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Paolo Barlascini – Endeavour
Paolo Barlascini, berlinese per vocazione e per residenza, si muove nel campo d’azione della pittura con libertà e partecipazione, con una figurazione disincantata e oggettiva che rasenta l’astrazione, con la commistione dei linguaggi e la fascinazione per il simbolo
Comunicato stampa
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Paolo Barlascini, berlinese per vocazione e per residenza, si muove nel campo d'azione della pittura con libertà e partecipazione, con una figurazione disincantata e oggettiva che rasenta l'astrazione, con la commistione dei linguaggi e la fascinazione per il simbolo. Sono opere che tirano in ballo il senso profondo dell'avventura, dell'esplorazione, quasi un rito di passaggio e di iniziazione a un nuovo mondo dove la consuetudine e la logica vengono provvisoriamente messe da parte in favore della definizione di una nuova dimensione dello spazio e del tempo.
Cos'è l'avventura d'altronde, se non una situazione singolare che accade in modo imprevisto al di fuori della vita regolare? Lo spirito d'avventura, e mai avventuriero, chiamato in causa dai temi e dai personaggi scelti dall'artista, porta al limite del conosciuto, uno spazio preconscio di difficile delimitazione perennemente mobile come uno dei ghiacciai dipinti sulle tele.
Per far questo Barlascini non ha bisogno di eroi mitologici o di situazioni eccezionali e la tensione messa in scena dalla pittura è quindi contenuta all'interno della vita quotidiana come una sua latente contraddizione, come un rovescio sempre in bilico.
Endeavour diviene così il tentativo dell'opera di mantenere una sua temperatura fredda, una qualità quotidiana che pur tuttavia apre su un mondo che sta oltre. La natura evocativa delle immagini, che non offre risposte ma pone interrogativi, addensa azioni e paesaggi con la logica del sogno, come avviene ad esempio in L'Ultimo Atterraggio di Umberto N. e in What a Beautiful Life, che offrono una serie di casi singolari e significativi che non forniscono non una chiave interpretativa, ma una mappa di massima all'interno della quale orizzontarsi, proprio come sta a dimostrare quel disegno di una ipotetica carta geografica posta dall'artista all'apice del percorso espositivo.
Ecco quindi l'irripetibile quotidiano di Paolo Barlascini, fatto di immobili roller-coasters che disegnano volute nell'aria libera, di piccoli cani dalle sembianze titaniche, di architetture guglielmine affioranti dai flutti come la prua di una nave, di articolati edifici modernisti o DDR che galleggiano tra la schiuma del tempo, di selve e ghiacciai che chiamano alla loro perlustrazione, di macchine celibi duplicatrici d'immagine che ricordano le spire del drago di San Giorgio: l'irripetibile che si rende universale attraverso la sua moltiplicazione simbolica. Barlascini sfugge così alle strettezze della logica razionale recuperando il tempo che era stato perduto nella vita quotidiana: così nelle opere riesce a sopravvivere a una fucilazione, a salvarsi da un naufragio sulle spalle di una sirena, a indossare lo scafandro del palombaro per esplorare i misteri marini e a diventare un astronauta per ritornare sulla terra a raccontarci la vita che sta oltre il banale quotidiano.
Cos'è l'avventura d'altronde, se non una situazione singolare che accade in modo imprevisto al di fuori della vita regolare? Lo spirito d'avventura, e mai avventuriero, chiamato in causa dai temi e dai personaggi scelti dall'artista, porta al limite del conosciuto, uno spazio preconscio di difficile delimitazione perennemente mobile come uno dei ghiacciai dipinti sulle tele.
Per far questo Barlascini non ha bisogno di eroi mitologici o di situazioni eccezionali e la tensione messa in scena dalla pittura è quindi contenuta all'interno della vita quotidiana come una sua latente contraddizione, come un rovescio sempre in bilico.
Endeavour diviene così il tentativo dell'opera di mantenere una sua temperatura fredda, una qualità quotidiana che pur tuttavia apre su un mondo che sta oltre. La natura evocativa delle immagini, che non offre risposte ma pone interrogativi, addensa azioni e paesaggi con la logica del sogno, come avviene ad esempio in L'Ultimo Atterraggio di Umberto N. e in What a Beautiful Life, che offrono una serie di casi singolari e significativi che non forniscono non una chiave interpretativa, ma una mappa di massima all'interno della quale orizzontarsi, proprio come sta a dimostrare quel disegno di una ipotetica carta geografica posta dall'artista all'apice del percorso espositivo.
Ecco quindi l'irripetibile quotidiano di Paolo Barlascini, fatto di immobili roller-coasters che disegnano volute nell'aria libera, di piccoli cani dalle sembianze titaniche, di architetture guglielmine affioranti dai flutti come la prua di una nave, di articolati edifici modernisti o DDR che galleggiano tra la schiuma del tempo, di selve e ghiacciai che chiamano alla loro perlustrazione, di macchine celibi duplicatrici d'immagine che ricordano le spire del drago di San Giorgio: l'irripetibile che si rende universale attraverso la sua moltiplicazione simbolica. Barlascini sfugge così alle strettezze della logica razionale recuperando il tempo che era stato perduto nella vita quotidiana: così nelle opere riesce a sopravvivere a una fucilazione, a salvarsi da un naufragio sulle spalle di una sirena, a indossare lo scafandro del palombaro per esplorare i misteri marini e a diventare un astronauta per ritornare sulla terra a raccontarci la vita che sta oltre il banale quotidiano.
17
febbraio 2011
Paolo Barlascini – Endeavour
Dal 17 febbraio al 18 marzo 2011
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15-19.30 - chiuso: sabato e festivi
Vernissage
17 Febbraio 2011, ore 18.30
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