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Myriam Cappelletti – Il filo del discorso
I nostri cuori, i nostri ricordi, le occasioni avute e perdute sono nei microcosmi incisi nelle tele, siamo noi con le nostre debolezze o le nostre passioni a tenere sempre vivo e attento il “filo del discorso”, inciso nell’intonaco in maniera simbolica per ricordarci uno dell’altro…..
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Umbra d’origine, ma pratese d’adozione, Myriam Cappelletti è l’artista che esporrà le sue opere nei locali di Confartigianato Imprese Prato a partire dal prossimo 4 dicembre. Dopo aver studiato al liceo artistico di Lucca, all’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Accademia Cappiello, sempre di Firenze, ha frequentato un corso di specializzazione nella tecnica dell’affresco. Ha esposto in molte città italiane, ma anche all’estero (Shangai, Miami, Singapore, Seoul, New York. CONFARTE e la Consulta Cultura & Società sono lieti di presentare in questa mostra molti dei suoi lavori più recenti, ma anche alcuni realizzati appositamente per l’evento. “Il filo del discorso”, il titolo che la Cappelletti ha voluto dare alla mostra, ha un significato ben preciso. Spiega l’artista nel catalogo: “…ho bisogno della parola scritta o dell’appiglio di un concetto, di una storia, di un pensiero per cominciare a dipingere. E la parola “filo” da sempre mi attrae, materialmente, lo uso spesso, piccoli spaghi per cucire le mie tele, per attaccare i miei simboli di legno, ferro o terracotta. Lo uso nell’immaginario perché ho, nell’inconscio, bisogno di tenere a me “legate“ le cose più care, le persone, i pensieri più intimi, i sogni (i miei piccoli pesci racchiusi tra le radici degli alberi). I nostri cuori, i nostri ricordi, le occasioni avute e perdute sono nei microcosmi incisi nelle tele, siamo noi con le nostre debolezze o le nostre passioni a tenere sempre vivo e attento il “filo del discorso”, inciso nell’intonaco in maniera simbolica per ricordarci uno dell’altro, come le bamboline di carta di giornale che ritagliavamo nella nostra infanzia. Un modo per interagire con il prossimo, per non rimanere soli. Non interrompiamo questo dialogo, il filo che ci lega a volte è più forte di quello che pensiamo.”. Le opere di Myriam Cappelletti saranno ospitate nei locali della Sede Provinciale di Confartigianato Imprese Prato (viale Montegrappa 138 – Prato). Durante l’inaugurazione, prevista per sabato 4 dicembre alle ore 17.30, saranno presenti il critico d’arte Giampaolo Trotta e le telecamere di TOSCANA TV con il giornalista, critico e conduttore televisivo Fabrizio Borghini.
Hanno scritto di lei:
Myriam Cappelletti ha tratto dalla storia ancestrale dell’uomo, dai meandri più profondi del suo inconscio, un repertorio di segni “cosmogonici” di immagini e di tecniche che poi ha personalmente rielaborato in un linguaggio decisamente post-moderno, ovvero che ha superato le barriere labili di quel presunto ed obsoleto limes tra figurativo ed informale, quel confine, cioè, che costituisce la sponda incerta e mutevole del fiume, ora calmo, ora impetuoso, del fluire dell’esistenza, del cui riflesso si riveste l’universo onirico e segnico di una semiotica concettuale e lirica. Da qui una consapevolezza della percezione dell’infinito, assieme a una potente sensazione di libertà. In effetti, le opere della Cappelletti racchiudono un intero “universo” e nel labirinto di sculture-pictae e di tele incrostate di intonaci evanescenti, di “pietre” fatte di aria cromaticamente dissolventesi nei toni pastello, nel dedalo di ”strade”, tra i virtuali affreschi ora grumosi ora acquosi o eterei, tra gli inserti di stoffe sgargianti, di materiali assiepati, disegni arrotolati, perlinature lucenti e terracotte dal sapore di ex-voto archeologici, in questo vorticoso e nello stesso tempo delicato “disordine” emerge tutta la vis ed il furor pingendi dell’artista, il suo modo coinvolgente e totalizzante, allucinatamente lirico e passionario, di intendere l’arte.
La pittura “informale“ di Myriam, soprattutto i suoi “muri” graffiati, incisi, tormentati nel segno, le sue pareti ricoperte di frasi o lettere cancellate dal tempo e rese “intra-visibili” sono pareti interiori che, al pari di un palinsesto, raccolgono emozioni e sentimenti di un’intera esistenza, divenendo riflessione come in un personalissimo diario.
Giampaolo Trotta
Le opere di Myriam Cappelletti sono parte di un unico racconto in cui lo spazio e il tempo si fanno indefiniti, mentre i frammenti del quotidiano vanno ad intrecciarsi alle forme archetipe di una memoria collettiva, che affonda le proprie radici nella storia, nel mito e nel sogno.Un universo pittorico nel quale si rincorrono elementi simbolici, peraltro non nuovi all’iconografia cristiana, come il pesce, il cipresso e la torre, ma anche forme elementari, quali la casa e il cuore, che dando vita ad uno spazio familiare e rassicurante, permettono all’artista di entrare immediatamente in sintonia con lo spettatore. Le frecce, gli alberi, i pesci, spesso ripetuti come “lettere” di una scrittura ancestrale, diventano infatti i segni di un linguaggio sintetico che, in una sola parola, racchiude un intero mondo, secondo una genealogia illustre che va da Cy Twombly a Gastone Novelli. Un linguaggio che, come dicevamo all’inizio, attinge principalmente a due fonti: da un lato il quotidiano, il biografico e i ricordi di famiglia, dall’altro l’inconscio collettivo di matrice junghiana, ovvero una memoria comune a tutti gli uomini, i cui archetipi si riconoscono nei miti, nelle fiabe e nei sogni. Centrale, infatti, nella ricerca dell’artista umbra, è il tema della memoria, che si esplica nella predilezione per le stratificazioni proprie dell’affresco, perché, come diceva Bergson, la materia è memoria, ma anche nella modalità espositiva delle ultime composizioni, quasi miniature inserite in piccole teche di plexiglass, che si fanno contenitori del presente e del passato.
Chiara Serri
Hanno scritto di lei:
Myriam Cappelletti ha tratto dalla storia ancestrale dell’uomo, dai meandri più profondi del suo inconscio, un repertorio di segni “cosmogonici” di immagini e di tecniche che poi ha personalmente rielaborato in un linguaggio decisamente post-moderno, ovvero che ha superato le barriere labili di quel presunto ed obsoleto limes tra figurativo ed informale, quel confine, cioè, che costituisce la sponda incerta e mutevole del fiume, ora calmo, ora impetuoso, del fluire dell’esistenza, del cui riflesso si riveste l’universo onirico e segnico di una semiotica concettuale e lirica. Da qui una consapevolezza della percezione dell’infinito, assieme a una potente sensazione di libertà. In effetti, le opere della Cappelletti racchiudono un intero “universo” e nel labirinto di sculture-pictae e di tele incrostate di intonaci evanescenti, di “pietre” fatte di aria cromaticamente dissolventesi nei toni pastello, nel dedalo di ”strade”, tra i virtuali affreschi ora grumosi ora acquosi o eterei, tra gli inserti di stoffe sgargianti, di materiali assiepati, disegni arrotolati, perlinature lucenti e terracotte dal sapore di ex-voto archeologici, in questo vorticoso e nello stesso tempo delicato “disordine” emerge tutta la vis ed il furor pingendi dell’artista, il suo modo coinvolgente e totalizzante, allucinatamente lirico e passionario, di intendere l’arte.
La pittura “informale“ di Myriam, soprattutto i suoi “muri” graffiati, incisi, tormentati nel segno, le sue pareti ricoperte di frasi o lettere cancellate dal tempo e rese “intra-visibili” sono pareti interiori che, al pari di un palinsesto, raccolgono emozioni e sentimenti di un’intera esistenza, divenendo riflessione come in un personalissimo diario.
Giampaolo Trotta
Le opere di Myriam Cappelletti sono parte di un unico racconto in cui lo spazio e il tempo si fanno indefiniti, mentre i frammenti del quotidiano vanno ad intrecciarsi alle forme archetipe di una memoria collettiva, che affonda le proprie radici nella storia, nel mito e nel sogno.Un universo pittorico nel quale si rincorrono elementi simbolici, peraltro non nuovi all’iconografia cristiana, come il pesce, il cipresso e la torre, ma anche forme elementari, quali la casa e il cuore, che dando vita ad uno spazio familiare e rassicurante, permettono all’artista di entrare immediatamente in sintonia con lo spettatore. Le frecce, gli alberi, i pesci, spesso ripetuti come “lettere” di una scrittura ancestrale, diventano infatti i segni di un linguaggio sintetico che, in una sola parola, racchiude un intero mondo, secondo una genealogia illustre che va da Cy Twombly a Gastone Novelli. Un linguaggio che, come dicevamo all’inizio, attinge principalmente a due fonti: da un lato il quotidiano, il biografico e i ricordi di famiglia, dall’altro l’inconscio collettivo di matrice junghiana, ovvero una memoria comune a tutti gli uomini, i cui archetipi si riconoscono nei miti, nelle fiabe e nei sogni. Centrale, infatti, nella ricerca dell’artista umbra, è il tema della memoria, che si esplica nella predilezione per le stratificazioni proprie dell’affresco, perché, come diceva Bergson, la materia è memoria, ma anche nella modalità espositiva delle ultime composizioni, quasi miniature inserite in piccole teche di plexiglass, che si fanno contenitori del presente e del passato.
Chiara Serri
04
dicembre 2010
Myriam Cappelletti – Il filo del discorso
Dal 04 dicembre 2010 al 05 marzo 2011
arte contemporanea
Location
CONFARTIGIANATO
Prato, Viale Montegrappa, 138, (Prato)
Prato, Viale Montegrappa, 138, (Prato)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì: ore 8.30-13 14.30-18 (venerdì pomeriggio solo su appuntamento)
Vernissage
4 Dicembre 2010, ore 17.30
Ufficio stampa
CSART
Autore