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Yuri Norstein
Presentazione del Maestro e poeta dell’animazione russa nasce ad Andreievka (Russia) nel 1941.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Yuri Norstein: il poeta dell'animazione russa
Nel 1984, in occasione delle Olimpiadi dell'Animazione di Los Angeles, un
gruppo di trentacinque esperti stabiliva il campione dei film d'animazione di
tutti i tempi: davanti a The Street di Caroline Leaf (Canada, 1976) svettava
Skazka Skazok (Tale of Tales) del russo Yuri Norstein.
Questo film, realizzato nel 1979, ha collezionato numerosi premi in tutto il mondo;
solo nel 1980 si contano ben tre importanti riconoscimenti.
il Gran Premio della Giuria all'International Festival of Films di Lille,
il Premio per il miglior film all'Ottawa International Animation Festival e il Grand Prix
al Zagreb International Animation Festival.
In quegli anni, ogni volta che veniva insignito di qualche premio, Norstein non compariva per ritirarlo e questo accadeva non perché fosse troppo occupato
o per qualche forma di snobismo, ma semplicemente perché non ne aveva il permesso:
il Goskino, la Commissione statale di cinematografia dell'Urss, con
funzioni prevalentemente censorie, decideva chi poteva viaggiare e chi no.
Tale of Tales, il cui titolo italiano è Il racconto dei racconti
(il film è disponibile in I Maestri dell'Animazione Russa Vol. 1: Yuri Norstein,
Terminal Video, Bologna, 2004), non era sorretto da alcuna strategia di marketing,
anzi, i membri del Goskino incoraggiavano giornalisti e critici cinematografici russi
a non prestare troppa attenzione al film e al suo autore.
Secondo i censori era importante attenersi ai precetti del realismo sociale: tono ottimistico, eroi positivi e semplicità nella narrazione. Tutte le opere erano sottoposte a controllo prima, durante e dopo la produzione: ciò che non si capiva facilmente poteva essere sedizioso.
Quindi il film di Norstein, essendo misterioso, era considerato pericoloso.
Paradossalmente la consacrazione di Norstein, come maestro indiscusso dell'animazione, è avvenuta prima all'estero che non nel suo amato paese dove egli ha dovuto superare parecchi ostacoli nel corso della sua lunga carriera.
Un'infanzia felice perché drammatica
Yuri Norstein, secondo di due figli, nasce in una famiglia appartenente
alla classe operaia nel settembre del 1941 ad Andrejevka, un villaggio della provincia
di Penza Oblast.
Due anni dopo i Norstein si stabiliscono in un vecchio caseggiato
situato a Maryina Roshcha, nella periferia a nord di Mosca: questa abitazione in
legno, condivisa con altre quattro famiglie e demolita negli anni Sessanta per far
spazio a nuove costruzioni, è proprio la stessa casa rappresentata in Tale of Tales.
La famiglia di Yuri era ebrea: il padre aveva studiato alla scuola religiosa,
conosceva l'antico ebraico ed era in grado di leggere il Talmud e la Torah.
Sotto il regime stalinista gli ebrei avevano vita dura: umiliazioni, accuse ingiuste e
persecuzioni erano all'ordine del giorno.
Per questo motivo l'infanzia di Norstein fu improntata a un forzato ateismo;
ciononostante egli non fu risparmiato dal subire episodi di antisemitismo:
all'età di 12 anni, un insegnante di uno speciale istituto, presso cui il giovane Yuri era stato indirizzato al fine di far prosperare il suo talento artistico, lo aveva invitato a non frequentare più le sue lezioni.
Norstein attribuisce all'antisemitismo anche la prematura morte del padre
avvenuta nel 1956: non trovando alcuna occupazione a Mosca, era costretto a
viaggiare molto per raggiungere il posto di lavoro e a lavorare in condizioni
durissime che ne avevano fiaccato il fisico.
Ambizioni artistiche
Il 1956 è un anno importante per la vita sociale e politica dell'Urss: Kruscev, salito al potere alla morte di Stalin nel 1953, denuncia al XX° Congresso del Pcus i crimini commessi dal suo predecessore.
È l'inizio del disgelo.
Questo evento trasforma la vita culturale sovietica e ha ripercussioni sulla formazione dello stesso Norstein, il quale, anche a seguito del trauma per la morte paterna, si getta a capofitto nel mondo dell'arte e della letteratura: disegna, dipinge, va a mostre e incomincia ad accarezzare l'idea di frequentare l'Accademia di Belle Arti.
Nel 1958 è pronto a realizzare il suo sogno ma fallisce l'obbiettivo ben quattro volte poiché non supera l'esame di ammissione; tuttavia, alla fine, riesce a frequentare un corso serale di arte mentre di giorno trova lavoro in una fabbrica di mobili. Una volta terminati gli studi, Yuri ha solo due possibilità o continuare a occuparsi di mobili o frequentare un corso di animazione presso la prestigiosa Soyuzmultfilm, il più importante studio d'animazione dell'Unione Sovietica, fondato a Mosca nel 1935.
La scelta pare scontata: per due anni preferisce disegnare per bambini piuttosto che progettare casse da imballaggio. La cosa curiosa è che ammette di trovare irritante l'animazione: ciò che lo infastidisce è l'atto ripetitivo tipico del lavoro dell'animatore.
Alla Soyuzmultfilm
Nel 1961 Norstein viene assunto alla Soyuzmultfilm e iniziano gli anni della gavetta: lavora come animatore in quasi 50 film prima di poter codirigere la sua prima pellicola
nel 1967 (25 ottobre – Il primo giorno in coppia con Arkadi Tyurin).
Norstein spende tutto il suo tempo nei vari reparti degli studi d'animazione, inizia a disegnare, quindi passa alla sezione puppet animation e affina il metodo del découpage: si tratta di un periodo importante perché perfeziona tutte quelle tecniche che poi
gli serviranno, ma è anche un momento frustrante perché lavora su film diretti da altri e privi di ispirazione. Oltretutto si vede costantemente superato nelle promozioni da persone che hanno meno talento o meno esperienza di lui.
Nel 1964 è al potere Brezhnev,
Norstein ricorda quel periodo come “stantìo. Non avevamo abbastanza aria. Ma la cosa strana è che quando un sacco di cose intorno a te risultano come bloccate, tu trovi dentro te stesso la libertà di cui hai bisogno” (cit. Clare Kitson, Yuri Norstein and Tale of Tales: An Animator's Journey, John Libbey & Indiana University Press, London 2005,
p. 32. Traduzione dell'autrice).
Infatti nel cinema si registra una maggior creatività, anche se l'attività censoria del Goskino è vigile e si fa sentire. Nell'area dell'animazione, tutto sommato, l'atmosfera è più rilassata perché l'animazione, essendo destinata a un pubblico infantile, non viene
presa tanto seriamente. Eppure anche qui le cose stanno cambiando: vengono proposti soggetti per adulti e si sperimenta una nuova estetica.
Il 1967 è un anno decisivo per Yuri perché oltre a sposare Francesca Yarbusova, animation designer di grande talento, da poco assunta alla Soyuzmultfilm, incontra la scrittrice Lyudmila Petrushevskaya, che insieme a lui scriverà la sceneggiatura
de Il racconto dei racconti.
Tre anni dopo Norstein firma la regia, insieme a Ivanov-Vano, de La
battaglia di Kerzents, film suggestivo sia per la tecnica di ripresa adottata
(pellicola a 70mm e quindi schermo panoramico) sia per il tema che descrive con tono epico la vittoriosa resistenza russa contro i Tartari invasori.
Gli anni Settanta rappresentano il periodo sicuramente più fecondo per Norstein perché
dirige opere ovunque riconosciute come esempi di talento e maestria: con la
costante collaborazione artistica della moglie, realizza capolavori dell'animazione quali
La volpe e la lepre (1973), L'airone e la gru (1974) e Il riccio nella nebbia (1975).
La bravura di Norstein consiste nel creare storie in cui i caratteri dei personaggi vengono delineati con grande finezza psicologica. Inoltre risultano cruciali sia la tecnica del découpage sia la collaborazione dell'operatore Alexander Zhukovsky:
con il suo aiuto Norstein sviluppa un prototipo particolare di multiplane camera che consente di realizzare dei movimenti di macchina particolarmente fluidi e naturali.
Il racconto dei racconti: la punta di un iceberg
La realizzazione de Il racconto dei racconti avviene in un clima di false partenze e di difficoltà notevoli soprattutto perché il Goskino non accetta immediatamente il trattamento scritto da Norstein in collaborazione con la Petrushevskaya.
Nelle stesure iniziali si vuole raccontare la storia di un poeta e della sua mancanza
d'ispirazione: la vecchia casa e il piccolo lupo, incarnazione delle memorie d'infanzia di Norstein, non compaiono che al termine, una versione questa ben lontana da quella finale.
Nel luglio del 1979, a film ultimato, Norstein ottiene dagli addetti ailavori e dai colleghi lodi e apprezzamenti entusiastici mentre imembri di Goskino si dimostrano alquanto perplessi e contrariati,perciò impongono una riduzione delle scene e il cambio del titolo.
Norstein resiste alle pressioni arrivando però ad accettare di modificare il titolo da
Il piccolo lupo grigio arriverà (dal titolo della ninna nanna russa cantata nel film)
a Il racconto dei racconti.
Riassumere la trama è impresa alquanto ardua, dato che la storia non segue un percorso razionale e le visioni e i ricordi che la compongono non sono mostrati secondo un chiaro ordine cronologico ma si succedono secondo libere associazioni mentali:
un piccolo lupo dagli occhi malinconici osserva un neonato succhiare il latte della madre che gli canta una ninnananna, un minotauro gioca a saltare la corda con una ragazzina, un bimbo mangia una mela in compagnia di grossi corvi in un paesaggio innevato, alcune donne mentre ballano un tango vedonoscomparire uno ad uno i loro uomini chiamati a combattere al fronte.
Norstein realizza le diverse scene servendosi di vari tipi di disegno ma principalmente sfruttando una raffinata forma di découpage animato.
Fyodor Khitruk, animatore e regista russo tra i più affermati e influenti, paragona quest'opera a un iceberg: solo il dieci percento del suo contenuto è visibile.
Affrontare un'analisi minuziosa de Il racconto dei racconti, interpretando ogni singola metafora, è un lavoro tentato da molti appassionati di Norstein, ma tale operazione
rischia d'impoverire il potere emanato da questa pellicola misteriosa;
lo stesso Norstein respinge l'idea di pensare per metafore quando si accinge a creare una nuova opera: “Prima faccio il film e poi scopro che sI trattava di una metafora!
Ma per me è tutto reale”
L'ultima fatica senza fine
Nel 1980 Norstein è pronto a gettarsi in una nuova avventura: decide di realizzare un lungometraggio ispirato a Il cappotto, il celebre racconto di Gogol.
La storia produttiva di questo film finirà forse per essere ancora più travagliata di quella de Il racconto dei racconti, anche se per motivi diversi: questa volta non sono le autorità a ostacolare il progetto, bensì varie vicissitudini produttive e finanziarie.
Sono ormai quasi venticinque anni che Norstein tenta di portare a compimento
il film, di cui ha finora realizzato soltanto una ventina di minuti di girato.
Una tale lentezza di esecuzione si spiega solo in minima parte con l'estremo perfezionismo di Norstein (che spesso rasenta l'ossessione), il motivo principale sembrano essere le crescenti difficoltà di ordine economico.
Occorrerebbe un miracolo per
consentirgli di portare a termine un film che tutto il mondo attende con trepidazione e che si preannuncia come un altro grande capolavoro.
Marta Cerizzi
(Ripreso dal sito www.komix.it)
Nel 1984, in occasione delle Olimpiadi dell'Animazione di Los Angeles, un
gruppo di trentacinque esperti stabiliva il campione dei film d'animazione di
tutti i tempi: davanti a The Street di Caroline Leaf (Canada, 1976) svettava
Skazka Skazok (Tale of Tales) del russo Yuri Norstein.
Questo film, realizzato nel 1979, ha collezionato numerosi premi in tutto il mondo;
solo nel 1980 si contano ben tre importanti riconoscimenti.
il Gran Premio della Giuria all'International Festival of Films di Lille,
il Premio per il miglior film all'Ottawa International Animation Festival e il Grand Prix
al Zagreb International Animation Festival.
In quegli anni, ogni volta che veniva insignito di qualche premio, Norstein non compariva per ritirarlo e questo accadeva non perché fosse troppo occupato
o per qualche forma di snobismo, ma semplicemente perché non ne aveva il permesso:
il Goskino, la Commissione statale di cinematografia dell'Urss, con
funzioni prevalentemente censorie, decideva chi poteva viaggiare e chi no.
Tale of Tales, il cui titolo italiano è Il racconto dei racconti
(il film è disponibile in I Maestri dell'Animazione Russa Vol. 1: Yuri Norstein,
Terminal Video, Bologna, 2004), non era sorretto da alcuna strategia di marketing,
anzi, i membri del Goskino incoraggiavano giornalisti e critici cinematografici russi
a non prestare troppa attenzione al film e al suo autore.
Secondo i censori era importante attenersi ai precetti del realismo sociale: tono ottimistico, eroi positivi e semplicità nella narrazione. Tutte le opere erano sottoposte a controllo prima, durante e dopo la produzione: ciò che non si capiva facilmente poteva essere sedizioso.
Quindi il film di Norstein, essendo misterioso, era considerato pericoloso.
Paradossalmente la consacrazione di Norstein, come maestro indiscusso dell'animazione, è avvenuta prima all'estero che non nel suo amato paese dove egli ha dovuto superare parecchi ostacoli nel corso della sua lunga carriera.
Un'infanzia felice perché drammatica
Yuri Norstein, secondo di due figli, nasce in una famiglia appartenente
alla classe operaia nel settembre del 1941 ad Andrejevka, un villaggio della provincia
di Penza Oblast.
Due anni dopo i Norstein si stabiliscono in un vecchio caseggiato
situato a Maryina Roshcha, nella periferia a nord di Mosca: questa abitazione in
legno, condivisa con altre quattro famiglie e demolita negli anni Sessanta per far
spazio a nuove costruzioni, è proprio la stessa casa rappresentata in Tale of Tales.
La famiglia di Yuri era ebrea: il padre aveva studiato alla scuola religiosa,
conosceva l'antico ebraico ed era in grado di leggere il Talmud e la Torah.
Sotto il regime stalinista gli ebrei avevano vita dura: umiliazioni, accuse ingiuste e
persecuzioni erano all'ordine del giorno.
Per questo motivo l'infanzia di Norstein fu improntata a un forzato ateismo;
ciononostante egli non fu risparmiato dal subire episodi di antisemitismo:
all'età di 12 anni, un insegnante di uno speciale istituto, presso cui il giovane Yuri era stato indirizzato al fine di far prosperare il suo talento artistico, lo aveva invitato a non frequentare più le sue lezioni.
Norstein attribuisce all'antisemitismo anche la prematura morte del padre
avvenuta nel 1956: non trovando alcuna occupazione a Mosca, era costretto a
viaggiare molto per raggiungere il posto di lavoro e a lavorare in condizioni
durissime che ne avevano fiaccato il fisico.
Ambizioni artistiche
Il 1956 è un anno importante per la vita sociale e politica dell'Urss: Kruscev, salito al potere alla morte di Stalin nel 1953, denuncia al XX° Congresso del Pcus i crimini commessi dal suo predecessore.
È l'inizio del disgelo.
Questo evento trasforma la vita culturale sovietica e ha ripercussioni sulla formazione dello stesso Norstein, il quale, anche a seguito del trauma per la morte paterna, si getta a capofitto nel mondo dell'arte e della letteratura: disegna, dipinge, va a mostre e incomincia ad accarezzare l'idea di frequentare l'Accademia di Belle Arti.
Nel 1958 è pronto a realizzare il suo sogno ma fallisce l'obbiettivo ben quattro volte poiché non supera l'esame di ammissione; tuttavia, alla fine, riesce a frequentare un corso serale di arte mentre di giorno trova lavoro in una fabbrica di mobili. Una volta terminati gli studi, Yuri ha solo due possibilità o continuare a occuparsi di mobili o frequentare un corso di animazione presso la prestigiosa Soyuzmultfilm, il più importante studio d'animazione dell'Unione Sovietica, fondato a Mosca nel 1935.
La scelta pare scontata: per due anni preferisce disegnare per bambini piuttosto che progettare casse da imballaggio. La cosa curiosa è che ammette di trovare irritante l'animazione: ciò che lo infastidisce è l'atto ripetitivo tipico del lavoro dell'animatore.
Alla Soyuzmultfilm
Nel 1961 Norstein viene assunto alla Soyuzmultfilm e iniziano gli anni della gavetta: lavora come animatore in quasi 50 film prima di poter codirigere la sua prima pellicola
nel 1967 (25 ottobre – Il primo giorno in coppia con Arkadi Tyurin).
Norstein spende tutto il suo tempo nei vari reparti degli studi d'animazione, inizia a disegnare, quindi passa alla sezione puppet animation e affina il metodo del découpage: si tratta di un periodo importante perché perfeziona tutte quelle tecniche che poi
gli serviranno, ma è anche un momento frustrante perché lavora su film diretti da altri e privi di ispirazione. Oltretutto si vede costantemente superato nelle promozioni da persone che hanno meno talento o meno esperienza di lui.
Nel 1964 è al potere Brezhnev,
Norstein ricorda quel periodo come “stantìo. Non avevamo abbastanza aria. Ma la cosa strana è che quando un sacco di cose intorno a te risultano come bloccate, tu trovi dentro te stesso la libertà di cui hai bisogno” (cit. Clare Kitson, Yuri Norstein and Tale of Tales: An Animator's Journey, John Libbey & Indiana University Press, London 2005,
p. 32. Traduzione dell'autrice).
Infatti nel cinema si registra una maggior creatività, anche se l'attività censoria del Goskino è vigile e si fa sentire. Nell'area dell'animazione, tutto sommato, l'atmosfera è più rilassata perché l'animazione, essendo destinata a un pubblico infantile, non viene
presa tanto seriamente. Eppure anche qui le cose stanno cambiando: vengono proposti soggetti per adulti e si sperimenta una nuova estetica.
Il 1967 è un anno decisivo per Yuri perché oltre a sposare Francesca Yarbusova, animation designer di grande talento, da poco assunta alla Soyuzmultfilm, incontra la scrittrice Lyudmila Petrushevskaya, che insieme a lui scriverà la sceneggiatura
de Il racconto dei racconti.
Tre anni dopo Norstein firma la regia, insieme a Ivanov-Vano, de La
battaglia di Kerzents, film suggestivo sia per la tecnica di ripresa adottata
(pellicola a 70mm e quindi schermo panoramico) sia per il tema che descrive con tono epico la vittoriosa resistenza russa contro i Tartari invasori.
Gli anni Settanta rappresentano il periodo sicuramente più fecondo per Norstein perché
dirige opere ovunque riconosciute come esempi di talento e maestria: con la
costante collaborazione artistica della moglie, realizza capolavori dell'animazione quali
La volpe e la lepre (1973), L'airone e la gru (1974) e Il riccio nella nebbia (1975).
La bravura di Norstein consiste nel creare storie in cui i caratteri dei personaggi vengono delineati con grande finezza psicologica. Inoltre risultano cruciali sia la tecnica del découpage sia la collaborazione dell'operatore Alexander Zhukovsky:
con il suo aiuto Norstein sviluppa un prototipo particolare di multiplane camera che consente di realizzare dei movimenti di macchina particolarmente fluidi e naturali.
Il racconto dei racconti: la punta di un iceberg
La realizzazione de Il racconto dei racconti avviene in un clima di false partenze e di difficoltà notevoli soprattutto perché il Goskino non accetta immediatamente il trattamento scritto da Norstein in collaborazione con la Petrushevskaya.
Nelle stesure iniziali si vuole raccontare la storia di un poeta e della sua mancanza
d'ispirazione: la vecchia casa e il piccolo lupo, incarnazione delle memorie d'infanzia di Norstein, non compaiono che al termine, una versione questa ben lontana da quella finale.
Nel luglio del 1979, a film ultimato, Norstein ottiene dagli addetti ailavori e dai colleghi lodi e apprezzamenti entusiastici mentre imembri di Goskino si dimostrano alquanto perplessi e contrariati,perciò impongono una riduzione delle scene e il cambio del titolo.
Norstein resiste alle pressioni arrivando però ad accettare di modificare il titolo da
Il piccolo lupo grigio arriverà (dal titolo della ninna nanna russa cantata nel film)
a Il racconto dei racconti.
Riassumere la trama è impresa alquanto ardua, dato che la storia non segue un percorso razionale e le visioni e i ricordi che la compongono non sono mostrati secondo un chiaro ordine cronologico ma si succedono secondo libere associazioni mentali:
un piccolo lupo dagli occhi malinconici osserva un neonato succhiare il latte della madre che gli canta una ninnananna, un minotauro gioca a saltare la corda con una ragazzina, un bimbo mangia una mela in compagnia di grossi corvi in un paesaggio innevato, alcune donne mentre ballano un tango vedonoscomparire uno ad uno i loro uomini chiamati a combattere al fronte.
Norstein realizza le diverse scene servendosi di vari tipi di disegno ma principalmente sfruttando una raffinata forma di découpage animato.
Fyodor Khitruk, animatore e regista russo tra i più affermati e influenti, paragona quest'opera a un iceberg: solo il dieci percento del suo contenuto è visibile.
Affrontare un'analisi minuziosa de Il racconto dei racconti, interpretando ogni singola metafora, è un lavoro tentato da molti appassionati di Norstein, ma tale operazione
rischia d'impoverire il potere emanato da questa pellicola misteriosa;
lo stesso Norstein respinge l'idea di pensare per metafore quando si accinge a creare una nuova opera: “Prima faccio il film e poi scopro che sI trattava di una metafora!
Ma per me è tutto reale”
L'ultima fatica senza fine
Nel 1980 Norstein è pronto a gettarsi in una nuova avventura: decide di realizzare un lungometraggio ispirato a Il cappotto, il celebre racconto di Gogol.
La storia produttiva di questo film finirà forse per essere ancora più travagliata di quella de Il racconto dei racconti, anche se per motivi diversi: questa volta non sono le autorità a ostacolare il progetto, bensì varie vicissitudini produttive e finanziarie.
Sono ormai quasi venticinque anni che Norstein tenta di portare a compimento
il film, di cui ha finora realizzato soltanto una ventina di minuti di girato.
Una tale lentezza di esecuzione si spiega solo in minima parte con l'estremo perfezionismo di Norstein (che spesso rasenta l'ossessione), il motivo principale sembrano essere le crescenti difficoltà di ordine economico.
Occorrerebbe un miracolo per
consentirgli di portare a termine un film che tutto il mondo attende con trepidazione e che si preannuncia come un altro grande capolavoro.
Marta Cerizzi
(Ripreso dal sito www.komix.it)
14
dicembre 2010
Yuri Norstein
14 dicembre 2010
incontro - conferenza
Location
EX CONVENTO DI SANTA CHIARA – ISIA
Urbino, Via Santa Chiara, 36, (Pesaro E Urbino)
Urbino, Via Santa Chiara, 36, (Pesaro E Urbino)
Vernissage
14 Dicembre 2010, ore 15-18 Aula Magna
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