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The Light Cone
The Light Cone dà il titolo a un progetto di mostra anacronistica – arbitraria attribuzione a un’epoca di usi e costumi propri di un’altra, in cui le opere d’arte contemporanea si appropriano di “usi e costumi” di altre epoche che fanno parte della storia dell’arte.
Comunicato stampa
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The Light Cone dà il titolo a un progetto di mostra anacronistica - arbitraria attribuzione a un’epoca di usi e costumi propri di un’altra, in cui le opere d’arte contemporanea si appropriano di “usi e costumi” di altre epoche che fanno parte della storia dell’arte.
Contemporaneo e storia sono termini in contrasto tra loro ma attraverso il light cone, cioè il cono di luce, che la rappresentazione di Minkowski esprime in forma geometrica, si trovano ad intersecare i significati.
Le opere sono il risultato di ricerche su movimenti e stili passati, sul confine con l’architettura e l’indagine scientifica, fanno eco a fenomeni artistici storici, recuperando ideologie spogliate dei valori della propria epoca per far rivivere un’estetica.
The light cone, scientificamente è un flash di luce emanato da un singolo evento E, che viaggia in tutte le direzioni e attraverso lo spazio. Nel punto E, si formano due coni di luce uguali e opposti, definiti come cono di luce del passato e cono di luce del futuro, i cui vertici convergono nel punto E. La serie di eventi che sta nel cono di luce del passato e che ha, in un certo modo, provocato e influenzato l’evento E, andrà a costituire quelli eventi che formano il cono di luce del futuro. C’è quindi una consequenzialità tra eventi accaduti nel passato ed eventi che accadranno nel futuro.
Spazio e tempo sono uniti attraverso le immagini in un gioco che solo l’arte può far convivere, che unisce il passato al futuro, una linea racchiusa da una fonte luminosa che illumina la ricerca.
Mattia Barbieri (1985, Castenedolo, Bs) rappresenta nelle sue tele, figure umane distorte, cupe, dalle sembianze di manichini. Fa pensare a quel “male di vivere” che in diverse epoche è stato soggetto degli artisti. I due volti senza anima, sono ispirati a generali nazisti, comunemente sono associati a qualcosa di negativo, tuttavia attraverso l’arte viene trasformato in positivo e in forma estetica.
Elevati come due sculture greche su due basamenti di risme di carta colorate dall’azzurro al bianco e viceversa, si impongono i modellini architettonici di Francesco Fossati (1985, Carate Brianza, Mb). Un lavoro che fa parte di una serie dedicata alle Hippy Architecture, è un progetto multimediale che unisce all’installazione la pittura, alla fotografia l’architettura, per unire il tutto sotto il denominatore comune del colore. Questo movimento rimasto in secondo piano riguarda quelle forme abitative anomale, da vecchi edifici ristrutturati “Peace and Love” con materiali di recupero alle più avanzate e moderne strutture ecosostenibili.
Francesco Locatelli (1984, Abbiategrasso, Mi) espone un allegorico albero della vita, costruito con la dedizione di un monaco amanuense. Torna il cliché dell’artista creatore, che si immedesima nel divino e simula la vita, crea dal nulla un albero in miniatura, un bonsai di salice piangente con un tronco cui innesta i rami con foglie d’oro e d’argento che frusciano al vento di un ventilatore. La miniatura getta la sua ombra sulla parete portando nella stanza la presenza di un albero a grandezza reale. Una realtà fittizia, voluta secondo i dettami dell’artista-creatore; come nella tradizione delle icone miniate, l’immagine agisce sullo spirito e sull’intelletto facendo da finestra sull’eterno e sull’assoluto.
Luca Pozzi (1983, Milano) mette in relazione le teorie scientifiche riguardanti il magnetismo a un ciclo di installazioni-sculture. The Double String crea un punto E con la tensione magnetica che si sviluppa da un magnete al neodimio posto tra due palline da ping-pong, filo estreme e alluminio mandorlato. Questa trazione magnetica forma un punto in cui il tempo si ferma per un istante, si sospende. Questo movimento continuo sviluppa una curva ciclica di base, un loop estatico forma quella consequenzialità degli eventi, dove ogni cosa è già stata e tornerà sempre a essere.
Contemporaneo e storia sono termini in contrasto tra loro ma attraverso il light cone, cioè il cono di luce, che la rappresentazione di Minkowski esprime in forma geometrica, si trovano ad intersecare i significati.
Le opere sono il risultato di ricerche su movimenti e stili passati, sul confine con l’architettura e l’indagine scientifica, fanno eco a fenomeni artistici storici, recuperando ideologie spogliate dei valori della propria epoca per far rivivere un’estetica.
The light cone, scientificamente è un flash di luce emanato da un singolo evento E, che viaggia in tutte le direzioni e attraverso lo spazio. Nel punto E, si formano due coni di luce uguali e opposti, definiti come cono di luce del passato e cono di luce del futuro, i cui vertici convergono nel punto E. La serie di eventi che sta nel cono di luce del passato e che ha, in un certo modo, provocato e influenzato l’evento E, andrà a costituire quelli eventi che formano il cono di luce del futuro. C’è quindi una consequenzialità tra eventi accaduti nel passato ed eventi che accadranno nel futuro.
Spazio e tempo sono uniti attraverso le immagini in un gioco che solo l’arte può far convivere, che unisce il passato al futuro, una linea racchiusa da una fonte luminosa che illumina la ricerca.
Mattia Barbieri (1985, Castenedolo, Bs) rappresenta nelle sue tele, figure umane distorte, cupe, dalle sembianze di manichini. Fa pensare a quel “male di vivere” che in diverse epoche è stato soggetto degli artisti. I due volti senza anima, sono ispirati a generali nazisti, comunemente sono associati a qualcosa di negativo, tuttavia attraverso l’arte viene trasformato in positivo e in forma estetica.
Elevati come due sculture greche su due basamenti di risme di carta colorate dall’azzurro al bianco e viceversa, si impongono i modellini architettonici di Francesco Fossati (1985, Carate Brianza, Mb). Un lavoro che fa parte di una serie dedicata alle Hippy Architecture, è un progetto multimediale che unisce all’installazione la pittura, alla fotografia l’architettura, per unire il tutto sotto il denominatore comune del colore. Questo movimento rimasto in secondo piano riguarda quelle forme abitative anomale, da vecchi edifici ristrutturati “Peace and Love” con materiali di recupero alle più avanzate e moderne strutture ecosostenibili.
Francesco Locatelli (1984, Abbiategrasso, Mi) espone un allegorico albero della vita, costruito con la dedizione di un monaco amanuense. Torna il cliché dell’artista creatore, che si immedesima nel divino e simula la vita, crea dal nulla un albero in miniatura, un bonsai di salice piangente con un tronco cui innesta i rami con foglie d’oro e d’argento che frusciano al vento di un ventilatore. La miniatura getta la sua ombra sulla parete portando nella stanza la presenza di un albero a grandezza reale. Una realtà fittizia, voluta secondo i dettami dell’artista-creatore; come nella tradizione delle icone miniate, l’immagine agisce sullo spirito e sull’intelletto facendo da finestra sull’eterno e sull’assoluto.
Luca Pozzi (1983, Milano) mette in relazione le teorie scientifiche riguardanti il magnetismo a un ciclo di installazioni-sculture. The Double String crea un punto E con la tensione magnetica che si sviluppa da un magnete al neodimio posto tra due palline da ping-pong, filo estreme e alluminio mandorlato. Questa trazione magnetica forma un punto in cui il tempo si ferma per un istante, si sospende. Questo movimento continuo sviluppa una curva ciclica di base, un loop estatico forma quella consequenzialità degli eventi, dove ogni cosa è già stata e tornerà sempre a essere.
15
gennaio 2011
The Light Cone
Dal 15 gennaio al 13 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
ART ON STAGE
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Vigevano, Via Guglielmo Oberdan, 11, (Pavia)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle ore 11 alle 19 e su appuntamento
Vernissage
15 Gennaio 2011, ore 18
Autore
Curatore