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Ecce Ancilla Domini. La maternità di Maria nell’arte antica
La Galleria Michelangelo organizza in occasione del Santo Natale una mostra di dipinti e sculture dedicata alla maternità della Madonna nell’arte antica, offrendo un ampio panorama di come questo soggetto sia stato trattato fra il XIV e il XIX secolo.
Comunicato stampa
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La storia dell’arte occidentale si configura prevalentemente come arte cristiana fino al culmine dell’età moderna ed annovera fra i suoi soggetti prediletti la Vergine Maria. Inizialmente, quando ancora l’arte occidentale è influenzata dagli stilemi bizantini, la Madonna è rappresentata ieraticamente: essa è un’icona, divina e irraggiungibile. In un secondo momento, mentre in ambito greco permane questa impostazione, l’audacia degli artisti italiani (particolarmente toscani) consente l’emancipazione da tale maniera, sicché la Vergine riacquista la sua umanità: i lineamenti del volto e il panneggio delle vesti diventano più dolci e soprattutto iniziano ad emergere la vitalità e i sentimenti mediante una gestualità più accentuata, come si può osservare in alcune opere esposte, fra le quali una tavola di scuola veneta trecentesca raffigurante la Madonna in trono col Bambino, una Madonna Advocata con Bambino benedicente di Antoniazzo da Romano del XV secolo (realizzata a tempera lumeggiata d’oro su tela) e un affresco di scuola lombarda.
La vocazione materna di Maria appare a questo punto lampante: instaura con il Bambino che regge in grembo un rapporto fisico, fatto di sguardi e di tenerezze che s’intensificano con l’affermarsi della cultura pittorica rinascimentale. Ciò si nota chiaramente nel fondo oro di Giacomo Pacchiarotti, pittore di cultura senese d’inizio XVI secolo. Nel corso del Cinquecento l’umanizzazione delle raffigurazioni della Madonna è completa e nemmeno i dettami iconografici imposti dal Concilio di Trento dissuadono gli artisti dal raffigurare l’infinita tenerezza del rapporto Madre-Figlio, come si vede nella pala d’altare raffigurante la Madonna in trono col Bambino, Santo Stefano e San Giovanni Battista, ascrivibile all’ambito di Giacomo Francia, nella Sacra Famiglia e Santa Caterina di scuola veronese vicina a Bonifacio de’ Pitati, detto Bonifacio Veronese (1550 circa) e nella preziosa tavola fondo oro di scuola spagnola raffigurante la Natività. Nei secoli successivi, nonostante il susseguirsi di differenti stili figurativi permane sostanzialmente il paradigma umanizzante, osservabile nella Sacra Famiglia e San Giovannino del fiammingo Jacob Van Oost (in cui il virtuosismo manieristico si smorza nel realismo di matrice nordica), nella Madonna col Bambino dormiente di scuola bolognese del XVIII secolo e nella Madonna col Bambino di cultura veneta, degli inizi del XIX secolo.
L’occasione di questa mostra è il Santo Natale: nelle opere esposte Gesù Bambino è sempre presente, ma il ruolo di protagonista è affidato alla Madre, Maria, senza il cui consenso affidato all’angelo (“Ecce ancilla Domini”, Lc. 1, 38) il prodigio del Natale non si sarebbe compiuto.
La vocazione materna di Maria appare a questo punto lampante: instaura con il Bambino che regge in grembo un rapporto fisico, fatto di sguardi e di tenerezze che s’intensificano con l’affermarsi della cultura pittorica rinascimentale. Ciò si nota chiaramente nel fondo oro di Giacomo Pacchiarotti, pittore di cultura senese d’inizio XVI secolo. Nel corso del Cinquecento l’umanizzazione delle raffigurazioni della Madonna è completa e nemmeno i dettami iconografici imposti dal Concilio di Trento dissuadono gli artisti dal raffigurare l’infinita tenerezza del rapporto Madre-Figlio, come si vede nella pala d’altare raffigurante la Madonna in trono col Bambino, Santo Stefano e San Giovanni Battista, ascrivibile all’ambito di Giacomo Francia, nella Sacra Famiglia e Santa Caterina di scuola veronese vicina a Bonifacio de’ Pitati, detto Bonifacio Veronese (1550 circa) e nella preziosa tavola fondo oro di scuola spagnola raffigurante la Natività. Nei secoli successivi, nonostante il susseguirsi di differenti stili figurativi permane sostanzialmente il paradigma umanizzante, osservabile nella Sacra Famiglia e San Giovannino del fiammingo Jacob Van Oost (in cui il virtuosismo manieristico si smorza nel realismo di matrice nordica), nella Madonna col Bambino dormiente di scuola bolognese del XVIII secolo e nella Madonna col Bambino di cultura veneta, degli inizi del XIX secolo.
L’occasione di questa mostra è il Santo Natale: nelle opere esposte Gesù Bambino è sempre presente, ma il ruolo di protagonista è affidato alla Madre, Maria, senza il cui consenso affidato all’angelo (“Ecce ancilla Domini”, Lc. 1, 38) il prodigio del Natale non si sarebbe compiuto.
11
dicembre 2010
Ecce Ancilla Domini. La maternità di Maria nell’arte antica
Dall'undici dicembre 2010 all'otto gennaio 2011
arte antica
Location
GALLERIA MICHELANGELO
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 9.30-12.30 15.30-19.30
Vernissage
11 Dicembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore