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Luigi Guerricchio – Opere scelte
Alla galleria Idearte di Potenza omaggio a Ginetto Guerricchio, artista materano scomparso nel 1996
Comunicato stampa
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Domenica 13 febbraio, alle ore 18.00, negli spazi potentini di via Londra della Galleria Idearte, sarà inaugurata la mostra : Guerricchio– Opere scelte.
Il vernissage, aperto dalla direttrice della Galleria Grazia Lo Re, prevede l'intervento del critico d'arte Rino Cardone e la partecipazione di Franco Palumbo che presenterà, in anteprima, il volume di cui è curatore Luigi Guerricchio. Il giacinto allegro: arte e vita – La Stamperia Edizioni (Matera).
In esposizione trentaquattro opere, fra oli su tela e tecniche miste su carta e opere grafiche, molte delle quali facenti parte della collezione privata dalla famiglia di Luigi Guerricchio.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00 –13.00/17.30 – 20.30, fino al 10 marzo prossimo.
L'artista materano, scomparso nel 1996, viene così ricordato nel testo critico di Rino Cardone che accompagna la mostra.
Fermo in cinque momenti (tra la fine degli anni ’70 e il 25 giugno del 1996) il mio personale ricordo di Luigi Guerricchio, del caro Ginetto: artista di Matera, solo per condizione anagrafica, ma cittadino del mondo, per estrazione culturale, all’apparenza (per quanto riguarda la “vita mondana” che ruota intorno ai fenomeni dell’arte) burbero e arcigno, e nel concreto, invece (ovvero sia nella vita di tutti i giorni) di enorme sensibilità umana e dall’infrequente e prezioso “cuore solidale”; capace di mostrare, viepiù, nell’uso dei pennelli, sulla tela, e nell’elaborazione dell’ornato pittorico, sulla carta, un’enorme “potenza lirica” e una forte “capacità espressiva”, in qualche modo derivate dal suo naturale “ingegno creativo” (a tratti fuori dal comune, mi piace, oggi, attestare, con forza) e dalle sue ordinarie frequentazioni giovanili (“di studio”) di Oskar Kokoschka, in Austria, e di Giacomo Manzù, in Lombardia.
Il primo ricordo che ho di Ginetto Guerricchio, di quest’artista capace di essere beffardo e canzonatorio, innanzitutto con se stesso e poi con l’intero sistema del “birignao intellettuale” (quello che ruota intorno ai “vernissage artistici”) è legato a un programma radiofonico, della struttura Programmi della sede regionale della RAI di Basilicata (al tempo diretta da Nanni Tamma) da me curato - quale autore testi - e che s’intitolava “Uomo e territorio”. In quell’occasione Ginetto, reduce da un’importante mostra collettiva nazionale (svolta dalle Regioni Piemonte e Basilicata, di concerto con l’Istituto “Alcide Cervi”) sul tema “Arte e mondo contadino” (curata da Mario De Micheli) tratteggiò con poche, incisive, chiare e al tempo stesso lapidarie parole – tipiche del suo dialogare - il suo universo “visuale/descrittivo” fatto, sì, di contadini e di contadine (ritratti nei campi o raffigurate in scene di vita urbana) ma, anche, fatto di girasoli, di agrumi al cesto, di collane di peperoni secchi, di pietre di tufo, di embrici, di tetti piatti e di larghi, smisurati, scorci architettonici, catturati alle normali “geometrie urbanistiche” del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso, a Matera.
Il secondo ricordo che conservo di Ginetto Guerricchio è legato a una sua personale di pittura tenuta a Potenza, alla Galleria “Spazio” – diretta da Nino Tricarico – e svolta, nel capoluogo di regione, immediatamente dopo il terremoto del 1980. Ricordo che le opere di Ginetto, insolite rispetto alla sua normale produzione artistica, furono esposte nelle pareti di un container, dislocato nei pressi di via Zara, per l’impossibilità di poter fruire del normale spazio espositivo, che si trovava nel centro storico di Potenza, in un tipico locale (denominata “quintana”) che si trovava appena sotto il livello di terra del vicolo, al quartiere Portasalza. In questa mostra potentina, Luigi Guerricchio mostrò un’attenzione particolare verso il fenomeno dell’inurbamento che - a mano a mano – inglobava in se stesso (in termini di “segni estetici” e di “tratti visuali”) in maniera a volte, persino, violenta (a giudicare dalle immagini proposte di macchine rottamate) quella “semantica contadina” che era tanto cara a Ginetto: giacché portatrice - questa semantica - di una semplicità e di una naturalezza, che facevano da vero e proprio contraltare al “costume assordante dei suoni” e al “fragore della città” che erano respinti e rigettati, in maniera sistematica, dall’artista materano, in virtù della sua docile “natura creativa” e della sua, indomabile e ribelle, “indole politica” e culturale.
Il terzo ricordo che serbo del caro Ginetto è legato alla sua casa materana (prospiciente via Ridola) e al suo studio attiguo, dove lui preparava le sue opere. Si trattava di un luogo (per certi versi “magico” e “misterioso” per i giovani artisti che ruotavano intorno a lui) che Luigi Guerricchio “custodiva” - in maniera assai gelosa - dallo sguardo di chicchessia. Sospettoso e in qualche modo diffidente, egli apriva, infatti, molto di rado la porta di questo suo “spazio creativo” dove lui “consumava” le sue ricerche estetiche, stilistiche e cromatiche, nella convinzione, da parte dei più, che egli possedesse delle particolari “formule alchemiche del colore” (da lui stesse preparate o passatigli da chissà chi!) che conferivano ai suoi quadri un “quid” in più, rispetto agli altri artisti che popolavano la scena della “pittura realista”, presente in quel momento in Italia. E forse è stata proprio quest’intensa, forte, vigorosa e assai espressiva “magia” del colore, che l’ha reso un artista interessante, quale lucano (aspetto, questo, che è accaduto a pochi in Basilicata) non solo nel nostro Paese, ma anche nel “mercato cosmopolita” dell’arte internazionale. Ricordo che in quello studio andammo a trovarlo, io e un gruppo di giovani amici artisti lucani, in occasione della preparazione di uno dei "numeri" della rivista d’arte contemporanea “Perimetro”: da me diretta e che – ricordo bene – godeva dell’elogio e dell’approvazione di Luigi Guerricchio, sempre attento alle attività dei giovani e alle iniziative che prendevano corpo in Basilicata.
Il quarto ricordo che porto con me di Luigi Guerricchio è collegato a una delle sue ultime esperienze, svolte insieme a altri artisti e che, nel caso specifico, fu coordinata dall’anche lui, oggi, scomparso e compianto, artista Gerardo Cosenza, suo amico personale e confidente delle sue ultime idee ed emozioni, riguardo alle “cose dell’arte” fin troppo mutate rispetto al suo modo d’intendere: il genio, il candore, la creatività e la pratica della pittura. L’iniziativa in questione era una cartella di serigrafie, di autori vari, dedicata a una poesia di Albino Pierro, in quel momento anche lui in vita e che tanto credette in questo progetto: non fosse altro perché annoverabile tra le poche, pochissime, iniziative che la sua terra, la Basilicata, gli aveva fino a quel momento tributato (prima della sua morte) dal suo interno, con operatori creativi e con intellettuali della sua stessa regione d’origine, cui egli tanto teneva.
L’ultimo ricordo che ho di Ginetto Guerricchio (e che conservo caro, nonostante tutto, nella mia memoria) è certamente il più doloroso, di questo mio ripercorso, a ritroso, nel tempo, della nostra conoscenza e amicizia. Era la sera del 25 giugno del 1996. Rammento che quella sera conducevo le edizioni delle 19 e 35 e della notte del telegiornale della TGR Rai della Basilicata, quando giunse, improvvisa, la notizia in redazione - da parte di alcuni colleghi che si erano intrattenuti con lui - che il maestro Luigi Guerricchio era deceduto, a seguito di un collasso. Si trattava di un arresto cardiaco, inaspettato e mortale, che aveva “strappato” da noi un artista di grande genio e talento, innamorato della gente lucana e della sua terra d’origine, fino a rendergli, senza saperlo, il suo ultimo omaggio con delle carte disegnate (presentate a Matera proprio quella sera del suo decesso) denominate “Il Mercante della Murgia”: che s’ispirano, sì, a quel luogo carsico - la Murgia appunto – che si sviluppa tutt’intorno a Matera, ma che esaltano, nello stesso tempo, una flora e una fauna (sì locali, ma per certi aspetti immaginifiche e senza latitudine) ma anche dei prodotti della campagna e degli antichi mestieri, la cui “arcana matrice” possiede la stessa forza espressiva che l’uomo primitivo ripose nel disegnare i graffiti o le pitture rupestri di Altamira (in Spagna), di Lascaux (in Francia) o di “Tuppo dei Sassi” (riparo Ranaldi) di Filiano, in Basilicata.
Quella sera toccò, dunque, proprio a me, per un ironico scherzo della sorte, comunicare la notizia, in televisione, della triste dipartita del caro Ginetto.
Rino Cardone
Biografia
Luigi Guerricchio (Matera, 12 ottobre 1932 - Matera, 25 giugno 1996).
Compiuti gli studi classici, dopo una breve esperienza presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze, decide di frequentare la scuola di nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Comincia così a partecipare attivamente alla vita artistica napoletana di quegli anni, aderendo al "movimento dei giovani realisti napoletani". A quel periodo risale l'incontro con il poeta Rocco Scotellaro, che tanto inciderà nella sua formazione ideologica e nella caratterizzazione della sua figura di artista.
Compie diversi viaggi all'estero e per un breve periodo si stabilisce a Salisburgo dove frequenta le scuole di pittura e scultura di Manzù e Kokoschka.
Nel 1956 si trasferisce a Milano dove vive il periodo più intenso e più importante per la sua formazione di pittore, frequentando l'Accademia di Brera e gli studi dei più validi artisti milanesi.
Rientrato nella sua città natale negli anni sessanta, all'intensa ed ampiamente riconosciuta attività artistica affianca la docenza in Disegno presso diversi Istituti scolastici.
Muore a Matera nel 1996 per un arresto cardiaco avvenuto nel giorno dell'inaugurazione del suo ultimo lavoro, Il Mercante della Murgia, una realizzazione delle carte del Mercante in fiera da lui disegnate con le figure, la flora e la fauna, i prodotti e gli antichi mestieri tipici della sua terra.
Il vernissage, aperto dalla direttrice della Galleria Grazia Lo Re, prevede l'intervento del critico d'arte Rino Cardone e la partecipazione di Franco Palumbo che presenterà, in anteprima, il volume di cui è curatore Luigi Guerricchio. Il giacinto allegro: arte e vita – La Stamperia Edizioni (Matera).
In esposizione trentaquattro opere, fra oli su tela e tecniche miste su carta e opere grafiche, molte delle quali facenti parte della collezione privata dalla famiglia di Luigi Guerricchio.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni nei seguenti orari: 11.00 –13.00/17.30 – 20.30, fino al 10 marzo prossimo.
L'artista materano, scomparso nel 1996, viene così ricordato nel testo critico di Rino Cardone che accompagna la mostra.
Fermo in cinque momenti (tra la fine degli anni ’70 e il 25 giugno del 1996) il mio personale ricordo di Luigi Guerricchio, del caro Ginetto: artista di Matera, solo per condizione anagrafica, ma cittadino del mondo, per estrazione culturale, all’apparenza (per quanto riguarda la “vita mondana” che ruota intorno ai fenomeni dell’arte) burbero e arcigno, e nel concreto, invece (ovvero sia nella vita di tutti i giorni) di enorme sensibilità umana e dall’infrequente e prezioso “cuore solidale”; capace di mostrare, viepiù, nell’uso dei pennelli, sulla tela, e nell’elaborazione dell’ornato pittorico, sulla carta, un’enorme “potenza lirica” e una forte “capacità espressiva”, in qualche modo derivate dal suo naturale “ingegno creativo” (a tratti fuori dal comune, mi piace, oggi, attestare, con forza) e dalle sue ordinarie frequentazioni giovanili (“di studio”) di Oskar Kokoschka, in Austria, e di Giacomo Manzù, in Lombardia.
Il primo ricordo che ho di Ginetto Guerricchio, di quest’artista capace di essere beffardo e canzonatorio, innanzitutto con se stesso e poi con l’intero sistema del “birignao intellettuale” (quello che ruota intorno ai “vernissage artistici”) è legato a un programma radiofonico, della struttura Programmi della sede regionale della RAI di Basilicata (al tempo diretta da Nanni Tamma) da me curato - quale autore testi - e che s’intitolava “Uomo e territorio”. In quell’occasione Ginetto, reduce da un’importante mostra collettiva nazionale (svolta dalle Regioni Piemonte e Basilicata, di concerto con l’Istituto “Alcide Cervi”) sul tema “Arte e mondo contadino” (curata da Mario De Micheli) tratteggiò con poche, incisive, chiare e al tempo stesso lapidarie parole – tipiche del suo dialogare - il suo universo “visuale/descrittivo” fatto, sì, di contadini e di contadine (ritratti nei campi o raffigurate in scene di vita urbana) ma, anche, fatto di girasoli, di agrumi al cesto, di collane di peperoni secchi, di pietre di tufo, di embrici, di tetti piatti e di larghi, smisurati, scorci architettonici, catturati alle normali “geometrie urbanistiche” del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso, a Matera.
Il secondo ricordo che conservo di Ginetto Guerricchio è legato a una sua personale di pittura tenuta a Potenza, alla Galleria “Spazio” – diretta da Nino Tricarico – e svolta, nel capoluogo di regione, immediatamente dopo il terremoto del 1980. Ricordo che le opere di Ginetto, insolite rispetto alla sua normale produzione artistica, furono esposte nelle pareti di un container, dislocato nei pressi di via Zara, per l’impossibilità di poter fruire del normale spazio espositivo, che si trovava nel centro storico di Potenza, in un tipico locale (denominata “quintana”) che si trovava appena sotto il livello di terra del vicolo, al quartiere Portasalza. In questa mostra potentina, Luigi Guerricchio mostrò un’attenzione particolare verso il fenomeno dell’inurbamento che - a mano a mano – inglobava in se stesso (in termini di “segni estetici” e di “tratti visuali”) in maniera a volte, persino, violenta (a giudicare dalle immagini proposte di macchine rottamate) quella “semantica contadina” che era tanto cara a Ginetto: giacché portatrice - questa semantica - di una semplicità e di una naturalezza, che facevano da vero e proprio contraltare al “costume assordante dei suoni” e al “fragore della città” che erano respinti e rigettati, in maniera sistematica, dall’artista materano, in virtù della sua docile “natura creativa” e della sua, indomabile e ribelle, “indole politica” e culturale.
Il terzo ricordo che serbo del caro Ginetto è legato alla sua casa materana (prospiciente via Ridola) e al suo studio attiguo, dove lui preparava le sue opere. Si trattava di un luogo (per certi versi “magico” e “misterioso” per i giovani artisti che ruotavano intorno a lui) che Luigi Guerricchio “custodiva” - in maniera assai gelosa - dallo sguardo di chicchessia. Sospettoso e in qualche modo diffidente, egli apriva, infatti, molto di rado la porta di questo suo “spazio creativo” dove lui “consumava” le sue ricerche estetiche, stilistiche e cromatiche, nella convinzione, da parte dei più, che egli possedesse delle particolari “formule alchemiche del colore” (da lui stesse preparate o passatigli da chissà chi!) che conferivano ai suoi quadri un “quid” in più, rispetto agli altri artisti che popolavano la scena della “pittura realista”, presente in quel momento in Italia. E forse è stata proprio quest’intensa, forte, vigorosa e assai espressiva “magia” del colore, che l’ha reso un artista interessante, quale lucano (aspetto, questo, che è accaduto a pochi in Basilicata) non solo nel nostro Paese, ma anche nel “mercato cosmopolita” dell’arte internazionale. Ricordo che in quello studio andammo a trovarlo, io e un gruppo di giovani amici artisti lucani, in occasione della preparazione di uno dei "numeri" della rivista d’arte contemporanea “Perimetro”: da me diretta e che – ricordo bene – godeva dell’elogio e dell’approvazione di Luigi Guerricchio, sempre attento alle attività dei giovani e alle iniziative che prendevano corpo in Basilicata.
Il quarto ricordo che porto con me di Luigi Guerricchio è collegato a una delle sue ultime esperienze, svolte insieme a altri artisti e che, nel caso specifico, fu coordinata dall’anche lui, oggi, scomparso e compianto, artista Gerardo Cosenza, suo amico personale e confidente delle sue ultime idee ed emozioni, riguardo alle “cose dell’arte” fin troppo mutate rispetto al suo modo d’intendere: il genio, il candore, la creatività e la pratica della pittura. L’iniziativa in questione era una cartella di serigrafie, di autori vari, dedicata a una poesia di Albino Pierro, in quel momento anche lui in vita e che tanto credette in questo progetto: non fosse altro perché annoverabile tra le poche, pochissime, iniziative che la sua terra, la Basilicata, gli aveva fino a quel momento tributato (prima della sua morte) dal suo interno, con operatori creativi e con intellettuali della sua stessa regione d’origine, cui egli tanto teneva.
L’ultimo ricordo che ho di Ginetto Guerricchio (e che conservo caro, nonostante tutto, nella mia memoria) è certamente il più doloroso, di questo mio ripercorso, a ritroso, nel tempo, della nostra conoscenza e amicizia. Era la sera del 25 giugno del 1996. Rammento che quella sera conducevo le edizioni delle 19 e 35 e della notte del telegiornale della TGR Rai della Basilicata, quando giunse, improvvisa, la notizia in redazione - da parte di alcuni colleghi che si erano intrattenuti con lui - che il maestro Luigi Guerricchio era deceduto, a seguito di un collasso. Si trattava di un arresto cardiaco, inaspettato e mortale, che aveva “strappato” da noi un artista di grande genio e talento, innamorato della gente lucana e della sua terra d’origine, fino a rendergli, senza saperlo, il suo ultimo omaggio con delle carte disegnate (presentate a Matera proprio quella sera del suo decesso) denominate “Il Mercante della Murgia”: che s’ispirano, sì, a quel luogo carsico - la Murgia appunto – che si sviluppa tutt’intorno a Matera, ma che esaltano, nello stesso tempo, una flora e una fauna (sì locali, ma per certi aspetti immaginifiche e senza latitudine) ma anche dei prodotti della campagna e degli antichi mestieri, la cui “arcana matrice” possiede la stessa forza espressiva che l’uomo primitivo ripose nel disegnare i graffiti o le pitture rupestri di Altamira (in Spagna), di Lascaux (in Francia) o di “Tuppo dei Sassi” (riparo Ranaldi) di Filiano, in Basilicata.
Quella sera toccò, dunque, proprio a me, per un ironico scherzo della sorte, comunicare la notizia, in televisione, della triste dipartita del caro Ginetto.
Rino Cardone
Biografia
Luigi Guerricchio (Matera, 12 ottobre 1932 - Matera, 25 giugno 1996).
Compiuti gli studi classici, dopo una breve esperienza presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze, decide di frequentare la scuola di nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Comincia così a partecipare attivamente alla vita artistica napoletana di quegli anni, aderendo al "movimento dei giovani realisti napoletani". A quel periodo risale l'incontro con il poeta Rocco Scotellaro, che tanto inciderà nella sua formazione ideologica e nella caratterizzazione della sua figura di artista.
Compie diversi viaggi all'estero e per un breve periodo si stabilisce a Salisburgo dove frequenta le scuole di pittura e scultura di Manzù e Kokoschka.
Nel 1956 si trasferisce a Milano dove vive il periodo più intenso e più importante per la sua formazione di pittore, frequentando l'Accademia di Brera e gli studi dei più validi artisti milanesi.
Rientrato nella sua città natale negli anni sessanta, all'intensa ed ampiamente riconosciuta attività artistica affianca la docenza in Disegno presso diversi Istituti scolastici.
Muore a Matera nel 1996 per un arresto cardiaco avvenuto nel giorno dell'inaugurazione del suo ultimo lavoro, Il Mercante della Murgia, una realizzazione delle carte del Mercante in fiera da lui disegnate con le figure, la flora e la fauna, i prodotti e gli antichi mestieri tipici della sua terra.
13
febbraio 2011
Luigi Guerricchio – Opere scelte
Dal 13 febbraio al 10 marzo 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA IDEARTE
Potenza, Via Londra, 75, (Potenza)
Potenza, Via Londra, 75, (Potenza)
Orario di apertura
Tutti i giorni: 11,00-13,00/17,30-20,30
Vernissage
13 Febbraio 2011, Ore 18,00
Autore
Curatore