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Calia | Dardanelli | Reale – I percorsi dell’anima
mostra collettiva
Comunicato stampa
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Francesco Calia ha attraversato in lungo e largo i territori dell'arte come un apolide ammalato di cleptomania, appropriandosi del patrimonio linguistico dei mostri sacri del Novecento, a rimarcare, in linea con il gruppo Artmedia, l'impossibilità di uno sviluppo progressivo dell'arte. Successivamente ha volto il suo sguardo verso l'ambiente urbano ma la natura del processo intellettuale è la stessa: proporre una lettura divaricante della realtà quotidiana così come aveva fatto della storia dell'arte, negando ogni romantica intenzionalità creativa. Il suo era e rimane un atto fortemente critico di appropriazione di un presente nel quale non si riconosce ed è per questo che, con una operazione tutta mentale , priva i suoi scatti di centro emozionale, li rende orfani del punctum. Ci pensa poi la pittura, a rimediare: opprimenti tasselli di colore rosso o giallo celano gran parte della foto impedendo di coglierne i valori descrittivi o evocativi, semmai fossero presenti e non lo sono. Il punto di partenza è la foto, il risultato è il dipinto.
Mariagrazia Dardanelli guida sapientemente la sua ottica digitale lungo traiettorie improbabili: virate improvvise, impennate aeree, dondolamenti, spensierate capriole e capricciosi geroglifici. Con maestria alleggerisce la corporeità delle cose riducendole a volatili bagliori di luce, arricciolati profili, imperiose fenditure, espansioni vibranti. La materia ne risulta fluidificata, affrancata da ogni intento descrittivo e simbolico. Sottratta alla rappresentazione, antico compromesso tra illusione e realtà, e liberata dai vincoli della forma, si esibisce in apparizioni luminose. Tra il microcosmo dell'uomo e macrocosmo rivelato dall'universo, esistono segrete corrispondenze che spetta all'arte, strumento di conoscenza e perlustrazione, rivelare. Una volta dilatati i confini dello spazio fino a recedere al sub inconscio, l'artista perlustra la psiche a partire da immagini cosmiche, intesse una sottile rete di analogie tra interiorità e esteriorità che intensificano il valore espressivo dell'opera. Mai drammatico. Al contrario tranquillizzante, capace di infondere quel senso di pace che alberga in coloro che credono.
Alessandro Reale non ama l'immediatezza, il segno carico di espressività, ma la durata e la precisione del gesto lento e meditato che segue un tracciato tutto interiore senza mai cedere a improvvise scorribande emotive o ad improbabili interpretazioni della realtà. I suoi frammenti della scena urbana deprivati di partecipazione emotiva, restano prudentemente lontani dall'algida e maniacale registrazione iperrealista. Irretiscono lo spettatore stregandolo con una tecnica artistica accurata, sapiente, necessaria ad indagare non l'immagine ma la realtà stessa fin dentro la materia. Il quadro è il risultato di una serie di azioni: il pittore riflette sulla pratica pittorica e sui suoi meccanismi interni, vale a dire le relazioni tra superfici, supporto, colore, segno. E' sufficiente che la pittura parli di se stessa, prenda coscienza dei modi, dei tempi, degli strumenti del produrre e quindi, al contempo, della propria collocazione all'interno della storia
Mariagrazia Dardanelli guida sapientemente la sua ottica digitale lungo traiettorie improbabili: virate improvvise, impennate aeree, dondolamenti, spensierate capriole e capricciosi geroglifici. Con maestria alleggerisce la corporeità delle cose riducendole a volatili bagliori di luce, arricciolati profili, imperiose fenditure, espansioni vibranti. La materia ne risulta fluidificata, affrancata da ogni intento descrittivo e simbolico. Sottratta alla rappresentazione, antico compromesso tra illusione e realtà, e liberata dai vincoli della forma, si esibisce in apparizioni luminose. Tra il microcosmo dell'uomo e macrocosmo rivelato dall'universo, esistono segrete corrispondenze che spetta all'arte, strumento di conoscenza e perlustrazione, rivelare. Una volta dilatati i confini dello spazio fino a recedere al sub inconscio, l'artista perlustra la psiche a partire da immagini cosmiche, intesse una sottile rete di analogie tra interiorità e esteriorità che intensificano il valore espressivo dell'opera. Mai drammatico. Al contrario tranquillizzante, capace di infondere quel senso di pace che alberga in coloro che credono.
Alessandro Reale non ama l'immediatezza, il segno carico di espressività, ma la durata e la precisione del gesto lento e meditato che segue un tracciato tutto interiore senza mai cedere a improvvise scorribande emotive o ad improbabili interpretazioni della realtà. I suoi frammenti della scena urbana deprivati di partecipazione emotiva, restano prudentemente lontani dall'algida e maniacale registrazione iperrealista. Irretiscono lo spettatore stregandolo con una tecnica artistica accurata, sapiente, necessaria ad indagare non l'immagine ma la realtà stessa fin dentro la materia. Il quadro è il risultato di una serie di azioni: il pittore riflette sulla pratica pittorica e sui suoi meccanismi interni, vale a dire le relazioni tra superfici, supporto, colore, segno. E' sufficiente che la pittura parli di se stessa, prenda coscienza dei modi, dei tempi, degli strumenti del produrre e quindi, al contempo, della propria collocazione all'interno della storia
21
gennaio 2011
Calia | Dardanelli | Reale – I percorsi dell’anima
Dal 21 al 31 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
PALAZZO VALENTINI
Roma, Via Iv Novembre, 119a, (Roma)
Roma, Via Iv Novembre, 119a, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-19 e sabato 10-13. Domenica chiuso
Vernissage
21 Gennaio 2011, ore 17.00 Sala Egon Von Fürstenberg
Autore
Curatore