale del racconto, dell’evento che nel coincidere con il proprio apparire compie anche una scelta, individua ed accetta un mondo e la correlativa modalità epocale di disvelamento dell’essere. La sacralità del tempio che si fa cornice dell’agire, tempio che si fa cornice dell’agire, l'affastellamento dei paesaggi e delle cose rappresentate, l'intercambiabilità dei protagonisti, l'indugiare sulla descrizione a scapito della trama, ma soprattutto le bizzarrie della forma, che, da nota diviene misteriosa e viceversa, denunciano una forza che viene dal profondo, da quell'intimo che è centralità, convergenza dell'attenzione, ansia che si attenua e si dispone alla sorpresa, qualunque sia il prezzo da pagare al nostro bisogno di verità».
05
marzo 2011
Giovanna Giannakoulas – Due da Uno Tre da Due
Dal 05 marzo al 02 aprile 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA SPAZIOSEI
Monopoli, Via Sant'anna, 6, (Bari)
Monopoli, Via Sant'anna, 6, (Bari)
Orario di apertura
da martedì a sabato, dalle ore 17.30 alle 20.30
Vernissage
5 Marzo 2011, ore 19.00
Autore
Curatore