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Giosetta Fioroni – Fogli in forma di libri e altre Carte dedicate a Paul Celan
Una mostra di Giosetta Fioroni dedicata al grande poeta nato in Romania nel 1920 e morto a Parigi nel 1970, forse il maggior poeta in lingua tedesca del XX° secolo. 7 libri d’artista e 4 tavole su Carta a mano sono le opere esposte.
Comunicato stampa
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La diagonale / libreria presenta Fogli in forma di libri e altre Carte dedicate a Paul Celan, una mostra di Giosetta Fioroni dedicata al grande poeta nato in Romania nel 1920 e morto a Parigi nel 1970, forse il maggior poeta in lingua tedesca del XX° secolo. 7 libri d’artista e 4 tavole su Carta a mano sono le opere esposte.
Scrive Giosetta Fioroni: “Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di…“andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.”
Giosetta Fioroni nasce a Roma, dove vive e lavora attualmente, da una famiglia di artisti.
Allieva di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti della capitale, è l’unica donna a far parte della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, insieme ad artisti come Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli.
Nel 1956 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Ha collaborato inoltre con numerosi scrittori italiani, illustrandone i libri, pubblicato poesie, memorie, fiabe e raccolte di immagini.
Le sue opere sono nei principali musei italiani.
“Le poesie: sono anche regali-regali per chi è attento, regali che portano con sé destino”
Paul Celan in una lettera a Hans Bender, Parigi 18 maggio 1960
La poesia di Paul Celan (Czernowitz 1920-Parigi 1970) è provocatrice di immagini. L’astrusa bellezza delle sue parole, l’attenzione ai suoni, le meditate opposizioni, “l’accavallarsi dei concetti, il sovrapporsi dei riferimenti”, come ebbe a scrivere lui stesso, si traducono per me in una serie di visioni.
Questa poesia, come tutti i suoi lettori sanno, ha qualcosa di irraggiungibile, ma il mio desiderio di indagarla è stato costante nel corso degli anni.
La sua precisione parossistica, a volte inafferrabile, che da adito a molteplici immagini, mi ha ispirato una trascrizione in figure che penso vicina al memorabile “laboratorio” Celaniano, crogiuolo di persone, paesaggi, eventi, amori, respiro, occhi, capelli, mani, notte, buio, neve, acqua e…tanto altro.
Il desiderio di pormi su una via, parallela e mai illustrativa dell’opera de poeta è stato elemento elettivo e ricorrente.
Mi sono orientata sulla necessità di usare materiali eterogenei, sia nella scelta del supporto che nell’estensione del lavoro.
Materiali non solo eterogenei, ma tattili, tangibili collage, materici accumuli, da avvicinare alle parole del poeta…che si innalzano dalle pagine sbalzate con vivo chiaroscuro: tragiche, dolenti, sensuali, imperative.
Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di…“andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.
Il mondo di Paul Celan non si concede facilmente al lettore, necessita di concentrazione, passione.
Giuseppe Bevilacqua, insigne germanista, studioso e grande traduttore del poeta, in un saggio indimenticabile, ci introduce, tra l’altro, al problema della lingua, la lingua tedesca (adottata per sempre da Celan per devozione al parlare materno) elemento espressivo centrale nell’opera dell’artista che la adopera con cesure e violente “modificazioni” ottenendo così sonorità inaspettate e mirabili.
La vita di Paul Celan, dopo un lungo periodo di disagi psichici, si chiude con un suicidio per acqua. L’ultima poesia è Der Tod e il primo verso suona così: “Ecco la morte, un infuso azzurro”.
Giosetta Fioroni
Vita di Paul Celan
Paul Celan (nato a Czernovitz , Bucovina , Romania nel 1920 e morto a Parigi suicida nel 1970) è stato forse il maggior poeta in lingua tedesca del XX° secolo. L’amica Ilana Shmueli , incontrata e prediletta negli ultimi tempi della vita a Gerusalemme , ha ben definita la lingua poetica di Celan:”…il suo tedesco incantato , arbitrario , che infrange ogni limite…”.
Figlio unico di una famiglia ebrea trascorse la giovinezza sotto l’influenza della madre che parla tedesco e lo introduce a poeti come Holderlin e Rilke. Nel ‘42 i genitori furono deportati e uccisi dai nazisti. Celan si rifugia a Vienna nel ’47 , fuggendo dalla Romania ; lì il 16 maggio del ’48 incontra Ingeborg Bachmann con la quale ebbe un travagliato amore… poi trasformato in sodalizio. Sempre nel ’48 si trasferisce a Parigi e conosce , Gisele Lestrange che si dedica all’incisione, e appartiene a una antica famiglia francese , nobile e cattolica. Si sposeranno nel dicembre del ’52 . Avranno un primo figlio Francois morto prematuramente e nel ’55 Eric. Conosce poeti e scrittori francesi tra i quali Yves Bonnefoy , Henry Michaux , Jaques Dupin , André du Bouchet, ma gli amici più importanti rimangono Ingeborg Bachmann , Nelly Sachs , Franz Wurm , Jean Bollack , Klaus Demus e Peter Szondi… suoi interlocutori nel discorso sulla poesia.
Negli anni francesi la totale dedizione alla lingua tedesca , che non abbandonerà mai , lentamente promuove un suo costante patologico isolamento.
Alla fine del ’62 ha un primo ricovero in una clinica psichiatrica. Un secondo nel ’65 dopo uno scontro violento con la moglie seguito da un ricovero coatto in diverse cliniche. E ancora nel ’67 , aggressione alla moglie e tentato suicidio; Gisele Lestrange chiede , nello stesso anno , la separazione.
Nell’ottobre del ’69 fa un viaggio in Israele dove incontra Ylana Shmueli, un’amica dell’adolescenza a Czernowitz. Si rinnova un’amicizia e nasce un legame amoroso che durerà fino alla fine-prossima della sua vita.
Venti anni dopo Ilana scrive la storia di quei 17 giorni a Gerusalemme insieme a Paul Celan in un bellissimo libro ora tradotto in italiano (Quodlibet , Ilana Shmueli, “Di’ che Gerusalemme è” , su Paul Celan: ottobre 1969 – aprile 1970). Durante questo soggiorno Celan intravede la possibilità di un cambiamento di vita, ma il ritorno a Parigi , lo immerge di nuovo nella dolorosa Malattia.
Sembra che solo … scrivere poesia , lo tenga ancora in vita.
Il 12 aprile del ’70 scrive un’ultima lettera con una poesia a Ilana Shmueli , la quale percependo …”…l’intensità e insieme la non usuale formalità della lettera …” parte , troppo tardi, per Parigi.
Circa il 20 aprile Paul Celan si getta dal ponte Mirabeau nell’acqua della Senna .
Il fiume restituisce il suo corpo il 1 maggio.
Ricordiamo le edizioni delle raccolte delle sue poesie
Mohn und Gedàchtnis Papavero e memoria 1952
Von Schwelle zu schwelle Di soglia in soglia 1955
Sprachgitter Grata di parola 1959
Die Niemandsrose La rosa di nessuno 1963
Atemwende Svolta del respiro 1967
Fadensonnen Filamenti di sole 1968
Lichtzwang Luce coatta, 1970 postumo
Schneepart Parte di neve “
Zeitgehòft Dimora del tempo “
Riunisco un elenco delle fonti che mi hanno accompagnato, nel tempo e durante l’estensione delle tavole dedicate a Paul Celan nel 2010.
2008, “Paul Celan, Poesie”, Meridiano Mondadori cura e con un saggio di Giuseppe Bevilacqua (Questa introduzione come pure le traduzioni delle poesie, rimangono fondamentali per la conoscenza dell’opera e della vita del poeta. L’insieme ha andamento critico … ma anche narrativo, tanto che sembra di leggere un meraviglioso romanzo)
2002 “Di che Gerusalemme è” Quodlibet di Ilana Shmueli, su Paul Celan: Ottobre 1969 - Aprile 1970. (Un racconto appassionante racconto dei giorni passati da Paul Celan in Israele).
2005 “Vita a Fronte” saggio su Paul Celan di Camilla Miglio. Quodlibet Studio (Un importante saggio di grande introspezione sul poeta)
1976 “Paul Celan POESIE” Lo specchio di Mondadori, a cura di Moshe Kahn e Marcella Bagnasco.
2010 Ingeborg Bachmann Paul Celan, “Troviamo le parole”, lettere 1948 – 1973, Nottetempo (Edizione italiana a cura di Francesco Maione)
2010 “Oscurato” Einaudi a cura di Dario Borso, con un saggio di Giorgio Orelli
Giosetta Fioroni
Giosetta Fioroni
Nota Biobibliografica
a cura di Anna Revendi
Giosetta Fioroni nasce a Roma in una famiglia di artisti. Il padre Mario è scultore e la
Madre Francesca dipinge e è valente marionettista. Giosetta frequenta l’Accademia di
Belle Arti dove l’incontro con Toti Scialoja è elemento importante nel suo destino di
artista. Trascorre alcuni anni a Parigi dal ’59 al ‘ 62 dove lavora in una mansarda che
le cede Tristan Tzara.
Negli anni ’60 realizza una lunga serie di tele con smalti e vernice industriale alluminio, gli Argenti, ideogrammi di volti, figure e paesaggi.
Con Angeli, Schifano e Festa fa parte, unica figura femminile, di un movimento, poi definito Scuola di Piazza del Popolo. Questi pittori espongono alla Galleria Tartaruga di Roma, dove nel 1968, Giosetta inaugura il Teatro delle Mostra, con la performance “La Spia Ottica. Sono di quel periodo i primi TEATRINI , giocattoli per adulti, in legno dipinto. E le prime esperienze con la macchina da presa (film) e con la fotografia (Foto da un atlante di Medicina Legale e Fototeca). Espone, negli anni, alla Galleria Naviglio a Milano, Lucio Amelio a Napoli, De Foscherari a Bologna, Dell’Oca a Roma, Mazzoli a Modena, Corraini a Mantova, Giorgio Bernabò a Venezia
Dall’80 all’86 dedica un ciclo di pastelli agli affeschi di G.D. Tiepolo nella Villa Valmarana di Vicenza poi esposti a Roma alla galleria dell’Oca nell’87,
Gli anni ’90 iniziano con un antologica alla Calcografia Nazionale di Roma dedicata a tutto il suo lavoro su carta. Nel ’93 Achille Bonito Oliva la invita alla Biennale di Venezia con una sala, dove torna nel ’95 per la mostra “Percorsi del gusto”. Sempre nel ’93 inizia a Faenza, nella Bottega Gatti, a lavorare la scultura in ceramica, realizzando diversi cicli di opere: i Teatrini, le Case, le Scatole magiche, le Formelle. Esporrà nel 1999 opere di grande formato. Le “Steli”, all’Archivio di Scuola romana. L’anno precedente aveva scolpito una serie di bassorilievi policromi: “100 Alberi” esposti in una parete di 25 metri alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma. Altre committenza di allora sono i portali (Sala A e Sala B) per il cinema Nuovo Olimpia di Roma e la “Madonna Multietnica” visibile oggi nella chiesa Regina Mundi a Roma.
A Ravenna alla Pinacoteca Loggetta Lombardesca, tra il ’99 e il 2000, Claudio Spadoni riunisce in un’antologica tele degli anni ’60 fino ai nostri giorni. A Mantova alla Galleria Corraini espone “Lettere a artisti, poeti e amici” che sottolinea il rapporto con gli scrittori e con i poeti che l’artista coltiva da molti anni, in parallele affinità nei libri e nella grafica, nonché la sua passione per la calligrafia. Nel 2000 Spirale Arte nella nuova sede di Milano, espone una sequenza di opere su carta, l’Argento dal 1960 al 2000. A Roma la Camera dei Deputati gli dedica una personale: “Dì al tempo di tornare”, come pure il Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma.
Nel 2002, dalla collaborazione con l’amico fotografo Marco Delogu, nasce “Senex, ritratto d’artista”, un’esposizione di 24 foto in light box nell’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma.
Del 2003 è la personale che inaugura il nuovo spazio romano dell’ Officina arte al Borghetto” con la mostra “Case Matte” ispirate alle omonime poesie di Franco Marcoaldi. Nella serata iniziale, Marcoaldi leggerà a un vasto pubblico, le sue poesie insieme alla musica “live” di Fabio Vacchi, e sarà proiettato il video “Pastorale visionaria” di Roberto de Paolis e Giosetta Fioroni”. Nel marzo dello stesso anno il Comune di Roma le dedica un’ampia antologica, “La Beltà, opere 1963 – 2003” nel Museo dei Mercati di Traiano, curata da Daniela Lancioni e Federica Pirani.
Moltissimi i contributi critici, anche di scrittori e poeti, sull’opera di Giosetta Fioroni molte, negli ultimi anni, le tesi di laurea. Per la consultazione si rimanda agli apparati del catalogo “La Beltà” a cura di Benedetta Carpi De Resmini.
Nel 2005 esce una Monografia (Skira) a cura di Daniela Lancioni su tutto il lavoro in
ceramica. Nel 2005 sempre, personali alla Galleria dell’Oca a Roma e alla
Foscherari di Bologna e nel 2006 una personale di ceramiche “Animalia” all’ Officina
Arte al Borghetto a Roma. Nel 2007 inoltre si svolge una mostra antologica, con
opere di varie date, nel Museo Internazionale di Faenza, , dal titolo “Viaggio a
Faenza” (catalogo Allemandi).
Esce nel dicembre 2009 un’ampia monografia, definita dal curatore Germano Celant,
“storico - biografica” per Skira.
Scrive Giosetta Fioroni: “Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di…“andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.”
Giosetta Fioroni nasce a Roma, dove vive e lavora attualmente, da una famiglia di artisti.
Allieva di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti della capitale, è l’unica donna a far parte della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, insieme ad artisti come Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli.
Nel 1956 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Ha collaborato inoltre con numerosi scrittori italiani, illustrandone i libri, pubblicato poesie, memorie, fiabe e raccolte di immagini.
Le sue opere sono nei principali musei italiani.
“Le poesie: sono anche regali-regali per chi è attento, regali che portano con sé destino”
Paul Celan in una lettera a Hans Bender, Parigi 18 maggio 1960
La poesia di Paul Celan (Czernowitz 1920-Parigi 1970) è provocatrice di immagini. L’astrusa bellezza delle sue parole, l’attenzione ai suoni, le meditate opposizioni, “l’accavallarsi dei concetti, il sovrapporsi dei riferimenti”, come ebbe a scrivere lui stesso, si traducono per me in una serie di visioni.
Questa poesia, come tutti i suoi lettori sanno, ha qualcosa di irraggiungibile, ma il mio desiderio di indagarla è stato costante nel corso degli anni.
La sua precisione parossistica, a volte inafferrabile, che da adito a molteplici immagini, mi ha ispirato una trascrizione in figure che penso vicina al memorabile “laboratorio” Celaniano, crogiuolo di persone, paesaggi, eventi, amori, respiro, occhi, capelli, mani, notte, buio, neve, acqua e…tanto altro.
Il desiderio di pormi su una via, parallela e mai illustrativa dell’opera de poeta è stato elemento elettivo e ricorrente.
Mi sono orientata sulla necessità di usare materiali eterogenei, sia nella scelta del supporto che nell’estensione del lavoro.
Materiali non solo eterogenei, ma tattili, tangibili collage, materici accumuli, da avvicinare alle parole del poeta…che si innalzano dalle pagine sbalzate con vivo chiaroscuro: tragiche, dolenti, sensuali, imperative.
Per queste mie esili opere (fogli piegati in forma di libro) ispirati volta a volta a un solo verso, a più versi, o al titolo di una raccolta, ho adoperato, dunque, una serie di elementi tutti riconoscibili nella loro fisicità, legno, specchio, piume, sassi, capelli (veri), aghi di porcospino, ecc. ecc. Un approccio, oltre l’idea di leggere, di decifrare, nel tentativo di avvicinarsi, di…“andare”, toccare, stabilire un intimo contatto.
Il mondo di Paul Celan non si concede facilmente al lettore, necessita di concentrazione, passione.
Giuseppe Bevilacqua, insigne germanista, studioso e grande traduttore del poeta, in un saggio indimenticabile, ci introduce, tra l’altro, al problema della lingua, la lingua tedesca (adottata per sempre da Celan per devozione al parlare materno) elemento espressivo centrale nell’opera dell’artista che la adopera con cesure e violente “modificazioni” ottenendo così sonorità inaspettate e mirabili.
La vita di Paul Celan, dopo un lungo periodo di disagi psichici, si chiude con un suicidio per acqua. L’ultima poesia è Der Tod e il primo verso suona così: “Ecco la morte, un infuso azzurro”.
Giosetta Fioroni
Vita di Paul Celan
Paul Celan (nato a Czernovitz , Bucovina , Romania nel 1920 e morto a Parigi suicida nel 1970) è stato forse il maggior poeta in lingua tedesca del XX° secolo. L’amica Ilana Shmueli , incontrata e prediletta negli ultimi tempi della vita a Gerusalemme , ha ben definita la lingua poetica di Celan:”…il suo tedesco incantato , arbitrario , che infrange ogni limite…”.
Figlio unico di una famiglia ebrea trascorse la giovinezza sotto l’influenza della madre che parla tedesco e lo introduce a poeti come Holderlin e Rilke. Nel ‘42 i genitori furono deportati e uccisi dai nazisti. Celan si rifugia a Vienna nel ’47 , fuggendo dalla Romania ; lì il 16 maggio del ’48 incontra Ingeborg Bachmann con la quale ebbe un travagliato amore… poi trasformato in sodalizio. Sempre nel ’48 si trasferisce a Parigi e conosce , Gisele Lestrange che si dedica all’incisione, e appartiene a una antica famiglia francese , nobile e cattolica. Si sposeranno nel dicembre del ’52 . Avranno un primo figlio Francois morto prematuramente e nel ’55 Eric. Conosce poeti e scrittori francesi tra i quali Yves Bonnefoy , Henry Michaux , Jaques Dupin , André du Bouchet, ma gli amici più importanti rimangono Ingeborg Bachmann , Nelly Sachs , Franz Wurm , Jean Bollack , Klaus Demus e Peter Szondi… suoi interlocutori nel discorso sulla poesia.
Negli anni francesi la totale dedizione alla lingua tedesca , che non abbandonerà mai , lentamente promuove un suo costante patologico isolamento.
Alla fine del ’62 ha un primo ricovero in una clinica psichiatrica. Un secondo nel ’65 dopo uno scontro violento con la moglie seguito da un ricovero coatto in diverse cliniche. E ancora nel ’67 , aggressione alla moglie e tentato suicidio; Gisele Lestrange chiede , nello stesso anno , la separazione.
Nell’ottobre del ’69 fa un viaggio in Israele dove incontra Ylana Shmueli, un’amica dell’adolescenza a Czernowitz. Si rinnova un’amicizia e nasce un legame amoroso che durerà fino alla fine-prossima della sua vita.
Venti anni dopo Ilana scrive la storia di quei 17 giorni a Gerusalemme insieme a Paul Celan in un bellissimo libro ora tradotto in italiano (Quodlibet , Ilana Shmueli, “Di’ che Gerusalemme è” , su Paul Celan: ottobre 1969 – aprile 1970). Durante questo soggiorno Celan intravede la possibilità di un cambiamento di vita, ma il ritorno a Parigi , lo immerge di nuovo nella dolorosa Malattia.
Sembra che solo … scrivere poesia , lo tenga ancora in vita.
Il 12 aprile del ’70 scrive un’ultima lettera con una poesia a Ilana Shmueli , la quale percependo …”…l’intensità e insieme la non usuale formalità della lettera …” parte , troppo tardi, per Parigi.
Circa il 20 aprile Paul Celan si getta dal ponte Mirabeau nell’acqua della Senna .
Il fiume restituisce il suo corpo il 1 maggio.
Ricordiamo le edizioni delle raccolte delle sue poesie
Mohn und Gedàchtnis Papavero e memoria 1952
Von Schwelle zu schwelle Di soglia in soglia 1955
Sprachgitter Grata di parola 1959
Die Niemandsrose La rosa di nessuno 1963
Atemwende Svolta del respiro 1967
Fadensonnen Filamenti di sole 1968
Lichtzwang Luce coatta, 1970 postumo
Schneepart Parte di neve “
Zeitgehòft Dimora del tempo “
Riunisco un elenco delle fonti che mi hanno accompagnato, nel tempo e durante l’estensione delle tavole dedicate a Paul Celan nel 2010.
2008, “Paul Celan, Poesie”, Meridiano Mondadori cura e con un saggio di Giuseppe Bevilacqua (Questa introduzione come pure le traduzioni delle poesie, rimangono fondamentali per la conoscenza dell’opera e della vita del poeta. L’insieme ha andamento critico … ma anche narrativo, tanto che sembra di leggere un meraviglioso romanzo)
2002 “Di che Gerusalemme è” Quodlibet di Ilana Shmueli, su Paul Celan: Ottobre 1969 - Aprile 1970. (Un racconto appassionante racconto dei giorni passati da Paul Celan in Israele).
2005 “Vita a Fronte” saggio su Paul Celan di Camilla Miglio. Quodlibet Studio (Un importante saggio di grande introspezione sul poeta)
1976 “Paul Celan POESIE” Lo specchio di Mondadori, a cura di Moshe Kahn e Marcella Bagnasco.
2010 Ingeborg Bachmann Paul Celan, “Troviamo le parole”, lettere 1948 – 1973, Nottetempo (Edizione italiana a cura di Francesco Maione)
2010 “Oscurato” Einaudi a cura di Dario Borso, con un saggio di Giorgio Orelli
Giosetta Fioroni
Giosetta Fioroni
Nota Biobibliografica
a cura di Anna Revendi
Giosetta Fioroni nasce a Roma in una famiglia di artisti. Il padre Mario è scultore e la
Madre Francesca dipinge e è valente marionettista. Giosetta frequenta l’Accademia di
Belle Arti dove l’incontro con Toti Scialoja è elemento importante nel suo destino di
artista. Trascorre alcuni anni a Parigi dal ’59 al ‘ 62 dove lavora in una mansarda che
le cede Tristan Tzara.
Negli anni ’60 realizza una lunga serie di tele con smalti e vernice industriale alluminio, gli Argenti, ideogrammi di volti, figure e paesaggi.
Con Angeli, Schifano e Festa fa parte, unica figura femminile, di un movimento, poi definito Scuola di Piazza del Popolo. Questi pittori espongono alla Galleria Tartaruga di Roma, dove nel 1968, Giosetta inaugura il Teatro delle Mostra, con la performance “La Spia Ottica. Sono di quel periodo i primi TEATRINI , giocattoli per adulti, in legno dipinto. E le prime esperienze con la macchina da presa (film) e con la fotografia (Foto da un atlante di Medicina Legale e Fototeca). Espone, negli anni, alla Galleria Naviglio a Milano, Lucio Amelio a Napoli, De Foscherari a Bologna, Dell’Oca a Roma, Mazzoli a Modena, Corraini a Mantova, Giorgio Bernabò a Venezia
Dall’80 all’86 dedica un ciclo di pastelli agli affeschi di G.D. Tiepolo nella Villa Valmarana di Vicenza poi esposti a Roma alla galleria dell’Oca nell’87,
Gli anni ’90 iniziano con un antologica alla Calcografia Nazionale di Roma dedicata a tutto il suo lavoro su carta. Nel ’93 Achille Bonito Oliva la invita alla Biennale di Venezia con una sala, dove torna nel ’95 per la mostra “Percorsi del gusto”. Sempre nel ’93 inizia a Faenza, nella Bottega Gatti, a lavorare la scultura in ceramica, realizzando diversi cicli di opere: i Teatrini, le Case, le Scatole magiche, le Formelle. Esporrà nel 1999 opere di grande formato. Le “Steli”, all’Archivio di Scuola romana. L’anno precedente aveva scolpito una serie di bassorilievi policromi: “100 Alberi” esposti in una parete di 25 metri alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma. Altre committenza di allora sono i portali (Sala A e Sala B) per il cinema Nuovo Olimpia di Roma e la “Madonna Multietnica” visibile oggi nella chiesa Regina Mundi a Roma.
A Ravenna alla Pinacoteca Loggetta Lombardesca, tra il ’99 e il 2000, Claudio Spadoni riunisce in un’antologica tele degli anni ’60 fino ai nostri giorni. A Mantova alla Galleria Corraini espone “Lettere a artisti, poeti e amici” che sottolinea il rapporto con gli scrittori e con i poeti che l’artista coltiva da molti anni, in parallele affinità nei libri e nella grafica, nonché la sua passione per la calligrafia. Nel 2000 Spirale Arte nella nuova sede di Milano, espone una sequenza di opere su carta, l’Argento dal 1960 al 2000. A Roma la Camera dei Deputati gli dedica una personale: “Dì al tempo di tornare”, come pure il Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma.
Nel 2002, dalla collaborazione con l’amico fotografo Marco Delogu, nasce “Senex, ritratto d’artista”, un’esposizione di 24 foto in light box nell’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma.
Del 2003 è la personale che inaugura il nuovo spazio romano dell’ Officina arte al Borghetto” con la mostra “Case Matte” ispirate alle omonime poesie di Franco Marcoaldi. Nella serata iniziale, Marcoaldi leggerà a un vasto pubblico, le sue poesie insieme alla musica “live” di Fabio Vacchi, e sarà proiettato il video “Pastorale visionaria” di Roberto de Paolis e Giosetta Fioroni”. Nel marzo dello stesso anno il Comune di Roma le dedica un’ampia antologica, “La Beltà, opere 1963 – 2003” nel Museo dei Mercati di Traiano, curata da Daniela Lancioni e Federica Pirani.
Moltissimi i contributi critici, anche di scrittori e poeti, sull’opera di Giosetta Fioroni molte, negli ultimi anni, le tesi di laurea. Per la consultazione si rimanda agli apparati del catalogo “La Beltà” a cura di Benedetta Carpi De Resmini.
Nel 2005 esce una Monografia (Skira) a cura di Daniela Lancioni su tutto il lavoro in
ceramica. Nel 2005 sempre, personali alla Galleria dell’Oca a Roma e alla
Foscherari di Bologna e nel 2006 una personale di ceramiche “Animalia” all’ Officina
Arte al Borghetto a Roma. Nel 2007 inoltre si svolge una mostra antologica, con
opere di varie date, nel Museo Internazionale di Faenza, , dal titolo “Viaggio a
Faenza” (catalogo Allemandi).
Esce nel dicembre 2009 un’ampia monografia, definita dal curatore Germano Celant,
“storico - biografica” per Skira.
24
novembre 2010
Giosetta Fioroni – Fogli in forma di libri e altre Carte dedicate a Paul Celan
Dal 24 novembre 2010 al 15 gennaio 2011
arte contemporanea
Location
LA DIAGONALE LIBROGALLERIA
Roma, Via Dei Chiavari, 75, (Roma)
Roma, Via Dei Chiavari, 75, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-13 15-20
Vernissage
24 Novembre 2010, ore 18.30
Ufficio stampa
STUDIO MARTINOTTI
Autore