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insita in sé, una prerogativa matematica e superiore a qualsiasi altro mezzo
artistico: la certezza di avere una visione esponenziale alla seconda, uno
sguardo duplice che raddoppia se stesso nel momento in cui si compie. Guardare
due volte. Prima con l’occhio e solo successivamente con l’obiettivo. O
viceversa, se ci si sofferma a pensare quale dei due sia colpito per primo da
ciò che si osserva. Così le opere di Paul Thorel (Londra, 1956; vive a Napoli) si
sbilanciano su un abisso di fatti, attimi e cronologie. Di prima e dopo. E del
compiersi.
Le intense meditazioni del saggio
che Aldo Nove scrive per la mostra, realizzata in occasione della IV Biennale
di Fotografia di Brescia, rivelano un intrecciarsi di riflessioni sulle
immagini nel loro divenire, nell’evolversi verso qualcosa che ancora non c’è. Scrive
Nove: “I ritratti di Thorel mi hanno ricordato le immagini televisive, ma in
una loro condizione del tutto particolare: la loro imminenza, la loro presenza
nel non ancora. Ritratti che stanno per essere. O sono stati”.
La forza delle immagini di Thorel
sta nell’intensità che si intesse accurata in contrasti di bianchi e neri,
avviluppata saldamente alla curvilineità da texture grafica che si perde
nell’accenno dei profili. Sono volti che emergono da una tranquillità di acque impercettibilmente
increspate, che riflettono luccichii; volti che osservano nella loro parzialità
fatta di pochi dettagli anatomici (naso, bocca e un solo occhio) ritagliati,
enfatizzati, scomposti in specchiature da polittici di altri tempi.
Del resto, anche i ritocchi,
seppure digitali e apportati in un secondo tempo, enfatizzano una concezione
dell’opera distante dall’immediatezza dei nuovi media e memore semmai del
lavoro in studio dell’artista, che ripassa e perfeziona instancabilmente la sua
creazione.
Thorel lascia la percezione della
propria opera nelle mani dello spettatore e si affida alle infinite risultanti
che ogni visione può recepire, in un dialogo continuo, a tre. E non a caso racconta
di Meditazioni
e Colloqui. I
soggetti che affollano la verticalità dei suoi formati si perdono e riaffiorano
nei bilanciamenti cromatici a seconda dell’intensità dello sguardo di chi
osserva. I limiti si pongono allora solo all’osservatore che vede fin dove può
arrivare a farlo.
Paul Thorel al Museo Archeologico di Napoli
renata mandis
mostra visitata il 14 settembre
2010
dal 2 settembre al
2 ottobre 2010
Paul Thorel – Al pari di un
profilo
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio,
68 – 25128 Brescia
Orario: da
lunedì a venerdì ore 10.30-19.30; sabato ore 15.30-19.30
Ingresso
libero
Catalogo con
testo di Aldo Nove
Info: tel. +39
030303034; fax +39 030392446; info@galleriaminini.it; www.galleriaminini.it
[exibart]