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La fabbrica del senso
La mostra affronta il tema della formazione del consenso. I lavori selezionati mettono in moto un processo che, alla stregua di una triade hegeliana, affronta la viscida insidia del “consenso” con l’arma graffiante del “dissenso” al fine di schiudere nuovi orizzonti di “senso”.
Comunicato stampa
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"La fabbrica del senso" è una mostra collettiva curata da Francesca Guerisoli e Stefano Taccone sul tema della formazione del consenso che vede la partecipazione di nove artisti: Alterazioni Video, Fabio Cifariello Ciardi, Maddalena Fragnito, Roberto de Luca, Rosa Futuro, Marta Lodola, Anja Puntari, Ur5o, Claudia Ventola.
Potere dell'immagine, possibilità di definire gusti e orientare comportamenti attraverso i mass media: ciò che sta alla base del cambiamento epocale della società globalizzata è stato ben delineato poco più di vent'anni fa da Noam Chomsky ed Edward S. Herman in "Manufacturing Consent: the Political Economy of the Mass Media": «i mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte». La convinzione di Chomsky e Herman che i media servano a mobilitare l’appoggio della gente agli interessi particolari che dominano lo stato e l’attività privata confligge quindi con il postulato democratico, che ci narra che, vice versa, i media sono indipendenti e hanno il compito di riferire la verità. Un attento lettore dell’intero universo mediale e dei molteplici e contraddittori aspetti dell’esistente, dotato di diligenza e distacco critico, è l’artista che, forte della sua azione che si colloca nel punto di intersezione tra realtà e linguaggio, è chiamato oggi più che mai a catturare le strategie mediatiche attraverso le quali l’ideologia prende forma e a riadoperarle in maniera deviata, ribaltata, ricostruita, affinché dal cortocircuito così prodotto scaturisca una intuizione di verità. Una prassi che rinviene i suoi precedenti nei fotomontaggi di John Heartfield, nel détournement situazionista, nelle giustapposizioni di Hans Haacke e Martha Rosler e in tanta arte attivista che si sviluppa dalla fine degli anni settanta e arriva fino ai giorni nostri; una metodologia che trova inoltre un illustre riferimento letterario nel discorso brechtiano sul “ripristino della verità”, in una fase storica in cui tale operazione è resa molto più complessa dal potenziamento che, grazie alle nuove tecnologie, hanno conosciuto i sistemi di controllo, seduzione e repressione.
I lavori selezionati per "La fabbrica del senso" mettono in moto un processo che, alla stregua di una triade hegeliana, affronta la viscida insidia del “consenso” con l’arma graffiante del “dissenso” al fine di schiudere nuovi orizzonti di “senso”. Alterazioni Video con "Sticker#1 e #2" (2006) mostra la propaganda militare effettuata dai veterani USA attraverso accattivanti sticker; Fabio Cifariello Ciardi in "Tre piccoli studi sul potere" (2010) traduce l'enfasi retorica di un discorso politico in musica, sottolineando come in essi anche il ritmo e la “melodia” della parola siano elementi fondamentali nelle strategie di ricerca del consenso; Roberto de Luca in "Sulla bocca di tutti" (2007) rimanda al consumismo, come effetto legato alla società del capitalismo avanzato e all’opera d’arte intesa come merce; Maddalena Fragnito nella serie "Propagandistico" (2009) riflette sulla definizione di “propaganda”, spezzettandola e ricombinata per creare frasi che invitano l'osservatore a soffermarvisi e a ridefinirla; Rosa Futuro in "Connect the Dots" (2010) riflette sul meccanismo di creazione del mito televisivo da parte della gente comune; Marta Lodola in "My body is your body" (2010) fa vivere al proprio corpo le insensate guerre di civiltà; Anja Puntari nella serie "Pippi, Annika e Linda" (2008) evidenzia le dinamiche di costruzione dei modelli e delle rappresentazioni del corpo nella nostra società; Ur5o in "Fermare il loop" (2010) riflette sul circuito chiuso della comunicazione e sulla sua possibile cortocircuitazione; Claudia Ventola in "Quando vedo qualcosa che già mi appartiene mi sento realizzata" (2010) sperimenta su se stessa le richieste a cui siamo costantemente sottoposti dalla pubblicità.
Potere dell'immagine, possibilità di definire gusti e orientare comportamenti attraverso i mass media: ciò che sta alla base del cambiamento epocale della società globalizzata è stato ben delineato poco più di vent'anni fa da Noam Chomsky ed Edward S. Herman in "Manufacturing Consent: the Political Economy of the Mass Media": «i mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte». La convinzione di Chomsky e Herman che i media servano a mobilitare l’appoggio della gente agli interessi particolari che dominano lo stato e l’attività privata confligge quindi con il postulato democratico, che ci narra che, vice versa, i media sono indipendenti e hanno il compito di riferire la verità. Un attento lettore dell’intero universo mediale e dei molteplici e contraddittori aspetti dell’esistente, dotato di diligenza e distacco critico, è l’artista che, forte della sua azione che si colloca nel punto di intersezione tra realtà e linguaggio, è chiamato oggi più che mai a catturare le strategie mediatiche attraverso le quali l’ideologia prende forma e a riadoperarle in maniera deviata, ribaltata, ricostruita, affinché dal cortocircuito così prodotto scaturisca una intuizione di verità. Una prassi che rinviene i suoi precedenti nei fotomontaggi di John Heartfield, nel détournement situazionista, nelle giustapposizioni di Hans Haacke e Martha Rosler e in tanta arte attivista che si sviluppa dalla fine degli anni settanta e arriva fino ai giorni nostri; una metodologia che trova inoltre un illustre riferimento letterario nel discorso brechtiano sul “ripristino della verità”, in una fase storica in cui tale operazione è resa molto più complessa dal potenziamento che, grazie alle nuove tecnologie, hanno conosciuto i sistemi di controllo, seduzione e repressione.
I lavori selezionati per "La fabbrica del senso" mettono in moto un processo che, alla stregua di una triade hegeliana, affronta la viscida insidia del “consenso” con l’arma graffiante del “dissenso” al fine di schiudere nuovi orizzonti di “senso”. Alterazioni Video con "Sticker#1 e #2" (2006) mostra la propaganda militare effettuata dai veterani USA attraverso accattivanti sticker; Fabio Cifariello Ciardi in "Tre piccoli studi sul potere" (2010) traduce l'enfasi retorica di un discorso politico in musica, sottolineando come in essi anche il ritmo e la “melodia” della parola siano elementi fondamentali nelle strategie di ricerca del consenso; Roberto de Luca in "Sulla bocca di tutti" (2007) rimanda al consumismo, come effetto legato alla società del capitalismo avanzato e all’opera d’arte intesa come merce; Maddalena Fragnito nella serie "Propagandistico" (2009) riflette sulla definizione di “propaganda”, spezzettandola e ricombinata per creare frasi che invitano l'osservatore a soffermarvisi e a ridefinirla; Rosa Futuro in "Connect the Dots" (2010) riflette sul meccanismo di creazione del mito televisivo da parte della gente comune; Marta Lodola in "My body is your body" (2010) fa vivere al proprio corpo le insensate guerre di civiltà; Anja Puntari nella serie "Pippi, Annika e Linda" (2008) evidenzia le dinamiche di costruzione dei modelli e delle rappresentazioni del corpo nella nostra società; Ur5o in "Fermare il loop" (2010) riflette sul circuito chiuso della comunicazione e sulla sua possibile cortocircuitazione; Claudia Ventola in "Quando vedo qualcosa che già mi appartiene mi sento realizzata" (2010) sperimenta su se stessa le richieste a cui siamo costantemente sottoposti dalla pubblicità.
07
febbraio 2011
La fabbrica del senso
Dal 07 febbraio al 12 marzo 2011
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
SPAZIOCORALE
Milano, Via Giovanni Bellezza, 16/a, (Milano)
Milano, Via Giovanni Bellezza, 16/a, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 16-20
Vernissage
7 Febbraio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore