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Mariano Fortuny – L’altro Fortuny. L’eleganza nuova
Se Fortuny padre è il protagonista della grande mostra al Roverella, Fortuny figlio lo è della esposizione collegata allestita a villa Badoer.
Comunicato stampa
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Se Fortuny padre è il protagonista della grande mostra al Roverella, Fortuny figlio lo è della esposizione collegata allestita a villa Badoer.
Per questa preziosa “appendice” della mostra rodigina “in casa di Palladio”, Dario Matteoni e Francesca Cagianelli hanno scelto di dare, ovviamente, per esempi, l’idea della raffinata poliedricità di Fortuny figlio.
Nell’ideazione e organizzazione di questa imperdibile mostra, i due studiosi hanno trovato la piena collaborazione dei Civici Musei Veneziani e in particolare dei responsabili del Museo di Palazzo Fortuny.
Sarà infatti da Palazzo Fortuny che perverranno i preziosissimi manufatti (in parte mai esposti) e alcuni travolgenti episodi del suo ciclo pittorico di ispirazione wagneriana destinati ad essere i protagonisti della mostra di Fratta Polesine.
Sarà difficile non farsi prendere dalle testimonianze di Fortuny esposte alla Badoera. Se ne ricaverà una precisa idea della sua eclettica personalità, meglio genialità, di Mariano Fortuny y Madrazo: pittore, incisore, scenografo, fotografo, protagonista del beau monde della prima metà del Novecento. Un personaggio che, partecipe a Venezia del più internazionale ed esclusivo salotto di intellettuali dell’epoca, seguaci dell’estetica ruskiniana, estese la sua notorietà in tutto il mondo, conquistando il palcoscenico delle esposizioni con le sue prodigiose invenzioni, talvolta vere e proprie sperimentazioni. Una personalità ammirata anche da Marcel Proust che inscena le seduzioni femminili delle sue eroine grazie al corredo proprio degli abiti di Fortuny. Valga per tutti il Mantello di Albertine in La fuggitiva, “ Da quel quadro di Carpaccio, dunque, lo aveva preso quel geniale figlio di Venezia; lo aveva staccato dalle spalle del giovane della Compagnia della Calza per ammantarne quelle di tante Parigine che certo ignoravano, come fino allora io avevo ignorato, che il modello era in un gruppo di gentiluomini, in primo piano nel Patriarca di Grado, in una sala dell'Accademia di Venezia!”
Senza contare che Isadora Duncan impazziva per i suoi abiti.
Per la loro ideazione indagò le linee e gli arabeschi dei tessuti orientali, le severe armonie della statuaria greca arcaica, le mode Impero e Direttorio, così come l’eclettismo policromo della Venezia bizantina e romanica da una parte e l’elegante arcaismo dei maestri del rinascimento veneziano dall’altra. Da queste eterogenee fonti sapeva trarre, con estro dandystico, ma anche con talento da artefice antico, motivi originali per le sue stoffe, i suoi costumi teatrali e i suoi abiti alla moda.
Fantasia e abilità si coniugano anche in quelli che oggi definiremmo come “complementi d’arredo”, vetri, mobili, lampadari.
Tra i primi a sperimentare le diapositive colorate, realizzò ritratti fotografici e paesaggi di carattere naturalistico, rivoluzionò le scenografie teatrali della Fenice di Venezia e di altri teatri, ideò marchingegni illuminotecnici funzionali agli allestimenti scenotecnici, dando vita alla “cupola Fortuny”, erede diretta dell’architettura di Etienne-Louis-Boullée.
Di tutto è artefice la luce, che Fortuny idolatra e rappresenta nella molteplicità della sua produzione, lasciandosi condurre da quell’estetica wagneriana alla quale intitolò anche il suo ciclo pittorico più coinvolgente.
Per questa preziosa “appendice” della mostra rodigina “in casa di Palladio”, Dario Matteoni e Francesca Cagianelli hanno scelto di dare, ovviamente, per esempi, l’idea della raffinata poliedricità di Fortuny figlio.
Nell’ideazione e organizzazione di questa imperdibile mostra, i due studiosi hanno trovato la piena collaborazione dei Civici Musei Veneziani e in particolare dei responsabili del Museo di Palazzo Fortuny.
Sarà infatti da Palazzo Fortuny che perverranno i preziosissimi manufatti (in parte mai esposti) e alcuni travolgenti episodi del suo ciclo pittorico di ispirazione wagneriana destinati ad essere i protagonisti della mostra di Fratta Polesine.
Sarà difficile non farsi prendere dalle testimonianze di Fortuny esposte alla Badoera. Se ne ricaverà una precisa idea della sua eclettica personalità, meglio genialità, di Mariano Fortuny y Madrazo: pittore, incisore, scenografo, fotografo, protagonista del beau monde della prima metà del Novecento. Un personaggio che, partecipe a Venezia del più internazionale ed esclusivo salotto di intellettuali dell’epoca, seguaci dell’estetica ruskiniana, estese la sua notorietà in tutto il mondo, conquistando il palcoscenico delle esposizioni con le sue prodigiose invenzioni, talvolta vere e proprie sperimentazioni. Una personalità ammirata anche da Marcel Proust che inscena le seduzioni femminili delle sue eroine grazie al corredo proprio degli abiti di Fortuny. Valga per tutti il Mantello di Albertine in La fuggitiva, “ Da quel quadro di Carpaccio, dunque, lo aveva preso quel geniale figlio di Venezia; lo aveva staccato dalle spalle del giovane della Compagnia della Calza per ammantarne quelle di tante Parigine che certo ignoravano, come fino allora io avevo ignorato, che il modello era in un gruppo di gentiluomini, in primo piano nel Patriarca di Grado, in una sala dell'Accademia di Venezia!”
Senza contare che Isadora Duncan impazziva per i suoi abiti.
Per la loro ideazione indagò le linee e gli arabeschi dei tessuti orientali, le severe armonie della statuaria greca arcaica, le mode Impero e Direttorio, così come l’eclettismo policromo della Venezia bizantina e romanica da una parte e l’elegante arcaismo dei maestri del rinascimento veneziano dall’altra. Da queste eterogenee fonti sapeva trarre, con estro dandystico, ma anche con talento da artefice antico, motivi originali per le sue stoffe, i suoi costumi teatrali e i suoi abiti alla moda.
Fantasia e abilità si coniugano anche in quelli che oggi definiremmo come “complementi d’arredo”, vetri, mobili, lampadari.
Tra i primi a sperimentare le diapositive colorate, realizzò ritratti fotografici e paesaggi di carattere naturalistico, rivoluzionò le scenografie teatrali della Fenice di Venezia e di altri teatri, ideò marchingegni illuminotecnici funzionali agli allestimenti scenotecnici, dando vita alla “cupola Fortuny”, erede diretta dell’architettura di Etienne-Louis-Boullée.
Di tutto è artefice la luce, che Fortuny idolatra e rappresenta nella molteplicità della sua produzione, lasciandosi condurre da quell’estetica wagneriana alla quale intitolò anche il suo ciclo pittorico più coinvolgente.
30
gennaio 2010
Mariano Fortuny – L’altro Fortuny. L’eleganza nuova
Dal 30 gennaio 2010 al 12 giugno 2011
arte moderna
Location
VILLA BADOER
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, (Rovigo)
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, (Rovigo)
Biglietti
intero € 5; ridotto € 3; visita guidata a gruppi € 60
Orario di apertura
Feriali e festivi: 10-13; 14-19
Chiuso i lunedì non festivi
Vernissage
30 Gennaio 2010, ore 15.30
Sito web
www.ottocentoelegante.it
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore