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Noi siamo la storia perchè ci raccontiamo
Con “La storia siamo noi…” entriamo in un percorso che affronta le tematiche del nostro esistere, il recupero delle radici e della memoria, l’identità e l’etnia. Un archivio di opere di artisti internazionali che tracciano la storia degli uomini, del territorio come bene simbolico e produttivo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Apre il nuovo anno la seconda parte della mostra “Inside-Outside” con la sessione “La storia siamo noi perché ci raccontiamo” curata da Dores Sacquegna.
Se nella prima sessione su “L’invisibilità del visibile” (11 dic- 05 gen ), l’evento poneva l’accento su una varietà di biodiversità legata al territorio, sull’ importanza della riqualificazione ambientale e naturalistica, sulle culture rispettose della natura e degli ecosistemi a rischio di estinzione, con “La storia siamo noi…” entriamo in un percorso che affronta le tematiche del nostro esistere, il recupero delle radici e della memoria, l’identità e l’etnia. Un archivio di opere di artisti internazionali che tracciano la storia degli uomini, del territorio come bene simbolico e produttivo.
Un antropologo americano nel suo ultimo libro rivolge la sua attenzione su un paradigma relativo al paesaggio etnico, alle grandi civiltà multietniche in cui vivono turisti, immigrati, rifugiati, esuli politici e lavoratori non stagionali o altri gruppi e categorie di persone in movimento in grado di giocare un ruolo sulla scena mondiale e nella vita ... Il concetto di cultura e di identità è soggetto alle leggi e alle norme nella loro trasformazione, dal substrato, e dal confronto multi-culturale dell'incontro. Nella globalizzazione c’è una crescente esigenza di un ritorno a un senso di identità, di comunità, ad un recupero della memoria, delle radici, legate anche a particolari eventi storici, ai segni e i segnali che l’uomo lascia durante il suo cammino. Il territorio in cui viviamo è il teatro della nostra vita, delle nostre esperienze, dei momenti infinitesimali della vita quotidiana. Come si può recuperare la dimensione della memoria contemporanea del passato? Chi siamo? Dove stiamo andando?
Questi ed altri quesiti rappresentano il leitmotiv della mostra in atto, con artisti che guardano al passato per capire il presente e per costruire il futuro.
Tra pittura, installazione, fotografia e video le opere dei seguenti artisti: Alee Peoples (Usa), Peter Barbor (Usa), Jang Soon Im (Usa), Ioan Herteg (Francia), Stephanie Powell (Usa), Malin Petterson Oberg (Svezia), Andrew Lindsay (Gran Bretagna), Maria Grazia Carriero (Italia), Peter De Boer (Olanda),Edoardo Serafim (Brasile),Rodrigo Dada (Spagna), Ana Galan (Spagna), Til Köhler (Germania), Fernando Schiavano (Italia), Gruppo Sinestetico (Italia).
(english)
It opens the new year the second part of the show “Inside-Outside” with the session “You history we are us because we tell us” taken care of by Dores Sacquegna.
If in the first session on “The invisibility of the visible one” (11 dics - 05 gens), the event set the accent on a variety of tied up biodiversity to the territory, sull importance of the environmental and naturalistic retraining, on the respectful cultures of the nature and the ecosystems to risk of extinction, with “You history we are us…” we enter a run that faces the thematic ones of ours to exist, the recovery of the roots and the memory, the identity and the etnia. A file of works of international artists that you/they trace the history of the men of the territory as symbolic and productive good.
An American anthropologist in his/her last book turns his/her attention on a paradigm related to the ethnic landscape, to the great civilizations multietniche in which tourists live, immigrated, sheltered, exiled political and workers not seasonal or other groups and categories of people in movement able to play a role on the world scene and in the life... The concept of culture and identity is subject to the laws and the norms in their transformation, from the substratum, and from the fine-cultural comparison of the meeting. In the globalization there is an increasing demand of a return to a sense of identity, of community, to a recovery of the memory, of the roots, tied up details hips historical events, to the signs and the signals that the man leaves during his/her walk. The territory in which we live is the theater of our life, of our experiences, of the infinitesimal moments of the daily life. How can the dimension of the contemporary memory of the past be recovered? Who are? Where are we going?
These and other questions represent the leitmotiv of the show in action, with artists that look at the past to understand the present and to build the future.
Among painting, installation, photo and video the works of the following artists:Alee Peoples (Usa), Peter Barbor (Usa), Jang Soon Im (Usa), Ioan Herteg (Francia), Stephanie Powell (Usa), Malin Petterson Oberg (Svezia), Andrew Lindsay (Gran Bretagna), Maria Grazia Carriero (Italia), Peter De Boer (Olanda),Edoardo Serafim (Brasile),Rodrigo Dada (Spagna), Ana Galan (Spagna), Til Köhler (Germania), Fernando Schiavano (Italia), Gruppo Sinestetico (Italia).
Se nella prima sessione su “L’invisibilità del visibile” (11 dic- 05 gen ), l’evento poneva l’accento su una varietà di biodiversità legata al territorio, sull’ importanza della riqualificazione ambientale e naturalistica, sulle culture rispettose della natura e degli ecosistemi a rischio di estinzione, con “La storia siamo noi…” entriamo in un percorso che affronta le tematiche del nostro esistere, il recupero delle radici e della memoria, l’identità e l’etnia. Un archivio di opere di artisti internazionali che tracciano la storia degli uomini, del territorio come bene simbolico e produttivo.
Un antropologo americano nel suo ultimo libro rivolge la sua attenzione su un paradigma relativo al paesaggio etnico, alle grandi civiltà multietniche in cui vivono turisti, immigrati, rifugiati, esuli politici e lavoratori non stagionali o altri gruppi e categorie di persone in movimento in grado di giocare un ruolo sulla scena mondiale e nella vita ... Il concetto di cultura e di identità è soggetto alle leggi e alle norme nella loro trasformazione, dal substrato, e dal confronto multi-culturale dell'incontro. Nella globalizzazione c’è una crescente esigenza di un ritorno a un senso di identità, di comunità, ad un recupero della memoria, delle radici, legate anche a particolari eventi storici, ai segni e i segnali che l’uomo lascia durante il suo cammino. Il territorio in cui viviamo è il teatro della nostra vita, delle nostre esperienze, dei momenti infinitesimali della vita quotidiana. Come si può recuperare la dimensione della memoria contemporanea del passato? Chi siamo? Dove stiamo andando?
Questi ed altri quesiti rappresentano il leitmotiv della mostra in atto, con artisti che guardano al passato per capire il presente e per costruire il futuro.
Tra pittura, installazione, fotografia e video le opere dei seguenti artisti: Alee Peoples (Usa), Peter Barbor (Usa), Jang Soon Im (Usa), Ioan Herteg (Francia), Stephanie Powell (Usa), Malin Petterson Oberg (Svezia), Andrew Lindsay (Gran Bretagna), Maria Grazia Carriero (Italia), Peter De Boer (Olanda),Edoardo Serafim (Brasile),Rodrigo Dada (Spagna), Ana Galan (Spagna), Til Köhler (Germania), Fernando Schiavano (Italia), Gruppo Sinestetico (Italia).
(english)
It opens the new year the second part of the show “Inside-Outside” with the session “You history we are us because we tell us” taken care of by Dores Sacquegna.
If in the first session on “The invisibility of the visible one” (11 dics - 05 gens), the event set the accent on a variety of tied up biodiversity to the territory, sull importance of the environmental and naturalistic retraining, on the respectful cultures of the nature and the ecosystems to risk of extinction, with “You history we are us…” we enter a run that faces the thematic ones of ours to exist, the recovery of the roots and the memory, the identity and the etnia. A file of works of international artists that you/they trace the history of the men of the territory as symbolic and productive good.
An American anthropologist in his/her last book turns his/her attention on a paradigm related to the ethnic landscape, to the great civilizations multietniche in which tourists live, immigrated, sheltered, exiled political and workers not seasonal or other groups and categories of people in movement able to play a role on the world scene and in the life... The concept of culture and identity is subject to the laws and the norms in their transformation, from the substratum, and from the fine-cultural comparison of the meeting. In the globalization there is an increasing demand of a return to a sense of identity, of community, to a recovery of the memory, of the roots, tied up details hips historical events, to the signs and the signals that the man leaves during his/her walk. The territory in which we live is the theater of our life, of our experiences, of the infinitesimal moments of the daily life. How can the dimension of the contemporary memory of the past be recovered? Who are? Where are we going?
These and other questions represent the leitmotiv of the show in action, with artists that look at the past to understand the present and to build the future.
Among painting, installation, photo and video the works of the following artists:Alee Peoples (Usa), Peter Barbor (Usa), Jang Soon Im (Usa), Ioan Herteg (Francia), Stephanie Powell (Usa), Malin Petterson Oberg (Svezia), Andrew Lindsay (Gran Bretagna), Maria Grazia Carriero (Italia), Peter De Boer (Olanda),Edoardo Serafim (Brasile),Rodrigo Dada (Spagna), Ana Galan (Spagna), Til Köhler (Germania), Fernando Schiavano (Italia), Gruppo Sinestetico (Italia).
08
gennaio 2011
Noi siamo la storia perchè ci raccontiamo
Dall'otto gennaio al 02 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
PRIMO PIANO LIVINGALLERY
Lecce, Viale Guglielmo Marconi, 4, (Lecce)
Lecce, Viale Guglielmo Marconi, 4, (Lecce)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-19.30;
Sabato ore 16-20;
domenica chiuso
Vernissage
8 Gennaio 2011, ore 19.30
Autore
Curatore