Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Terre Vulnerabili #2 – Interrogare cio’ che ha smesso per sempre di stupirci
La seconda mostra vede la presenza di sette importanti artisti, di nuovo personalità molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri più concettuali e da scoprire indugiandovi; in tutti il concetto di vulnerabilità è declinato in modo sottile e personale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
HangarBicocca presenta
Terre Vulnerabili – a growing exhibition
quattro mostre che crescono e si innestano mutando una nell’altra
Da ottobre 2010 ad aprile 2011
progetto di Chiara Bertola curato con Andrea Lissoni
Dal 2 febbraio 2011 la seconda mostra
Interrogare cio' che ha smesso per sempre di stupirci* con gli artisti: Bruna Esposito / Carlos Garaicoa / Invernomuto Kimsooja / Margherita Morgantin / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari / (*George Perec)
Prosegue con il secondo quarto lo sviluppo del progetto Terre Vulnerabili che segna la direzione artistica di Chiara Bertola all’HangarBicocca, contrassegnata dal tema della vulnerabilità. Un progetto fortemente innovativo, sia nel suo farsi – gli artisti prescelti hanno partecipato a vari incontri a partire dal settembre 2009 condividendo il proprio lavoro, modificandolo o trasformandolo per accordarlo agli altri e realizzando opere significative e site specific o comunque ripensate per lo spazio di HangarBicocca – sia nella modalità di esposizione – si tratta, lo ricordiamo, di quattro mostre che coprono un periodo di sette mesi, in quattro fasi come quelle lunari, (le altre seguono a marzo e aprile) per un totale di trenta artisti internazionali ed altrettante opere.
La seconda mostra vede la presenza di altri otto importanti artisti, di nuovo personalità molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri più concettuali; in tutti il concetto di vulnerabilità è declinato in modo sottile e personale. I loro lavori vanno ad aggiungersi a quelli degli artisti del primo quarto, seguendo l’idea di un terreno fertile che “germoglia”, cresce nel tempo e modifica la visione di quanto esposto precedentemente. Il grande urbanista e architetto Yona Friedman, presente già nel primo quarto con la videoanimazione La terra spiegata a visitatori extraterrestri, costruisce per il secondo quarto una sorta di Labirinto, struttura leggera e dinamica in cartone ondulato, per ospitare i lavori di altri artisti. I giovani artisti di Invernomuto, sono stati selezionati per il Progetto Chiavi in mano sostenuto da Fondazione Cariplo, allo scopo di dare gli strumenti necessari di formazione, produzione, divulgazione e promozione del proprio lavoro a chi esordisce nel mondo dell’arte contemporanea.
Un progetto dunque in evoluzione, germinativo e organico, che si sviluppa nel tempo della sua vita espositiva, permettendo al pubblico di prendersene cura e agli artisti di continuare a crescerlo e nutrirlo. L’idea è che l’opera di ogni artista non si cristallizzi una volta aperta la singola mostra, ma continui a crescere e a evolversi per l’intera durata del progetto con aggiunte, correzioni, dialoghi con gli altri artisti invitati e con il pubblico.
In allegato la sequenza temporale del progetto con gli artisti divisi nelle quattro mostre, seguirà una descrizione dei progetti della seconda mostra.
Tutte le attività di HangarBicocca sono rese possibili grazie al contributo di:
Soci fondatori: Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano e Pirelli Re
Soci Partecipanti: Mba Group, Ogilvy e The Family
Per il Cubo: BNL
Partner: Fondazione Corriere della Sera, BPM Banca Popolare di Milano, Dhl, Erco, Mainsoft e April
Media Partners: Mymi, Telesia e University.it
Per il Dipartimento Educativo: Rottapharm e Trivioquadrivio
Opening: mercoledì 2 febbraio 2011 dalle ore 20.00
Date: dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile
Sede: HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca)
Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì chiuso
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
Informazioni: info@hangarbicocca.it - www.hangarbicocca.it
Ufficio Stampa: Lucia Crespi, tel. 02 89415532 - 89401645, lucia@luciacrespi.i
Sequenza temporale
Terre Vulnerabili - a growing exhibition
¼ Le soluzioni vere arrivano dal basso*
21 Ottobre 2010
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Stefano Boccalini /Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Yona Friedman / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum/ Christiane Löhr / Nicolò Lombardi/ Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck (*Yona Friedman)
2/4 Interrogare cio' che ha smesso per sempre di stupirci*.
2 Febbraio 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti/ Stefano Boccalini / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa /Alberto Garutti / Gelitin/ Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr/ Nicolò Lombardi / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari (*George Perec)
.Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano*
10 Marzo 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto /Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / (*Roger Miller)
.L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla*
13 Aprile 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito/ Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori/ Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward / Franz West (*Stanislaw J. Lec)
YONA FRIEDMAN
UNE VILLE SPATIALE POUR ARTISTES
Installazione. Legno, pannelli, cartone ondulato e stoffa, dimensioni variabili, 2011
Une ville spatiale pour artistes è una sovrastruttura installativa formata da un grigliato regolare su più livelli, all’interno del quale trova spazio un labirinto/percorso la cui funzione principale è quella di ospitare l’opera di altri artisti. Lo sviluppo dello stesso labirinto e la sua disposizione è a sua volta pretesto per un’azione condivisa con gli artisti del progetto Terre Vulnerabili, che si concretizza nella possibilità di essere ospitati all’interno del labirinto. In questa seconda fase la Ville spatiale ospita l’opera di Margherita Morgantin. Altri arriveranno…
All’interno dell’Hangar, l’artista ha sentito la necessità di “umanizzare” lo spazio, riportandolo ad una scala più adatta all’osservazione delle opere che ospita. La proposta è dunque quella di creare una Ville spatiale, cifra ricorrente dell’opera di Yona Friedman, sotto la quale sviluppare una sorta di labirinto, di percorso articolato in cartone che conduca lo spettatore in un viaggio all’interno dell’opera, a sua volta contenitore di altre opere. E’ ancora una volta il concetto di “fare partecipato”, questa volta con gli artisti di Terre Vulnerabili, la questione che più interessa Yona Friedman. La ville spatiale all’interno dell’Hangar si anima della presenza di altre opere, non è più solo sospesa al di sopra di chi guarda, come criticato da Rem Koolhaas, oggetto irraggiungibile ed utopico, bensì poggia a terra e si attua come sovrastruttura all’interno della quale sviluppare un altro mondo possibile, un altro modo possibile di fruire l’arte.
Il labirinto dunque non si offre solo come opera d’arte installativa in sé, ma vuole essere propositivo per lo sviluppo di altre opere, contenitore a sua volta di manufatti preziosi e fragili, “ospite per artista” nella doppia accezione del termine. Lo spazio del labirinto non è dato in maniera irreversibile ma, anche per i materiali che lo costituiscono, si propone ogni volta di essere manipolato e modificato dagli artisti che vi entreranno cercando un accogliente mis en place delle proprie opere.
CARLOS GARAICOA
LA CAMERA OSCURA
Installazione. Giornali, inchiostro di china, legno, metallo, dimensioni variabili, 2010-2011
Quest’opera realizzata per l’8ª Biennale di Shanghai, con il titolo Rehearsal/Saggio, rappresenta la distanza che ho voluto prendere con diverse situazioni. In qualche modo il processo di selezione delle immagini in quest’opera, mantiene viva una mia relazione con il mondo e lo fa in una maniera molto “figurativa” e sensibile. L’installazione funziona poi come una revisione molto personale e surreale delle notizie della Stampa. Davanti al lettore si ricompongono nuove storie e nuove associazioni basate adesso sulla selezione personale che ho fatto alle pagine dei quotidiani. In verita’ e’ un documento legittimo in quanto si basa sulle notizie reali di un giorno specifico, ma nello stesso tempo riporta una versione irreale e censurata delle notizie stesse. Mostra la visione di un solo essere umano al quale per un giorno e’ stato fornito il potere di controllare l’informazione che tutto un Paese riceve. Nello stesso modo, l’opera trova una forte relazione con la fotografia documentaristica, punto di partenza di tutto il mio lavoro. Il potere delle immagini ogni giorno ci interroga e ci ossessiona dalle pagine dei quotidiani, per questo motivo il nome dell’opera si relazione con la camera oscura del fotografo e del reporter, all’interno della quale molte immagini particolari vedono la luce per la prima volta.
BRUNA ESPOSITO
SOTTO TERRA VULNERABILI TERRE MOTI
2010
“Per la mostra Terre vulnerabili è nato - dichiara Bruna Esposito - un trittico dopo diversi miei tentativi di progettare un assolo. Arduo trarre una sintesi dalle mille ispirazioni suscitate dal titolo e dal confronto con l’equipe dei curatori che ci ha esortato ad incontri ed avventure nei territori della condivisione. Il mio dilemma si è risolto con un trittico (che è forma e sintesi di per sé) ossia una composizione con due opere salde e una che procede in divenire.
Calma e sponda sarebbe l’istallazione Sotto terra vulnerabili, una sorta di angolo votivo dedicato a coloro che sono sotto terra. Vittime di torti o ragioni, o semplicemente sotto terra da quando il loro corpo ha esaurito il ciclo di vita sulla terra. L’opera è volutamente piccola, solitaria, e porta il pubblico a sedersi a terra; è composta di candele, una piccola proiezione video e alcuni piccoli elementi. È un assolo dedicato alla paura di morire. Altri elementi più eterei, preferirei che cantino per voi e per me, una ninna nanna di resurrezione.
Contemplare.
Un’altra opera, terraferma per me, per sua natura in continuo movimento, è il compost organico. La decomposizione è una opera della natura, un prodigio che dimentichiamo. I nostri scarti vegetali di cucina o di giardino se lasciati decomporre al buio, a contatto con l’ossigeno e grazie ad altri accorgimenti si trasformano in poche settimane in un potente humus fertilizzante. Come le foglie che cadono in autunno e nutrono il terreno. Questo ciclo naturale purtroppo non lo ripercorriamo con le nostre abitudini in casa. Dal 1987 io mi arrangio con dei bidoncini… ma desidero studiare e realizzare delle pattumiere per compost ad uso domestico… finalmente belle! Se ne trovano già in commercio, funzionali ma anonime. La mia è una passione che desidero condividere con il lavoro dell’arte e, per arrivare ad un prototipo e ad una produzione, Federico Fusi l’ha inserita a pieno titolo nell’ambito del tema per il 2011 ‘lo scopo dell'arte’ per l’inner room, a Siena.
Interagire.
Sottende alla vulnerabilità che il terremoto ci costringe ad accettare (e ci rende più consapevoli di essere mortali e sottomessi alle forze superiori) la terza parte del trittico: un invito a Neola, una onlus che ho fondato con gli artisti Enzo De Leonibus, Franco Fiorillo, Fabrizio Sartori e Emanuela Barbi in agosto a L’Aquila. La missione di Neola è promuovere attività nei molteplici ambiti delle arti contemporanee e al contempo reperire fondi e collaborare alle ricostruzioni nei territori del cratere, colpiti ad aprile di due anni fa dal terremoto. Ben accolta nell’opera di Stefano Boccalini Melting pot, un porticato realizzato per l’Hangar, la prima opera di Neola onlus funziona come una postazione promo dove cuciniamo e offriamo in vendita le tradizionali neole, le cialde abruzzesi, e l’utensile che serve a cuocerle, ove abbiamo riprodotto il disegno del rosone della Basilica di Collemaggio.
Cooperare”.
INVERNOMUTO
WAX, RELAX
Cera, lampada alogena, dimensioni variabili, 2011
Grottesco è l’insolitamente deforme e innaturale, il bizzarro, l’inspiegabile e caricaturale al punto da andare contro il senso comune, innescando una comicità.
Etimologicamente viene da “grotta” e si disse in origine degli arabeschi a imitazione di quelli che sono stati trovati negli edifici antichi sotto terra, cioè nelle cripte o grotte antiche, specialmente nell’esumazione delle Terme di Tito a Roma. Per estensione dell'idea di fantastico, irregolare - che è nella definizione precedente - si applicò alle figure che fanno ridere offendendo o contraffacendo la natura in una maniera bizzarra, ed è diventato sinonimo di ridicolo, bizzarro, stravagante.
L’opera per Terre Vulnerabili - una grotta in cera destinata a dissolversi poco a poco lungo il tempo della mostra - è un monumento di cultura popolare che si porta appresso tutto il peso della provincia, di cui costituisce quasi un’icona folkloristica. La grotta di Lourdes a Vernasca, da dove veniamo, è per molto tempo stato un problema e si è spesso pensato di rimuoverla, poiché esteticamente deplorevole ed insostenibile dal punto di vista igienico. Il nostro sogno è sempre stato prenderla e trasportarla all'interno di uno spazio espositivo per poi scioglierla. Wax, Relax è una copia privata della sua carica devozionale, ma ciò nonostante mantiene un forte legame col rito, che sta nel processo di scioglimento. La grotta emana, ma è costretta a subire. Cemento e rocce finte, grotti e ninfei, tutto diventa cera, il materiale che tradizionalmente può generare 'copie' infinite e che condensa l’immaginario del miracoloso tanto quanto quello cinematografico deviante. Proviamo così a dare vita ad un nuovo e lento rituale che è la ri-costruzione di un paesaggio/sfondo (paesaggio che è del resto sempre motivo centrale, perfino quasi ossessivo della nostra ricerca, campo d’azione e movente, dove ci muoviamo, registriamo, distorciamo ed espandiamo sotto le forme audiovisive più disparate). La grotta di paese - tanto quanto poi la nostra - è una ricostruzione al tempo stesso rituale ma anche paesaggio posticcio e smaccatamente falso, per non dire grottesco nel suo aspetto contemplativo. Ci interessa proprio il suo essere “sfondo” radicato nell'immaginario collettivo, per quanto privato dei simboli religiosi che la connotano abitualmente e nella sua nuova dimensione di mutazione di stato, da parete a pavimento. Alla fine Wax, Relax è un lavoro sulla copia: la copia di una copia, di una copia di una copia, di una copia di una grotta di Lourdes. Sebbene l’intento iniziale possa ricordare il ready made, in realtà ci siamo man mano appassionati ai filtri - spesso puramente di forma - presenti tra un originale e le sue duplicazioni, optando per aggiungerne di ulteriori a catena: noi, i riferimenti visivi raccolti, gli scultori che ci hanno aiutato nella produzione dell'opera. Ognuno di questi passaggi e di strati e di stadi intermedi, crea modifiche ed artificializza, ed è destinato a dissolversi.
MARGHERITA MORGANTIN
DER TAUPUNKT
video 25’18”, mini DV HD, colore, audio, 2010
Der Taupunkt è il termine scientifico che in tedesco significa “punto di rugiada”; [Con punto di rugiada o temperatura di rugiada si intende la temperatura alla quale, a pressione costante, l'aria (la miscela aria-vapore) diventa satura di vapore acqueo. In meteorologia in particolare, essa indica a che temperatura deve essere l'aria per condensare in rugiada, senza alcun cambiamento di pressione].
Il video segue l’installazione di alcuni strumenti di rilevazione della radiazione solare e di una fotocamera termica in una torre meteorologica nel deserto della Namibia (presso il Gobabeb Training and Research centre) da parte di alcuni ricercatori del Dipartimento di Meteorologia dell’Università di Basilea. Il centro di ricerca si trova vicino al letto del fiume Kuiseb (secco per la maggior parte dell’anno) che segna il confine tra il deserto roccioso e il deserto di sabbia. Qui l’atmosfera è particolarmente trasparente e si possono osservare con precisione i flussi radiativi. Tali rilevamenti servono per studiare il bilancio energetico del pianeta. Ma questo video non è un documentario.
ADELE PROSDOCIMI
APPUNTI DI VIAGGIO
Feltro e filo di cotone
Misura: 103 pezzi di cm. 50x50 (lunghezza totale mt. 51,5), 2010
“Gli incontri che hanno accompagnato la crescita del progetto Terre vulnerabili fra gli artisti coinvolti - racconta Adele Prosdocimi - hanno raggiunto in alcuni momenti una intensità preziosa e abbastanza rara. Sentendomene partecipe in maniera molto profonda ho cominciato ad annotare tutto ciò, tra quello che veniva detto da tutti noi, che più andava a nutrire il mio pensiero. Quando andavo poi a rileggere i miei “appunti” mi sembrava che contenessero un potenziale di riflessione enorme, soprattutto a riguardo del tema della vulnerabilità, e ho così deciso che il mio contributo/lavoro poteva essere proprio lo svelare il contenuto di questo diario di bordo, traducendo ogni frase in una “pagina” ricamata, quasi alla maniera dei vecchi tappeti che tradizionalmente venivano usati dai popoli nomadi a mo’ di testimoni di spostamenti e di esperienze di vita vissuta”.
REMO SALVADORI
NON SI VOLTA CHI A STELLA È FISSO
marmo bianco, cm. 243x243x50, 2011
“Cammino con Remo e Sally - racconta Chiara Bertola - dentro l’Hangar. Stiamo provando, attraverso il passo ad immaginare delle visioni dentro l’immensità di questo spazio. Sono venuti accompagnati da un amico ricercatore capace di rilevare l’energia dei luoghi e con lui trovare “il punto privo di geopatie” per posizionare l’opera all’interno dell’Hangar.
Riconosco il suo modo di lavorare e capisco che questo primo atto fa già parte dell’opera che, come sempre per lui, nasce dall’incontro: dagli incontri delle materie, delle energie, delle persone. Solo in questo modo riesco ad avere la percezione dello spazio e la coscienza del tempo. Il punto trovato per l’opera è proprio al passaggio tra una spazialità e un'altra, tra lo shed e le navate più grandi dell’Hangar.
Siamo sulla soglia, sulla quale sempre si oltrepassa qualcosa per entrare in qualcos’altro, in qualcosa che permette di qualificare i territori e in tal modo autenticamente differenziarli nel loro rapporto reciproco.
Non si volta chi a stella è fisso, la scultura di marmo bianco a forma di stella di Remo Salvadori si e’ composta in quel punto portando con se il senso del mutamento e del passaggio. Quel punto tra due luoghi in cui lo spazio stesso non trova limite; in cui piuttosto si realizza la continuità, precedente e successiva alla divisione. La scultura diventa il luogo dell’incontro dove, sulla soglia, i due luoghi non finiscono, bensì iniziano perchè si trovano sempre nel punto del proprio cominciamento...”.
NICO VASCELLARI
Untitled (86 94 11)
Monitor, dvd player, loop video, registratore a cassetta, audio tape loop, 2011
“Avevo poco meno di sei anni quando una notte mi svegliai in lacrime in preda al panico avendo scambiato il suono dei fuochi d’artificio della festa del paese per le esplosioni delle bombe di una nuova guerra. L'episodio mi è tornato in mente qualche anno fa quando incontrai Tiberio, un signore divenuto celebre in paese per essere andato alla Corrida di Corrado per esibirsi in un’imitazione dei fuochi d'artificio della sagra di Vittorio Veneto. Solo dopo averci parlato a lungo mi rivelò che aveva cominciato a produrre quel suono per dimenticare il suono delle esplosioni della Seconda Guerra Mondiale.
Uno spettacolo pirotecnico organizzato all'interno di un edificio distrutto durante la guerra, viene ripreso da una telecamera in movimento in mezzo alle esplosioni. Il suono è la voce di Tiberio De Poi che imita il suono delle esplosioni dei fuochi d'artificio della festa del paese.
Terre Vulnerabili – a growing exhibition
quattro mostre che crescono e si innestano mutando una nell’altra
Da ottobre 2010 ad aprile 2011
progetto di Chiara Bertola curato con Andrea Lissoni
Dal 2 febbraio 2011 la seconda mostra
Interrogare cio' che ha smesso per sempre di stupirci* con gli artisti: Bruna Esposito / Carlos Garaicoa / Invernomuto Kimsooja / Margherita Morgantin / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari / (*George Perec)
Prosegue con il secondo quarto lo sviluppo del progetto Terre Vulnerabili che segna la direzione artistica di Chiara Bertola all’HangarBicocca, contrassegnata dal tema della vulnerabilità. Un progetto fortemente innovativo, sia nel suo farsi – gli artisti prescelti hanno partecipato a vari incontri a partire dal settembre 2009 condividendo il proprio lavoro, modificandolo o trasformandolo per accordarlo agli altri e realizzando opere significative e site specific o comunque ripensate per lo spazio di HangarBicocca – sia nella modalità di esposizione – si tratta, lo ricordiamo, di quattro mostre che coprono un periodo di sette mesi, in quattro fasi come quelle lunari, (le altre seguono a marzo e aprile) per un totale di trenta artisti internazionali ed altrettante opere.
La seconda mostra vede la presenza di altri otto importanti artisti, di nuovo personalità molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri più concettuali; in tutti il concetto di vulnerabilità è declinato in modo sottile e personale. I loro lavori vanno ad aggiungersi a quelli degli artisti del primo quarto, seguendo l’idea di un terreno fertile che “germoglia”, cresce nel tempo e modifica la visione di quanto esposto precedentemente. Il grande urbanista e architetto Yona Friedman, presente già nel primo quarto con la videoanimazione La terra spiegata a visitatori extraterrestri, costruisce per il secondo quarto una sorta di Labirinto, struttura leggera e dinamica in cartone ondulato, per ospitare i lavori di altri artisti. I giovani artisti di Invernomuto, sono stati selezionati per il Progetto Chiavi in mano sostenuto da Fondazione Cariplo, allo scopo di dare gli strumenti necessari di formazione, produzione, divulgazione e promozione del proprio lavoro a chi esordisce nel mondo dell’arte contemporanea.
Un progetto dunque in evoluzione, germinativo e organico, che si sviluppa nel tempo della sua vita espositiva, permettendo al pubblico di prendersene cura e agli artisti di continuare a crescerlo e nutrirlo. L’idea è che l’opera di ogni artista non si cristallizzi una volta aperta la singola mostra, ma continui a crescere e a evolversi per l’intera durata del progetto con aggiunte, correzioni, dialoghi con gli altri artisti invitati e con il pubblico.
In allegato la sequenza temporale del progetto con gli artisti divisi nelle quattro mostre, seguirà una descrizione dei progetti della seconda mostra.
Tutte le attività di HangarBicocca sono rese possibili grazie al contributo di:
Soci fondatori: Regione Lombardia, Camera di Commercio di Milano e Pirelli Re
Soci Partecipanti: Mba Group, Ogilvy e The Family
Per il Cubo: BNL
Partner: Fondazione Corriere della Sera, BPM Banca Popolare di Milano, Dhl, Erco, Mainsoft e April
Media Partners: Mymi, Telesia e University.it
Per il Dipartimento Educativo: Rottapharm e Trivioquadrivio
Opening: mercoledì 2 febbraio 2011 dalle ore 20.00
Date: dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile
Sede: HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca)
Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì chiuso
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
Informazioni: info@hangarbicocca.it - www.hangarbicocca.it
Ufficio Stampa: Lucia Crespi, tel. 02 89415532 - 89401645, lucia@luciacrespi.i
Sequenza temporale
Terre Vulnerabili - a growing exhibition
¼ Le soluzioni vere arrivano dal basso*
21 Ottobre 2010
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Stefano Boccalini /Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Yona Friedman / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum/ Christiane Löhr / Nicolò Lombardi/ Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck (*Yona Friedman)
2/4 Interrogare cio' che ha smesso per sempre di stupirci*.
2 Febbraio 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti/ Stefano Boccalini / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa /Alberto Garutti / Gelitin/ Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr/ Nicolò Lombardi / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari (*George Perec)
.Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano*
10 Marzo 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto /Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / (*Roger Miller)
.L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla*
13 Aprile 2011
Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito/ Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori/ Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward / Franz West (*Stanislaw J. Lec)
YONA FRIEDMAN
UNE VILLE SPATIALE POUR ARTISTES
Installazione. Legno, pannelli, cartone ondulato e stoffa, dimensioni variabili, 2011
Une ville spatiale pour artistes è una sovrastruttura installativa formata da un grigliato regolare su più livelli, all’interno del quale trova spazio un labirinto/percorso la cui funzione principale è quella di ospitare l’opera di altri artisti. Lo sviluppo dello stesso labirinto e la sua disposizione è a sua volta pretesto per un’azione condivisa con gli artisti del progetto Terre Vulnerabili, che si concretizza nella possibilità di essere ospitati all’interno del labirinto. In questa seconda fase la Ville spatiale ospita l’opera di Margherita Morgantin. Altri arriveranno…
All’interno dell’Hangar, l’artista ha sentito la necessità di “umanizzare” lo spazio, riportandolo ad una scala più adatta all’osservazione delle opere che ospita. La proposta è dunque quella di creare una Ville spatiale, cifra ricorrente dell’opera di Yona Friedman, sotto la quale sviluppare una sorta di labirinto, di percorso articolato in cartone che conduca lo spettatore in un viaggio all’interno dell’opera, a sua volta contenitore di altre opere. E’ ancora una volta il concetto di “fare partecipato”, questa volta con gli artisti di Terre Vulnerabili, la questione che più interessa Yona Friedman. La ville spatiale all’interno dell’Hangar si anima della presenza di altre opere, non è più solo sospesa al di sopra di chi guarda, come criticato da Rem Koolhaas, oggetto irraggiungibile ed utopico, bensì poggia a terra e si attua come sovrastruttura all’interno della quale sviluppare un altro mondo possibile, un altro modo possibile di fruire l’arte.
Il labirinto dunque non si offre solo come opera d’arte installativa in sé, ma vuole essere propositivo per lo sviluppo di altre opere, contenitore a sua volta di manufatti preziosi e fragili, “ospite per artista” nella doppia accezione del termine. Lo spazio del labirinto non è dato in maniera irreversibile ma, anche per i materiali che lo costituiscono, si propone ogni volta di essere manipolato e modificato dagli artisti che vi entreranno cercando un accogliente mis en place delle proprie opere.
CARLOS GARAICOA
LA CAMERA OSCURA
Installazione. Giornali, inchiostro di china, legno, metallo, dimensioni variabili, 2010-2011
Quest’opera realizzata per l’8ª Biennale di Shanghai, con il titolo Rehearsal/Saggio, rappresenta la distanza che ho voluto prendere con diverse situazioni. In qualche modo il processo di selezione delle immagini in quest’opera, mantiene viva una mia relazione con il mondo e lo fa in una maniera molto “figurativa” e sensibile. L’installazione funziona poi come una revisione molto personale e surreale delle notizie della Stampa. Davanti al lettore si ricompongono nuove storie e nuove associazioni basate adesso sulla selezione personale che ho fatto alle pagine dei quotidiani. In verita’ e’ un documento legittimo in quanto si basa sulle notizie reali di un giorno specifico, ma nello stesso tempo riporta una versione irreale e censurata delle notizie stesse. Mostra la visione di un solo essere umano al quale per un giorno e’ stato fornito il potere di controllare l’informazione che tutto un Paese riceve. Nello stesso modo, l’opera trova una forte relazione con la fotografia documentaristica, punto di partenza di tutto il mio lavoro. Il potere delle immagini ogni giorno ci interroga e ci ossessiona dalle pagine dei quotidiani, per questo motivo il nome dell’opera si relazione con la camera oscura del fotografo e del reporter, all’interno della quale molte immagini particolari vedono la luce per la prima volta.
BRUNA ESPOSITO
SOTTO TERRA VULNERABILI TERRE MOTI
2010
“Per la mostra Terre vulnerabili è nato - dichiara Bruna Esposito - un trittico dopo diversi miei tentativi di progettare un assolo. Arduo trarre una sintesi dalle mille ispirazioni suscitate dal titolo e dal confronto con l’equipe dei curatori che ci ha esortato ad incontri ed avventure nei territori della condivisione. Il mio dilemma si è risolto con un trittico (che è forma e sintesi di per sé) ossia una composizione con due opere salde e una che procede in divenire.
Calma e sponda sarebbe l’istallazione Sotto terra vulnerabili, una sorta di angolo votivo dedicato a coloro che sono sotto terra. Vittime di torti o ragioni, o semplicemente sotto terra da quando il loro corpo ha esaurito il ciclo di vita sulla terra. L’opera è volutamente piccola, solitaria, e porta il pubblico a sedersi a terra; è composta di candele, una piccola proiezione video e alcuni piccoli elementi. È un assolo dedicato alla paura di morire. Altri elementi più eterei, preferirei che cantino per voi e per me, una ninna nanna di resurrezione.
Contemplare.
Un’altra opera, terraferma per me, per sua natura in continuo movimento, è il compost organico. La decomposizione è una opera della natura, un prodigio che dimentichiamo. I nostri scarti vegetali di cucina o di giardino se lasciati decomporre al buio, a contatto con l’ossigeno e grazie ad altri accorgimenti si trasformano in poche settimane in un potente humus fertilizzante. Come le foglie che cadono in autunno e nutrono il terreno. Questo ciclo naturale purtroppo non lo ripercorriamo con le nostre abitudini in casa. Dal 1987 io mi arrangio con dei bidoncini… ma desidero studiare e realizzare delle pattumiere per compost ad uso domestico… finalmente belle! Se ne trovano già in commercio, funzionali ma anonime. La mia è una passione che desidero condividere con il lavoro dell’arte e, per arrivare ad un prototipo e ad una produzione, Federico Fusi l’ha inserita a pieno titolo nell’ambito del tema per il 2011 ‘lo scopo dell'arte’ per l’inner room, a Siena.
Interagire.
Sottende alla vulnerabilità che il terremoto ci costringe ad accettare (e ci rende più consapevoli di essere mortali e sottomessi alle forze superiori) la terza parte del trittico: un invito a Neola, una onlus che ho fondato con gli artisti Enzo De Leonibus, Franco Fiorillo, Fabrizio Sartori e Emanuela Barbi in agosto a L’Aquila. La missione di Neola è promuovere attività nei molteplici ambiti delle arti contemporanee e al contempo reperire fondi e collaborare alle ricostruzioni nei territori del cratere, colpiti ad aprile di due anni fa dal terremoto. Ben accolta nell’opera di Stefano Boccalini Melting pot, un porticato realizzato per l’Hangar, la prima opera di Neola onlus funziona come una postazione promo dove cuciniamo e offriamo in vendita le tradizionali neole, le cialde abruzzesi, e l’utensile che serve a cuocerle, ove abbiamo riprodotto il disegno del rosone della Basilica di Collemaggio.
Cooperare”.
INVERNOMUTO
WAX, RELAX
Cera, lampada alogena, dimensioni variabili, 2011
Grottesco è l’insolitamente deforme e innaturale, il bizzarro, l’inspiegabile e caricaturale al punto da andare contro il senso comune, innescando una comicità.
Etimologicamente viene da “grotta” e si disse in origine degli arabeschi a imitazione di quelli che sono stati trovati negli edifici antichi sotto terra, cioè nelle cripte o grotte antiche, specialmente nell’esumazione delle Terme di Tito a Roma. Per estensione dell'idea di fantastico, irregolare - che è nella definizione precedente - si applicò alle figure che fanno ridere offendendo o contraffacendo la natura in una maniera bizzarra, ed è diventato sinonimo di ridicolo, bizzarro, stravagante.
L’opera per Terre Vulnerabili - una grotta in cera destinata a dissolversi poco a poco lungo il tempo della mostra - è un monumento di cultura popolare che si porta appresso tutto il peso della provincia, di cui costituisce quasi un’icona folkloristica. La grotta di Lourdes a Vernasca, da dove veniamo, è per molto tempo stato un problema e si è spesso pensato di rimuoverla, poiché esteticamente deplorevole ed insostenibile dal punto di vista igienico. Il nostro sogno è sempre stato prenderla e trasportarla all'interno di uno spazio espositivo per poi scioglierla. Wax, Relax è una copia privata della sua carica devozionale, ma ciò nonostante mantiene un forte legame col rito, che sta nel processo di scioglimento. La grotta emana, ma è costretta a subire. Cemento e rocce finte, grotti e ninfei, tutto diventa cera, il materiale che tradizionalmente può generare 'copie' infinite e che condensa l’immaginario del miracoloso tanto quanto quello cinematografico deviante. Proviamo così a dare vita ad un nuovo e lento rituale che è la ri-costruzione di un paesaggio/sfondo (paesaggio che è del resto sempre motivo centrale, perfino quasi ossessivo della nostra ricerca, campo d’azione e movente, dove ci muoviamo, registriamo, distorciamo ed espandiamo sotto le forme audiovisive più disparate). La grotta di paese - tanto quanto poi la nostra - è una ricostruzione al tempo stesso rituale ma anche paesaggio posticcio e smaccatamente falso, per non dire grottesco nel suo aspetto contemplativo. Ci interessa proprio il suo essere “sfondo” radicato nell'immaginario collettivo, per quanto privato dei simboli religiosi che la connotano abitualmente e nella sua nuova dimensione di mutazione di stato, da parete a pavimento. Alla fine Wax, Relax è un lavoro sulla copia: la copia di una copia, di una copia di una copia, di una copia di una grotta di Lourdes. Sebbene l’intento iniziale possa ricordare il ready made, in realtà ci siamo man mano appassionati ai filtri - spesso puramente di forma - presenti tra un originale e le sue duplicazioni, optando per aggiungerne di ulteriori a catena: noi, i riferimenti visivi raccolti, gli scultori che ci hanno aiutato nella produzione dell'opera. Ognuno di questi passaggi e di strati e di stadi intermedi, crea modifiche ed artificializza, ed è destinato a dissolversi.
MARGHERITA MORGANTIN
DER TAUPUNKT
video 25’18”, mini DV HD, colore, audio, 2010
Der Taupunkt è il termine scientifico che in tedesco significa “punto di rugiada”; [Con punto di rugiada o temperatura di rugiada si intende la temperatura alla quale, a pressione costante, l'aria (la miscela aria-vapore) diventa satura di vapore acqueo. In meteorologia in particolare, essa indica a che temperatura deve essere l'aria per condensare in rugiada, senza alcun cambiamento di pressione].
Il video segue l’installazione di alcuni strumenti di rilevazione della radiazione solare e di una fotocamera termica in una torre meteorologica nel deserto della Namibia (presso il Gobabeb Training and Research centre) da parte di alcuni ricercatori del Dipartimento di Meteorologia dell’Università di Basilea. Il centro di ricerca si trova vicino al letto del fiume Kuiseb (secco per la maggior parte dell’anno) che segna il confine tra il deserto roccioso e il deserto di sabbia. Qui l’atmosfera è particolarmente trasparente e si possono osservare con precisione i flussi radiativi. Tali rilevamenti servono per studiare il bilancio energetico del pianeta. Ma questo video non è un documentario.
ADELE PROSDOCIMI
APPUNTI DI VIAGGIO
Feltro e filo di cotone
Misura: 103 pezzi di cm. 50x50 (lunghezza totale mt. 51,5), 2010
“Gli incontri che hanno accompagnato la crescita del progetto Terre vulnerabili fra gli artisti coinvolti - racconta Adele Prosdocimi - hanno raggiunto in alcuni momenti una intensità preziosa e abbastanza rara. Sentendomene partecipe in maniera molto profonda ho cominciato ad annotare tutto ciò, tra quello che veniva detto da tutti noi, che più andava a nutrire il mio pensiero. Quando andavo poi a rileggere i miei “appunti” mi sembrava che contenessero un potenziale di riflessione enorme, soprattutto a riguardo del tema della vulnerabilità, e ho così deciso che il mio contributo/lavoro poteva essere proprio lo svelare il contenuto di questo diario di bordo, traducendo ogni frase in una “pagina” ricamata, quasi alla maniera dei vecchi tappeti che tradizionalmente venivano usati dai popoli nomadi a mo’ di testimoni di spostamenti e di esperienze di vita vissuta”.
REMO SALVADORI
NON SI VOLTA CHI A STELLA È FISSO
marmo bianco, cm. 243x243x50, 2011
“Cammino con Remo e Sally - racconta Chiara Bertola - dentro l’Hangar. Stiamo provando, attraverso il passo ad immaginare delle visioni dentro l’immensità di questo spazio. Sono venuti accompagnati da un amico ricercatore capace di rilevare l’energia dei luoghi e con lui trovare “il punto privo di geopatie” per posizionare l’opera all’interno dell’Hangar.
Riconosco il suo modo di lavorare e capisco che questo primo atto fa già parte dell’opera che, come sempre per lui, nasce dall’incontro: dagli incontri delle materie, delle energie, delle persone. Solo in questo modo riesco ad avere la percezione dello spazio e la coscienza del tempo. Il punto trovato per l’opera è proprio al passaggio tra una spazialità e un'altra, tra lo shed e le navate più grandi dell’Hangar.
Siamo sulla soglia, sulla quale sempre si oltrepassa qualcosa per entrare in qualcos’altro, in qualcosa che permette di qualificare i territori e in tal modo autenticamente differenziarli nel loro rapporto reciproco.
Non si volta chi a stella è fisso, la scultura di marmo bianco a forma di stella di Remo Salvadori si e’ composta in quel punto portando con se il senso del mutamento e del passaggio. Quel punto tra due luoghi in cui lo spazio stesso non trova limite; in cui piuttosto si realizza la continuità, precedente e successiva alla divisione. La scultura diventa il luogo dell’incontro dove, sulla soglia, i due luoghi non finiscono, bensì iniziano perchè si trovano sempre nel punto del proprio cominciamento...”.
NICO VASCELLARI
Untitled (86 94 11)
Monitor, dvd player, loop video, registratore a cassetta, audio tape loop, 2011
“Avevo poco meno di sei anni quando una notte mi svegliai in lacrime in preda al panico avendo scambiato il suono dei fuochi d’artificio della festa del paese per le esplosioni delle bombe di una nuova guerra. L'episodio mi è tornato in mente qualche anno fa quando incontrai Tiberio, un signore divenuto celebre in paese per essere andato alla Corrida di Corrado per esibirsi in un’imitazione dei fuochi d'artificio della sagra di Vittorio Veneto. Solo dopo averci parlato a lungo mi rivelò che aveva cominciato a produrre quel suono per dimenticare il suono delle esplosioni della Seconda Guerra Mondiale.
Uno spettacolo pirotecnico organizzato all'interno di un edificio distrutto durante la guerra, viene ripreso da una telecamera in movimento in mezzo alle esplosioni. Il suono è la voce di Tiberio De Poi che imita il suono delle esplosioni dei fuochi d'artificio della festa del paese.
02
febbraio 2011
Terre Vulnerabili #2 – Interrogare cio’ che ha smesso per sempre di stupirci
Dal 02 febbraio al 10 marzo 2011
arte contemporanea
Location
Pirelli HangarBicocca
Milano, Via Chiese, 2, (Milano)
Milano, Via Chiese, 2, (Milano)
Biglietti
intero 8 euro, ridotto 6 euro
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì chiuso Chiusura; dal 13 dicembre al 10 gennaio 2011 compresi
Vernissage
2 Febbraio 2011, ore 20
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore
Curatore