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intellettualismi e senza abusati côté esterofili. Il progetto di P420, giovane
realtà bolognese, si fonda esclusivamente sullo studio e sulla ricostruzione
filologica degli avvenimenti. Attraverso un delicato lavoro tra archivi e
collezioni, in poco meno di tre stanze si cerca ogni volta di ricostruire un
contesto, che spesso dallo storico-artistico sfocia nel sociale.
Perché l’Italia del boom economico è la stessa Italia
nella quale lavoravano Lucio Fontana, Piero Manzoni e nella quale facevano la loro comparsa gruppi di ricerca
e d’avanguardia, sia nelle arti visive che in architettura. Non è tutto Pop
quello che luccica…
Fu così che nel 1959, radunati attorno a un tavolino di un bar in zona Brera,
alcuni studenti dell’Accademia fondano il Gruppo T. Con poco ritardo rispetto ai
colleghi tedeschi di Zero e seguiti di lì a poco dai connazionali Gruppo N, i quattro hanno le idee chiare:
“Opporci all’arte vigente al punto di esporre un manifesto che gridava
‘Abbasso l’arte’, un’arte considerata un ostacolo alla sua secolarizzazione” (Gabriele Devecchi, maggio 2010).
dell’artista, morfologie in divenire opposte alle forme statiche e stantie,
riproducibilità dei manufatti in luogo dell’auratica unicità. Avanguardia,
insomma, anzi neoavanguardia e per di più italiana.
L’uomo e la macchina: dall’eterna diatriba agli studi
sulla percezione. Come in 0-220 volt (1976-79) di Gianni Colombo, nella quale l’intensità della
corrente passa da una lampadina all’altra come l’acqua in due vasi comunicanti,
creando un movimento armonico e costante di forte natura poetica. E il
movimento, lento e meccanico, è alla base di Struttura pulsante (1959), dove i tasselli di
polistirolo, materiale di punta dell’industria del sintetico, creano onde
sinuose.
Non si concepiscono opere statiche, si sfruttano
meccanismi rotori che ricordano quelli di Marcel Duchamp, a cui si aggiunge la componente
luminosa. Per questo un apposito settore della galleria è buio: per lasciar
spazio e rendere più efficace la fruizione degli Schemi luminosi variabili di Grazia Varisco, per Strutturazione tricroma (1963) di Giovanni Anceschi o per PH Scope (1964-66) di Davide Boriani. Forme e colori minimal che
giocano con le percezioni di chi le fruisce, cangianti e ipnotiche, con un’elevata
dose di esperta manualità.
Uno stacco netto rispetto al passato, uno sperimentalismo
teso a sposare l’arte con la scienza e con la tecnologia poco diffuso anche
nelle ricerche coeve. Ma soprattutto, e a ragione lo rimarca Luca Cerizza in
catalogo, ciò che rimane è l’innegabile influenza sulle esperienze
contemporanee.
Colombo
a Rivoli
mostra visitata il 15 luglio 2010
dal 15 maggio al 26 settembre 2010
Gruppo T – Miriorama, le opere, i
documenti
a cura di
Alessandro Pasotti e Fabrizio Padovani
P420
Piazza dei Martiri, 5/2 (zona Mambo) –
40121 Bologna
Orario: da mercoledì a sabato ore
15-20 o su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0514847957; mob. +39
3205635213; info@p420.it; www.p420.it
[exibart]