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Untitled – Condotto C per Reload
Ho deciso di chiedere agli artisti non tanto un lavoro ma il lavoro in potenza: quel momento in cui il lavoro c’è già, ma non è in atto. È “parcheggiato” ma è presente. Una versione mentale e installativa del concetto di atelier. La risposta è stata molto varia. Ciò da cui partono è il lavoro stesso
Comunicato stampa
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Untitled
Condotto C per Reload
a cura di Fabrizio Pizzuto
dal 24 gennaio al 5 febbraio 2010
“È falso dire: Io penso, si dovrebbe dire: mi si pensa. Scusi il gioco di parole. IO è un altro.” A. Rimbaud
24 gennaio: Untitled - Condotto C per Reload
31 gennaio: Proiezione video di Fabio Scacchioli "Esperimento di spettrografia numero 1: loro non sanno quello che fanno"
Alcuni crediti:
Il Condotto C nasce dall'iniziativa di Marco Bernardi, Chiara Girolomini e Fabrizio Pizzuto, ma ha previsto nel tempo molti collaboratori. Flaminia Masotti cura la comunicazione e l’ufficio stampa.
Untitled Reload:
Ho deciso di chiedere agli artisti non tanto un lavoro ma il lavoro in potenza: quel momento in cui il lavoro c'è già, ma non è in atto. È “parcheggiato” ma è presente. Una versione mentale e installativa del concetto di atelier. La risposta è stata molto varia. Ciò da cui partono è il lavoro stesso, ma anche la vita che si vive, i libri che si leggono, intervenire su qualcosa di preesistente, intervenire insieme al fruitore.
L'installazione:
Abbiamo trasformato il luogo, le ex officine, in una paradossale chiesa a tre navate. Ai fianchi i mini-atelier degli artisti. Un lavoro che si apre, un'installazione unitaria dentro a cui le installazioni di ogni artista si dipanano come singoli ragionamenti.
Considero:
Mi rendo conto, parlando con gli artisti, che quello che sto cercando è una verità soggettiva. Chiedo agli artisti cosa davvero è il loro lavoro poco prima di essere. La composizione ottenuta mi appare emblema e panorama di composizioni mentali e di influenze possibili. Luogo sacro che odia la sacralità, luogo libero delimitato, striscia gialla per terra che strilla libertà espressiva, paradosso vivente, un confine... altare devozionale e non sacrificale, e viceversa.
Gli atelier:
Andrea Aquilanti: I suoi lavori partono dall'idea dell'interazione. Durante l'inaugurazione verranno dunque realizzati nel suo mini-atelier dei frottage a doppia firma, quella dell'artista e quella del fruitore, cui verranno regalati.
Marco Bernardi: Il suo mini-atelier equivale al suo vero atelier. Rappresenta anche il nostro biglietto da visita. È il condotto C stesso.
Enrico Bertelli: La valorizzazione delle cose trascurate è il suo tema. Nel suo spazio installerà due quadri con cornice fatta di nastro adesivo, lavori che si confondono con l'ambiente, che spingono ad avvicinarsi e ad essere guardati da vicino.
Alessandro Bulgini: Un lavoro che fa parte della serie Haeretikos, parola dentro alla quale si nasconde Ikea. Da una parte si continua a negare il quadro, dall'altra il lavoro trasforma e cambia di segno all'intero luogo con una croce al centro delle tre navate.
Antonello Bulgini: Il suo mini-atelier, come il suo lavoro, è una composizione molto libera che usa gli elementi e nasconde citazioni: lavori visivi e pittorici che vanno in tutte le dimensioni e direzioni.
Federico Cavallini: Una porzione di un'opera più vasta che si intitola "Anatomia companatica", e che sarà una serie numerosa di sculture di pane che arrivano fino a grandezze "microscopiche" dalle forme ossee, scheletriche.
Mariana Ferratto: Presenta “Nascondino”. Il suo mini-atelier è nel processo che conduce al video, lo storyboard che fa da linea guida, lavoro già completo e che lascia intuire lo sviluppo successivo.
Silvia Giambrone: Un'installazione creata con ready made i cui elementi lavorano con il contesto e con il concept, ad un'idea tutta mentale e concettuale di personale atelier.
Claudio Martinez: Presenta un lavoro dal titolo “La rivincita del bombo terrestre”. Parla delle cose della vita che condizionano il suo lavoro: il viaggio, difficoltà e vita quotidiana, punti di partenza che si trasformeranno in immagini e in lavoro artistico.
Chiara Mu: Presenta “Mislead”. Il suo mini-atelier consiste nel lavorare su una preesistenza. Tiene conto del luogo e della storia delle cose. Questo gioco si assume dei rischi. Un'errata comunicazione del curatore può portare ad un'errata interpretazione.
Matteo Saccomani: La visione video che è al centro delle sue ricerche recenti viene ad accadere nello stesso luogo dell'installazione, nello stesso atelier.
Fabio Scacchioli: (in mostra il 31 gennaio) Il progetto si chiama "Esperimento di spettrografia numero 1: loro non sanno quello che fanno"
Videomaker. Il suo mini-atelier consiste nel lavorare in presa diretta e mescolare il lavoro con materiale preesistente. Sarà presente all'installazione con la telecamera. Non mi assicura che userà le riprese fatte.
Valio Tchenkov: Presenta un video dal titolo “Erotismo nel deserto” (Wüstenerotik 2010). A partire da un suo lavoro si reca nel luogo e reagisce installando in risposta a quel che vede. Questa operazione è il suo mini-atelier.
Chiara Tommasi: L'influenza che i media e gli eventi pop e popolari dello star system hanno su di noi e sul nostro relazionarci... tutti colpevoli, tutti innocenti, tutti influenzati.
Condotto C per Reload
a cura di Fabrizio Pizzuto
dal 24 gennaio al 5 febbraio 2010
“È falso dire: Io penso, si dovrebbe dire: mi si pensa. Scusi il gioco di parole. IO è un altro.” A. Rimbaud
24 gennaio: Untitled - Condotto C per Reload
31 gennaio: Proiezione video di Fabio Scacchioli "Esperimento di spettrografia numero 1: loro non sanno quello che fanno"
Alcuni crediti:
Il Condotto C nasce dall'iniziativa di Marco Bernardi, Chiara Girolomini e Fabrizio Pizzuto, ma ha previsto nel tempo molti collaboratori. Flaminia Masotti cura la comunicazione e l’ufficio stampa.
Untitled Reload:
Ho deciso di chiedere agli artisti non tanto un lavoro ma il lavoro in potenza: quel momento in cui il lavoro c'è già, ma non è in atto. È “parcheggiato” ma è presente. Una versione mentale e installativa del concetto di atelier. La risposta è stata molto varia. Ciò da cui partono è il lavoro stesso, ma anche la vita che si vive, i libri che si leggono, intervenire su qualcosa di preesistente, intervenire insieme al fruitore.
L'installazione:
Abbiamo trasformato il luogo, le ex officine, in una paradossale chiesa a tre navate. Ai fianchi i mini-atelier degli artisti. Un lavoro che si apre, un'installazione unitaria dentro a cui le installazioni di ogni artista si dipanano come singoli ragionamenti.
Considero:
Mi rendo conto, parlando con gli artisti, che quello che sto cercando è una verità soggettiva. Chiedo agli artisti cosa davvero è il loro lavoro poco prima di essere. La composizione ottenuta mi appare emblema e panorama di composizioni mentali e di influenze possibili. Luogo sacro che odia la sacralità, luogo libero delimitato, striscia gialla per terra che strilla libertà espressiva, paradosso vivente, un confine... altare devozionale e non sacrificale, e viceversa.
Gli atelier:
Andrea Aquilanti: I suoi lavori partono dall'idea dell'interazione. Durante l'inaugurazione verranno dunque realizzati nel suo mini-atelier dei frottage a doppia firma, quella dell'artista e quella del fruitore, cui verranno regalati.
Marco Bernardi: Il suo mini-atelier equivale al suo vero atelier. Rappresenta anche il nostro biglietto da visita. È il condotto C stesso.
Enrico Bertelli: La valorizzazione delle cose trascurate è il suo tema. Nel suo spazio installerà due quadri con cornice fatta di nastro adesivo, lavori che si confondono con l'ambiente, che spingono ad avvicinarsi e ad essere guardati da vicino.
Alessandro Bulgini: Un lavoro che fa parte della serie Haeretikos, parola dentro alla quale si nasconde Ikea. Da una parte si continua a negare il quadro, dall'altra il lavoro trasforma e cambia di segno all'intero luogo con una croce al centro delle tre navate.
Antonello Bulgini: Il suo mini-atelier, come il suo lavoro, è una composizione molto libera che usa gli elementi e nasconde citazioni: lavori visivi e pittorici che vanno in tutte le dimensioni e direzioni.
Federico Cavallini: Una porzione di un'opera più vasta che si intitola "Anatomia companatica", e che sarà una serie numerosa di sculture di pane che arrivano fino a grandezze "microscopiche" dalle forme ossee, scheletriche.
Mariana Ferratto: Presenta “Nascondino”. Il suo mini-atelier è nel processo che conduce al video, lo storyboard che fa da linea guida, lavoro già completo e che lascia intuire lo sviluppo successivo.
Silvia Giambrone: Un'installazione creata con ready made i cui elementi lavorano con il contesto e con il concept, ad un'idea tutta mentale e concettuale di personale atelier.
Claudio Martinez: Presenta un lavoro dal titolo “La rivincita del bombo terrestre”. Parla delle cose della vita che condizionano il suo lavoro: il viaggio, difficoltà e vita quotidiana, punti di partenza che si trasformeranno in immagini e in lavoro artistico.
Chiara Mu: Presenta “Mislead”. Il suo mini-atelier consiste nel lavorare su una preesistenza. Tiene conto del luogo e della storia delle cose. Questo gioco si assume dei rischi. Un'errata comunicazione del curatore può portare ad un'errata interpretazione.
Matteo Saccomani: La visione video che è al centro delle sue ricerche recenti viene ad accadere nello stesso luogo dell'installazione, nello stesso atelier.
Fabio Scacchioli: (in mostra il 31 gennaio) Il progetto si chiama "Esperimento di spettrografia numero 1: loro non sanno quello che fanno"
Videomaker. Il suo mini-atelier consiste nel lavorare in presa diretta e mescolare il lavoro con materiale preesistente. Sarà presente all'installazione con la telecamera. Non mi assicura che userà le riprese fatte.
Valio Tchenkov: Presenta un video dal titolo “Erotismo nel deserto” (Wüstenerotik 2010). A partire da un suo lavoro si reca nel luogo e reagisce installando in risposta a quel che vede. Questa operazione è il suo mini-atelier.
Chiara Tommasi: L'influenza che i media e gli eventi pop e popolari dello star system hanno su di noi e sul nostro relazionarci... tutti colpevoli, tutti innocenti, tutti influenzati.
24
gennaio 2011
Untitled – Condotto C per Reload
Dal 24 gennaio al 05 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
RELOAD – EX OFFICINE AUTOMOBILISTICHE
Roma, Viale Arcangelo Ghisleri, 44, (Roma)
Roma, Viale Arcangelo Ghisleri, 44, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 17.00 - 19.00
Vernissage
24 Gennaio 2011, ore 19.00
Autore