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Marco Ficarra / Silvana Vialli – Stalag xb. Storia di un non ritorno
In 30 tavole, le immagini essenziali di un fumetto si incontrano e fondono alla franchezza della foto in bianco e nero per un progetto dove, la riflessione sulla memoria della Shoah, ci conduce nei luoghi dell’altra resistenza con la storia di un internato militare siciliano in un lager nazista.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quando arriva la conoscenza,
arriva anche la memoria.
Gustav MEYRINK
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
nel suo percorso ultra decennale, segnato dall’impegno per la diffusione della cultura fotografica, ha investito – e intende continuare a farlo – parte delle sue energie per contribuire a tenere viva, sostenere e alimentare la riflessione su quel tragico spartiacque della storia rappresentato dalla Shoah.
Questo è stato fatto utilizzando essenzialmente la fotografia che, quale documento latore di forte carica espressiva, riesce a lavorare meglio sulla natura complessa e problematica della memoria. Pertanto i progetti espositivi proposti, e sostenuti di volta in volta dalla GHIRRI, sono stati avviati nella consapevolezza che, non è con l'empatia e il sentimento che si comprende cosa è stata la Shoah: oggi che i protagonisti e testimoni diretti del tragico evento sono quasi tutti morti, solo con la profonda conoscenza – sia pur differita – del fenomeno in tutte le sue sfaccettature, si può pensare di suscitare e incoraggiare nel visitatore un interesse e un momento di riflessione libero da intenti retorici.
Quasi a avvalorare il pensiero michelangiolesco – quel … per via di togliere –, sintesi titanica della scultura per il gigante rinascimentale, il tentativo della Galleria GHIRRI è stato quello di guidare la lettura e la visione, attraverso i luoghi del silenzio della fotografia, con un lavoro a sottrazione per liberare il documento fotografico dalle superfetazioni incoerenti o dalle incrostazioni politiche e ideologiche che ancora contaminano la visione consapevole del fenomeno Shoah.
Un lavoro a sottrazione per giungere al cuore della storia che, con la pronta risposta e l’esemplare disponibilità di Mario CUSIMANO, Marco FICARRA, Gisella GASPARI, Bruno e Silvana VIALLI, autori del progetto Una storia in viaggio. Nei luoghi dell’altra resistenza – oggetto di un sito dedicato nel quale le storie dagli opposti esiti di Vittorio VIALLI e Gioacchino VIRGA, due tra gli otre 650.000 militari italiani internati nei lager tedeschi perché si rifiutarono di collaborare con le forze nazifasciste, sono interpretate con linguaggi espressivi molto vicini ai giovani –, ci accingiamo a narrare presso la Galleria Luigi Sturzo, anche quest’anno con il patrocinio del Comune di Caltagirone, grazie alla mostra:
Stalag xb
Storia di un non ritorno
Il linguaggio sequenziale e istantaneo del fumetto, nato dal connubio tra i testi ispirati dalle lettere di Gioacchino VIRGA e dalle immagini delle preziose fotografie di Vittorio VIALLI, magistralmente disegnato da Marco FICARRA e abilmente ricomposto graficamente con Silvana VIALLI ci conducono alla scoperta di una storia a latere, una realtà parallela, una delle tante vicende – quella degli internati militari italiani – che nel complesso avvicendarsi della storia, a volte, patiscono ingiustamente una minore visibilità rispetto ai drammi immani generati dalla Shoah.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, gennaio 2011
Ciò che la memoria ha in comune con l'arte è la tendenza a selezionare, è il gusto per il dettaglio. [...]
La memoria contiene proprio i dettagli, non il quadro d'insieme [...]
La convinzione di ricordare il tutto in modo generale,
la convinzione stessa che permette alla specie di continuare a vivere è priva di fondamento.
La memoria assomiglia essenzialmente a una biblioteca
dove regna il disordine alfabetico e dove non esiste l'opera completa di nessuno.
Josif Aleksandrovič BRODSKIJ, poeta russo premio Nobel per la letteratura 1987
Per non dimenticare gli Italienische Militär-Internierten
E un lager...
E' una cosa stata, cosa che sarà, può essere in un ghetto, fabbrica, città,
contro queste cose o chi non lo vorrà, contro chi va contro o le difenderà,
prima per chi perde e poi chi vincerà, uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità, chi fra voi kapò, chi vittima sarà
in un lager?
Francesco GUCCINI, Lager, 1981
Conoscevo lo Stalag XB per aver letto La favola di Natale di Giovanni GUARESCHI, che proprio nello Stalag XB era stato rinchiuso, e che nell’inverno 1944 scrisse questo racconto per rendere meno duro ai suoi compagni il loro secondo Natale da prigionieri.
Non è una delle solite favole che rallegrano da secoli e secoli la prima giovinezza degli uomini, ma è stata scritta da uomini maturi e ad essi è stata raccontata nel Natale del 1944. E ciò avvenne in un campo di prigionia sperduto in una deserta landa del Nord
Giovanni GUARESCHI, La favola di Natale, 1946
La favola, ispirata dalle tre muse Freddo, Fame e Nostalgia, fu musicata da un compagno di prigionia di GUARESCHI, Arturo COPPOLA, e rappresentata nel campo di concentramento da un’orchestra e un coro di prigionieri la sera della vigilia di Natale del 1944.
Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un 'castello' biposto, e sopra la mia testa c'era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d'angora. [...] I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo; per l'umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo. Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del "teatro", zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l'orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il "rumorista" diede vita ai passaggi più movimentati.
Giovanni GUARESCHI, op. cit.
La speranza anima questa favola, nonostante la disperazione dei prigionieri internati nel lager; la speranza è la matrice che accomuna l’esperienza dei prigionieri che oggi vengono ricordati in questa mostra, Gioacchino VIRGA e Vittorio VIALLI, che raccontano la loro vicenda di eroismo e coraggio nello sfidare le regole del lager, che qui viene testimoniata
Tutti nella voragine, nel mare senza fondo,
nella storia comune le storie minuscole
come pietre o schegge di un muro interminabile
Elio PECORA, Poesie, 1997
La speranza e la volontà di ricordare, di tenere in vita la memoria dei 650.000 militari dell’IMI che contribuirono, con la loro coerenza e il loro coraggio, a liberare l’Italia dall’oppressione fascista e tedesca.
Vi chiedo solo una cosa:
se sopravvivete a quest'epoca non dimenticate.
Non dimenticate né i buoni né i cattivi.
Raccogliete con pazienza le testimonianze
di quanti sono caduti per loro e per voi.
Un bel giorno, oggi sarà il passato,
e si parlerà di una grande epoca
e degli eroi anonimi che hanno creato la storia.
Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi.
Erano persone, con nome, volto, desideri e speranze,
e il dolore dell'ultimo fra gli ultimi non era meno grande
di quello del primo il cui nome resterà.
Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini
come persone che avete conosciuto,
come membri della vostra famiglia, come voi stessi [...]
Julius FUCIK, Non dimenticate, 1943
Sono orgogliosa di partecipare con questo minimo contributo all’evento che oggi qui si celebra: conosco di persona due reduci che nel 1943 furono internati in due campi di prigionia tedeschi, ho ascoltato molte volte dalla loro voce le parole che raccontano storie di freddo, di fame e di nostalgia, come ci dice GUARESCHI, narrate però con la compostezza e il rigore morale di chi seppe affrontare una delle più dure prove a cui un essere umano può essere sottoposto con una fierezza e una forza d’animo, una capacità di sopportazione e adattamento che neppure i tedeschi poterono piegare. Nel lager questi giovani italiani riuscirono a resistere, a sopravvivere, ad opporre il valore della fratellanza e della solidarietà alla spietata ferocia dei loro aguzzini, cercando di
[...] riannodare quell’invisibile filo che lega tra loro gli uomini per farli sentire, attraverso la solidarietà, come parte necessaria di un solido complesso. Quella tremenda prova del lager, che egli dovette affrontare, divenne in questo senso metafora di una vita riempita di senso, capace di sopravvivere all’avvilimento del corpo e all’annullamento del tempo.
Alessandro FERIOLI, I militari italiani internati nei campi di prigionia del terzo Reich.1943-1945, 2008
Il nostro dovere è quello di ricordare, di coltivare, di non disperdere la memoria, la voce, i volti, le immagini di chi visse questa Storia, per spiegarlo ai giovani e far loro comprendere il valore del nostro passato, attraverso i frammenti che le storie individuali dei Protagonisti di quegli anni hanno recato sino a noi.
Quando un vecchio muore è una biblioteca che brucia.
Amadou HAMPATÉ BA, discorso tenuto presso l’Unesco, 1960
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, gennaio 2011
Un giorno mio padre mi diede delle lettere che un suo cugino mandava alla famiglia dal campo di prigionia, dove era stato deportato dai nazisti, Insieme a quelle lettere c'erano alcuni appunti e la corrispondenza che riceveva dai familiari. Appena le lessi ho sentito la necessità di raccontare questa storia. Avevo l'impressione, da subito, che non si trattava solo di una vicenda privata.
Attraverso quelle lettere ho ricostruito lo spostamento di Gioacchino VIRGA nei vari lager, e soprattutto la lunga permanenza nello Stalag XB forse uno dei più grandi dove moltissimi militari italiani hanno transitato.
Ho fatto delle ricerche sugli IMI, internati militari italiani. Ho iniziato su internet, a consultare libri di storia specifici, e diversi diari di sopravvissuti che raccontavano la loro vita nei lager. Mi ha colpito molto il loro senso di rassegnazione, il loro non essere creduti al rientro in Italia.
La particolarità del trattamento degli italiani ancora oggi è poco conosciuta, infatti loro non erano considerati al pari degli altri prigionieri di guerra per loro non era valida la convenzione di Ginevra. C'era il duro lavoro 12/14 ore al giorno nelle campagne, nelle miniere e nelle fabbriche di armi. Non potevano usufruire dell'assistenza della croce rossa internazionale come capitava ai francesi, inglesi, agli altri prigionieri.
Nella ricerca mi sono imbattuto nelle foto del tenente Vittorio VIALLI, che clandestinamente a rischio della sua vita ha scattato circa 400 foto nel campo. Foto che sono conservate nell'archivio dell'Istituto per la resistenza Parri di Bologna. Per me è stato fondamentale trovare queste foto dello Stalag XB, sia per i disegni che per le didascalie che VIALLI ha annotato successivamente. Didascalie che hanno ispirato alcuni momenti del libro.
Ho cercato di raccontare la vicenda umana di Gioacchino VIRGA un ragazzo di 20 anni, una storia che accomuna oltre 650.000 militari italiani che rifiutarono l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana di MUSSOLINI per non tradire il loro giuramento.
Ci fu chi scelse la resistenza passiva accollandosi il lager pur di non collaborare con i nazifascisti. La scelta di quei militari italiani fu un grande contributo alla resistenza partigiana in lotta per la liberazione dell'Italia dalla neonata Repubblica Sociale Italiana nuova forma della dittatura fascista. Morirono circa 45.000 militari italiani nei lager nazisti tra di loro anche Gioacchino VIRGA.
Marco FICARRA
Mario CUSIMANO nato a Palermo nel 1980. Fotografo.
Parente di Gioacchino VIRGA, ha rivisitato in immagini i luoghi che Vittorio VIALLI fotografò.
Trasferitosi a Roma frequenta Scienze della Comunicazione e, dal 2006, si dedica alla fotografia attraverso una ricerca di stampo artistico. Ha esposto in occasione di mostre personali e collettive. Si specializza inoltre nell'utilizzo della post-produzione. Realizza servizi di moda e reportage.
Marco FICARRA nato a Palermo nel 1968. Grafico e fumettista.
Nel 1995 ha fondato lo studio RAM che si occupa prevalentemente di editoria per fumetti. Attualmente tiene un corso di Lettering presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. La RAM è anche luogo espositivo – RAMhotel – con mostre di giovani autori di talento del fumetto internazionale. Nel 2009 si è svolto il primo corso della Scuola di traduzione per il fumetto e l'editoria. STALAG XB per l’editore BeccoGiallo, è il libro a fumetti sulla storia del parente, Gioacchino VIRGA, deportato nei lager nazisti. Dal 1989 vive e lavora a Bologna
Gisella GASPARI nata a Bologna nel 1973. Videomaker.
Legata prevalentemente all'ambito del documentario storico, dal 2004, collabora con la sezione audiovisivi dell'Istituto Storico Parri Emilia Romagna e con Home Movies, Archivio Nazionale dei film di famiglia. Ha ripreso viaggiatori, persone incontrate e soprattutto i luoghi attraversati nelle diverse tappe. Vive a Bologna.
Bruno VIALLI nato a Milano nel 1953. Fisioterapista.
Figlio di Vittorio, in questo viaggio nell’altra resistenza ha cercato i luoghi esatti, ripresi in alcune foto scattate dal padre, per poterli rifotografare e comparare con gli scatti di allora. Vive a Bologna.
Silvana VIALLI nata a Milano nel 1947. Grafica.
Figlia di Vittorio, con un passato di costumista e stilista, si occupa soprattutto di grafica nello studio di Comunicazione Visiva Lizart da lei fondato nel 2001 con una collega. Nel 2007 ha sposato Tullio DAINESE, webmaster, con il quale ha ideato il sito www.unastoriainviaggio.org che racconta un viaggio nei luoghi della deportazione. Vive a Bologna.
Gioacchino VIRGA Nasce a Palermo il 2 agosto del 1923 da Benedetto VIRGA, medico condotto nato a San Giuseppe Jato, e da Anna GRANATA che muore di parto, lasciandolo piccolo, qualche anno dopo. Lo alleva amorevolmente Francesca GRANATA nata a Canicattì AG, sorella minore della madre che poi sposerà il padre in seconde nozze. Da questo matrimonio nasceranno due fratellini: Luigi e Anna. Completati gli studi superiori viene ammesso il 5 ottobre 1941, in seguito a concorso, alla Regia Accademia di fanteria e cavalleria di Modena. L’otto aprile 1943 viene nominato sottotenente in servizio permanente effettivo nell’arma di fanteria. Inviato al fronte in Grecia viene catturato dalle truppe tedesche il 10 settembre 1943 e deportato in Germania, prigioniero in diversi Stalag, dove muore il 14 marzo 1945 di fame e di freddo. Dai lager ha spedito alla famiglia diverse lettere.
Vittorio VIALLI Nasce a Cles (Trento) il 1° febbraio 1914. Nel 1937 si laurea a Pavia in Scienze Naturali al Museo Civico di Storia Naturale di Milano dove ritorna dopo la guerra diventandone vicedirettore. Nel 1961 vince la neocattedra di Geologia e Paleontologia dell’Università di Bologna dove coprirà la carica di direttore di Istituto e anche di direttore del Museo di Paleontologia Capellini.
La sua scomparsa avviene a Bologna il 5 febbraio 1983. Nel 1941 è inviato al fronte greco-albanese con il grado di tenente. Nel maggio 1941 sposa per procura la giovanissima Liana, compagna della sua vita. L’8 settembre 1943, mentre si trova a Istmia per svolgere la funzione di geologo del canale di Corinto per conto della Marina Militare Italiana, viene catturato dai tedeschi e deportato, dopo un viaggio in carro bestiame durato 30 giorni, in vari campi di concentramento in Germania e in Polonia. Da quel momento a VIALLI viene posta una scelta: aderire con una semplice firma alla Repubblica fascista di Salò, e quindi essere rimandato immediatamente in Italia a combattere gli alleati a fianco dei nazisti, oppure rimanere prigioniero del nemico. Sceglie la seconda ipotesi, come del resto altri circa 650.000 soldati italiani.
VIALLI ama la fotografia, per cui ha sempre con sé la sua Zeiss Super Ikonta. Anche in questa drammatica occasione riesce a portare la macchina con sé, riuscendo a nasconderla durante le numerose persecuzioni. Ed è stata questa macchina a fargli scattare il desiderio irresistibile di beffare i tedeschi a rischio della propria vita e a dargli la forza di resistere per poter poi raccontare in un diario visivo composto da più di 400 foto, completo, e per questo eccezionale, la sua verità, dal giorno della cattura a quello della liberazione, avvenuta nell’aprile 1945.
Con la macchina nascosta dentro al cappotto o nelle mutande, insieme a un pugno di rullini, smontata e rimontata, finita in un’autoclave per ben due volte, avvolta in stracci, ma sempre riemersa funzionante, VIALLI fotografa la vita quotidiana del campo, il fotografo tedesco che immortala gli internati, gli appelli al gelo, le conferenze, le messe, le lezioni universitarie organizzate nelle baracche, le sequenze di un assassinio perpetrato da una sentinella tedesca, il comandante del lager, la radio clandestina. All’inizio del 1945 gli internati rifiutano anche il lavoro agricolo loro proposto: i tedeschi rispondono riducendo le razioni di cibo. Avanza la tubercolosi e gli edemi da fame. Il 5 aprile arriva l’ordine di trasferimento solo bagaglio a spalla. Due le destinazioni possibili: Buchenwald o Bergen Belsen, ambedue campi di sterminio. Il trasferimento non avverrà: una divisione corazzata inglese è alle porte di Hannover. Il 16 aprile VIALLI esce dal campo, fotografa l’avanzata dei carri armati inglesi: l’unica fotografia che risulterà mossa per l’emozione.
arriva anche la memoria.
Gustav MEYRINK
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
nel suo percorso ultra decennale, segnato dall’impegno per la diffusione della cultura fotografica, ha investito – e intende continuare a farlo – parte delle sue energie per contribuire a tenere viva, sostenere e alimentare la riflessione su quel tragico spartiacque della storia rappresentato dalla Shoah.
Questo è stato fatto utilizzando essenzialmente la fotografia che, quale documento latore di forte carica espressiva, riesce a lavorare meglio sulla natura complessa e problematica della memoria. Pertanto i progetti espositivi proposti, e sostenuti di volta in volta dalla GHIRRI, sono stati avviati nella consapevolezza che, non è con l'empatia e il sentimento che si comprende cosa è stata la Shoah: oggi che i protagonisti e testimoni diretti del tragico evento sono quasi tutti morti, solo con la profonda conoscenza – sia pur differita – del fenomeno in tutte le sue sfaccettature, si può pensare di suscitare e incoraggiare nel visitatore un interesse e un momento di riflessione libero da intenti retorici.
Quasi a avvalorare il pensiero michelangiolesco – quel … per via di togliere –, sintesi titanica della scultura per il gigante rinascimentale, il tentativo della Galleria GHIRRI è stato quello di guidare la lettura e la visione, attraverso i luoghi del silenzio della fotografia, con un lavoro a sottrazione per liberare il documento fotografico dalle superfetazioni incoerenti o dalle incrostazioni politiche e ideologiche che ancora contaminano la visione consapevole del fenomeno Shoah.
Un lavoro a sottrazione per giungere al cuore della storia che, con la pronta risposta e l’esemplare disponibilità di Mario CUSIMANO, Marco FICARRA, Gisella GASPARI, Bruno e Silvana VIALLI, autori del progetto Una storia in viaggio. Nei luoghi dell’altra resistenza – oggetto di un sito dedicato nel quale le storie dagli opposti esiti di Vittorio VIALLI e Gioacchino VIRGA, due tra gli otre 650.000 militari italiani internati nei lager tedeschi perché si rifiutarono di collaborare con le forze nazifasciste, sono interpretate con linguaggi espressivi molto vicini ai giovani –, ci accingiamo a narrare presso la Galleria Luigi Sturzo, anche quest’anno con il patrocinio del Comune di Caltagirone, grazie alla mostra:
Stalag xb
Storia di un non ritorno
Il linguaggio sequenziale e istantaneo del fumetto, nato dal connubio tra i testi ispirati dalle lettere di Gioacchino VIRGA e dalle immagini delle preziose fotografie di Vittorio VIALLI, magistralmente disegnato da Marco FICARRA e abilmente ricomposto graficamente con Silvana VIALLI ci conducono alla scoperta di una storia a latere, una realtà parallela, una delle tante vicende – quella degli internati militari italiani – che nel complesso avvicendarsi della storia, a volte, patiscono ingiustamente una minore visibilità rispetto ai drammi immani generati dalla Shoah.
Sebastiano FAVITTA, Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, gennaio 2011
Ciò che la memoria ha in comune con l'arte è la tendenza a selezionare, è il gusto per il dettaglio. [...]
La memoria contiene proprio i dettagli, non il quadro d'insieme [...]
La convinzione di ricordare il tutto in modo generale,
la convinzione stessa che permette alla specie di continuare a vivere è priva di fondamento.
La memoria assomiglia essenzialmente a una biblioteca
dove regna il disordine alfabetico e dove non esiste l'opera completa di nessuno.
Josif Aleksandrovič BRODSKIJ, poeta russo premio Nobel per la letteratura 1987
Per non dimenticare gli Italienische Militär-Internierten
E un lager...
E' una cosa stata, cosa che sarà, può essere in un ghetto, fabbrica, città,
contro queste cose o chi non lo vorrà, contro chi va contro o le difenderà,
prima per chi perde e poi chi vincerà, uno ne finisce ed uno sorgerà
sempre per il bene dell'umanità, chi fra voi kapò, chi vittima sarà
in un lager?
Francesco GUCCINI, Lager, 1981
Conoscevo lo Stalag XB per aver letto La favola di Natale di Giovanni GUARESCHI, che proprio nello Stalag XB era stato rinchiuso, e che nell’inverno 1944 scrisse questo racconto per rendere meno duro ai suoi compagni il loro secondo Natale da prigionieri.
Non è una delle solite favole che rallegrano da secoli e secoli la prima giovinezza degli uomini, ma è stata scritta da uomini maturi e ad essi è stata raccontata nel Natale del 1944. E ciò avvenne in un campo di prigionia sperduto in una deserta landa del Nord
Giovanni GUARESCHI, La favola di Natale, 1946
La favola, ispirata dalle tre muse Freddo, Fame e Nostalgia, fu musicata da un compagno di prigionia di GUARESCHI, Arturo COPPOLA, e rappresentata nel campo di concentramento da un’orchestra e un coro di prigionieri la sera della vigilia di Natale del 1944.
Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un 'castello' biposto, e sopra la mia testa c'era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d'angora. [...] I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo; per l'umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo. Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del "teatro", zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l'orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il "rumorista" diede vita ai passaggi più movimentati.
Giovanni GUARESCHI, op. cit.
La speranza anima questa favola, nonostante la disperazione dei prigionieri internati nel lager; la speranza è la matrice che accomuna l’esperienza dei prigionieri che oggi vengono ricordati in questa mostra, Gioacchino VIRGA e Vittorio VIALLI, che raccontano la loro vicenda di eroismo e coraggio nello sfidare le regole del lager, che qui viene testimoniata
Tutti nella voragine, nel mare senza fondo,
nella storia comune le storie minuscole
come pietre o schegge di un muro interminabile
Elio PECORA, Poesie, 1997
La speranza e la volontà di ricordare, di tenere in vita la memoria dei 650.000 militari dell’IMI che contribuirono, con la loro coerenza e il loro coraggio, a liberare l’Italia dall’oppressione fascista e tedesca.
Vi chiedo solo una cosa:
se sopravvivete a quest'epoca non dimenticate.
Non dimenticate né i buoni né i cattivi.
Raccogliete con pazienza le testimonianze
di quanti sono caduti per loro e per voi.
Un bel giorno, oggi sarà il passato,
e si parlerà di una grande epoca
e degli eroi anonimi che hanno creato la storia.
Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi.
Erano persone, con nome, volto, desideri e speranze,
e il dolore dell'ultimo fra gli ultimi non era meno grande
di quello del primo il cui nome resterà.
Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini
come persone che avete conosciuto,
come membri della vostra famiglia, come voi stessi [...]
Julius FUCIK, Non dimenticate, 1943
Sono orgogliosa di partecipare con questo minimo contributo all’evento che oggi qui si celebra: conosco di persona due reduci che nel 1943 furono internati in due campi di prigionia tedeschi, ho ascoltato molte volte dalla loro voce le parole che raccontano storie di freddo, di fame e di nostalgia, come ci dice GUARESCHI, narrate però con la compostezza e il rigore morale di chi seppe affrontare una delle più dure prove a cui un essere umano può essere sottoposto con una fierezza e una forza d’animo, una capacità di sopportazione e adattamento che neppure i tedeschi poterono piegare. Nel lager questi giovani italiani riuscirono a resistere, a sopravvivere, ad opporre il valore della fratellanza e della solidarietà alla spietata ferocia dei loro aguzzini, cercando di
[...] riannodare quell’invisibile filo che lega tra loro gli uomini per farli sentire, attraverso la solidarietà, come parte necessaria di un solido complesso. Quella tremenda prova del lager, che egli dovette affrontare, divenne in questo senso metafora di una vita riempita di senso, capace di sopravvivere all’avvilimento del corpo e all’annullamento del tempo.
Alessandro FERIOLI, I militari italiani internati nei campi di prigionia del terzo Reich.1943-1945, 2008
Il nostro dovere è quello di ricordare, di coltivare, di non disperdere la memoria, la voce, i volti, le immagini di chi visse questa Storia, per spiegarlo ai giovani e far loro comprendere il valore del nostro passato, attraverso i frammenti che le storie individuali dei Protagonisti di quegli anni hanno recato sino a noi.
Quando un vecchio muore è una biblioteca che brucia.
Amadou HAMPATÉ BA, discorso tenuto presso l’Unesco, 1960
Marina BENEDETTO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Savona, gennaio 2011
Un giorno mio padre mi diede delle lettere che un suo cugino mandava alla famiglia dal campo di prigionia, dove era stato deportato dai nazisti, Insieme a quelle lettere c'erano alcuni appunti e la corrispondenza che riceveva dai familiari. Appena le lessi ho sentito la necessità di raccontare questa storia. Avevo l'impressione, da subito, che non si trattava solo di una vicenda privata.
Attraverso quelle lettere ho ricostruito lo spostamento di Gioacchino VIRGA nei vari lager, e soprattutto la lunga permanenza nello Stalag XB forse uno dei più grandi dove moltissimi militari italiani hanno transitato.
Ho fatto delle ricerche sugli IMI, internati militari italiani. Ho iniziato su internet, a consultare libri di storia specifici, e diversi diari di sopravvissuti che raccontavano la loro vita nei lager. Mi ha colpito molto il loro senso di rassegnazione, il loro non essere creduti al rientro in Italia.
La particolarità del trattamento degli italiani ancora oggi è poco conosciuta, infatti loro non erano considerati al pari degli altri prigionieri di guerra per loro non era valida la convenzione di Ginevra. C'era il duro lavoro 12/14 ore al giorno nelle campagne, nelle miniere e nelle fabbriche di armi. Non potevano usufruire dell'assistenza della croce rossa internazionale come capitava ai francesi, inglesi, agli altri prigionieri.
Nella ricerca mi sono imbattuto nelle foto del tenente Vittorio VIALLI, che clandestinamente a rischio della sua vita ha scattato circa 400 foto nel campo. Foto che sono conservate nell'archivio dell'Istituto per la resistenza Parri di Bologna. Per me è stato fondamentale trovare queste foto dello Stalag XB, sia per i disegni che per le didascalie che VIALLI ha annotato successivamente. Didascalie che hanno ispirato alcuni momenti del libro.
Ho cercato di raccontare la vicenda umana di Gioacchino VIRGA un ragazzo di 20 anni, una storia che accomuna oltre 650.000 militari italiani che rifiutarono l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana di MUSSOLINI per non tradire il loro giuramento.
Ci fu chi scelse la resistenza passiva accollandosi il lager pur di non collaborare con i nazifascisti. La scelta di quei militari italiani fu un grande contributo alla resistenza partigiana in lotta per la liberazione dell'Italia dalla neonata Repubblica Sociale Italiana nuova forma della dittatura fascista. Morirono circa 45.000 militari italiani nei lager nazisti tra di loro anche Gioacchino VIRGA.
Marco FICARRA
Mario CUSIMANO nato a Palermo nel 1980. Fotografo.
Parente di Gioacchino VIRGA, ha rivisitato in immagini i luoghi che Vittorio VIALLI fotografò.
Trasferitosi a Roma frequenta Scienze della Comunicazione e, dal 2006, si dedica alla fotografia attraverso una ricerca di stampo artistico. Ha esposto in occasione di mostre personali e collettive. Si specializza inoltre nell'utilizzo della post-produzione. Realizza servizi di moda e reportage.
Marco FICARRA nato a Palermo nel 1968. Grafico e fumettista.
Nel 1995 ha fondato lo studio RAM che si occupa prevalentemente di editoria per fumetti. Attualmente tiene un corso di Lettering presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. La RAM è anche luogo espositivo – RAMhotel – con mostre di giovani autori di talento del fumetto internazionale. Nel 2009 si è svolto il primo corso della Scuola di traduzione per il fumetto e l'editoria. STALAG XB per l’editore BeccoGiallo, è il libro a fumetti sulla storia del parente, Gioacchino VIRGA, deportato nei lager nazisti. Dal 1989 vive e lavora a Bologna
Gisella GASPARI nata a Bologna nel 1973. Videomaker.
Legata prevalentemente all'ambito del documentario storico, dal 2004, collabora con la sezione audiovisivi dell'Istituto Storico Parri Emilia Romagna e con Home Movies, Archivio Nazionale dei film di famiglia. Ha ripreso viaggiatori, persone incontrate e soprattutto i luoghi attraversati nelle diverse tappe. Vive a Bologna.
Bruno VIALLI nato a Milano nel 1953. Fisioterapista.
Figlio di Vittorio, in questo viaggio nell’altra resistenza ha cercato i luoghi esatti, ripresi in alcune foto scattate dal padre, per poterli rifotografare e comparare con gli scatti di allora. Vive a Bologna.
Silvana VIALLI nata a Milano nel 1947. Grafica.
Figlia di Vittorio, con un passato di costumista e stilista, si occupa soprattutto di grafica nello studio di Comunicazione Visiva Lizart da lei fondato nel 2001 con una collega. Nel 2007 ha sposato Tullio DAINESE, webmaster, con il quale ha ideato il sito www.unastoriainviaggio.org che racconta un viaggio nei luoghi della deportazione. Vive a Bologna.
Gioacchino VIRGA Nasce a Palermo il 2 agosto del 1923 da Benedetto VIRGA, medico condotto nato a San Giuseppe Jato, e da Anna GRANATA che muore di parto, lasciandolo piccolo, qualche anno dopo. Lo alleva amorevolmente Francesca GRANATA nata a Canicattì AG, sorella minore della madre che poi sposerà il padre in seconde nozze. Da questo matrimonio nasceranno due fratellini: Luigi e Anna. Completati gli studi superiori viene ammesso il 5 ottobre 1941, in seguito a concorso, alla Regia Accademia di fanteria e cavalleria di Modena. L’otto aprile 1943 viene nominato sottotenente in servizio permanente effettivo nell’arma di fanteria. Inviato al fronte in Grecia viene catturato dalle truppe tedesche il 10 settembre 1943 e deportato in Germania, prigioniero in diversi Stalag, dove muore il 14 marzo 1945 di fame e di freddo. Dai lager ha spedito alla famiglia diverse lettere.
Vittorio VIALLI Nasce a Cles (Trento) il 1° febbraio 1914. Nel 1937 si laurea a Pavia in Scienze Naturali al Museo Civico di Storia Naturale di Milano dove ritorna dopo la guerra diventandone vicedirettore. Nel 1961 vince la neocattedra di Geologia e Paleontologia dell’Università di Bologna dove coprirà la carica di direttore di Istituto e anche di direttore del Museo di Paleontologia Capellini.
La sua scomparsa avviene a Bologna il 5 febbraio 1983. Nel 1941 è inviato al fronte greco-albanese con il grado di tenente. Nel maggio 1941 sposa per procura la giovanissima Liana, compagna della sua vita. L’8 settembre 1943, mentre si trova a Istmia per svolgere la funzione di geologo del canale di Corinto per conto della Marina Militare Italiana, viene catturato dai tedeschi e deportato, dopo un viaggio in carro bestiame durato 30 giorni, in vari campi di concentramento in Germania e in Polonia. Da quel momento a VIALLI viene posta una scelta: aderire con una semplice firma alla Repubblica fascista di Salò, e quindi essere rimandato immediatamente in Italia a combattere gli alleati a fianco dei nazisti, oppure rimanere prigioniero del nemico. Sceglie la seconda ipotesi, come del resto altri circa 650.000 soldati italiani.
VIALLI ama la fotografia, per cui ha sempre con sé la sua Zeiss Super Ikonta. Anche in questa drammatica occasione riesce a portare la macchina con sé, riuscendo a nasconderla durante le numerose persecuzioni. Ed è stata questa macchina a fargli scattare il desiderio irresistibile di beffare i tedeschi a rischio della propria vita e a dargli la forza di resistere per poter poi raccontare in un diario visivo composto da più di 400 foto, completo, e per questo eccezionale, la sua verità, dal giorno della cattura a quello della liberazione, avvenuta nell’aprile 1945.
Con la macchina nascosta dentro al cappotto o nelle mutande, insieme a un pugno di rullini, smontata e rimontata, finita in un’autoclave per ben due volte, avvolta in stracci, ma sempre riemersa funzionante, VIALLI fotografa la vita quotidiana del campo, il fotografo tedesco che immortala gli internati, gli appelli al gelo, le conferenze, le messe, le lezioni universitarie organizzate nelle baracche, le sequenze di un assassinio perpetrato da una sentinella tedesca, il comandante del lager, la radio clandestina. All’inizio del 1945 gli internati rifiutano anche il lavoro agricolo loro proposto: i tedeschi rispondono riducendo le razioni di cibo. Avanza la tubercolosi e gli edemi da fame. Il 5 aprile arriva l’ordine di trasferimento solo bagaglio a spalla. Due le destinazioni possibili: Buchenwald o Bergen Belsen, ambedue campi di sterminio. Il trasferimento non avverrà: una divisione corazzata inglese è alle porte di Hannover. Il 16 aprile VIALLI esce dal campo, fotografa l’avanzata dei carri armati inglesi: l’unica fotografia che risulterà mossa per l’emozione.
27
gennaio 2011
Marco Ficarra / Silvana Vialli – Stalag xb. Storia di un non ritorno
Dal 27 gennaio al 20 febbraio 2011
fotografia
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA LUIGI STURZO
Caltagirone, Piazza Municipio, (Catania)
Caltagirone, Piazza Municipio, (Catania)
Orario di apertura
tutti i giorni 9.00 -22.00
Vernissage
27 Gennaio 2011, ore 18.00
Autore
Curatore