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Tomas Rajlich – Toccare la luce
La mostra, realizzata in collaborazione con Fabbri Contemporary Art di Milano e curata da Simona Vigo, è un’antologica di una quarantina di opere che illustrano il percorso evolutivo dell’artista a partire dagli anni ’60 fino ad oggi.
Comunicato stampa
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Venerdi 17 dicembre alle 18.00 il Comune di San Donato Milanese presenta la mostra personale dell’artista cecoslovacco Tomas Rajlich, dal titolo Toccare la luce, presso la Galleria d’Arte Moderna Cascina Roma.
La mostra, realizzata in collaborazione con Fabbri Contemporary Art di Milano e curata da Simona Vigo, è un’antologica di una quarantina di opere che illustrano il percorso evolutivo dell’artista a partire dagli anni ’60 fino ad oggi.
Tomas Rajlich è considerato uno degli esponenti di maggior rilievo della pittura analitica europea nata negli anni ‘70. Di quella pittura definita “fondamentale” poiché le si attribuiva il compito di indagare il senso e l’essenza dei propri fondamenti. Una pittura quindi che aspirava ad andare oltre il visibile, abolendo dalla tela gli elementi iconografici e restando concentrata sul corpo del gesto e del colore. Distante dal conflitto tra immagine e astrazione, la pittura analitica voleva essere la soglia tra il visibile e l’invisibile, tra il tatto e la vista, in un certo modo, l’atto creativo originario da cui ogni esperienza artistica emerge. Una pittura autoriflessiva, di ricerca dei processi formativi della pittura stessa, dove i confini tra emozione, sensazione, pensiero e idea si ripiegano su loro stessi, creando un vuoto portatore di senso, uno luogo neutro di fertilità creativa.
La pittura di Rajlich è fatta di luce, colore e materia. E’ un lavoro di progressiva pulizia e sfrondamento del superfluo, di concentrazione sull’essenziale della forma e di vibrazioni cromatiche e luminose. E’ l’incontro della materia spessa del corpo della pittura con quella sottile della luce e dell’idea. Le sue opere invitano ad essere toccate con la vista, plasmate con le idee e i vissuti che suscitano, modellate dall’effetto della luce imprigionato nella tela o liberato da essa. La pennellata ha corpo e carne, fa immaginare una gestualità ardita e implacabile, come uno scavare nel colore man mano che la luce partecipa alla creazione dello spessore materico. Ne risulta un lavoro fortemente plastico e non rarefatto e disincarnato, fermo restando l’intento di dare un rigore mentale all’opera. Come scrive Silvia Pegoraro nel testo critico del catalogo: “Per Tomas Rajlich, la pittura è un’attività metamorfica che continuamente trasforma se stessa, chi la pratica, chi la guarda: permette all’uomo di creare un gioco dialettico dove il sapere e il fare – il vedere e il toccare- si uniscono per dare origine a una dimensione artistica non mistica né metafisica, eppure animata da una forte tensione conoscitiva ed emotiva”.
Nota Biografica
TOMAS RAJLICH nasce a Praga nel 1940 e si forma alla Scuola di Arti Decorative e all’ Accademia di Belle Arti. Inizia il suo percorso artistico come scultore e presto sceglie di operare nell’ ambito geometrico. Nel 1966 co-fonda il “Klub Konkretistu” – il corrispondente ceco di “Nul” o “Zero” – che gli procura fama internazionale. Un paio d’anni dopo il mondo dell’arte internazionale scopre il suo lavoro al Musée Rodin in occasione della mostra collettiva “Sculpture Tchècoslovaque”.
Nel 1969 Rajlich decide di lasciare la sua terra natale a causa dell’occupazione sovietica e si stabilisce in Olanda. Viene nominato professore alla Vrije Academie e segue la propria vocazione per la pittura. Messo in luce dalle gallerie Art & Project di Amsterdam e Yvon Lambert di Parigi, in poco tempo il suo lavoro è apprezzato su scala internazionale e Rajlich è invitato a partecipare a esposizioni importanti quali “Elementaire Vormen” (1975), “Fracture du Monochrome aujourd’hui en Europe” (1978), “Bilder ohne Bilder” (1978) e alla “Fundamental Painting” (1975) allo Stedelijk Museum Amsterdam.
In Italia, l’opera di Rajlich è stata proposta in più occasioni dalle gallerie Françoise Lambert di Milano, La Città di Verona e Roberto Peccolo di Livorno, e la sua prima mostra antologica è stata presentata a Palazzo Martinengo di Brescia nel 1993. La sua patria adottiva, l’Olanda, ha premiato Rajlich nel 1994 con il prestigioso Ouborg Award alla carriera, e in quella occasione il Gemeentemuseum Den Haag ha ospitato una seconda retrospettiva, mentre una decina d’anni dopo, nel 2005, per celebrare il suo sessantacinquesimo compleanno, il museo ha allestito un’antologica dei lavori su carta dell’artista. Nella nativa Repubblica Ceca, il Dum umeni di Brno ha proposto un’antologica nel 1998, seguita da una mostra retrospettiva composta di ventisette quadri di grande formato alla Galleria Nazionale di Praga nel 2008. Nel febbraio del 2010 la galleria Fabbri Contemporary Art di Milano gli ha dedicato una mostra personale che è poi stata trasferita e ampliata presso di il Museo Michetti di Francavilla al Mare nella primavera dello stesso anno.
Opere di Rajlich sono inserite in numerose e celebri collezioni pubbliche di tutto il mondo e l’artista ha realizzato parecchie pitture monumentali; ad esempio, Rajlich ha creato sei tele di grande formato per la sala conferenze del Raad van State all’Aia e, di recente, una tela alta sei metri e una parete di vetro intagliato per l’Ambasciata dei Paesi Bassi in Ghana. Dal 1999 al 2002 Rajlich è stato artista in residenza al Centre Georges Pompidou di Parigi. Vive e lavora all’Aia, Praga e Parigi.
La mostra, realizzata in collaborazione con Fabbri Contemporary Art di Milano e curata da Simona Vigo, è un’antologica di una quarantina di opere che illustrano il percorso evolutivo dell’artista a partire dagli anni ’60 fino ad oggi.
Tomas Rajlich è considerato uno degli esponenti di maggior rilievo della pittura analitica europea nata negli anni ‘70. Di quella pittura definita “fondamentale” poiché le si attribuiva il compito di indagare il senso e l’essenza dei propri fondamenti. Una pittura quindi che aspirava ad andare oltre il visibile, abolendo dalla tela gli elementi iconografici e restando concentrata sul corpo del gesto e del colore. Distante dal conflitto tra immagine e astrazione, la pittura analitica voleva essere la soglia tra il visibile e l’invisibile, tra il tatto e la vista, in un certo modo, l’atto creativo originario da cui ogni esperienza artistica emerge. Una pittura autoriflessiva, di ricerca dei processi formativi della pittura stessa, dove i confini tra emozione, sensazione, pensiero e idea si ripiegano su loro stessi, creando un vuoto portatore di senso, uno luogo neutro di fertilità creativa.
La pittura di Rajlich è fatta di luce, colore e materia. E’ un lavoro di progressiva pulizia e sfrondamento del superfluo, di concentrazione sull’essenziale della forma e di vibrazioni cromatiche e luminose. E’ l’incontro della materia spessa del corpo della pittura con quella sottile della luce e dell’idea. Le sue opere invitano ad essere toccate con la vista, plasmate con le idee e i vissuti che suscitano, modellate dall’effetto della luce imprigionato nella tela o liberato da essa. La pennellata ha corpo e carne, fa immaginare una gestualità ardita e implacabile, come uno scavare nel colore man mano che la luce partecipa alla creazione dello spessore materico. Ne risulta un lavoro fortemente plastico e non rarefatto e disincarnato, fermo restando l’intento di dare un rigore mentale all’opera. Come scrive Silvia Pegoraro nel testo critico del catalogo: “Per Tomas Rajlich, la pittura è un’attività metamorfica che continuamente trasforma se stessa, chi la pratica, chi la guarda: permette all’uomo di creare un gioco dialettico dove il sapere e il fare – il vedere e il toccare- si uniscono per dare origine a una dimensione artistica non mistica né metafisica, eppure animata da una forte tensione conoscitiva ed emotiva”.
Nota Biografica
TOMAS RAJLICH nasce a Praga nel 1940 e si forma alla Scuola di Arti Decorative e all’ Accademia di Belle Arti. Inizia il suo percorso artistico come scultore e presto sceglie di operare nell’ ambito geometrico. Nel 1966 co-fonda il “Klub Konkretistu” – il corrispondente ceco di “Nul” o “Zero” – che gli procura fama internazionale. Un paio d’anni dopo il mondo dell’arte internazionale scopre il suo lavoro al Musée Rodin in occasione della mostra collettiva “Sculpture Tchècoslovaque”.
Nel 1969 Rajlich decide di lasciare la sua terra natale a causa dell’occupazione sovietica e si stabilisce in Olanda. Viene nominato professore alla Vrije Academie e segue la propria vocazione per la pittura. Messo in luce dalle gallerie Art & Project di Amsterdam e Yvon Lambert di Parigi, in poco tempo il suo lavoro è apprezzato su scala internazionale e Rajlich è invitato a partecipare a esposizioni importanti quali “Elementaire Vormen” (1975), “Fracture du Monochrome aujourd’hui en Europe” (1978), “Bilder ohne Bilder” (1978) e alla “Fundamental Painting” (1975) allo Stedelijk Museum Amsterdam.
In Italia, l’opera di Rajlich è stata proposta in più occasioni dalle gallerie Françoise Lambert di Milano, La Città di Verona e Roberto Peccolo di Livorno, e la sua prima mostra antologica è stata presentata a Palazzo Martinengo di Brescia nel 1993. La sua patria adottiva, l’Olanda, ha premiato Rajlich nel 1994 con il prestigioso Ouborg Award alla carriera, e in quella occasione il Gemeentemuseum Den Haag ha ospitato una seconda retrospettiva, mentre una decina d’anni dopo, nel 2005, per celebrare il suo sessantacinquesimo compleanno, il museo ha allestito un’antologica dei lavori su carta dell’artista. Nella nativa Repubblica Ceca, il Dum umeni di Brno ha proposto un’antologica nel 1998, seguita da una mostra retrospettiva composta di ventisette quadri di grande formato alla Galleria Nazionale di Praga nel 2008. Nel febbraio del 2010 la galleria Fabbri Contemporary Art di Milano gli ha dedicato una mostra personale che è poi stata trasferita e ampliata presso di il Museo Michetti di Francavilla al Mare nella primavera dello stesso anno.
Opere di Rajlich sono inserite in numerose e celebri collezioni pubbliche di tutto il mondo e l’artista ha realizzato parecchie pitture monumentali; ad esempio, Rajlich ha creato sei tele di grande formato per la sala conferenze del Raad van State all’Aia e, di recente, una tela alta sei metri e una parete di vetro intagliato per l’Ambasciata dei Paesi Bassi in Ghana. Dal 1999 al 2002 Rajlich è stato artista in residenza al Centre Georges Pompidou di Parigi. Vive e lavora all’Aia, Praga e Parigi.
17
dicembre 2010
Tomas Rajlich – Toccare la luce
Dal 17 dicembre 2010 al 23 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE CASCINA ROMA
San Donato Milanese, Piazza Delle Arti, 2, (Milano)
San Donato Milanese, Piazza Delle Arti, 2, (Milano)
Orario di apertura
lunedì–- sabato 9.30-12.30 / 14.30-18.30; domenica 10-12.30 / 16.30-19.00
Vernissage
17 Dicembre 2010, ore 18
Sito web
www.fabbricontemporaryart.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore